mercoledì 31 gennaio 2018

Recensione: Il ritorno della Bestia

Titolo: Il ritorno della Bestia
Autore: Richard Laymon
Traduttore: Paolo Di Orazio
Editore: Independent Legions Publishing
Illustrazione di copertina: Giampaolo Frizzi
Revisione: Alessandro Manzetti
Proofreading: Miriam Mastrovito
Pagine: 320
Prezzo eBook: 4,99
Prezzo cartaceo: 18,71
Disponibile su Amazon



Descrizione:
Prima edizione Italiana del romanzo 'The Beast House' (1986)
Sono trascorsi cinque anni da quando Tyler e Dan si sono lasciati, ma lei non l’ha dimenticato. Colta da un impeto di nostalgia, decide di recarsi con l’amica Nora a Malcasa Point, dove l’uomo si è trasferito, nella speranza di rintracciarlo.
Intanto, lo scrittore horror Gorman Hardy, alla ricerca di materiale per il suo prossimo bestseller, parte con il socio Brian Blake per la stessa cittadina, al fine di indagare sul mistero che ammanta la macabra attrazione turistica del posto.

Ed è proprio lì che le strade dei protagonisti si incontrano, nella Casa della Bestia, un tempo teatro di orrendi delitti attribuiti a un essere mostruoso, ora trasformata in un museo. Nient’altro che un inutile monumento agli orrori del passato? O una scaltra trovata pubblicitaria? Molti pensano che sia così, ma qualcuno è convinto del contrario e sostiene che l’incubo non rimarrà solo un ricordo perché la bestia è in agguato e si appresta a colpire ancora.

La recensione di Miriam:
Nella vita si inseguono obiettivi diversi, ma a volte può capitare che, inaspettatamente, conducano a una stessa meta.
Lo scrittore Gorman Hardy, desideroso di replicare il successo raggiunto con il suo bestseller Horror at Black River Falls, dopo aver ricevuto la lettera di una sconosciuta che sostiene di essere in possesso di un documento che potrebbe interessargli, parte con il suo socio Brian Blake a caccia di una nuova sensazionale storia da raccontare.
Tyler, invece, è una comune libraia che sogna l’amore. Dopo aver rotto con il ragazzo, Dan, non ha più provato interesse per nessuno e non è riuscita a dimenticarlo. A distanza di cinque anni, convinta di aver commesso un errore, spera di essere ancora in tempo per rimediare e, incoraggiata dall’amica Nora, decide di andare a cercarlo nella cittadina in cui si è traferito. Lungo la strada, le due ragazze si imbattono in una coppia di ex Marines, Abe e Jack, che dopo averle soccorse in un momento di difficoltà scelgono di unirsi alla compagnia.
Sebbene spinti da motivazioni diverse, i protagonisti finiscono per ritrovarsi tutti a Malcasa Point. Ciò che cercano sembra attrarli verso un unico luogo: la Casa delle Bestia, in passato teatro di orrendi delitti, ora trasformato in un macabro museo.
Un tour raccapricciante, ma che potrebbe essere nulla più che un’astuta trovata pubblicitaria, è l’originale idea da cui Laymon prende spunto per tessere un incubo coi fiocchi.
L’arrivo di Hardy in città, e l’avvio delle sue ricerche sulla casa, coincide, infatti, con il verificarsi di misteriose sparizioni. Una pura casualità o la bestia non è solo una leggenda?
Sfruttando tutti gli elementi che alimentano la tensione, dalle atmosfere tetre ai colpi di scena, senza escludere le scene splatter, l’autore ci offre una storia in grado di intrattenerci facendoci correre i brividi lungo la schiena. Riesce a sorprenderci con svolte mai scontate e soluzioni inattese  ̶  uno dei maggiori punti di forza del romanzo sta proprio nell’imprevedibilità della sua evoluzione  ̶  e nello stesso tempo ci consente di immedesimarci nei diversi personaggi grazie alla loro caratterizzazione approfondita. Nel canovaccio horror si inseriscono a pieno titolo le emozioni, e il background dei protagonisti gioca un ruolo fondamentale. La paura impera, com’è giusto che sia, ma non è solo questo che si prova leggendo. Fra le pagine trova spazio una bellissima storia d’amore che si inserisce con straordinaria naturalezza nell’insolito contesto.
La Casa della Bestia è un luogo di morte, sfidarlo significa avvicinarsi alla fine, sentirne l’odore e toccarla con mano. La voglia di innamorarsi e la pulsione erotica  ̶  che come in tutte le opere di Laymon anche qui è fortissima e si esprime attraverso descrizioni esplicite  ̶  si configura come la reazione spontanea alla paura di morire. È l’istinto di sopravvivenza che cerca di affermarsi quando sopravvivere sembra impossibile.
Chiaramente non è questa l’unica risposta, gli attori di questa avventura hanno personalità molto diverse fra loro e di conseguenza non si pongono tutti nello stesso modo nei confronti della realtà che li circonda. Da questo punto di vista, rappresentano una campione variegato, e anche per questo realistico, di umanità.
Se Tyler all’inseguimento della vecchia fiamma, incarna la ragazza sognatrice e fragile, Nora che le fa da spalla e la sostiene sempre, rappresenta la donna più sicura di sé, desiderosa di avventura e pronta a rischiare, nella consapevolezza che senza osare non si può sperare nel brivido. Mentre la prima, a tratti, sembra lasciarsi schiacciare dagli avvenimenti e cedere, la seconda rivela un forte senso pratico. Abe affronta tutto con coraggio e profondo senso di giustizia, non si accontenta di sfangarla, ma si preoccupa degli altri e punta a riscattare chi ha subito un oltraggio. Jack, invece, è più attaccato agli aspetti materiali, da ogni situazione cerca di trarre non solo il meglio ma anche un possibile tornaconto personale.
A loro si contrappone Gorman Hardy, con la sua avidità e il suo cinismo. Soldi e successo, per lui, sono tutto ciò che conta e non c’è nulla che possa fermarlo quando sente di poterli ottenere.
Fra tutti loro, quasi fosse un elemento a sé, si staglia poi Captain Frank, il personaggio più enigmatico e più pittoresco fra tutti. Considerato un po’ il pazzo del villaggio, è forse più lucido di chiunque altro e, probabilmente, non sono solo favole quelle che racconta.
Riprendendo elementi tipici del genere  ̶  come il mostro, la casa infestata, le leggende che prendono vita   ̶   ma rielaborandoli in modo originale e, a volte anti convenzionale, Il ritorno della Bestia si afferma come un romanzo classico e innovativo allo stesso tempo; sorprendentemente attuale, anche nell’idea del museo degli orrori che, pur nella sua bizzarria, rispecchia benissimo la tendenza voyeuristica della società odierna, la sua attenzione morbosa per il dettaglio macabro, o la smania di spettacolarizzare e monetizzare tutto, morte inclusa.












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