giovedì 28 marzo 2013

Intervista ad Alessandro Del Gaudio

Alessandro Del Gaudio è nato a Torino nel 1974 ed è laureato in Lettere Moderne. Ha pubblicato i romanzi Il candore dei ciliegi (Edizioni Ananke, 2001), Lungomare (Edizioni Il Foglio, 2002), Italoamericana (Edizioni Il Foglio, 2005) e Aurora d’Inverno (Magnetica Edizioni, 2006); è autore di un’antologia di racconti – Luna all’alba (edizioni Proposte Editoriali, 2004) – e di un saggio sul fumetto L’Identità segreta. Supereroi e dintorni, di cui nel 2008 è stata pubblicata la terza edizione riveduta e ampliata. Le note di Nancy, il suo ultimo romanzo, è uscito per la Tespi nel 2009. Nel dicembre del 2009 ha dato alle stampe il suo secondo saggio, Kyoko mon amour. Vent’anni di manga giovanili, edito da Il Foglio. Nel 2010 pubblicherà l’antologia per ragazzi Occhi color meraviglia, per la casa editrice Smasher.
Fa parte del circolo Letture Corsare di Borgaro, che promuove iniziative legate alla lettura e ai giovani autori, oltre a organizzare il premio letterario Racconti Corsari.
Ha, inoltre, collaborato alle riviste Nuovo Progetto, Il Foglio Letterario, Tam Tam e Pepe ed ha scritto numerose poesie.



Benvenuto nel nostro salottino magico. Come di consueto iniziamo la nostra chiacchierata con una domanda di rito: chi è e perché scrive Alessandro Del Gaudio? 
Alessandro Del Gaudio è uno scrittore per convenienza, non essendosi mai applicato – e forse neanche avendone le doti – ad imparare a suonare uno strumento musicale o a disegnare. E allora ha pensato, con la scrittura, di poter ovviare a tutti i suoi talenti mancati. In realtà scrivo perché sento due bisogni correlati: raccontare quanto mi circonda e, a volte, capita nella mia vita, se necessario anche ricorrendo a storie di genere; scrivere quanto difficilmente in giro leggo o quanto mi piacerebbe leggere.


Metallo d’Ombra. Com’è nata l’idea? 
Da appassionato di fumetti non poteva che accadere, anche a me, di inventare un supereroe. Nel  2003 ho dato alle stampe il saggio L’Identità Segreta. Supereroi e dintorni. Documentandomi sull’argomento avevo realizzato una specie di minienciclopedia dedicata a personaggi americani, giapponesi e italiani. Il libro è giunto alla terza edizione nel 2009. Avevo pensato di realizzare una nuova edizione inserendo un racconto di appendice che poi, a forza di crescere come trama e pagine, è finito col diventare un romanzo.


Il tuo romanzo richiama tantissimo le atmosfere del fumetto e di alcuni cartoni animati degli anni ’80. In che misura l’universo fumettistico e quello televisivo dei cartoon hanno influenzato la tua scrittura? 
Sicuramente, come dici tu, hanno influenzato questo romanzo, che può essere considerato un tributo al fumetto: ci sono riferimenti agli autori, ai personaggi, ai generi e alle atmosfere. Il protagonista è un eroe in armatura che esternamente assomiglia più a Gaiking che a Iron Man. Metallo d’Ombra concentra, quindi, più generazioni, coniugando comics supereroistici e manga di mecha. Il protagonista è una specie di Peter Parker, ma allo stesso tempo convive ogni giorno con la sua maledizione che lo accompagnerà forse per sempre, senza impedirgli di capire qual è la cosa giusta da fare. Arsian – il nome del ragazzo – è in cerca di riscatto, ha un grande senso del dovere, ma ha i timori, le paure di un adolescente e come un adolescente ama e soffre.


Quali caratteristiche deve possedere un supereroe per
essere veramente tale?

Deve farsi carico di quelle battaglie che gli altri non hanno modo di affrontare. Deve saper gestire in modo vincente situazioni che risultano impossibili per gli altri. E deve avere un gran cuore, che lo aiuti a trovare in sé la forza per compiere la sua missione, ma anche il coraggio a rinunciare a quanto può mettere a rischio il suo ruolo.


Senza fare spoiler, ti andrebbe di presentarci Valkir?
 Senza volerlo, credo di averlo giù fatto. Mi sono ispirato al Gaiking di Go Nagai, ma ho voluto che invece che essere il pilota di un super robot l’essere umano potesse trasformarsi in un’arma. Per certi versi richiama Tekkaman, Guyver o, appunto, Iron Man.



Escludendo Valkir, eroe di tua creazione, qual è il tuo supereroe preferito e perché? 
Assolutamente Batman. Perché non è solo un supereroe: è un eroe romantico, carismatico, tenebroso. Ha tutte le caratteristiche per essere immortale, per resistere al rischio della dimenticanza. Dove lo trovi un uomo che non ha poteri ma che sa trovare nei suoi limiti quanto serve per battere qualsiasi avversario? Non dimentichiamo che Batman è stato uno dei pochi supereroi ad essere riuscito a battere Superman. Poi mi piacciono Wonder Woman, Devil, Iron Man, Elektra, Witchblade, Hawkman… solo per citare gli americani.


Se un giorno potessi trasformarti in un supereroe, quali poteri ti piacerebbe avere e come li impiegheresti? 
Credo che il Valkir non sarebbe male.


Metallo d’Ombra sembra essere il primo capitolo di una saga benché non sia specificato da nessuna parte. Me lo confermi? In tal caso sei già al lavoro per la stesura del sequel? 
Ci sono ottime possibilità che decida di scrivere un sequel o uno spin off. Voglio farlo, però, non perché credo di doverlo fare, ma perché sento di doverlo fare. Mi piacerebbe tornare a parlare di Arsian, ma anche di Artulian e Aureana – i fratelli maggiori di cui poco si racconta in Metallo d’Ombra – o magari inventare un nuovo eroe/una nuova eroina di sana pianta le cui vicende si intreccino in qualche modo con quelle del Valkir.


Hai all’attivo diverse pubblicazioni. Cosa puoi raccontarci della tua esperienza nel mondo editoriale e quali consigli daresti a chi desideri pubblicare un libro? 
Ho conosciuto poche luci e molte ombre, anche se ammetto che pubblicare libri sia già una gran cosa. Metallo d’Ombra è il mio decimo libro, pubblicato con il mio editore storico, Il Foglio, l’unico che sia rimasto nel tempo dopo numerosi, continui abbandoni. Pubblicare non è la cosa più difficile, la cosa complicata è far conoscere il proprio prodotto e riuscire a far restare il tuo libro a catalogo. Molti libri vengono pubblicati in Italia, la buona parte dei quali vengono scordati. Vorrei che per le mie opere non accadesse. Quando ho pubblicato il mio primo romanzo, dodici anni fa, avevo un’idea molto ottimistica dell’editoria, pensavo che pubblicare un romanzo sarebbe stato il punto di partenza per una carriera da scrittore. Adesso sono convinto che nessuno ti regala niente in questo settore, ma solo se non hai un nome che già si fa ricordare. Se non sei già un volto noto, o non hai qualcuno alle spalle che ti adotti, allora avrai vita molto difficile.


Ti va di parlarci del circolo “Letture Corsare” di cui fai parte?

E’ una bella realtà nata a Borgaro Torinese, realizzata da scrittori e lettori per promuovere i libri. Letture Corsare, promuove i giovani autori del territorio – e non solo – e lo fa organizzando eventi in cui il libro e la scrittura siano centrali. Le presentazioni che organizza sono molto curate ed approfondite, e cerca di realizzarle in luoghi solitamente estranei alla scrittura, come le sale consiliari, le piscine, le trattorie. Tra gli appuntamenti più interessanti ci sono il ciclo di presentazioni Consiglio d’Autore, che hanno luogo una volta al mese nella sala del Consiglio di Borgaro, e il calendario estivo Stile Lib(e)ro, dove vengono creati veri e propri eventi attorno al libro, da reading a poetry slam, da mostre a esibizioni musicali a tema.


Rimanendo in tema di lettura, che tipo di lettore sei? Ci sono libri o autori ai quali ti ispiri o che rappresentano per te un modello di riferimento? 
Sono un lettore onnivoro, anche se prediligo i generi intimista e fantastico. Tra gli autori che seguo e a cui un poco mi ispiro ci sono Haruki Murakami, Terry Brooks e Neil Gaiman. Di recente ho piacevolmente scoperto Carlos Ruiz Zafon.


Sogni nel cassetto e progetti per il prossimo futuro? 
Ho un certo numero di romanzi e racconti chiusi nel cassetto che aspetto di poter far leggere e di poter pubblicare. Mi piacerebbe sviluppare alcune storie già messe sulla carta e, in alcuni casi, dato alle stampe. Inoltre  sto curando un’antologia di racconti fantastici scritti da autori torinesi e ambientati nel capoluogo piemontese dal titolo Tonirica. Sarà un bel prodotto, che sono certo piacerà e farà parlare di sé. Mi piacerebbe, poi, realizzare eventi attorno alle mie pubblicazioni. Poche settimane fa ho assistito ad una performance teatrale ispirata al mio romanzo Aziza e mi è piaciuta molto.

E per saperne di più...











 

martedì 26 marzo 2013

Anteprima. Aegyptiaca di Dean Lucas

In libreria da marzo 2013
Titolo: Aegyptiaca
Autore: Dean Lucas
Editore: Mamma Editori
Pagine: 478
Prezzo: 9,80

Descrizione:

Delphi è la prescelta, poiché sul suo corpo è inciso il futuro degli uomini.
Gavri’el è il prescelto, poiché è destinato a trovare il Bastone di Adamo.
Sargon è il prescelto, perché è l’erede del regno di Akkad.
Matunde è il prescelto, perché è il gigante nero dell’impero nubiano.
Babu non è un prescelto, è solo un nano impertinente e pavido.
Lei invece è la Sfinge, altera e bellissima, la creatura più preziosa dell’universo.
Sullo sfondo di un mondo antico e misterioso, oltre le porte del tempo, un viaggio e la lotta contro un male che affonda le proprie radici nella Genesi.
Un viaggio che ha come meta la salvezza dei Figli dell’Uomo.

L'autore:
Laureato a pieni voti in Economia e Commercio presso la Bocconi di Milano, Dean Lucas lavora come responsabile di progetto nel settore bancario. Appassionato di pittura, cortometraggi e narrativa fantasy, si cimenta fin dalla giovane età nella scrittura di storie a sfondo fantasy.

Tenace, determinato e un po’ sognatore, scopre grazie ai preziosi consigli di un'autrice affermata che la magia di un libro, per funzionare, ha bisogno non solo di creatività e passione, ma anche di schemi e tecniche narrative. Incoraggiato dal sostegno e dall'entusiasmo dei suoi affezionati lettori, Dean Lucas decide di scrivere il suo primo romanzo: il primo libro della Saga di Aegyptiaca, oggi edito da Mamma Editori.
 

Un piccolo assaggio:

Estratto 1

Delphi si accovacciò in silenzio accanto al guerriero.
Era cresciuta pensando solo ai suoi doveri, era divenuta adulta priva dell’amore dei genitori e dell’amicizia dei coetanei. Aveva conosciuto solo la severa disciplina del tempio e il duro rigore delle regole. Gli uomini la rispettavano e la temevano, ma nessuno aveva mai osato corteggiarla, nessuno prima di Sargon le aveva mai fatto sentire il calore di un abbraccio. Ora desiderava soltanto che quel momento non finisse mai, che durasse per sempre, che ogni altro pensiero svanisse.
«Chiedimi qualunque cosa, mia diletta, ma dimentica il mio passato.»
Lei fissò intensamente l’accadico negli occhi e seppe cosa voleva. «Stringimi ancora, Sargon. Ti prego, stringimi ancora.»
Avvinta a quel corpo asciutto e nervoso, scolpito dalla guerra e dalla sofferenza, per qualche tempo Delphi dimenticò chi fosse e fu soltanto una donna.


Estratto 2

La Sfinge era immobile come una statua.
Escluse ogni altra sensazione che non fosse la brama di sangue che permeava ogni fibra del suo essere. Si sentiva viva, come non lo era da secoli.
Un uomo gigantesco, protetto da una corazza di maglie metalliche, si staccò dalla prima linea nemica. Il volto ricoperto da una barba ispida era deformato da un grido disumano.
La Sfinge attese impassibile la carica dell’al-ghūl. Un’ascia enorme scintillò sotto i suoi occhi, la dea evitò l’attacco spostandosi di lato con velocità innaturale.
Sorpreso da quel movimento, il gigante non riuscì ad arrestare lo slancio e la superò. La spada della Sfinge scattò come un artiglio, descrisse un arco intorno a sé e disegnò uno squarcio sulla gola dell’al-ghūl.
La dea si voltò immediatamente dalla parte opposta, i lunghi capelli neri si aprirono come un ventaglio, restando per un attimo sospesi nell’aria…
La seconda spada calò come una falce sul nemico successivo, il sangue della vittima le schizzò un braccio. Quando i capelli le ricaddero sulle spalle, i suoi occhi già fissavano un altro avversario. Era trascorso un solo istante.

  E per saperne di più...

lunedì 25 marzo 2013

Anteprima: Sotto tiro di David Baldacci

In libreria dal 28 marzo
Titolo: Sotto tiro
Autore: David Baldacci
Traduzione di Lisa Maldera
Editore: TimeCrime
Pagine: 544
Prezzo: 14,90 euro


Autore di 24 romanzi tradotti in 90 Paesi, che hanno venduto circa 110 milioni di copie, David Baldacci è ai primissimi posti nella classifica degli scrittori di maggior successo della storia. Fa inoltre parte del Kindle Million club con un milione di copie vendute in e-book: solo altri nove autori nel mondo hanno raggiunto un risultato simile. Preciso e meticoloso. I lettori si aspettano emozioni e intrighi dai suoi libri, e Sotto tiro non fa eccezione... Il suo protagonista, Puller, è grintoso, sfacciato e simpatico. 

Descrizione:

John Puller è un veterano di guerra e il miglior agente speciale del Comando dell’esercito degli Stati Uniti per le indagini penali. Suo padre era una leggenda dell’aeronautica e suo fratello, un alto ufficiale dell’esercito, sta scontando una condanna all’ergastolo per tradimento in un carcere militare di massima sicurezza. Puller non è il tipo d’uomo interessato alle medaglie, parla poco, ha uno spirito indomito, molte cicatrici e una tenacia inarrestabile per trovare la verità. Ora, è chiamato a risolvere un caso in una zona remota della Virginia, lontana da qualsiasi avamposto militare. Qualcuno ha ucciso brutalmente un colonnello della Difesa insieme a tutta la sua famiglia. Ma dopo averlo incaricato dell’indagine, sembra che l’esercito non sia disposto a fornirgli né risorse né aiuti per risolvere il caso. Il detective del posto, Samantha Cole, una donna testarda e complicata, è l’unica a unire le proprie forze a quelle di Puller in cerca di risposte. Quando il poliziotto messo a guardia della scena del crimine viene trovato morto nel seminterrato della casa, il mistero si infittisce. Puller si rende conto che niente e nessuno è ciò che sembra: una potenziale cospirazione che va ben oltre le colline del West Virginia si cela dietro gli omicidi.

L'autore:
 
David Baldacci è nato a Richmond, in Virginia, nel 1960. Ha esercitato per nove anni la professione di avvocato a Washington prima di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Vive a Vienna, in Virginia, con la moglie Michelle e i due figli. Dopo diversi romanzi pubblicati per Arnoldo Mondadori Editore, con L’innocente (2012) ha esordito nella collana Timecrime.


venerdì 22 marzo 2013

Recensione: Paradisi Perduti

 Titolo: Paradisi perduti 
Autrice: Ursula K. Le Guin 
Editore: Delos Books 
Collana: Odissea Fantascienza 
Pagine: 144 
Prezzo: 11,80 euro 
eBook:  5,99 euro
Descrizione:


Sono passati centoventi anni dalla partenza dalla Terra, e ne mancano ancora più di quaranta all’arrivo a Nuova Terra, il pianeta che, si spera, potrà ospitare la prima colonia umana fuori dal sistema solare
L’astronave è gigantesca. La vita a bordo delle migliaia di esseri umani è perfettamente programmata, per conservare l’equilibrio sociale, biologico, ecologico, genetico.
Ma ora, alla quinta generazione nata in viaggio, sta accadendo qualcosa di imprevisto: molti semplicemente non vogliono arrivare a destinazione.
La vita sull’astronave è perfetta, perché lasciarla per un futuro incerto su un ignota palla di polvere? 
Ma il conflitto tra chi vuole portare a termine la missione e chi vuole continuare il viaggio all’infinito non è l’unica crisi che mette in crisi la missione. 
I navigatori della nave sono a conoscenza di un segreto che potrebbe far precipitare gli eventi con risultati imprevedibili.

L'autrice: 


URSULA KROEBER LE GUIN è una delle principali autrici viventi di fantascienza e fantasy. Nata a Berkeley nel 1929, figlia di un importante antropologo e di una scrittrice di fiabe, iniziò a scrivere fantascienza fin dalla tenerissima età. Laureata in storia della letteratura francese e del Rinascimento italiano, ha vissuto per anni a Parigi e conosce bene la nostra lingua. Tra gli anni Sessanta e Settanta pubblica i suoi maggiori capolavori di fantascienza: La mano sinistra delle tenebre (1968) e I reietti dell’altro pianeta (1973), che vincono entrambi il premio Hugo e il premio Nebula, e Il mondo della foresta (1973),  premio Hugo. Vince altri due premi Hugo nel 1973 con il racconto seminale Quelli che si allontanano da Omelas e nel 1988 con Le ragazze bufalo.  Parallelamente scrive anche fantasy, con la trilogia (in seguito estesa con altri libri) del Mago di Earthsea, o di Terramare come vuole la traduzione più recente dopo l’uscita del film di Goro Miyazaki I racconti di Terramare, ispirato ai romanzi. Nel 1997 è stata finalista al premio Pulitzer.
Dal romanzo Paradisi perduti il compositore Stephen Andrew Taylor ha tratto un’opera che ha debuttato nell’aprile del 2012.


 
La recensione di Miriam:

Una gigantesca astronave in viaggio da 120 anni. A bordo circa 4000 anime in rotta verso una destinazione ignota.
Sembrerebbe un reality del futuro, invece è il nucleo intorno a cui si sviluppa il romanzo breve di Ursula Le Guin “Paradisi Perduti” apparso per la prima volta in America nel 2002 nella raccolta The Birthday of the World: and Other Stories e ora giunto in Italia grazie a Delos Books.
Si tratta di un vero e proprio gioiellino letterario che segna il ritorno della grande autrice alla fantascienza classica ma che allo stesso tempo si configura come un racconto in grado di rompere gli schemi più tradizionali.
Tutto si svolge all’interno della Discovery partita dalla vecchia Terra per raggiungere un nuovo pianeta, presumibilmente abitabile. Vista la lunghezza del viaggio, il veicolo è progettato come un vero e proprio mondo in miniatura assolutamente autosufficiente e, per quanto possibile, perfetto.
Dal giorno della sua partenza ben cinque generazioni si sono avvicendate cosicché quelle rimaste a bordo, e che probabilmente raggiungeranno la meta, sono persone nate e vissute lì, gente che di fatto non ha mai conosciuto il suo pianeta di origine.
L’autrice punta l’immaginario occhio di una telecamera su questo microcosmo ovattato, lo descrive, lo analizza, lo viviseziona, delineando i tratti di una società utopica, non scevra però di risvolti problematici.
Peculiarità del romanzo è quella di non possedere una vera e propria trama in svolgimento ma di configurarsi piuttosto come una sorta di “segmento di mezzo”, l’anello di congiunzione tra un prima ormai abbondantemente dimenticato e un dopo completamente ignoto. Otteniamo così quasi un fermo immagine che cattura i dettagli del momento lasciando scivolare sullo sfondo il susseguirsi degli avvenimenti.
Tutto ciò che l’equipaggio della Discovery conosce della vecchia Terra passa attraverso informazioni di seconda mano che i più giovani ricevono a scuola attraverso gli schermolibri e brevi incursioni nella “Terra virtuale”, una specie di gioco di ruolo che riproduce il vecchio mondo. Se paragonata alla vita sull’astronave, quella terrestre appare spaventosa, pericolosa, indesiderabile. Sporcizia, malattie, pericoli, guerre o miseria sono completamente assenti nel mondonave in cui tutto è programmato nei minimi dettagli e il benessere è garantito.
Il pianeta di arrivo, quello da colonizzare, sarà migliore o sarà un’altra “palla di fango” che riserva disagi e sofferenze?
Man mano che la meta si avvicina, il dubbio si fa sempre più pressante al punto che qualcuno comincia a sperare di non giungere mai a destinazione. Una speranza questa che diviene sempre più forte e più diffusa fino a tradursi nella nascita di una nuova religione, quella degli Angeli che assimila il viaggio stesso al paradiso negando l’esistenza di un luogo altro da conquistare. Quasi un’apologia del “qui e ora” che alimenta il senso di riconoscenza per quanto si ha già ma che contemporaneamente spinge all’inerzia con le sue relative conseguenze.
Il filo narrativo si avvolge sulla descrizione della vita a bordo, delle regole e le dinamiche che sorreggono la sua particolare comunità tanto che, a tratti, si ha l’impressione di leggere un saggio antropologico più che un’opera di fiction. Questa peculiarità rappresenta sia il punto di forza che il punto di debolezza dell’opera. Forza perché pone l’accento su tematiche di grandissimo interesse suscitando considerazioni che fanno di questo piccolo romanzo un’opera di grande spessore filosofico; debolezza perché un simile impianto rinuncia al carattere di intrattenimento tipico di certa sci-fi e ne limita, in parte, la fruibilità richiedendo un notevole impegno da parte del lettore.
Sebbene il racconto si componga di sole 135 pagine, non si legge tutto d’un fiato e se si vogliono cogliere tutte le sfumature una sola lettura non basta.
Se siete alla ricerca di una storia dinamica, ricca di azione o che vi tenga con il fiato sospeso, sicuramente questo non è il libro che fa per voi.
Se, al contrario, avete un debole per le speculazioni filosofiche, come me, i Paradisi Perduti della Le Guin sono pane per i vostri denti. In poco spazio l’autrice condensa un bagaglio di riflessioni quasi inesauribile che, chiamando in causa l’annoso dibattito tra religione e scienza, riflette con straordinaria efficacia la condizione che l’umanità − oggi forse più di ieri − sta vivendo.
Uomini ormai quasi dimentichi delle loro radici, proiettati verso un futuro incerto…
Non vi suona, forse, familiare?








 


 

mercoledì 20 marzo 2013

Giftaway Il corvo e lo scorpione: proroga e nuove regole!

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Oggi 20 marzo 2013 sarebbe stato l'ultimo l'ultimo giorno utile per partecipare al Giftaway annunciato qualche tempo fa in questo post, in palio una copia cartacea autorgrafata del romanzo "Il Corvo e lo Scorpione" di Francesca Civiletti+ un simpatico gadget a sorpresa.
Giunti ormai alla scadenza, abbiamo constato con rammarico che in tantissimi avete visualizzato il post ma solo due "temerari" hanno effettivamente partecipato.
Da alcuni feedback ricevuti in privato è emerso che alcuni di voi hanno rinunciato a partecipare perchè ritenevano la sfida proposta troppo impegnativa o poco chiara.
Colpa nostra, ma a tutto si può rimediare.


Poichè sia noi de Il flauto di Pan che la gentilissiama autrice Francesca Civiletti avremmo piacere di assegnare il premio e di avervi più partecipi, abbiamo pensato di posticipare la data di scadenza  al 31 marzo 2013 e di riproprovi il giochino semplificando le regole.

Per giocare dovete semplicemente raccontarci come immaginate il Male.
Non vi chiediamo di scrivere un seguito all'incipit di Francesca (l'estratto pubblicato nel post ha il solo scopo di fornirvi un assaggio del libro in palio, non è vincolante), non vi chiediamo di scrivere un racconto. Dovete solo rispondere alla domanda che trovere in coda al post.
Abbiamo anche  eliminato il limite di lunghezza precedentemente imposto.

Per evitare confusione abbiamo mantenuto il vecchio post provvedendo ad apportare le modifiche nel regolamento e ad aggiornare la data di scadenza.
Per partecipare cliccate qui

I due utenti che avevano già partecipato rimangono in gara. Se lo desiderano possono postare una nuova risposta al quesito. Ai fini del contest prenderemo in considerazione il commento più recente.

Se avete dubbi, consigli, suggerimenti, siamo a vostra disposizione.
Speriamo di aver fatto cosa gradita e di poterci divertire insieme.
Vi aspettiamo!










martedì 19 marzo 2013

Anteprima: Non toccatemi il sangue

Disponibile dal 19 marzo 2013
l'antologia di racconti noir "Non toccatemi il sangue" 
di Diana Lama
che inaugura  la collana "Ombre"
di Mezzotintz Ebook

Titolo: Non Toccatemi il Sangue 
Autrice: Diana Lama
Prefazione di Alan D. Altieri
Illustrazione di copertina di Diramazioni
Editore: Mezzotints Ebook - Collana Ombre
Formato ebook (epub, mobi)
Pagine: 55 - Lingua: Italiano
Prezzo di copertina: € 1,99

Descrizione:
Non Toccatemi il Sangue comprende sei racconti noir, già pubblicati in antologie e magazines, ampiamente rivisti per questa nuova edizione, più un inedito: Lo Strummolo con la tiriteppola (Fez, Struzzi & Manganelli Sonzogno 2005), Non Toccateci il presepe (Killer & Co. Sonzogno 2003), Giuditta, Oloferne e il Simbolismo (Il Mattino di Napoli e Riso Nero Delos Books, 2010), Gli incontri impossibili (M la rivista del mistero Alacran, 2006 e Partenope Pandemonium Larcher, 2007), Janara di famiglia (Questi Fantasmi, Boopen 2009), Il
Segreto di una felice coabitazione (M la rivista del mistero, Alacran 2005), La Buona fede di Mammà (inedito). Non Toccatemi il Sangue è una originale danza nera, allegra e torbida, seducente e inquietante, che Diana Lama fa correre liberamente nella sua Napoli, avanti e indietro nel tempo.

Il Libro: Il filo comune e robusto che unisce questi racconti si snoda nella quotidianità che ci è più nota, quella domestica,
nella quale si insinua una crudeltà genuina e sincera, ma non per questo meno perfida. E il Male vi si manifesta attraverso gesti che ci paiono conseguenze logiche, densi di un'ingenua ma verace necessità. Per questo i protagonisti della raccolta sono spesso bambini, che risolvono i problemi della vita con una efficacia efferata, autentica, e letale: Peppeniello deve proteggere la sua mamma, prodiga di consigli e di amanti, in un'Italia “bassa” – ma non per questo meno nobile – in cui la Storia dell'epopea fascista assume contorni mitici. In più, il piccolo e micidiale partenopeo deve trovare il modo per scansare gli attacchi spietati di suo cugino, finendo per sventare un giro dai sordidi contorni – atto che gli assicurerà, tra l'altro, imprevisti benefici.
Altra quotidianità s'incontra oltre, dentro una Napoli natalizia in cui l'organizzazione del presepe nasconde altre organizzazioni ben più… infide, oppure accanto a una badante premurosa e alla sua esasperata padrona di casa, la cui convivenza non mancherà di cambiare profondamente le rispettive vite, con fatale ironia. In un bosco immaginario Cappuccetto Rosso può incontrare vari generi di Lupo Cattivo, e questo è il più malvagio che le potesse capitare… ma a chi toccherà, dei due, la sorte peggiore? E ancora una terribile leggenda stregonesca prende tragica, notturna esistenza e sfocia in una truce conclusione, e non manca la vendetta per un amore non corrisposto, perpetrato nel più artistico dei luoghi dalla più sincera delle mani. Senza rinunciare al sorriso, perché se il Male può ridere, allora anche noi possiamo prenderci gioco di lui, con estrema, umanissima perfidia.

L'autrice:
 
Diana Lama nel 1995 vinto, con un coautore, il prestigioso Premio Alberto Tedeschi del Giallo Mondadori per la Narrativa Gialla Italiana. Ha pubblicato i romanzi Solo tra ragazze (Piemme 2007) e La sirena sotto le alghe (Piemme 2008). E’ presente con racconti in numerose antologie pubblicate dalle migliori case editrici italiane. I suoi romanzi sono tradotti in Francia, Germania, Russia e Canada, e alcuni suoi racconti sono stati pubblicati in USA e in Gran Bretagna. Recentemente un suo racconto è stato pubblicato sulla prestigiosa Ellery Queen Mystery Magazine. Il suo nuovo romanzo sarà pubblicato prossimamente per Newton Compton. Diana Lama è anche fondatore e presidente di Napolinoir, l’associazione dei giallisti napoletani. 
Sito web: www.dianalama.com

Anteprima: Macchine

Uscirà alla fine di marzo ed è la quarta pubblicazione a marchio Limana Umanita-Scriptorama
Macchine argute, empatiche, rivoluzionarie
Dodici racconti di esordienti, alcuni alla prima pubblicazione, e una Round-Robin



Uscirà alla fine di marzo 2013 il volume “Macchine”, nuovo nato in casa Limana Umanita, che si aggiunge a un catalogo di antologie di qualità in continua crescita, con contributi di tanti autori esordienti, tutti selezionati attraverso i concorsi realizzati in collaborazione con l'agenzia di consulenze editoriali Scriptorama. Anche “Macchine”, che raccoglie tredici racconti brevi di genere vario con tema macchine, automi e apparati meccanici di ogni forma e scopo, nasce infatti dall'esperienza del premio letterario che si è svolto da luglio a dicembre 2012.

Sono state oltre cinquanta le opere pervenute al premio, a conferma dell'estrema vivacità del panorama di autori esordienti italiani e dell'attenzione riscossa da ogni edizione dei premi Limana Umanita e Scriptorama, che ogni anno di più si confermano come fucina di talenti, in grado di portare alla pubblicazione tanti nuovi autori e di farli conoscere a un vasto pubblico di appassionati del genere fantastico e di intenditori. Con la presenza costante alle maggiori fiere di settore, le antologie hanno già raccolto una nutrita schiera di lettori, che ora attendono con impazienza ogni nuova pubblicazione. Dodici sono stati i racconti selezionati dalla giuria tecnica, composta dagli editor Limana Umanita e Scriptorama, ma il premio ha presentato anche due rilevanti novità.

La prima è la Round-Robin, un racconto scritto a più mani, nato sul forum Limana Umanita da un'idea dello scrittore Marco Lazzara. La qualità dell'opera, a cui hanno partecipato tanti utenti, ha spinto la giuria a includerla nella prossima pubblicazione come racconto “bonus”, oltre ai dodici previsti dal bando di concorso. La storia si intitola “La Macchina Infernale” ed è frutto di un lavoro collaborativo attraverso cui più autori si sono confrontati con modalità di scrittura, contribuendo, attraverso capitoli successivi, a definire l'intreccio del racconto.

Seconda, piacevole novità, è stata l'alta qualità delle opere pervenute alla segreteria del premio, cosa che ha reso arduo il lavoro della giuria. Per questo Limana Umanita e Scriptorama hanno scelto di pubblicare una seconda antologia, in formato ebook, che sarà scaricabile gratuitamente dal sito della casa editrice (www.limanaumanita.com): “Macchine plug-in” raccoglierà perciò alcuni dei racconti partecipanti al premio, distintisi per qualità e stile, ma che non hanno trovato posto nella pubblicazione cartacea.

“Macchine” verrà presentato ufficialmente al pubblico la prossima domenica 7 aprile 2013 nell'ambito della manifestazione Modena Play, presso lo spazio eventi, alle ore 16:00, insieme agli autori.

Rimane intanto aperto, fino al prossimo 31 marzo 2013, il bando per partecipare alla III edizione de “I mondi del fantasy”, l'annuale premio dedicato a racconti di genere fantastico (dall'horror al weird passando per lo steampunk e il cyberpunk) per opere di narrativa inedite di massimo 18.000 battute. Per leggere il bando copleto basta cliccare qui



venerdì 15 marzo 2013

Intervista a Cristina Lattaro

Cristina Lattaro nasce e vive a Rieti. Esercita la professione di ingegnere elettronico presso il reparto di Ricerca&Sviluppo di una multinazionale statunitense.
Titolare di cinque brevetti USA e presente in due articoli scientifici, ha pubblicato nel dicembre 2011 “La saggezza dei posteri”, nell’aprile 2012 “Lusores - Calciatori”, nel novembre 2012 “Il volo di carta” in due ebook, nel gennaio 2013 “Milites - Soldati”.  Dal 30 agosto 2012 è ospite fisso in un ciclo di trasmissioni dedicate ai libri e all’editoria presso l’emittente televisiva Rieti Lazio TV (RLTV, canale 677 digitale terrestre).



Benvenuta nel nostro salottino magico. Immancabile domanda di rito per cominciare: chi è e perché scrive Cristina Lattaro? 
Ciao Miriam e grazie per la tua ospitalità che gradisco molto, trovandoti oltre che una blogger preparata e dinamica, anche una lettrice attenta e sensibile. Scrivo perché a un certo punto ho aperto un portale allinterno della mia testa. Sapevo che cera, lho sempre saputo, ho vagato a lungo alla ricerca del suo ingresso finché lho trovato. Da allora, oltre ai casi miei, ho iniziato a pensare anche a quelli dei vari personaggi che entravano da questo tunnel, a seguirne le vicende e a curiosare su di loro. Se non fosse diverte lo troverei persino stancante perché vogliono essere sistemati e si affollano creando una gran confusione.  A oggi scrivo per diminuire laffollamento sulla banchina che galleggia nella mia mente, per smistare e allocare gli spunti e alleggerire il caos.


Da ingegnere elettronico a scrittrice, come si coniugano questi due mondi così diversi tra loro? 
Questa è una domanda a cui ho trovato una risposta (seppure di comodo) da poco, da quando una mia amica mi ha chiesto in che giorno ero nata e ha commentato la risposta dicendo che ero una cuspide. Una cuspide Acquario - Pesci, ossia una delle tre più contraddittorie dal punto di vista astrologico. Pur non credendo nell’oroscopo, mi sono affezionata a questa defini zione che rispecchia i due lati preminenti del mio carattere, ossia la necessità di essere razionale e metodica con l’impulso onnipresente a cedere all’istinto e all’intuito. Per coniugare i due mondi ho fatto una scelta a priori, decidendo che ove possibile avrei fatto sempre e comunque prevalere l’Acquario e la sua razionalità perché  come diceva la mia nonna sabina: meglio un uovo oggi che la gallina domani!


Strix Julia è un paranormal romance piuttosto insolito. Com’è nata l’idea? 
Strix Julia è nata mettendo insieme vari elementi di vita vera che si sono fusi con uno scenario stregonesco che da un po’ avevo in mente. Da una parte, quindi, avevo presenti una serie di rapporti infranti improvvisamente, senza una ragione apparente, a discapito di coppie che sembravano solide e felici. Così come ho spesso riflettuto sui luoghi comuni legati al periodo  legato all’attesa di un figlio, dove tutto sembra che debba essere perfetto e la vita di coppia debba necessariamente toccare un punto eccelso.   Dall’altro c’era una prospettiva diversa nella concezione della strega vista non come una deviazione dell’essere femmineo ma come una sua evoluzione. Fosco Scionni, che si innamora della strga, la strix Julia, viene proiettato in due dimensioni parallele all’Adesso, ossia a quella che condivide con sua moglie Daria. Nei due scenari che si alternano alla vita vera, egli conduce un’esistenza diversa, frammentata, con alti e bassi di umore, sulla scia di una donna che è l’altra, a indicare le alternative che a volte si affacciano nell’esistenza quotidiana e con cui bisogna fare i conti. alternative che spesso vincono sul consolidato.  


La storia è narrata a partire dal punto di vista di Fosco. È stato difficile calarsi nei panni e nella psicologia di un personaggio maschile? Se sì, quali sono state le maggiori difficoltà incontrate? 
A prescindere dal fatto che la mia interpretazione sia stata più o meno azzeccata, non ho avuto timore nell’indossare i panni di Fosco Scionni. Uomini sono mio padre, mio marito e i miei figli. Uomini sono la maggior parte dei miei amici universitari e quasi tutti i miei colleghi di lavoro. Cercare di interpretare il punto di vista di un uomo è per me naturale, sempre a prescindere dalla bontà dell’operazione. Trovo l’universo maschile molto interessante. Ogni persona è una persona, innanzi tutto, dunque un caso a sé. Ma il pragmatismo di fondo, l’utilitarismo nelle scelte, l’essenzialità nel quotidiano sono molto tipiche, a mio avviso, della sfera maschile. Ritengo che i comportamenti tipici abbiano una profonda ragione d’essere insita nel nostro essere animali, alle necessità di una specie di esistere e persistere. Dunque adoro la psicologia maschile soprattutto nelle sue componenti più semplici e genuine, frutto di anni di evoluzione e di darvinismo.     


Il tema della caccia alla streghe attraversa l’intero romanzo. Come nasce il tuo interesse per questo argomento e come ti rapporti all’universo della stregoneria?

Le streghe sono le protagoniste d’eccellenza delle favole a tinte noir che vengono lette ai bambini e dunque rappresentano un elemento di primaria importanza nell’immaginario infantile. Crescendo si incappa nell’inquisizione spagnola, nelle torture e nei roghi, altri elementi questi che alimentano la fantasia. Senza dimenticare che ogni aspetto del quotidiano, secondo me, è influenzato da una costante caccia alle streghe sebbene in astratto sia possibile parlare di caccia al  diverso, al pericoloso, all’innaturale. I miei rapporti con l’universo della stregoneria si limitano a questo percorso, che è probabilmente quello di molti. Facendo un discorso più glamour, ritengo che alcune donne abbiano un fascino sottile che definirei molto stregonesco, questo sì.     


Altro tema in primo piano è quello della paternità affrontato e scandagliato in quest’opera in maniera davvero originale. Ti va di parlarcene? 
Certo Miriam. Ritengo che il rapporto tra padre e figlio non possa e non debba essere comparato con quello che intercorre tra madre e figlio nel periodo che va dal concepimento ai primi mesi di vita del bambino. Fare questa distinzione non significa degradare un sentimento, vuol dire solo prendere atto di una differenza che esiste e che è naturale. Significa rispettare una relazione che si sviluppa in modi e in tempi suoi, secondo regole altre rispetto a quanto stabilito dalla natura che debba accadere tra madre e figlio. Alla lunga, le due relazioni arrivano a un punto di equilibrio laddove  manterranno peculiarità intrinseche che resteranno proprie. Il rapporto paterno è qualcosa che va costruito. Soprattutto innanzi al primo figlio, quando l’esperienza dell’attesa è nuova, è probabile che i comportamenti del padre abbiano quindi una forte componente di automatismo e siano in buona percentuale legati a quanto tramandato dalla tradizione e dal buon senso oltre che dettati dall’amore verso il nascituro.


Sei un’autrice piuttosto prolifica ed eclettica. Hai diverse pubblicazioni all’attivo che spaziano tra differenti generi letterari. Qual è il genere che più ti rappresenta o che preferisci scrivere? Tra i romanzi pubblicati finora, ce n’è  uno a cui ti senti particolarmente legata? 
Penso che a influenzarmi sia prima di tutto essere una lettrice onnivora. Trovo che un libro possa essere bello e interessante a prescindere dal genere e di fatti non ho pregiudizi quando devo acquistare un romanzo. Mi riesce difficile dire qual è il genere che più mi rappresenta, invece, perché a stimolarmi è la magia che sento in una storia e non potrei scrivere senza credere che parte di questa magia possa trapelare in essa. In particolare, anche nei libri che trattano storie d’amore, mi è piaciuto trasfondere nelle vicende un pizzico di soprannaturale, di imprevisto, consapevole del rischio corso. Sono molto legata al primo libro che ho scritto, Il volo di carta.  È stato Il volo di carta ad aprire il portale di cui ho parlato prima. Ho impiegato due anni per la sua stesura, ha un linguaggio molto più ricco di quello che mi permetto oggi, si compone di un numero di cartelle spropositato e non riesco a capire dove ho trovato la forza e la caparbietà per portarlo a termine. È pur vero che dopo averlo scritto ho compreso che usarlo come libro d’esordio sarebbe stato un vero suicidio, per cui mentre lo terminavo, ho iniziato un altro romanzo, La saggezza dei posteri, che ha rappresentato la mia prima pubblicazione.


Com’è stato il tuo approccio al mondo editoriale? Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate dal momento in cui hai deciso di pubblicare? 
Sono stata fortunata. Ho trovato in breve tempo un editore NOEAP per La saggezza dei posteri. Più che difficoltà ho accumlato parecchio stress perché avevo ricevuto una prima lettera dell’editore nel febbraio 2011 e la pubblicazione è avvenuta nel dicembre 2011.


Dal 2012 sei ospite fisso in una trasmissione televisiva  dedicata ai libri che va in onda su Rieti Lazio TV. Il tuo feedback su questa esperienza? 
È un’esperienza bellissima, perché mi permette di parlare di libri della piccola editoria che pur essendo belli e interessanti, non ricevono la luce dei riflettori come sarebbe giusto. È stata una scelta fatta con lo staff intelligente e proattivo dell’emittente reatina che trasmette su digitale terrestre in diretta nel lazio e in streaming su web. Le puntate sono caricate poi sul canale youtube, “cristina lattaro”. Sarebbe stato poco gratificante e inutile discutere del best seller di turno come fanno abbondantemente e con ridondanza i network di portata nazionale. Ma il momento più magico è rappresentato dall’intervento skype degli autori, degli editor, degli editori e di chiunque abbia qualcosa da dire. Fantastico!


Tra le tue pubblicazioni figurano libri in formato cartaceo ma anche titoli disponibili esclusivamente in formato eBook. Come ti rapporti, da scrittrice e da lettrice, all’editoria elettronica? 
L’ebook mi ha dato la possibilità di pubblicare Il volo di carta con le sue centinaia di cartelle. Ma avere questa opportunità di per sé non mi avrebbe convinta a pubblicare. Ho valutato altri due elementi. Il primo: che l’editore in questione fosse selettivo e curasse il catalogo sotto tutti i punti di vista. Il secondo: che il prezzo dell’ebook fosse tale da permettermi di veicolare il nome. Insomma, sia come lettrice che come lettrice ritengo che l’editoria digitale debba essere di qualità perché solo allora rappresenta una grande opportunità. Non solo, l’editore de il volo di carta mi ha lasciato i diritti sul cartaceo (altra caratteristica vincente) che ho usato per l’autoproduzione del libro (sarà in vendita su youcanprint dalla prossima settimana). Le altre mie uscite in ebook sono state o saranno seguite in breve dal cartaceo. Al momento, la doppia strada è forse quella più flessibile ma, ripeto, l’editoria digitale di qualità rappresenta un’opportunità eccellente. 


Sogni e progetti per il prossimo futuro? 
Al momento ho in cartellone la partecipazione al San Giorgio di Mantova books come autrice. Tra poco sarà pubblicato il secondo volume della trilogia erotica Biglia di vetro, filone che  ha rappresentato per me una grande sfida. Ho due romanzi nel cassetto. Uno l’ho mandato in giro, l’altro è in sedimentazione.  Ho due romanzi scritti a metà che spero di finire prima dell’estate.  Sogno sempre di allocare tutto… però penso che i progetti più belli io debba ancora formularli, almeno in questo faccio affiorare i Pesci.



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