martedì 20 novembre 2018

Recensione: La donna che morì due volte

Titolo: La donna che morì due volte
Autore: Leif GW Persson
Editore: Marsilio
Pagine: 480
Prezzo: 19,00


Descrizione:
Un pomeriggio di luglio, il piccolo Edvin, undici anni, suona alla porta del commissario Bäckström, suo vicino di casa. Durante un’escursione con il gruppo scout, invece dei
funghi che stava cercando, ha trovato un teschio con un foro di pallottola ben visibile sulla tempia. Bäckström mette immediatamente in moto la sua squadra di indagine, ma i
primi riscontri riservano una sorpresa: la loro vittima risulta morta in Thailandia nello tsunami del dicembre 2004. A questo punto, la domanda diventa di ordine quasi
filosofico: si può morire due volte? Dopo un’indagine più complicata del solito, ancora una volta Bäckström, poliziotto grassottello, furbo, avido e tremendamente maschilista,
dimostrerà comunque di avere gran fiuto.


La recensione di Miriam:
Morire due volte è impossibile. Eppure Bäckström e la sua squadra investigativa devono misurarsi con un enigma che sembra sfidare questa logica.
La storia comincia quando Edvin, un bambino di dieci anni vicino di casa del commissario, bussa alla sua porta per consegnargli un macabro souvenir. Il ragazzino era in campeggio con gli scout quando ha scovato, nella vegetazione, il teschio di una donna.
Si dice che i morti non parlino, ma in verità un cadavere – o quel che ne  resta – può avere molte informazioni da comunicare a chi sa coglierle. Analizzando la testa, Bäckström capisce che appartiene a una donna, riesce a stabilirne la razza e individua anche la causa della sua morte, giacché è attraversata dal foro di una pallottola. Ma chi è? Quando è avvenuto il decesso? Si è trattato di un suicidio o di un omicidio?
Sono domande alle quali non si può rispondere con la semplice osservazione del reperto e che necessitano una risposta.
Si aprono dunque le indagini ufficiali e nel giro di poco tempo l’identità della vittima viene svelata. Questo dovrebbe rappresentare un importante passo avanti nella soluzione del mistero, invece è proprio a questo punto che si infittisce perché il cranio rinvenuto risulta appartenere a una donna thailandese morta durante uno tsunami ben dodici anni prima. Il suo corpo è stato trovato e cremato in quella circostanza, per cui è impossibile che adesso si ritrovi da un’altra parte e che a causarne la morte sia stato uno proiettile.
È appunto come se la vittima fosse morta due volte, in luoghi, tempi e circostanze diverse. Ma quale sarà la verità?
Il caso ideato da Persson è di sicuro molto originale e stuzzica immediatamente la curiosità. Questo è il maggior punto di forza del romanzo, che pur ricalcando lo schema tipico del thriller, senza osare innovazioni, riesce a stupirci con un delitto sopra le righe, all’apparenza così assurdo da sfidare le leggi della razionalità.  Personalmente l’ho apprezzato molto per questo, tuttavia non è riuscito a conquistarmi, in parte per il ritmo lento che privilegiando analisi ed elucubrazioni rispetto all’azione, spesso rallenta la lettura, ma soprattutto per il suo particolarissimo protagonista che, proprio in virtù delle sue peculiarità, può   funzionare come un’arma a doppio taglio.
Bäckström non è un poliziotto convenzionale; pur rappresentando la legge, è tutt’altro che integerrimo, è un corrotto, un bevitore, un consumatore di sesso a pagamento, oltre a essere cinico, presuntuoso e assolutamente privo di scrupoli. Insomma, ha tutte le caratteristiche che nella realtà definirebbero una brutta persona. Ciò le rende un personaggio libero dai cliché, a suo modo ribelle, e per molti lettori potrebbe costituire un elemento di fascino. Io, purtroppo, l’ho trovato così odioso e sgradevole come uomo che non sono riuscita a empatizzare con lui e doverci convivere nello spazio di un romanzo lungo circa cinquecento pagine mi ha creato qualche problema. Di sicuro ha condizionato negativamente  – almeno in parte – la mia esperienza di lettura, impedendomi di appassionarmi totalmente alla storia.
Se il caso è sorprendente, altrettanto non può dirsi per la sua soluzione, una volta appurata l’identità della vittima, quella dell’assassino viene svelata con facilità ed è abbastanza scontata, ma ciò non toglie mordente all’investigazione perché occorre raccogliere le prove della sua colpevolezza e riuscirci dopo tanti anni non è per niente facile. Da questo punto di vista Bäckström e la sua squadra si dimostreranno abili e coesi, sfoderando abilità investigative degne di nota.
Un thriller interessante nel complesso sebbene non mi abbia entusiasmata.

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