Recensione: Le passioni della mente. Il romanzo di Sigmund Freud
Titolo: Le passioni della mente
Autore: Irving Stone
Editore: Corbaccio
Collana: I grandi scrittori
Pagine: 912
Prezzo: 19,90
Descrizione:
Sigmund Freud si laureò in Medicina a Vienna nel 1881 e ottenne,
poco dopo, la libera docenza in Neuropatologia. Già durante questi suoi
primi passi nella Clinica Universitaria il giovane Freud si era reso
conto dell’esistenza di molte malattie mentali non riconosciute o
giudicate, allora, incurabili dalle scuole tradizionali. Discepolo di
Charcot a Prigi e della scuola ipnotica di Bernheim a Nancy, Sigmund
Freud sviluppò molto presto i presupposti dottrinali della disciplina
che poi fondò e rese universalmente riconosciuta, formandosi la
convinzione che l’origine dei comportamenti anormali di tipo isterico
andassero ricercate nell’«inconscio» dell’uomo e fatte risalire a eventi
psichicamente traumatici e dimenticati.
Ne seguì la decisione di dedicarsi totalmente all’analisi della mente umana, delle sue passioni, dei suoi complessi, dei suoi tabù, mettendo a punto un metodo sperimentale empirico basato su numerosissime sedute con il paziente alla ricerca degli eventi condizionanti della sua esistenza e attraverso l’interpretazione dei suoi sogni ricorrenti: nasceva la psicanalisi. La teoria freudiana, secondo cui dall’evolversi della sessualità dipende largamente l’equilibrio della personalità, suscitò immediatamente enorme scandalo, ma al tempo stesso fornì la corretta chiave interpretativa di parecchie turbe psichiche.
Come suo solito Irving Stone in questo libro sa cogliere con semplicità, rigore e ricchezza di dettagli l’avventura della vita di una delle personalità più complesse del Novecento, che non è seconda all’avventura dei suoi studi. Dal primo matrimonio con Martha Bernays all’apertura del suo studio privato a Vienna. Dall’impiego dell’elettroterapia fino al celeberrimo caso di Anna O. e al successo delle prime pubblicazioni. Poi il periodo newyorkese con Gustav Jung, l’incontro con Albert Einstein a Berlino, il dramma della figlia Anna sequestrata dalla Gestapo, fino all’esilio londinese. La vita straordinaria di un uomo che ha segnato profondamente la nostra epoca raccontata in modo magistrale.
Ne seguì la decisione di dedicarsi totalmente all’analisi della mente umana, delle sue passioni, dei suoi complessi, dei suoi tabù, mettendo a punto un metodo sperimentale empirico basato su numerosissime sedute con il paziente alla ricerca degli eventi condizionanti della sua esistenza e attraverso l’interpretazione dei suoi sogni ricorrenti: nasceva la psicanalisi. La teoria freudiana, secondo cui dall’evolversi della sessualità dipende largamente l’equilibrio della personalità, suscitò immediatamente enorme scandalo, ma al tempo stesso fornì la corretta chiave interpretativa di parecchie turbe psichiche.
Come suo solito Irving Stone in questo libro sa cogliere con semplicità, rigore e ricchezza di dettagli l’avventura della vita di una delle personalità più complesse del Novecento, che non è seconda all’avventura dei suoi studi. Dal primo matrimonio con Martha Bernays all’apertura del suo studio privato a Vienna. Dall’impiego dell’elettroterapia fino al celeberrimo caso di Anna O. e al successo delle prime pubblicazioni. Poi il periodo newyorkese con Gustav Jung, l’incontro con Albert Einstein a Berlino, il dramma della figlia Anna sequestrata dalla Gestapo, fino all’esilio londinese. La vita straordinaria di un uomo che ha segnato profondamente la nostra epoca raccontata in modo magistrale.
L'autore:
Uomo di lettere, come amava definirsi, Irving Stone
(1903-1989) è autore di affascinanti ricostruzioni storiche e avvincenti
biografie romanzate. Con il rigore di uno storico e la fantasia di un
grande artista ha raccontato la vita degli Impressionisti (Vortici di gloria), quella di Michelangelo (Il tormento e l’estasi), di Van Gogh (Brama di vivere), di Freud (Le passioni della mente), di Schliemann (Il tesoro greco) e di Darwin (L’origine).
La recensione di Miriam:
Il libro di cui vi parlerò oggi non è un fantasy e nemmeno un saggio esoterico; in realtà non
è ascrivibile a nessuno dei generi letterari solitamente frequentati da questo
blog, eppure è in perfetta sintonia con la sua filosofia. Il flauto di Pan si
propone di guardare oltre le apparenze, di esplorare nuove dimensioni, di
approcciarsi al mistero e, la psiche umana sicuramente rappresenta uno dei più
grandi misteri a cui si possa pensare,
forse il più affascinante giacché ciascuno di noi lo serba dentro di sé.
Impossibile è accostarsi a questo enigma senza confrontarsi con la figura di
Sigmund Freud, padre della più sconvolgente quanto illuminante scoperta che si
sia prodotta in tale ambito, nonché promotore di una rivoluzione scientifica
paragonabile, per impatto, a quella copernicana.
A lui è dedicato “Le passioni della mente”. Riproponendo la sua biografia in chiave romanzata Irving Stone ne ripercorre la vita e la carriera ricostruendo, di pari passo, la storia della nascita della psicanalisi. Benché l’autore scelga la forma narrativa del romanzo, non si abbandona a voli di fantasia rimanendo fedele ai fatti documentati. In questo modo persegue il duplice obiettivo di consegnarci un’opera che si lascia leggere con facilità e appassiona al pari di una fiction ma che, nello stesso tempo, conserva tutta la rigorosità e l’attendibilità di un saggio storico- scientifico.
Se il percorso biografico di Freud fa da filo conduttore, ampio spazio viene dedicato alla genesi della teoria psicanalitica e all’esposizione dei suoi contenuti, così come al contesto socio-culturale in cui si sviluppa. Ciò consente al lettore di ottenere un quadro esaustivo sotto diversi punti di vista. Da un lato si delinea un ritratto credibile dell’uomo Freud, dall’altro si dipana la complessa storia della rivoluzione di cui si è reso protagonista e delle reazioni che il suo pensiero ha suscitato nell’ambiente scientifico e non. Tessere queste che vanno a intersecarsi tra loro come fossero i tasselli di un puzzle e che, se prese singolarmente, non potrebbero consentire una corretta comprensione dell’insieme.
Gli anni della giovinezza ci rendono conto dei progetti di Sigmund mettendo in luce delle note caratteriali che giocheranno un ruolo fondamentale nell’evolversi degli eventi. Sin da subito emerge il conflitto tra l’aspirazione a realizzarsi come marito e padre di famiglia e quella alla realizzazione sul piano professionale. Conflitto che segnerà l’inizio di una carriera irta di difficoltà, contrassegnata da rinunce e compromessi ma anche da una grande ostinazione che spingerà Freud a non abbandonare mai del tutto i suoi sogni.
L’insaziabile sete di conoscenza, unitamente alla sua vocazione per la ricerca, fa sì che egli non si arrenda al solo esercizio della professione medica ma insista, nonostante i mille ostacoli e le ristrettezze economiche, nel dedicarsi agli studi di laboratorio.
Lo seguiamo dunque nel percorso formativo che dall’istologia lo conduce alle investigazioni sul cervello umano passando per le ricerche sulla cocaina, fino ad approdare − grazie all’ottenimento di una borsa di studio − alla clinica del professor Charcot che lo spinge all’approfondimento della pratica ipnotica e inconsapevolmente gli fornisce il primo input per la grande scoperta che seguirà.
È collegando quanto appreso sull’ipnosi ad alcune rivelazioni su un caso di isteria seguito dall’amico medico Josef Breuer (quello che passerà alla storia come il caso di Anna O.) che Sigmund comincia a maturare l’idea che alcuni disturbi mentali possano avere cause psichiche piuttosto che organiche. Le sue intuizioni non si fermano qui ma vanno oltre perché, contravvenendo alle convinzioni del maestro Charcot, Sigmund intravede nel metodo ipnotico delle potenzialità terapeutiche. Man mano che le sue idee vanno maturando e trovano una convalida in svariati successi conseguiti nella cura di pazienti isterici e nevrotici, il mondo accademico insorge opponendo un fermo rifiuto a quella che non esita a definire “fiaba psicanalitica”. Descrivendo minuziosamente l’ambiente universitario dell’epoca e sviscerando i rapporti di Freud con maestri e colleghi, Irving Stone ci consente di comprendere a fondo le ragioni per cui la teoria psicanalitica è da ritenersi rivoluzionaria nonché i motivi per cui ha destato tanto scalpore infiammando l’animo di numerosi detrattori.
Rivoluzionaria è l’idea che la psiche possa influire sul soma sino a provocare sintomi che non siano imputabili a cause organiche in un’epoca in cui gli scienziati tutti sono fermamente convinti del contrario e si ostinano a dissezionare cervelli nella speranza di scovare lesioni o malfunzionamenti in grado di far luce sulle malattie mentali.
Ancor più rivoluzionaria è l’idea che si possa curare con la parola inaugurando una pratica terapeutica che, agli occhi dei più, appare poco “scientifica” e abbondantemente ammantata di magia.
Scandalosa, oltre che rivoluzionaria, è infine l’idea di una eziologia sessuale delle nevrosi che si fa strada attraverso la formulazione del complesso di Edipo e le teorie sulla sessualità infantile, tanto più perché germoglia in una società come quella vittoriana che faceva del perbenismo e dell’idillio di un’infanzia incontaminata i suoi baluardi. Sarà proprio su questo terreno che avrà origine l’acceso dibattito destinato a protrarsi negli anni e che accompagnerà l’intera storia del movimento psicanalitico. Sull’argomento vedremo infatti scontrarsi persino i più fervidi sostenitori di Freud, coloro i quali contribuiranno alla nascita di una vera e propria scuola di respiro internazionale intorno alla psicanalisi ma che provocheranno anche profonde fratture al suo interno − basti pensare alle defezioni di Adler e Jung per citare i casi più emblematici.
Procedendo nella lettura ci rendiamo conto di come questo romanzo sia molto più che una semplice biografia. In realtà, attraverso le sue pagine, Irving Stone ci consegna la storia di un uomo straordinario ma anche un imprescindibile capitolo di storia della scienza nonché uno splendido affresco socio- culturale dell’epoca.
Ne consiglio la lettura tanto a chi conosce l’argomento quanto a chi desideri un primo approccio; tanto ai sostenitori, quanto ai detrattori della teoria freudiana perché, a prescindere dalla convinzioni personali, rimane un fatto indiscutibile: Freud è stato il pioniere di una rivoluzione che ha condotto a una nuova e più profonda conoscenza dell’uomo.
Così come scritto in un biglietto di auguri recapitato da Thomas Mann a Sigmund in occasione del suo ottantesimo compleanno e recante la firma di oltre duecento grandi artisti e scrittori di tutto il mondo: “In ogni direzione egli ha dischiuso nuovi problemi e mutato i vecchi criteri di giudizio; con le sue indagini e le sue intuizioni ha immensamente ampliato il campo della ricerca mentale e messo in posizione di debitori persino i suoi avversari […] Anche se l’avvenire dovesse modificare questo o quel risultato delle sue ricerche, non si potranno mai più ridurre al silenzio le domande che Sigmund Freud ha posto all’umanità…”
A lui è dedicato “Le passioni della mente”. Riproponendo la sua biografia in chiave romanzata Irving Stone ne ripercorre la vita e la carriera ricostruendo, di pari passo, la storia della nascita della psicanalisi. Benché l’autore scelga la forma narrativa del romanzo, non si abbandona a voli di fantasia rimanendo fedele ai fatti documentati. In questo modo persegue il duplice obiettivo di consegnarci un’opera che si lascia leggere con facilità e appassiona al pari di una fiction ma che, nello stesso tempo, conserva tutta la rigorosità e l’attendibilità di un saggio storico- scientifico.
Se il percorso biografico di Freud fa da filo conduttore, ampio spazio viene dedicato alla genesi della teoria psicanalitica e all’esposizione dei suoi contenuti, così come al contesto socio-culturale in cui si sviluppa. Ciò consente al lettore di ottenere un quadro esaustivo sotto diversi punti di vista. Da un lato si delinea un ritratto credibile dell’uomo Freud, dall’altro si dipana la complessa storia della rivoluzione di cui si è reso protagonista e delle reazioni che il suo pensiero ha suscitato nell’ambiente scientifico e non. Tessere queste che vanno a intersecarsi tra loro come fossero i tasselli di un puzzle e che, se prese singolarmente, non potrebbero consentire una corretta comprensione dell’insieme.
Gli anni della giovinezza ci rendono conto dei progetti di Sigmund mettendo in luce delle note caratteriali che giocheranno un ruolo fondamentale nell’evolversi degli eventi. Sin da subito emerge il conflitto tra l’aspirazione a realizzarsi come marito e padre di famiglia e quella alla realizzazione sul piano professionale. Conflitto che segnerà l’inizio di una carriera irta di difficoltà, contrassegnata da rinunce e compromessi ma anche da una grande ostinazione che spingerà Freud a non abbandonare mai del tutto i suoi sogni.
L’insaziabile sete di conoscenza, unitamente alla sua vocazione per la ricerca, fa sì che egli non si arrenda al solo esercizio della professione medica ma insista, nonostante i mille ostacoli e le ristrettezze economiche, nel dedicarsi agli studi di laboratorio.
Lo seguiamo dunque nel percorso formativo che dall’istologia lo conduce alle investigazioni sul cervello umano passando per le ricerche sulla cocaina, fino ad approdare − grazie all’ottenimento di una borsa di studio − alla clinica del professor Charcot che lo spinge all’approfondimento della pratica ipnotica e inconsapevolmente gli fornisce il primo input per la grande scoperta che seguirà.
È collegando quanto appreso sull’ipnosi ad alcune rivelazioni su un caso di isteria seguito dall’amico medico Josef Breuer (quello che passerà alla storia come il caso di Anna O.) che Sigmund comincia a maturare l’idea che alcuni disturbi mentali possano avere cause psichiche piuttosto che organiche. Le sue intuizioni non si fermano qui ma vanno oltre perché, contravvenendo alle convinzioni del maestro Charcot, Sigmund intravede nel metodo ipnotico delle potenzialità terapeutiche. Man mano che le sue idee vanno maturando e trovano una convalida in svariati successi conseguiti nella cura di pazienti isterici e nevrotici, il mondo accademico insorge opponendo un fermo rifiuto a quella che non esita a definire “fiaba psicanalitica”. Descrivendo minuziosamente l’ambiente universitario dell’epoca e sviscerando i rapporti di Freud con maestri e colleghi, Irving Stone ci consente di comprendere a fondo le ragioni per cui la teoria psicanalitica è da ritenersi rivoluzionaria nonché i motivi per cui ha destato tanto scalpore infiammando l’animo di numerosi detrattori.
Rivoluzionaria è l’idea che la psiche possa influire sul soma sino a provocare sintomi che non siano imputabili a cause organiche in un’epoca in cui gli scienziati tutti sono fermamente convinti del contrario e si ostinano a dissezionare cervelli nella speranza di scovare lesioni o malfunzionamenti in grado di far luce sulle malattie mentali.
Ancor più rivoluzionaria è l’idea che si possa curare con la parola inaugurando una pratica terapeutica che, agli occhi dei più, appare poco “scientifica” e abbondantemente ammantata di magia.
Scandalosa, oltre che rivoluzionaria, è infine l’idea di una eziologia sessuale delle nevrosi che si fa strada attraverso la formulazione del complesso di Edipo e le teorie sulla sessualità infantile, tanto più perché germoglia in una società come quella vittoriana che faceva del perbenismo e dell’idillio di un’infanzia incontaminata i suoi baluardi. Sarà proprio su questo terreno che avrà origine l’acceso dibattito destinato a protrarsi negli anni e che accompagnerà l’intera storia del movimento psicanalitico. Sull’argomento vedremo infatti scontrarsi persino i più fervidi sostenitori di Freud, coloro i quali contribuiranno alla nascita di una vera e propria scuola di respiro internazionale intorno alla psicanalisi ma che provocheranno anche profonde fratture al suo interno − basti pensare alle defezioni di Adler e Jung per citare i casi più emblematici.
Procedendo nella lettura ci rendiamo conto di come questo romanzo sia molto più che una semplice biografia. In realtà, attraverso le sue pagine, Irving Stone ci consegna la storia di un uomo straordinario ma anche un imprescindibile capitolo di storia della scienza nonché uno splendido affresco socio- culturale dell’epoca.
Ne consiglio la lettura tanto a chi conosce l’argomento quanto a chi desideri un primo approccio; tanto ai sostenitori, quanto ai detrattori della teoria freudiana perché, a prescindere dalla convinzioni personali, rimane un fatto indiscutibile: Freud è stato il pioniere di una rivoluzione che ha condotto a una nuova e più profonda conoscenza dell’uomo.
Così come scritto in un biglietto di auguri recapitato da Thomas Mann a Sigmund in occasione del suo ottantesimo compleanno e recante la firma di oltre duecento grandi artisti e scrittori di tutto il mondo: “In ogni direzione egli ha dischiuso nuovi problemi e mutato i vecchi criteri di giudizio; con le sue indagini e le sue intuizioni ha immensamente ampliato il campo della ricerca mentale e messo in posizione di debitori persino i suoi avversari […] Anche se l’avvenire dovesse modificare questo o quel risultato delle sue ricerche, non si potranno mai più ridurre al silenzio le domande che Sigmund Freud ha posto all’umanità…”
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