lunedì 21 novembre 2016

Recensione: Controllo remoto

Titolo: Controllo remoto
Autore: Domenico Mortellaro
Editore: Karashò
Lunghezza stampa: 56
Prezzo: 0,99
Disponibile su Amazon

Descrizione:
Una giornata qualunque per Annabelle, adolescente perfetta dall'esistenza brillante. Un giorno come tanti per Clotilde, stessa età, opposto temperamento.
Annabelle e Clotilde non si conoscono, non si sono mai viste. Incroceranno oggi, per la prima volta, lo sguardo. E la realtà non sarà decisamente più la stessa.
"Controllo remoto" è il primo volume di una serie che si comporrà di racconti e romanzi a cavallo tra l'horror più estremo ed il thriller più psicologico, ambientati a cavallo tra i tanti Palcoscenici che chiamiamo "realtà" ed Arcologia, la grande megalopoli - "ovunque ed in nessundove" - che l'Architetto ha plasmato dal nulla, prima di scomparire.


La recensione di Miriam:

Viviamo in una realtà programmata dal computer, anche se non ce ne rendiamo conto. È questa la folle conclusine o la geniale intuizione cui era giunto Philip Dick.
Tutto ciò che riteniamo reale, dunque, non sarebbe che una grande illusione o, parafrasando Berkley, la nostra vita sarebbe il sogno tecnologico di qualcuno.
Molto simile è l’idea alla base del futuro distopico immaginato da Domenico Mortellaro. Nel suo scenario il mondo è diviso in due parti: da un lato c’è Arcologia, la città in cui risiedono i pochi eletti che hanno accesso alla stanza dei bottoni; dall’altro ci sono i Palcoscenici, ovvero un’ampia gamma di realtà parallele su cui si muovono i soggetti controllati dai computer.
I programmatori sono quasi dei registi delle vite altrui, dalla loro postazione le osservano e, volendo, possono intervenire facendo compiere determinate azioni ai personaggi, inserendo variabili nella trama delle loro esistenze, aggiungendo imprevisti o elargendo facilitazioni, proprio come si trattasse di un videogame.
Il problema è che gli attori di cui si tratta sono, a tutti gli effetti, persone dotate di intelletto e sentimenti: come qualsiasi essere, umano si innamorano, gioiscono, soffrono, se si ammalano o si feriscono provano dolore, e se muoiono non è previsto un respawn.
Chi possiede il controllo remoto lo sa e dovrebbe agire di conseguenza, ma sarà davvero così facile tenere a mente che la vita sui Palcoscenici non è esattamente un gioco? E se la facoltà di controllo finisse nelle mani sbagliate?
Questo primo episodio della serie ci fornisce appunto un assaggio di quello che potrebbe accadere in un caso simile. Clotilde, figlia di due programmatori di Arcologia, avvalendosi della complicità di un amico, riesce a ottenere le chiavi d’accesso al programma utilizzato dai suoi. Comincia così a osservare la vita di una famiglia simile alla sua ma insopportabilmente perfetta. Victoria e Mark, coniugi innamorati e genitori modello e Annabelle, una sua coetanea più bella e più felice di lei: sono questi i soggetti che attraggono il suo interesse. La tentazione di rendere la loro storia più movimentata è tanta, la sensazione di onnipotenza inebriante e Clotilde si lascia andare. Si concede un paio di piccoli interventi giusto per il piacere di scompaginare un po’ un copione troppo prevedibile.
Quello che  a lei appare come un passatempo innocente, tuttavia, si rivelerà un gioco molto pericoloso. I diversivi da lei introdotti nelle vite con cui si gingilla produrranno degli effetti catastrofici e quando la ragazza se ne renderà conto sarà troppo tardi per tornare indietro.
Pur trattandosi di un racconto molto breve, l’autore riesce a tratteggiare benissimo uno scenario denso di suggestioni e dalle infinite possibilità. La trama si snoda a ritmo rapidissimo ed è fitta di accadimenti, sicché il libro si legge tutto d’un fiato, spinti dalla curiosità di scoprire cosa accadrà e come si concluderà la bravata di Clotilde. Nello stesso tempo, ogni singolo fotogramma è un invito alla riflessione, un input a guardare la nostra stessa realtà con occhio critico.
In effetti, Controllo remoto è un testo assimilabile a un iceberg: quel che leggiamo è solo ciò che affiora in superficie, ma sotto si cela molto di più ed è proprio questo bagaglio di implicazioni sotterranee che, dal mio punto di visa, rappresenta il maggior punto di forza dell’opera.
Quale il confine fra realtà illusione? Cosa può davvero considerarsi umano e cosa no? Quali possono essere gli effetti delle nostre azioni, anche di quelle prodotte solo digitando su una tastiera?
Sono interrogativi di grandissima attualità e comodamente applicabili a un presente come il nostro in  cui il confine fra reale e virtuale, pur non essendo saltato come nella finzione, va sempre più assottigliandosi. 
Un ottimo inizio per una saga che si preannuncia molto promettente.










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