sabato 29 settembre 2012

Recensione: Una casa perfetta

Titolo: Una casa perfetta
Autore: Ben H. Winters
Editore: Tre60
Pagine: 352
Prezzo: 9,90


Descrizione:
Susan e Alex non hanno dubbi: è la casa perfetta. In quel quartiere e a quel prezzo, non potrebbero trovare di meglio. E c'è persino una stanzetta in più -- non segnalata nell'annuncio --, ideale per le esigenze di Susan, che ha deciso di lasciare il lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla figlia, la piccola Emma, e alla sua grande passione, la pittura. Inoltre la signora Scharfstein, la padrona di casa che abita al pianoterra, sembra proprio una simpatica e disponibile vecchietta. Ma, ben presto cominciano ad accadere cose strane, che turbano la quiete domestica: nel suo studio, Susan sente un odore sgradevole, che nessun altro percepisce. Poi, una mattina, nota che la federa del suo cuscino è sporca di sangue e che il suo corpo è costellato da quelli che sembrano i morsi di qualche insetto. Tuttavia né la figlia né il marito hanno quei segni. Per non correre rischi, Susan chiama una ditta di disinfestazione, che però non trova nulla. Sembra una follia, eppure lei è convinta che la casa brulichi d'insetti: sono lì, annidati da qualche parte, non c'è altra spiegazione. Mentre la signora Scharfstein diventa sempre più invadente e il marito preoccupato, Susan capisce di dover dimostrare a tutti che non è paranoica. Altrimenti potrebbe rischiare di perdere non soltanto quell'appartamento, ma anche la sua famiglia. Considerato dalla critica il degno erede di Rosemary's Baby e dei classici della suspense psicologica, Una casa perfetta è un thriller in cui il labile confine tra realtà e immaginazione diventa un luogo oscuro e molto pericoloso... 

L'autore:
Ben H. Winters è nato vicino a Washington e oggi vive a Boston. I suoi libri hanno ricevuto varie nomination per l’Edgar Allan Poe Award, il prestigioso premio assegnato dall’associazione dei Mystery Writers of America, vinto in passato da scrittori del calibro di James Patterson, John le Carré e Ian Rankin. Una casa perfetta è il suo primo romanzo pubblicato in Italia.

La recensione di Miriam:
Una bella cucina abitabile, camere ampie e accoglienti più una deliziosa stanzetta bonus da poter dedicare agli hobby, il tutto in un quartiere tranquillo e a un prezzo d’affitto davvero vantaggioso.
Non vi sembra la casa perfetta?
Susan non ha dubbi. L’appartamento in Cranberry Street è proprio quello che ha sempre desiderato, il luogo ideale in cui vivere adesso che ha lasciato il lavoro per occuparsi della piccola Emma e tornare a dedicarsi alla sua più grande passione, la pittura. Suo marito Alex eviterebbe volentieri il trasloco ma non può resistere alla tentazione di esaudire il sogno della moglie, in fondo si tratta di un sogno a basso costo.
A ben guardare, la nuova casa qualche difetto ce l’ha: un rubinetto che gocciola, un piccolo dislivello nelle assi del pavimento… piccolezze sfuggite al primo sguardo entusiastico dei coniugi ma che non pregiudicano la bontà della loro scelta, almeno fino a che  non emergono altre stranezze.
Ben presto Susan scopre che la stanzetta bonus puzza di urina di gatto, un odore fastidioso e persistente che non va via nonostante i numerosi lavaggi; di tanto in tanto si ode un fastidioso TIC di sottofondo impossibile da localizzare o da spegnere, ma il peggio deve ancora venire.
Una mattina, la donna nota una macchia di sangue sulla sua federa e scopre sul suo corpo dei piccoli segni simili a punture di insetto. Nei giorni successivi le punture si moltiplicano e il prurito diviene sempre più intollerabile, così Susan comincia a temere che la casa sia infestata dalle cimici.
Il problema è che lei sembra essere l’unica ad accorgersi di tutto questo. Emma e Alex non hanno alcun segno, giurano di non aver visto alcuna cimice nell’appartamento e allo stesso modo sono sicuri di non percepire odori sgradevoli.
Quando anche la signora Kaufmann, un’esperta di disinfestazioni chiamata per controllare l’abitazione, conferma l’assenza di insetti, Susan precipita in un incubo.
Sta forse impazzendo? Possibile che quei mostriciattoli brulicanti e il terribile prurito da cui è afflitta siano solo il frutto di allucinazioni?
Lei è convinta di no ed è determinata a dimostrarlo.
Che la protagonista sia pazza oppure no, il lettore le cimici le vede, le sente zampettare sulla pelle, percepisce il fastidio provocato dai loro morsi con un realismo incredibile. Vi garantisco che, se siete entomofobici, sarete messi a dura prova e se non lo siete, probabilmente, dopo aver letto questo libro, vi ritroverete a ritoccare l’elenco delle vostre personali paure.
L’autore riesce benissimo nell’intento di provocare ansia perché mostra e non dice, da buon manipolatore ci introduce gradualmente in uno stato di profondo disagio giocando con grandissima abilità la carta del perturbante. L’orrore di cui ci narra non scaturisce infatti da mostri improbabili ma da creaturine piccole quanto terrificanti, con cui tutti noi potremmo avere a che fare.
L’idea di un’invasione di insetti, di per sé, non è originalissima. Winters maneggia una trama che, nei suoi elementi essenziali, potrebbe definirsi quasi un classico dell’horror però riesce a eludere la trappola della banalità riservandoci diverse sorprese.
Inizialmente ho temuto che la storia potesse risolversi in una lotta all’ultimo sangue tra uomini e cimici ma i miei timori sono stati presto fugati perché in questo romanzo c’è molto di più.
Una casa perfetta fa della suspense psicologica il suo vero punto di forza. Al terrore provocato dall’infestazione  – presunta o reale? – si unisce un altro tipo di terrore, più subdolo e altrettanto condivisibile: quello di perdere il controllo della propria mente, di non essere creduti, di ritrovarsi da soli a combattere con i propri fantasmi perché gli altri non sono in grado di vederli.
Susan non dovrà fronteggiare solo le cimici ma anche l’incredulità del marito e di tutti coloro che le stanno attorno e che vogliono convincerla di essere pazza. Assolutamente calzante, è il giudizio espresso dalla critica nell’accostare questo romanzo a Rosmary’s Baby. Avendo letto i due libri ho riscontrato, a mia volta, delle piacevoli affinità.
Degni di nota sono anche i personaggi che affiancano Susan e Alex e che contribuiscono ad alimentare l’atmosfera di mistero. Tra gi altri incontreremo la signora Sharfstein, la simpatica vecchietta proprietaria dell’appartamento che ha qualche storia inquietante da rivelare, il tuttofare Louis, tanto decrepito quanto efficiente e gli ex inquilini Jess e Jack, spariti nel nulla ma non senza lasciare tracce nell’appartamento.
Ciascuno di loro svolgerà un ruolo cruciale nella storia e fornirà il suo prezioso contributo nell’orchestrazione di un finale davvero imprevedibile.
Libro consigliatissimo a chi ama il brivido ma non privo di controindicazioni. Non vi nascondo che ultimamente, quando vado a letto, non posso fare a meno di guardare con un briciolo di sospetto il mio cuscino…


giovedì 27 settembre 2012

Book Blogger Hunt!



Ciao a tutti! Oggi desideriamo parlarvi di una bellissima iniziativa che coinvolge ben 37 blog letterari tra cui Il Flauto di Pan.
Ideatrici della Book Blogger Hunt sono Juliette del Blog Sweety Readers e Denise del Blog Reading is believing
obiettivo di questa grande caccia:  
dare più visibilità ai blog emergenti e far conoscere meglio quelli già avviati da tempo
ma anche offrire a voi lettori una simpatica occasione per vincere tanti premi!
Alla Book Blogger Hunt è infatti abbinato un  
maxi giveaway

In palio ci sono oltre 40 premi, tra libri, ebook e gadget letterari, per un unico fortunato vincitore!

Ricordiamo anche che la Book Blogger Hunt è iniziata lunedì 24 settembre e terminerà il 30, ma le partecipazioni al giveaway saranno aperte fino al 4 ottobre! Il 5 verranno annunciati i fortunati vincitori!

Rivediamo le regole:
- Il 24 settembre scorso, Juliette e Denise hanno dato il via a una catena di interviste tra blogger che sono partite dai loro blog per poi creare due percorsi differenti.
- Voi lettori potete scegliere se seguire il percorso di Juliette o quello di Denise, entrambi porteranno ai mega giveaway, cambieranno solo i blog che ne fanno parte!
- Ogni giorno 6 blogger (3 per il percorso di Juliette, 3 per quello di Denise), pubblicheranno delle interviste a un altro blogger e nasconderanno nel proprio post un numero, il loro numero preferito!
- Voi lettori dovrete assolutamente annotare tutti i numeri e, una volta terminata la catena di interviste, dovrete sommarli ottenendo così il codice necessario per partecipare ai mega giveaway! 
-Il form dei due giveaway (che troverete nell'ultimo blog della catena), sarà pieno di punti extra, quindi le possibilità di vincere per ognuno di voi sono davvero altissime!
- In ogni blog troverete un'intervista diversa, con divertimenti, domande e  curiosità sui blogger che seguite! Sarà davvero impossibile annoiarsi! 
- Ricordate di commentare almeno un post per ogni percorso per confermare l'effettiva partecipazione all'iniziativa.
- Per non creare confusione Juliette sul suo blog (ricordiamo che è Sweety Readers) ha creato una pagina in cui potete trovare tutti i blog di ogni percorso, quindi una volta terminata la catena di interviste, ricordate di controlare se avete visistato tutti i blog!

La blogger che abbiamo il piacere di  ospitare è Morgana di Over th Hills and Faraway, un blog dal nome molto evocativo e ricco di contenuti davvero interessanti.

Ciao Morgana, benvenuta nel nostro angolino magico! Per cominciare parlaci un po’ del tuo blog. Quando è perché hai deciso di aprirne uno?
Ciao ragazze, è un piacere essere qua in vostra compagnia. Beh, come la maggior parte dei blogger, amo moltissimo leggere e scrivere. Volendo fondere queste due passioni mi sono decisa e, dopo molto tempo, ho creato un mio blog. E’ nato nel maggio del 2011 e, lo ammetto, mi ha dato moltissimo.

Il nome del tuo blog è anche il titolo di una canzone famosa: “Over the hills and far away”. Perché lo hai scelto e cosa rappresenta per te questo brano?
Esatto! Mi sono ispirata alla canzone di Gary Moore che ho conosciuto grazie alla cover dei Nightwish. O meglio, ho fatto mio il titolo di questo brano. “Oltre le colline e ancor più lontano” è una sorta di indicazione stradale per quel luogo in cui, durante la lettura di un qualsiasi libro, la tua mente è libera di farsi conquistare e di vivere innumerevoli avventure.

Vuoi illustrarci le rubriche del blog? Hai in programma di crearne di nuove?
Il blog si occupa di diverse rubriche che, causa tempistiche, verranno ridimensionate. Quindi, vi illustro solo quelle che intendo portare avanti. Abbiamo le rubriche, diciamo, “classiche” come Teaser Tuesday, Top Ten Tuesday e In My Mailbox. Un po’ meno conosciuta, forse, è My Book Boyfriend, in cui viene presentato un personaggio letterario maschile che m’ha colpito. Infine, ci sono le rubriche create da me come: Book-to-Movie (recensioni delle trasposizioni letterarie), Bookish Cover (le cover che più m’hanno colpito), Poesie e Classici e Monthly Report (un sunto del lavoro mensile fatto). Se ho in programma nuove rubriche? Ho qualche idea per il futuro.

Che tipo di lettrice sei?
Questa è una bella domanda. Credo di essere una lettrice compulsiva a fasi alterne. Nel senso che ci sono periodi in cui leggo un libro dopo l’altro (letteralmente) e altri in cui proprio non mi riesce di leggere molto.

Quali sono i tuoi 3 libri preferiti di sempre?
Solo tre, non possono essere di più? Eh, va bene. Ecco i titoli: “Le nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley, “Cime tempestose” di Emily Bronte e “Fiabe irlandesi” di William Butler Yeats.

Se per un giorno potessi prendere il posto del personaggio di un libro, chi sceglieresti e perché?
Mirtilla Malcontenta. No, scherzo. Anche se... Diciamo che non mi dispiacerebbe, in questo periodo, essere Kathy Mallory (creatura di Carol O’Connell). Ok, è sociopatica ma è anche una detective formidabile, intelligente e davvero tosta.

Quali sono i criteri su cui ti basi per recensire un libro?
Quando devo recensire un libro, tengo molto conto di quanto una storia mi ha coinvolto, i suoi personaggi, lo stile narrativo usato e, ovviamente, l’originalità.

Qual è stata la recensione più difficile da scrivere finora? E la più divertente?
Oh, a questa domanda posso facilmente rispondere con un unico titolo: “Cinquanta sfumature di grigio”. L’ho trovata difficile perché volevo scrivere la mia opinione senza scatenare bufere o irritare le fans più accanite della trilogia. Però, devo ammettere, è stata anche la più divertente. Originalmente, avevo registrato una videorecensione in cui parlavo piuttosto a ruota libera ma, solo alla fine, mi sono resa conto di aver usato un tono di voce abbastanza alto. La finestra ovviamente era aperta e, immagino che i vicini m’abbiano sentito parlare di, ehm, diciamo “sesso colorito e affini”.

Cosa fai quando ti capita di dover recensire un libro che proprio non ti è piaciuto?
Entro in crisi. Mi dispiace sempre (o quasi) dover dare giudizi negativi. Tuttavia, non posso nemmeno fare la finta tonta. Non sparo mai a zero ma, tendo a spiegare cosa non m’è piaciuto e perché.

Quanto tempo dedichi al blog? Ti fai aiutare da qualcuno o ti occupi da sola della gestione?
Ultimamente, ammetto, non ho dedicato molto tempo al blog. Cerco di dedicargli almeno un paio d’orette al giorno ma, spesso, non ci riesco. Gestisco da sola il mio spazio e, saltuariamente, ho un’amica che inserisce le sue recensioni.

Sappiamo che, oltre ad amare la lettura, sei un’appassionata di grafica e ti piace realizzare segnalibri. Ti va di parlarcene?
Più che una passione è un passatempo. Qualcosa che mi rilassa. Grafico da un po’ di anni e mi piace pasticciare col pc. Faccio un po’ di tutto ma, i segnalibri sono qualcosa che possono utilizzare tutti. E’ per questo che ho pensato di crearne alcuni per i miei lettori e per i semplici visitatori.

Di cosa ti occupi nella vita di tutti i giorni e cosa ti piace fare quando non leggi o scrivi per il blog?
Studio chimica all’università (sì, ditelo pure... sono pazza) e, come lavoretto, do’ ripetizioni di chimica per le superiori ma anche di inglese/francese e altre materie delle scuole medie. Cosa faccio quando non sono impegnata a leggere o scrivere per il blog? In genere cucino o guardo film e serie tv.

La tua più grande soddisfazione da quando hai aperto il blog?
Innanzitutto l’essere riuscita a buttarmi nell’impresa e, poi, l’aver conosciuto moltissime persone, che condividono la mia stessa passione per la lettura, con cui scambiare opinioni.

Consigliaci un libro tra gli ultimi che hai letto.
“Il canto della rivolta” di Suzanne Collins: emozionante, sconcertante... stupendo.

Dicci in 3 parole perché seguire “Over the hills and far away”.
Perché è un blog: spensierato, genuino e alla mano.



Simpatica Morgana, vero? Vi invitiamo a visitare il suo blog ma... non dimenticate di annotarvi il nostro numero preferito (se non lo avete ancora capito è il 3!).

Il prossimo blog coinvolto nell'iniziativa è Bookland

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Se volete leggere l'intervista a noi de Il flauto di Pan potrete trovarla a partire da oggi sul blog La fede librovora

Per conoscere i percorsi della Book Blogger Hunt, cliccate qui


 

mercoledì 26 settembre 2012

Recensione: Marziani, andate a casa!

Titolo: Marziani, andate a casa!
Autore: Frederic brown
Editore: Delosbooks
Collana: Odissea
Dati: 2012, 203 p., brossura
Prezzo di copertina: 12, 80 euro

Descrizione:
Il cinema e la televisione negli ultimi anni ci hanno sommerso di invasioni aliene. Ma se invece di scendere sulla Terra per sterminarci, schiavizzarci, mangiarci, rubarci l’acqua o il cervello,“marziani”venissero solo per divertirsi? Per osservarci, spiarci, studiarci, scoprire tutti i nostri segreti anche più intimi? Se ce li ritrovassimo continuamente per strada, in fficio, a casa, in bagno, persino nel nostro letto? Se fossero impiccioni, be"ardi, dispettosi, pettegoli, con l’antipatica
abitudine di godere a rivelare a tutti i nostri a"ari privati, e naturalmente del tutto invulnerabili?
Allora forse non passerebbe molto tempo prima di rimpiangere le buone vecchie invasioni di una volta…
  
L'autore:
Fredric Brown è nato a Cincinnati nel 1906 ed è morto a Tucson nel 1972. Apprezzatissimo scrittore di gialli vincitore del Premio Edgar, Brown è noto nella fantascienza soprattutto per i suoi straordinari racconti brevi e brevissimi, come il famoso Sentinella o La risposta, col quale nel 1954 anticipava in poche righe il moderno concetto di singolarità tecnologica. O ancora Arena, incluso tra i migliori 25 racconti di fantascienza di tutti i tempi e dal quale è stato tratto un celebre episodio di Star Trek. Brown ha anche nel curriculum alcuni dei più divertenti e brillanti romanzi di fantascienza dell’età d’Oro del genere: oltre al presente Martians, Go Home! (1955), dal quale nel 1990 è stato tratto un (pessimo) fim intitolato in Italia Balle spaziali 2: la vendetta, va ricordato anche Assurdo universo (What Mad Universe) del 1949, che sotto l’ironia irresistibile di Brown anticipa temi che saranno al centro dell’opera di Philip K. Dick.

La recensione di Sara:
L’arrivo dei marziani è un evento che l’uomo ha sempre immaginato come catastrofico, una potenziale guerra che avrebbe distrutto l’umanità e la Terra.

Gli alieni si caratterizzano nell’immaginario collettivo in diverse forme, come esseri simili a noi ma dotati di armi potenti o come creature raccapriccianti a bordo di navicelle spaziali con poteri sovrannaturali, pronti a conquistare il nostro pianeta e a portare scompiglio nelle nostre case. Ma, se in realtà, non fosse così? Se, invece fossero degli omini verdi venuti sulla Terra in vacanza?
Questo è quello che Frederic Brown descrive nel suo divertentissimo romanzo Marziani, andate a casa!
A Denver, in una comunissima giornata come tante altre, uomini verdi di bassa statura, cominciano a comparire nelle case dei terrestri, arrampicati sui lampadari, seduti sugli elettrodomestici o ai piedi dei letti altrui. Tutto quello che vogliono è divertirsi, scoprire le bizzarre abitudini degli abitanti della terra e, soprattutto, sbeffeggiarli per la loro intelligenza poco sviluppata.
I marziani di Brown sono esseri fastidiosi, ostili, stizzosi, antipatici e saccenti, non hanno nomi perché li trovano inutili e si rivolgono alle donne chiamandole Toots e agli uomini chiamandoli Mack. Non hanno nessun disco volante parcheggiato nei campi di grano, si spostano kwimmando, proiettandosi in qualsiasi posto desiderino. Su Marte hanno imparato a utilizzare tecniche di teletrasporto, telecinesi e proiezione astrale che permettono loro di essere molto più arguti di noi terrestri.
Riescono a vedere al buio, oltre i muri, oltre i cassetti, oltre le casseforti, riescono a leggere libri e lettere chiuse, nulla sfugge alla loro potentissima vista e alla sfacciata curiosità.
Con l’arrivo dei marziani non esiste più privacy per nessuno, gli uomini non sono mai al sicuro dai loro sguardi indiscreti, nemmeno quando sono chiusi in casa.
Difendersi o cacciarli è pressocchè impossibile, quando si prova a toccarli le mani e gli oggetti passano attraverso i loro corpi. Nulla potrà fermarli e nessuno potrà più avere segreti.
Marziani, andate a casa! È un romanzo divertente, scorrevole e, per alcuni versi inquietante. L’idea di non avere privacy di essere sempre sotto controllo richiama un po’ le atmosfere orwelliane anche se in chiave grottesca.
Gli omini verdi sono saccenti e presuntuosi ma, in alcuni momenti, fanno quasi tenerezza. Appaiono come bambini curiosi senza peli sulla lingua, esseri superiori che considerano gli umani insulsi e privi di intelligenza. Effettivamente, il confronto con le doti da loro sviluppate non regge, gli umani ci fanno sicuramente una pessima figura!
Mi è piaciuta molto l’idea di immaginare la “guerra” tra i mondi diversa dal classico scenario apocalittico che spesso e volentieri ci propina Hollywood ma, più che altro, come uno scontro psicologico che non porta necessariamente alla distruzione. Andare d’accordo con questi esserini invadenti non è assolutamente facile ma, neppure impossibile.
Il romanzo ricorda per molti aspetti il racconto di Stefano Benni, Il Marziano Innamorato. Il linguaggio è semplice e scorrevole e gli eventi che si susseguono tragi-comici. Le risate sono assicurate!
Breve e intenso, merita di essere letto. Può essere un’ottima giuda in caso di necessità. Se i marziani dovessero kwimmare nelle nostre case e sbandierare ai quattro venti le nostre intimità sapremmo cosa fare.
Del resto, Mack, cosa ti aspetti? Loro sono esseri superiori che hanno studiato per imparare a usare interamente il loro cervello. Forse, dovremmo farlo anche noi se vogliamo una guerra alla pari…

 


giovedì 20 settembre 2012

Anteprima: Il silenzio di Dio

In libreria a ottobre 2012
Titolo: Il silenzio di Dio
Autore: Gibert Sinouè
Editore: Beat
Traduzione dal francese di Massimo Corà
Pagine: 304
Prezzo: euro 9,00

Descrizione:
Nella sua quieta casa di Arran, un’isola sperduta sulla costa occidentale della Scozia, Clarissa Gray, celebre autrice di romanzi polizieschi, si imbatte in un uomo agonizzante che, prima di morire per un profondo taglio alla gola, le porge con gesto implorante un rettangolino di cartone…
Ambizioso thriller in cui «ne va della sopravvivenza dell’umanità» (Le Figaro), Il silenzio di Dio ci restituisce tutta la forza visionaria e la magia narrativa di Gilbert Sinoué. Giorno dopo giorno, seguiamo l’indagine di Mrs Gray, finché non ci troviamo al cospetto di una verità assolutamente inaccettabile. Come possiamo, infatti, accettare la folle idea che l’uomo col volto smunto e la gola tagliata sia addirittura l’Arcangelo Gabriele? Come credere, poi, che un serial killer si aggiri nel Regno dei Cieli uccidendo Yeliel, Elemiah, Hekamiah e seminando il terrore tra gli angeli? E, infine, come non rifiutare la sola vaga prospettiva che i sospetti possano sfiorare il figlio di Amram, Yeshua e il figlio di Amina, i fondatori delle tre grandi religioni monoteiste?

L'autore:

Gilbert Sinoué è nato nel 1947 in Egitto da madre francese e padre egiziano. Dal 1965 vive a Parigi. Neri Pozza ha pubblicato, con grande successo di critica e di pubblico, i suoi romanzi: Il libro di zaffiro, Il ragazzo di Bruges, La via per Isfahan, I giorni e le notti

Hanno detto di questo libro:

«Un libro che spazia dai Vangeli apocrifi ai romanzi di Agatha Christie, dal Corano alle suggestioni dei serial televisivi, dalla cabala al new age alla moda, e il tutto diverte».
Il Foglio

«Suspense e avventura nel… Regno dei cieli».
L’Express

«Un colto giallo europeo che mette in scena personaggi di grande rilievo intellettuale, degni di un’avventura che vede aleggiare Dio in ogni pagina».
Il Sole 24 Ore

«I molti colori di un giallo metafisico».
Il Giornale

martedì 18 settembre 2012

Anteprima: The Game

In libreria dal 20 settembre 2012

Titolo: The game
Autore: Michael Olson
 Traduzione di Federico Lopiparo
Editore: Time Crime
Pagine: 576 
Prezzo: 10 euro 


“In questo thriller travolgente, Olson conduce il lettore in un labirinto di misteri e di stuzzicante cybersex.
C’è un tocco di William Gibson in questo intelligente, originalissimo debutto.”
Publishers Weekly


Descrizione:
Dieci anni fa la bellissima, multimilionaria Blythe Randall ha spezzato il cuore di James Pryce. Eppure, sembra che ora abbia disperatamente bisogno del suo aiuto. Pryce, un hacker in grado di rintracciare chiunque abbia fatto perdere le tracce di sé seguendo invisibili piste telematiche, si trova così coinvolto nell’incarico più difficile che gli sia mai stato assegnato: ritrovare Billy Randall, il fratello di Blythe, misteriosamente scomparso dopo aver inviato un video nel quale metteva in scena il proprio suicidio. Il solo indizio sulla sua posizione attuale è un luogo che non esiste: un nuovo, terrificante videogame che ha appena lanciato in rete, perché Billy Randall è sì un artista, un geniale inventore di mondi e virtuali, ma è anche un pazzo, un seguace di de Sade, forse un assassino. Una delle sue più strette collaboratrici è stata uccisa in modo atroce, il cranio perforato da un dispositivo medioevale; e potrebbe non essere la sua sola vittima, perché Randall potrebbe aver predisposto una fine altrettanto agghiacciante per ciascun giocatore che si è impigliato nella Rete...

L'autore:
 
Michael Olson si è laureato in ingegneria informatica ad Harvard, ha conseguito un dottorato di ricerca in Realtà Virtuale presso la University of Central Florida e un master in Tecnologia Interattiva presso la New York University, dove attualmente insegna Multiuser Media. The Game è il suo primo romanzo.


«Lo sviluppo della tecnologia è tutto fuorché lineare. È strettamente legato alle mode, alle dinamiche del mercato, perfino ai colpi di fortuna. È quindi assurdo tentare di predire quando un certo dispositivo vedrà la luce del giorno: la risposta più onesta, a tal riguardo, è ‘probabilmente, mai’.» Michael Olson

Vision Thing: intervista a Serena Marenco



Serena Marenco è nata a Savona nel 1977. Appassionata di disegno sin da piccola, si è diplomata presso l'istituto statale d'arte Jona Ottolenghi di AcquiTerme nel 1996. Nello stesso anno è entrata e a fare parte del collettivo Mario Ferrari partecipando a molte mostre collettive in Piemonte e Liguria e a una "affissione d'autore" a Roma.
Dal 2006 al 2009 ha lavorato in uno studio grafico di Genova realizzando l'adattamento grafico, l'impaginazione e il lettering dei manga della Dynit.
In seguito ha  lavorato come fotografa freelance per un settimanale che si occupa di calcio giovanile a livello locale e come disegnatrice umoristica per alcuni editori di Genova. Da un paio d'anni collabora con la scrittrice Laura Schirru, per la quale ha realizzato le cover dei suoi libri e una serie di illustrazioni relative ai personaggi della sua saga fantasy "Stella Scarlatta". Collabora anche con Writer's Dream, realizzando cover.


Ciao Serena! Benvenuta in Vision Thing. Cominciamo con una domanda di rito: chi è Serena Marenco?
Sono nata a Savona (classe 1977) ma vivo a Genova da alcuni anni, con il mio compagno, che fa il giornalista e due gatti, ma abbiamo una mezza idea di trasferirci nei prossimi mesi.
Per quanto ami molto Genova (e la mia Liguria, in generale) putroppo le opportunità di lavoro sono molto poche. Vedremo.
Sono una persona che ama molto le storie. Conoscerle e, in qualche modo, raccontarle.
Mi piace sapere di cosa parlo e formarmi una mia opinione.
Amo impegnarmi in quello che faccio, che si tratti di realizzare una tavola o cucinare un dolce (ebbene sì, sono golosa). Per questo preferisco evitare quei lavori per i quali non sono particolarmente portata. Insomma: meglio lasciar fare le cose a chi le sa fare bene, anche perché mi metto facilmente in ansia.
Sono capace di svegliarmi di notte rendendomi conto di aver fatto qualcosa in modo scorretto, alzarmi e andare a sistemare.

Come nasce la tua passione per il disegno?
Ero molto piccola. Io sono cresciuta in una zona molto isolata dell'appennino savonese. Non avevo contatti con altri bambini, a parte mio fratello minore. Disegnare le storie che inventavo era un modo di giocare. Purtroppo dovevo arrangiarmi con il materiale che “passava il convento” . Vecchi fogli di carta, il retro di vecchi calendari, i block notes e le penne che mio padre portava dal lavoro. Ero gelosissima di quell'unica scatola di pennarelli che mia madre mi comprava quando iniziava l'anno scolastico.
Quindi, ho iniziato a disegnare perché mi piaceva inventare storie e disegnarle era il modo migliore per far sì che prendessero vita. Avevo poi dei bei libri di fiabe illustrati (quelli di una volta vantavano tavole davvero spettacolari, anche se si trattava di volumoni composti da vecchie dispense comprate in edicola).
Volevo diventare brava come i disegnatori di quei libri.

Ti andrebbe di parlarci un po’ della tua formazione artistica?
Non c'è molto da dire, in realtà. Ho frequentato l'istituto d'arte Jona Ottolenghi, ad Acqui Terme, sezione decorazione pittorica (quindi posso fregiarmi dell'inutilissimo titolo di “maestro d'arte”!!!). Tra le mie compagne di classe c'era anche la bravissima Anna Laura Cantone, che ora realizza libri per bambini (con i suoi animaletti un po' folli).
So un sacco di cose su doratura, mosaico e affresco, peccato che anatomia e composizione poi me li sia dovuti studiare da sola. Infondo, però, in questo campo non si finisce mai di studiare e imparare.
Ho fatto parte di un collettivo d'arte, il circolo “Mario Ferrari” con il quale ho esposto per qualche anno. C'erano però troppi “artisti” per i miei gusti.
Troppa gente convinta di essere la chiave di volta dell'arte contemporanea.
Ho preferito lasciare perdere e prendermi meno sul serio. :)

Tra i tanti lavori che hai svolto spicca quello in uno studio grafico di Genova per conto della Dynit. Racconteresti ai nostri lettori di questa esperienza? È servita, in qualche modo, a farti crescere a livello artistico?
Mi piaceva molto, era un lavoro divertente, tutto sommato, anche se i tempi di consegna rasentavano la follia (mi è capitato di dover adattare un volume di quasi 200 tavole in un giorno, di entrare allo studio alle 10 di mattina e uscirne alle sei del mattino dopo, avendo mangiato solo un pezzo di pizza, continuando a lavorare). Indubbiamente ho imparato ad essere veloce e rispettare i tempi di consegna. A portarmi avanti con il lavoro e a organizzarmi bene (sono una vera maniaca nella catalogazione dei file e nei backup!)
Ho amato quasi tutti i manga sui quali ho lavorato, soprattutto Victorian Romance Emma e Yotsuba &! (due manga straordinari che dovrebbero leggere tutti quelli che pensino che i manga siano tutti come One Piece).
A ripensarci erano davvero tanti, anche sei titoli diversi in un mese. Sono un paio di anni che non vado alla fiera di Lucca, ma l'ultima volta ricordo che allo stand Dynit c'era un'intera parete occupata dai volumetti adattati da me.
Una bel moto d'orgoglio, peccato che non lo sappia nessuno. Nemmeno le persone che tenevano lo stand sapevano chi fossi, il mio nome nei credits non è mai comparso ^^;
Purtroppo, una volta finita quell'esperienza non sono riuscita a reinserirmi altrove. Ho contattato diverse case editrici proponendomi come adattatrice grafica, ma non ho mai ricevuto una risposta. Pazienza. È un'altro di quei campi che è stato distrutto dalla pessima abitudine che molti hanno di accettare di lavorare gratis o sottopagati. Ricordo che il compenso per tavola continuava a scendere. O così o ci sono altri disposti a lavorare per quella cifra o anche meno, era la sostanza. Non si dovrebbe MAI accettare di lavorare a certe condizioni: non si ottengono vantaggi per se e si danneggiano le altre persone che lavorano nello stesso settore, che si ritrovano con l'acqua alla gola.

Diciamo che è stata una parentesi interessante ma che ormai si è definitivamente chiusa.
Ho imparato a ragionare come una grafica, cosa che purtroppo molti disegnatori, specialmente tra i più giovani non sanno fare.
Rispettare gli ingombri, il layout di una pagina.
Rendermi conto che si è solo un ingranaggio all'interno di una macchina.
Che se non rispetto il lavoro di tutti coloro che sono impegnati in un progetto rischio di compromettere il risultato finale.
Molti sembrano ritenere che certe cose non siano molto importanti, quando invece sono fondamentali.
Molti pensano che sia importante essere “artisti” io penso invece che sia più importante essere “professionisti”. Meglio se professionisti dotati di senso dell'umiltà :)

C’è un pittore, fumettista, illustratore che ti ha ispirata o che rappresenta qualcosa d’importante per te?
Presto detto: Alan Lee!
Adoro i suoi acquerelli, le sue tavole sono straordinarie e così evocative!
Inoltre il fatto che si possa arrivare dall'essere guardiani di un cimitero all'illustrare il Signore degli Anelli può mettere a tacere chiunque pensi che i percorsi per diventare illustratori siano obbligati.
Vale a dire frequentare certe scuole, seguire una certa formazione e non aver mai fatto altro.
Insomma: anche io, che ora preparo cappuccini in un Autogrill per pagare le bollette, posso riuscirci, no?
Certo, i clienti con cui aveva a che fare lui erano decisamente più tranquilli dei miei XD

Segui qualche “rituale” particolare quando dai vita alle tue creazioni?
No, a dire il vero non faccio nulla di diverso rispetto a quando leggo un libro o chiacchero con qualcuno in chat. Il mio compagno dice che, mentre lavoro, ho una capacità di concentrazione irritante. Io non penso che sia così,divago parecchio. Mi fermo spesso per controllare delle texture o leggere un articolo di giornale. Magari mi faccio un giro su Deviant Art in cerca di qualche illustratore interessante (spesso nelle Daily Deviation se ne vedono di davvero notevoli!)  Ascolto un po' di musica. A volte ho persino la televisione accesa e seguo il telegiornale. L'unica fase in cui sono davvero “fissata” su quello che sto facendo è quella di ideazione. Una volta che ho stabilito quale deve essere l'aspetto generale, l'impressione che l'immagine deve trasmettere, procedo piuttosto in scioltezza. In genere, però, prima di consegnare, chiedo ad un amico e collega (Manuel Preitano. Ha pubblicato alcuni fumetti negli Stati Uniti. Di uno ho addirittura disegnato una cover, un millennio fa!) di dare un'occhiata.
Mi fido molto del suo occhio e del suo giudizio.
Quando andavo a scuola, la professoressa di disegno dal vero ci invitava ad alzarci, di tanto in tanto, e fare il giro dell'aula, per guardare i disegni dei nostri compagni di classe.
Per via del processo di stilizzazione a noi riesce difficile vedere immediatamente i nostri errori. Magari ce ne accorgiamo con il tempo, ma quando un lavoro deve essere consegnato questo tempo potrebbe non esserci.
Per questo trovo che sia importante avere qualcuno che ci “presti i suoi occhi”.
Non so quante volte lui è riuscito, con un'occhiata, a individuare delle problematiche che a me erano totalmente sfuggite. Piccolezze, certo, che però nell'economia di una tavola possono avere un notevole peso.
A volte basta aggiungere alcuni punti di luce o modificare leggermente i colori per ottenere un risultato decisamente migliore, ma c'è bisogno di qualcuno che ci dia una spintarella nella direzione giusta.
È la stessa ragione per cui penso che valga di più una critica costruttiva di tanti complimenti.
Un “è un capolavoro!” o “è bellissimo!!!” a parte farti piacere sul momento, lasciano un po' il tempo che trovano.
Quando invece una persona decide di regalarti un po' del suo tempo per dirti cosa hai sbagliato e cosa potresti fare per migliorare è decisamente un aiuto immenso.
Ovvio, se ti dicono solamente “fai schifo! Vai a zappare!!!” il discorso cambia :p

Sappiamo che la tua grande passione è il fantasy, non a caso da un paio d’anni collabori con la scrittrice Laura Schirru. Cosa puoi dirci a proposito di questo binomio?
Bhe, con Laura prima di tutto c'era una conoscenza di lunga data, penso di averla “incontrata” per la prima volta intorno al 2000, in una Mailing List.
Per un po' di tempo ci siamo perse di vista, non ricordo come ci siamo ritrovate. Un giorno mi chiese se ero io quella che sapeva disegnare. Come molte amicizie nate in rete non sapevamo quasi niente l'una dell'altra. Io avevo un vago ricordo del fatto che lei sapeva demolire la gente in una maniera deliziosamente caustica e a lei pareva che io fossi “quella che sapeva  disegnare bene”. Comunque, appurato che “quella che disegnava” ero io, mi raccontò che un editore aveva pubblicato uno dei suoi romanzi, “Il lamento dell'usignolo” e mi chiese se avevo voglia di disegnarle un paio di pin up dei protagonisti, per la promozione.
Mi mandò il manoscritto, iniziai a leggerlo subito e non smisi fino a che non ebbi finito, quasi alle sei del mattino. Era straordinario. Da allora la stresso per leggere tutto quello che scrive, fosse anche la lista della spesa, sono la classica fan stalker. Ho realizzato le cover dei romanzi che ha pubblicato in seguito e le pin up dei personaggi della saga di “Stella Scarlatta” che spero trovi presto un editore, in quanto è una delle migliore saghe fantasy che abbia mai letto e il fatto che a scriverla sia stata una scrittrice italiana, una capace scrittrice italiana (specifichiamo, perché uno potrebbe anche uscirsene con delle bestialità XD ) mi inorgoglisce molto. Il fatto che sia poi anche una carissima amica (e che mi mandi un sacco di cioccolata) non guasta XD
A proposito: questo è il suo sito http://www.stellascarlatta.com/ Ci sono i suoi racconti e i romanzi ancora inediti. Vale davvero la pena dargli un'occhiata.

C’è qualche consiglio che vorresti dare a coloro che hanno voglia di avvicinarsi al mondo del disegno?
Amate quello che fate e, se lo amate davvero, continuate a farlo. Fregatevene della tanto decantata arte, che non è qualcosa che spetti a noi definire. Non fatelo per diventare famosi, perché sono davvero pochi quelli che lo diventano e spesso sono conosciuti solo tra gli addetti ai lavori. Non fatelo per diventare ricchi. Non funziona così. Siate curiosi e voraci. Guardatevi in giro, scattate foto, leggete, fate in modo di arricchire il vostro patrimonio culturale più che potete, perché tutto quello che sapete, in un modo o nell'altro, finirà sulla tavola.
Non importa quale stile deciderete di adottare: studiate le basi, assimilatele, fatele vostre, dopo di che fatene rielaboratele come volete. Qualcuno vi dirà che se scegliete uno stile umoristico lo studio dell'anatomia non vi serve, ma è una balla. Sarebbe come cercare di parlare una lingua straniera ignorandone la grammatica o voler guidare l'auto ignorando il codice della strada.

Cosa riserva il futuro per Serena? Avremo modo di incontrarti ancora?
Cosa mi riservi il futuro non lo so.
Ho un paio di cose in ballo, vedremo come andranno a finire.
Ho imparato che si vive meglio se non ci si crea troppe ansie o aspettative per il futuro. :)
Quanto al rivederci, se passate da Genova posso sempre prepararvi un cappuccino :p

E per saperne di più...