Recensione: Il ritorno della Bestia
Titolo: Il ritorno della Bestia
Autore: Richard Laymon
Traduttore: Paolo Di Orazio
Editore: Independent Legions Publishing
Illustrazione di copertina: Giampaolo Frizzi
Revisione: Alessandro Manzetti
Proofreading: Miriam Mastrovito
Pagine: 320
Prezzo eBook: 4,99
Prezzo cartaceo: 18,71
Disponibile su Amazon
Descrizione:
Prima edizione Italiana del romanzo 'The
Beast House' (1986)
Sono trascorsi cinque anni da quando Tyler
e Dan si sono lasciati, ma lei non l’ha dimenticato. Colta da un impeto di
nostalgia, decide di recarsi con l’amica Nora a Malcasa Point, dove l’uomo si è
trasferito, nella speranza di rintracciarlo.
Intanto, lo scrittore horror Gorman Hardy,
alla ricerca di materiale per il suo prossimo bestseller, parte con il socio
Brian Blake per la stessa cittadina, al fine di indagare sul mistero che
ammanta la macabra attrazione turistica del posto.
Ed è proprio lì che le strade dei
protagonisti si incontrano, nella Casa della Bestia, un tempo teatro di orrendi
delitti attribuiti a un essere mostruoso, ora trasformata in un museo.
Nient’altro che un inutile monumento agli orrori del passato? O una scaltra
trovata pubblicitaria? Molti pensano che sia così, ma qualcuno è convinto del
contrario e sostiene che l’incubo non rimarrà solo un ricordo perché la bestia
è in agguato e si appresta a colpire ancora.
La recensione di Miriam:
Nella vita si inseguono obiettivi diversi,
ma a volte può capitare che, inaspettatamente, conducano a una stessa meta.
Lo scrittore Gorman Hardy, desideroso di
replicare il successo raggiunto con il suo bestseller Horror at Black River Falls, dopo aver ricevuto la lettera di una
sconosciuta che sostiene di essere in possesso di un documento che potrebbe
interessargli, parte con il suo socio Brian Blake a caccia di una nuova
sensazionale storia da raccontare.
Tyler, invece, è una comune libraia che
sogna l’amore. Dopo aver rotto con il ragazzo, Dan, non ha più provato
interesse per nessuno e non è riuscita a dimenticarlo. A distanza di cinque
anni, convinta di aver commesso un errore, spera di essere ancora in tempo per
rimediare e, incoraggiata dall’amica Nora, decide di andare a cercarlo nella
cittadina in cui si è traferito. Lungo la strada, le due ragazze si imbattono
in una coppia di ex Marines, Abe e Jack, che dopo averle soccorse in un momento
di difficoltà scelgono di unirsi alla compagnia.
Sebbene spinti da motivazioni diverse, i
protagonisti finiscono per ritrovarsi tutti a Malcasa Point. Ciò che cercano
sembra attrarli verso un unico luogo: la Casa delle Bestia, in passato teatro
di orrendi delitti, ora trasformato in un macabro museo.
Un tour raccapricciante, ma che potrebbe
essere nulla più che un’astuta trovata pubblicitaria, è l’originale idea da cui
Laymon prende spunto per tessere un incubo coi fiocchi.
L’arrivo di Hardy in città, e l’avvio
delle sue ricerche sulla casa, coincide, infatti, con il verificarsi di
misteriose sparizioni. Una pura casualità o la bestia non è solo una leggenda?
Sfruttando tutti gli elementi che
alimentano la tensione, dalle atmosfere tetre ai colpi di scena, senza
escludere le scene splatter, l’autore ci offre una storia in grado di
intrattenerci facendoci correre i brividi lungo la schiena. Riesce a
sorprenderci con svolte mai scontate e soluzioni inattese ̶ uno
dei maggiori punti di forza del romanzo sta proprio nell’imprevedibilità della
sua evoluzione ̶ e nello stesso tempo ci consente di
immedesimarci nei diversi personaggi grazie alla loro caratterizzazione
approfondita. Nel canovaccio horror si inseriscono a pieno titolo le emozioni,
e il background dei protagonisti gioca un ruolo fondamentale. La paura impera,
com’è giusto che sia, ma non è solo questo che si prova leggendo. Fra le pagine
trova spazio una bellissima storia d’amore che si inserisce con straordinaria
naturalezza nell’insolito contesto.
La Casa della Bestia è un luogo di morte,
sfidarlo significa avvicinarsi alla fine, sentirne l’odore e toccarla con mano.
La voglia di innamorarsi e la pulsione erotica
̶ che come in tutte le opere di
Laymon anche qui è fortissima e si esprime attraverso descrizioni esplicite ̶ si
configura come la reazione spontanea alla paura di morire. È l’istinto di
sopravvivenza che cerca di affermarsi quando sopravvivere sembra impossibile.
Chiaramente non è questa l’unica risposta,
gli attori di questa avventura hanno personalità molto diverse fra loro e di
conseguenza non si pongono tutti nello stesso modo nei confronti della realtà
che li circonda. Da questo punto di vista, rappresentano una campione
variegato, e anche per questo realistico, di umanità.
Se Tyler all’inseguimento della vecchia
fiamma, incarna la ragazza sognatrice e fragile, Nora che le fa da spalla e la
sostiene sempre, rappresenta la donna più sicura di sé, desiderosa di avventura
e pronta a rischiare, nella consapevolezza che senza osare non si può sperare
nel brivido. Mentre la prima, a tratti, sembra lasciarsi schiacciare dagli
avvenimenti e cedere, la seconda rivela un forte senso pratico. Abe affronta
tutto con coraggio e profondo senso di giustizia, non si accontenta di
sfangarla, ma si preoccupa degli altri e punta a riscattare chi ha subito un
oltraggio. Jack, invece, è più attaccato agli aspetti materiali, da ogni
situazione cerca di trarre non solo il meglio ma anche un possibile tornaconto
personale.
A loro si contrappone Gorman Hardy, con la
sua avidità e il suo cinismo. Soldi e successo, per lui, sono tutto ciò che
conta e non c’è nulla che possa fermarlo quando sente di poterli ottenere.
Fra tutti loro, quasi fosse un elemento a
sé, si staglia poi Captain Frank, il personaggio più enigmatico e più pittoresco
fra tutti. Considerato un po’ il pazzo
del villaggio, è forse più lucido di chiunque altro e, probabilmente, non
sono solo favole quelle che racconta.
Riprendendo elementi tipici del genere ̶ come
il mostro, la casa infestata, le leggende che prendono vita ̶ ma rielaborandoli in modo originale e, a volte
anti convenzionale, Il ritorno della
Bestia si afferma come un romanzo classico e innovativo allo stesso tempo;
sorprendentemente attuale, anche nell’idea del museo degli orrori che, pur
nella sua bizzarria, rispecchia benissimo la tendenza voyeuristica della
società odierna, la sua attenzione morbosa per il dettaglio macabro, o la smania
di spettacolarizzare e monetizzare tutto, morte inclusa.
Commenti
Posta un commento