Recensione: Kambo e Iboga. Medicine sciamaniche in sinergia

Titolo: Kambo e Iboga. Medicine sciamaniche in sinergia
Autore: Giovanni Lattanzi
Editore: Bibliosofica
Pagine: 402
Prezzo: 20,00 euro

Descrizione:

Nota semplicemente con il nome di Kambo, la secrezione di una rana dal nome scientifico di Phyllomedusa bicolor, ha svolto per millenni un ruolo decisivo nella cultura sciamanica delle tribù dell’Amazzonia. Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, nell’Africa centro occidentale la corteccia della radice di una pianta sacra, la Tabernanthe Iboga, viene usata da tempi immemorabili dai Pigmei del Gabon e del Camerum.
In questa raccolta di ricerche antropologiche e scientifiche, interviste e testimonianze, oltre ad un’estensiva trattazione riguardante questi due enteogeni ancora poco conosciuti in Italia, Giovanni Lattanzi offre informazioni sulla sua innovativa metodologia.
Giovanni Lattanzi è il primo sciamano europeo ad aver elaborato un metodo di guarigione spirituale usando una sinergia di Kambo e Iboga applicando il Kambo sui Meridiani secondo le indicazioni della Medicina Tradizionale Cinese e somministrando la corteccia di Iboga ad alto e basso dosaggio.
Particolare attenzione viene rivolta agli studi sui peptidi presenti nella secrezione del Kambo effettuati dal Professor Vittorio Erspamer, nominato al Nobel per la Medicina e la Fisiologia da Rita Levi Montalcini; agli studi sull’Ibogaina, un alcaloide della corteccia di radice di Iboga divenuto noto per la sua sorprendente capacità di risolvere problemi legati alla tossicodipendenza, ADHD e ADD; agli studi sull’attivazione da parte dell’alcaloide Ibogaina di stati di coscienza quali il sogno lucido e il sonno attivo; all’esempio di Nikola Tesla che testimonia come sogni e visioni abbiano cambiato il nostro mondo. Un intero capitolo del libro è dedicato alla tradizione tolteca di Don Juan e Carlos Castaneda, ai segreti che questa ancora cela e all’inquietante universo de los voladores.
In un'era in cui la salute pubblica viene sempre più monopolizzata dagli interessi delle big farmas, l'autore ci mostra come le più recenti ricerche effettuate sugli enteogeni stiano apportando un contributo decisivo verso la comprensione dell'universo del cervello umano e della sua intrinseca capacità di 'risettare' sé stesso e ci aiuta a comprendere come l'affascinante universo degli enteogeni sia ben lontano dai pregiudizi con i quali viene sbrigativamente liquidato in Occidente.

L'autore: 
Giovanni Lattanzi è nato a Roma nel 1962. Si è laureato in Religioni e Filosofie dell’India e dell’Estremo Oriente con il professor Corrado Pensa che lo ha iniziato alla meditazione Vipassana. Per più di dieci anni ha praticato meditazione Zen in Francia, nella comunità buddhista di Plum Village fondata dal Maestro Thich Nath Hanh e dal 2005 è fardado della chiesa olandese del Santo Daime, il Ceu da Santa Maria. Pittore e poeta, ha tenuto mostre – personali e collettive – e performance d’arte in Europa; ha pubblicato due libri di poesie spirituali, Dall’acqua e dal Fuoco (2006) e Door Water en Vuur (2007). Dal 2009 facilita cerimonie di Kambo e Iboga in vari paesi tra cui Olanda, Italia, Repubblica Ceca, Finlandia, Messico e Perù e conduce workshop per aspiranti facilitatori di Kambo interessati ad imparare il suo metodo di applicazione. Vive e lavora ad Amsterdam.

La recensione di Miriam:

Una rana  e una radice sacra sono i protagonisti dello straordinario libro di cui vi parlo oggi. No, non si tratta di una favola, tutt’altro, anche se devo ammettere che qualcosa di magico ce l’ha, perché leggendolo si ha l’impressione di stringere fra le mani una chiave in grado di dischiudere nuovi orizzonti di conoscenza, di luce.
Il Kambo è una secrezione prodotta da una rana (Phillomedusa bicolor) che vive nella foresta amazzonica, mentre l’Iboga si ricava dalla corteccia della radice di una pianta sacra che cresce in Africa. Pur riferendosi ad aree geografiche e a popolazioni molto distanti fra loro, entrambe sono antiche medicine e da millenni vengono impiegate, soprattutto in ambito sciamanico e religioso. Le tribù amazzoniche, tra le altre cose, utilizzano il Kambo per liberarsi dalla panema (l’energia negativa, la cattiva fortuna) ma anche per combattere malattie epidemiche come la malaria o per salvarsi dal veleno dei serpenti. Dall’altra parte dell’Oceano, l’Iboga (che letteralmente significa prendersi cura) è impiegata dai Pigmei come Sacramento nell’ambito della religione Bwiti ma nondimeno come medicinale in grado di curare varie malattie fisiche, l’infertilità, l’alcolismo.
A partire dagli anni Trenta del novecento, ma soprattutto dagli anni Settanta in poi, il mondo occidentale è entrato in contatto con queste realtà, sicché gli enteogeni di cui si tratta  – seppur attraverso un percorso accidentato e irto di ostacoli, legati in parte al pregiudizio in parte a un complesso gioco di interessi economici – , sono arrivati sino a noi.
Questo saggio costruisce una sorta di ponte ideale fra le due culture e le due medicine che, nell’esperienza dell’autore si incontrano per lavorare in sinergia. Giovanni Lattanzi è, infatti, il primo sciamano europeo ad aver elaborato un metodo di guarigione spirituale che prevede l’impiego coordinato di Kambo e Iboga. E non solo. Avvalendosi delle conoscenze maturate attraverso lo studio della Medicina Tradizionale Cinese, ha sviluppato una tecnica di applicazione del Kambo che combina le sue proprietà curative con la riflessologia auricolare e plantare.
Nel libro la illustra in maniera chiara ed esaustiva, ma non si limita a questo. L’opera, in effetti, si offre al lettore come un trattato completo che parte dalla descrizione del Kambo e dell’Iboga, esplorando il loro significato e il loro impiego nei corrispettivi contesti originari, per poi passare al loro approdo in Occidente, agli studi scientifici condotti in particolar modo dal Premio Nobel Professor Vittorio Espamer e al contributo che le ricerche su queste sostanze stanno fornendo nella comprensione del cervello umano, al loro utilizzo sperimentale nel trattamento della tossicodipendenza, dell’alcolismo, del disturbo post-traumatico da stress e della ADHD, sino ad arrivare all’esperienza diretta e agli studi condotti dall’autore.
Il tutto è arricchito da una serie di interviste e testimonianze che garantiscono un costante contatto fra teoria e pratica.
La lettura ci consente di familiarizzare con queste medicine, di imparare a conoscerle –  e a contestualizzarle anche – seguendo un approccio scevro da pregiudizi e luoghi comuni, tanto che la consiglio vivamente a quanti abbiano voglia di capire esattamente cosa sono, come agiscono, quali sono le loro potenzialità.
“Una delle motivazioni che mi hanno spinto a scrivere questo libro” spiega Lattanzi nell’Introduzione “è il bisogno di fare chiarezza sui facili fraintendimenti e pregiudizi che girano intorno al mondo degli enteogeni in generale e del Kambo e dell’Iboga in particolare. Gli enteogeni vengono facilmente bollati con etichette che sono in realtà dei cliché creati da paura, ignoranza o interessi economici che preferirebbero relegare nell’ambito dell’illecito o del pericoloso tutto ciò che esce fuori dai tracciati dettati dalle leggi della politica e da un modo convenzionale di pensare.”
Un tentativo di “sdoganare” lontanissimo dalla sregolatezza ma condotto con rigore e saggezza. Nel ribadire che sostanze come il Kambo e l’Iboga non sono assolutamente assimilabili agli stupefacenti, né possono avere uno scopo ricreativo, l’autore non manca di scoraggiare il fai da te, rimarcando l’importanza di approcciarsi a determinate esperienze sotto la guida di facilitatori esperti e, nello steso tempo, sottolinea che gli enteogeni non vanno considerati come sostitutivi della medicina ufficiale. Del resto, il suo percorso e la sua riflessione non puntano alla separazione, bensì all’avvicinamento di due mondi che finora sono rimasti separati, quello appunto della scienza e quello della ricerca interiore.
Tuttavia l’attenzione non si focalizza esclusivamente su questo. Uno degli aspetti più interessanti del saggio, dal mio punto di vista, è da rintracciarsi nella sua capacità di allargare il raggio di interesse, facendoci entrare nel merito della cultura sciamanica e proponendoci un interessante confronto fra due modi differenti di intendere l’essere umano e la medicina stessa.
Un intero capitolo è dedicato alla tradizione tolteca e agli insegnamenti di Don Juan, così come ampio spazio è dedicato alle testimonianze sul sogno e sulla sincronicità, con particolari riferimenti a  Nikola Tesla e Carl Gustav Jung.
Uno dei punti sensibili, ben messo in evidenza e approfondito, riguarda, per esempio la visione dell’uomo nella cultura sciamanica, inteso non come essere diviso in mente e corpo ma come un tutto unico, che a sua volta è parte integrante di un macrocosmo, che non solo lo comprende ma è parte della sua stessa essenza (non siamo ma inter-siamo come afferma il maestro zen Tich Nath Hanh).
I poteri  curativi  degli enteogeni, e dell’Iboga in particolare,  vanno appunto rintracciati nella capacità di mostrare, a colui che ne fa uso,  le ombre della sua anima, di aiutarlo a individuare gli aspetti di sé e della propria vita che necessitano di un cambiamento, affinché possa raggiungere uno stato di armonia e pace interiore – non a caso il saggista americano Daniel Pinchbeck ha paragonato una sessione di Iboga a dieci anni di psicoterapia. Non dunque una sostanza estranea introdotta nell’organismo, ma una medicina che risveglia, attivando un processo di autoguarigione che parte dalla spirito.
Leggere questo libro, in definitiva, è come compiere un viaggio alla scoperta di un universo affascinante e ricco di potenzialità, ma nello stesso tempo alla riscoperta del senso della vita e della sua sacralità.






 




Commenti

  1. Grazie tante Miriam per la tua bella recensione al mio libro. Avendoci speso diversi anni di lavoro, una decina quasi, fa tanto piacere che ci sia una persona come te che lo apprezza e lo promuove ai lettori italiani.
    Giovanni

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    1. Grazie a te per la visita ma soprattutto per aver scelto di condividere la tua esperienza attraverso questo libro straordinario. Ho imparato tanto leggendolo e mi hai aperto nuovi orizzonti.

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