lunedì 13 giugno 2016

Recensione: Un delitto quasi perfetto

Titolo: Un delitto quasi perfetto 
Autore: Jane Shemilt 
Editore: Newton Compton 
Collana: Nuova Narrativa Newton 
Pagine: 320 
Prezzo: 9,90

Descrizione:    
Emma e Adam Jordan sono due medici all’apice della carriera, così quando viene loro offerta l’opportunità di trascorrere un anno in Africa, con i tre figli, per collaborare a un progetto di ricerca, accettano con entusiasmo, convinti sia l’occasione che aspettano da sempre. E sarà di certo un’esperienza che non dimenticheranno, ma non per le ragioni che i Jordan immaginano. Quando una sera Emma torna a casa e trova vuota la culla del piccolo Sam, il più piccolo dei loro figli, la famiglia capisce che il sogno si è trasformato nel peggiore degli incubi. Un anno dopo, a migliaia di chilometri di distanza, Emma è ancora ossessionata dall’immagine di quella culla vuota, e continua a isolarsi sempre di più dal resto della famiglia. Che ne è stato di Sam? È ancora vivo? Si è trattato di un rapimento o di qualcosa di più inquietante? Cos’è successo davvero quella notte?

L'autrice:  
Jane Shemilt. È un medico di professione e ha conseguito una laurea in Scrittura creativa alla Bristol University e una specializzazione all’università di Bath. Il suo romanzo d’esordio, Una famiglia quasi perfetta, è diventato un bestseller internazionale e le ha dato un’immediata notorietà. Vive a Bristol con il marito, professore di neurochirurgia, e i loro cinque figli.

La recensione di Miriam:

Emma è una ginecologa affermata, suo marito Adam un oncologo di successo; hanno due figliolette deliziose, Alice e Zoe, una bella casa, un mucchio di soldi… insomma, la loro sembra proprio una famiglia perfetta. Ma com’è noto, non è tutto oro quel che luccica, in effetti qualche piccola crepa c’è in questo quadro all’apparenza impeccabile. I due coniugi sono completamente votati al lavoro e fra loro aleggia un forte spirito di competizione, la routine frenetica li inghiotte, assorbe tutte le loro energie, al punto che non rimane quasi mai tempo a sufficienza da dedicare a se stessi e agli affetti. Le bambine sono quasi sempre affidate alle cure di altri e gli spazi per il dialogo si riducono a pochi minuti ritagliati mentre sono in corsa nel traffico o quando si riuniscono per consumare un pasto preso al takeaway.
A ben guardare, non si può dire che siano davvero felici. Quando la maestra di Alice manda a chiamare Emma per informarla che la piccola ha cominciato a compiere piccoli furti ai danni dei compagni, la donna inizia a dubitare anche del suo operato come madre. Forse sarebbe il caso di rallentare, di invertire per un attimo la scaletta delle priorità, prima che sia troppo tardi.
L’occasione si presenta in maniera inaspettata: Adam viene chiamato a svolgere un progetto di ricerca in Botswana che avrà la durata di un anno. Se Emma accettasse di prendere un congedo e seguirlo con le bambine, potrebbe riposarsi e tentare di recuperare il rapporto con loro.
Inizialmente si oppone, l’Africa non la attrae e l’idea di dover essere la sola a sacrificare qualcosa non le sembra neanche tanto giusta. Tuttavia, quando scopre di essere incinta, cede. Dopotutto, avrà bisogno di staccare dal lavoro con un figlio appena nato.
Inizia così un viaggio in una terra sconosciuta, concepito come un’occasione per sanare la famiglia e ripartire con il piede giusto, ma che si trasformerà, invece, in un vero e proprio incubo.
Il Botswana non si rivelerà l’oasi di verde e pace che Emma aveva immaginato. Laddove aveva sognato una piscina in cui trastullarsi con le bimbe, non troverà che una pozza stagnante, perché l’acqua in quel posto è un bene prezioso e non può essere sprecata per capriccio. Povertà, sporcizia, strutture ospedaliere precarie, un caldo torrido, una lingua incomprensibile: sono solo alcuni dei dettagli che Emma registrerà sin da subito come note stonate nello spartito da sogno che aveva composto nella sua testa.
Tutto questo però non è niente in confronto all’orrore di  una culla vuota.
La vera storia, infatti, comincia quando Emma e Adam scoprono che qualcuno ha portato via il loro bambino.
La scomparsa del piccolo Sam e la ricerca disperata dei suoi genitori rappresentano il fulcro intorno a cui ruota il romanzo. Si tratta di un thriller ad altissima tensione, tanto più perché fa leva sulla più grande paura che un genitore possa concepire: vedere il proprio figlio svanire nel nulla e non avere la più pallida idea di cosa possa essergli successo.
Sam è stato rapito? Oppure ucciso? È nelle mani di persone che se ne stanno prendendo cura nell’attesa di incassare un riscatto o è nelle grinfie di terribili aguzzini intenzionati a fargli del male?
Emma  e Sam non conoscono quasi nessuno in Africa, sono lì da poco, non possono avere nemici. Capire chi possa aver fatto una cosa del genere e perché è davvero difficile.
La cosa più agghiacciante però è che da quel che dice la gente del posto, veder sparire un bambino non è così insolito da quelle parti, c’è chi gestisce traffici di neonati per le adozioni illegali, ma c’è anche chi pratica una strana “medicina”, stregoni che utilizzano organi di bimbi per ricavarne pozioni magiche… Il ventaglio di possibilità è raggelante, ma altrettanto lo è l’aria di sufficienza, la rassegnazione ostentata già in partenza dalle forze dell’ordine.
Adam e Sam si ritroveranno fondamentalmente soli a compiere una ricerca disperata, andando contro tutto e tutti. Dovranno sfidare l’ignoto di una terra che si mostra ostile e ricca di segreti, la paura di vedere concretizzarsi la possibilità più terrificante, ma anche i sensi di colpa e di sconfitta nel vedere  la famiglia che, anziché ricomporsi, sembra crollare definitivamente sotto il peso di questo duro colpo.
L’autrice scava con abilità nella psicologia dei personaggi e nelle dinamiche familiari, confeziona un giallo dai risvolti assolutamente imprevedibili e nello stesso tempo affronta tematiche attuali. Il dramma che colpisce i protagonisti si configura come la punta di un iceberg e gradualmente farà emergere tutti i conflitti, che per lungo tempo hanno deliberatamente ignorato.
Ritrovare Sam, a quel punto, non significherà solo uscire finalmente da un limbo fatto di interminabili attese e insopportabili congetture, ma anche ritrovare se stessi e provare a ridisegnare i contorni della propria esistenza a partire da ciò che realmente conta.
Un romanzo dal ritmo incalzante e le atmosfere quasi horror, in cui la più curda realtà si fonde con un pizzico di magia nera; ci tiene col fiato sospeso e nel contempo ci fa riflettere sul significato e sulle difficoltà dell’essere genitori.




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