Titolo: La sonata della vendetta
Autrice: Marika Bernard
Editore: Dark Zone
Pagine: 116
Prezzo: 12,90
Descrizione:
L'uomo è pesante e gretto. Ha mani da
scaricatore di porto e non sa niente di musica. È entrato nella soffitta poco
dopo la morte del bisnonno, ma solo per vedere se poteva sgraffignare qualcosa.
Il violino era lì, e sembrava lo aspettasse. Nascosto, ma non poi così bene.
Paziente, da anni. In attesa... Quando l'uomo lo afferra, tutto cambia. Tra le calli di Venezia e il lento fluire
dell'acqua del Canale, cominciano a diffondersi note suonate con maestria.
Qualcuno sta tornando, piano, in punta di piedi. Sta riprendendo vita, e lo fa
impossessandosi di quella dell'uomo. E mentre le note della Sonata a Kreutzer
sfociano nell'Adagio, l'identità dell'uomo si spacca, andando in frantumi come
uno specchio. La sonata della vendetta è la storia di una trasformazione, di un
ritorno che ha il sapore di una rivalsa, di un antico dolore mai sepolto che
chiede a gran voce una rivincita.
La recensione di Miriam:
La
Sonata n° 9 per pianoforte e violino
di Ludwig van Beethoven e La sonata a
Kreutzer di Tolstoj: sono queste due opere e fornire l’input a Marika
Bernard per la stesura della sua novella La
sonata della vendetta che, di fatto, si propone al lettore come una sorta
di retelling in chiave paranormal del romanzo succitato.
Nell’uno e nell’altro caso la sonata di
Beethoven è un elemento chiave. Nel racconto della Bernard si lega a un
particolare violino che il protagonista trova nella soffitta del suo defunto
bisnonno. L’uomo non sa usare lo strumento, ma non appena lo tocca si ritrova a
suonare, e le note che produce evocano una serie di visioni e ricordi che non
gli appartengono. Quasi avesse un potere ipnotico, la musica che scaturisce dal
violino fa rivivere, in una sorta di ricostruzione onirica, due personaggi
(fantasmi?) del passato che ci rendono partecipi della loro vicenda.
La storia che pian piano prende forma ci
narra di un uomo, Poz come il protagonista del romanzo di Tolstoj, consumato
dalla gelosia a partire dal momento in cui un misterioso violinista fa
irruzione nella sua vita coniugale conquistando il cuore della moglie.
L’originalità, per ovvie ragioni, non può
essere rintracciata nella trama, del resto la stessa tematica di fondo è
semplice e ampiamente esplorata in letteratura proprio perché si basa su un
sentimento che accomuna il genere umano: la gelosia e il conseguente desiderio
di vendetta. L’intreccio e l’epilogo della vicenda rievocata sono abbastanza
prevedibili ma la struttura narrativa, basata su una sapiente alternanza di
POV, lo stile, a tratti ricercato a tratti prosaico a seconda dei personaggi e
dei momenti, l’avvicendarsi di registri diversi che affiancano il linguaggio
ottocentesco a quello contemporaneo, conferiscono una certa originalità e
freschezza al testo che scorre con la stessa fluidità e naturalezza di una
melodia.
I personaggi sono tratteggiati in maniera
convincente, tanto che in poco spazio otteniamo dei ritratti psicologici
intensi e credibili. Inoltre il susseguirsi di passi dal taglio diverso, per
stile e contenuti, ci fa oscillare fra
emozioni contrastanti, facendoci passare
dal sorriso suscitato da brevi momenti ironici
̶ quelli in cui emerge la
personalità dell’uomo che sta impugnando il violino ̶ agli
stati d’animo più cupi provocati dal dramma vissuto dai due amanti e dal marito
geloso.
Interessanti sono poi le riflessioni sul
significato dell’amore e sul matrimonio che, così come nell’opera ispiratrice,
si inseriscono nell’intreccio prendendo forma nel corso di un viaggio in treno
dai toni surreali.
Sebbene la brevità impedisca di calarsi
completamente nelle atmosfere e nella storia, la lettura si rivela
godibilissima e intrigante, consentendoci di apprezzare le grandi potenzialità
dell’autrice.
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