Recensione: La stella di Niamh di Vittorio Maria Pelliccioni
Descrizione:
Liam è un giovane apprendista fabbro che vive alla giornata,
arrangiandosi come può e cercando di non finire in mezzo ai guai. Ha perso i
genitori quando era ancora in fasce ed è stato cresciuto da Treasa, che si è
presa cura di lui e di Vincent, un altro giovane orfano. Un giorno, fuggendo
dal terribile Kieran, che vuole punirlo per un furto, si ritrova nella
misteriosa foresta bianca di Oran, protagonista delle leggende che Treasa
racconta da sempre. L’incontro con un piccolo mostriciattolo che si intrufola
in un albero cambierà per sempre l’esistenza di Liam, ponendolo di fronte a un
mondo sotterraneo abitato dal Male e da creature spaventose con cui dovrà fare
i conti.
La recensione di Sara:
Liam è un adolescente, passa le sue giornate tra la fucina
del fabbro per cui fa l’apprendista e le coccole di Treasa, la donna che si
occupa di lui sin da quando era bambino.
Il ragazzo è uno scapestrato, si diletta in piccoli
furtarelli e, un giorno, proprio per sfuggire all’Orco di Wynnegard a cui ha
rubato delle arance, si ritrova nella foresta di Oran, un luogo magico e
pericolo da cui Treasa l’ha sempre messo in guardia. Qui Liam incontra uno
strano mostriciattolo che gli mostrerà la strada per un mondo sotterraneo fatto
di demoni e creature terrificanti che non bramano altro che invadere il territorio
degli uomini.
Questo incontro cambia per sempre la vita di Liam che, al fianco
degli Audaci, si troverà ad affrontare creature mostruose capitanate dal
Mietitore.
La stella di Niamh è un romanzo dalle note grimdark che con
l’impianto dell’epic fantasy ci trasporta in un mondo oscuro fatto di orchi,
demoni, vampiri e troll.
Liam non è il classico eroe che ci si aspetta, è testardo e,
come ogni adolescente che si rispetti, si lascia spesso trasportare dall’ira e
lo fa con modi poco raffinati. Ha sempre la risposta pronta, una lingua lunga e
tagliente e non è per nulla avvezzo alle regole. Un eroe decisamente fuori
dagli schemi che si fa amare e odiare al contempo. Un eroe in cui sicuramente è
facile immedesimarsi perché costruito a misura d’uomo. Quello che abbiamo
davanti non è un superuomo dai poteri magici ma un semplice ragazzino pronto ad
allenarsi e combattere contro le più atroci creature pur di avere la sua
vendetta
Ciò che colpisce di questo romanzo è la semplicità con cui l’autore
mette in piedi e descrive un mondo complesso e crudo. Con una scrittura
lineare, pulita e diretta ci presenta una storia originale e piena di colpi di
scena.
Il worldbuilding, se pur rimandando ad altri capolavori del
genere, è del tutto innovativo, ben fatto e pone l’attenzione ai dettagli in
maniera meticolosa e unica.
Uno dei punti a favore è la crudezza che caratterizza il
mondo sotterraneo, un mondo fatto di creature cattivissime, pronte alle più
atroci nefandezze pur di raggiungere i propri scopi. E la penna di Vittorio Maria
Pelliccioni non fa sconti, ci descrive senza censure quella cattiveria, quell’orrore
che regna nella Prigione. Percepiamo l’odore del sangue che scorre nei
sotterranei, proviamo terrore proprio come le creature che li abitano.
Quello de La stella di Niamh non è un luogo fatato fatto di
fatine e creature buone, è un luogo sporco, oscuro, dove regnano l’ambizione,
la sete di potere e la voglia di vendetta.
I personaggi sono ben caratterizzati, si fanno amare e
odiare con facilità e trasporto.
La storia è appassionante, le pagine scorrono con velocità e
la voglia di scoprire cosa succede nel capitolo successivo è davvero tanta!
Un fantasy che, attraverso allegorie, ci mostra il marciume
del mondo e la bruttura che spesso lo governa.
Un romanzo adatto sicuramente a chi ha lo stomaco forte, a
chi non ama le storie infiocchettate, pregne di belle parole e descrizioni da
favola. Un romanzo per chi nel fantasy cerca quel tocco dark che non guasta
mai.
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