Recensione: La donna che morì due volte
Titolo: La donna che morì due volte
Autore: Leif GW Persson
Editore: Marsilio
Pagine: 480
Prezzo: 19,00
Descrizione:
Un pomeriggio di luglio, il piccolo
Edvin, undici anni, suona alla porta del commissario Bäckström, suo vicino di
casa. Durante un’escursione con il gruppo scout, invece dei
funghi che stava cercando, ha
trovato un teschio con un foro di pallottola ben visibile sulla tempia.
Bäckström mette immediatamente in moto la sua squadra di indagine, ma i
primi riscontri riservano una
sorpresa: la loro vittima risulta morta in Thailandia nello tsunami del
dicembre 2004. A questo punto, la domanda diventa di ordine quasi
filosofico: si può morire due
volte? Dopo un’indagine più complicata del solito, ancora una volta Bäckström,
poliziotto grassottello, furbo, avido e tremendamente maschilista,
dimostrerà comunque di avere gran
fiuto.
La recensione di Miriam:
Morire due volte è impossibile.
Eppure Bäckström
e la sua squadra investigativa devono misurarsi con un enigma che sembra
sfidare questa logica.
La storia comincia quando Edvin, un
bambino di dieci anni vicino di casa del commissario, bussa alla sua porta per
consegnargli un macabro souvenir. Il ragazzino era in campeggio con gli scout
quando ha scovato, nella vegetazione, il teschio di una donna.
Si dice che i morti non parlino, ma
in verità un cadavere –
o quel che ne resta – può avere molte informazioni
da comunicare a chi sa coglierle. Analizzando la testa, Bäckström capisce che appartiene a una donna, riesce a stabilirne la razza e individua
anche la causa della sua morte, giacché è attraversata dal foro di una
pallottola. Ma chi è? Quando è avvenuto il decesso? Si è trattato di un
suicidio o di un omicidio?
Sono domande alle quali non si può
rispondere con la semplice osservazione del reperto e che necessitano una
risposta.
Si aprono dunque le indagini
ufficiali e nel giro di poco tempo l’identità della vittima viene svelata.
Questo dovrebbe rappresentare un importante passo avanti nella soluzione del
mistero, invece è proprio a questo punto che si infittisce perché il cranio
rinvenuto risulta appartenere a una donna thailandese morta durante uno tsunami
ben dodici anni prima. Il suo corpo è stato trovato e cremato in quella
circostanza, per cui è impossibile che adesso si ritrovi da un’altra parte e
che a causarne la morte sia stato uno proiettile.
È appunto come se la vittima fosse morta due volte,
in luoghi, tempi e circostanze diverse. Ma quale sarà la verità?
Il caso ideato da Persson è di sicuro molto originale e
stuzzica immediatamente la curiosità. Questo è il maggior punto di forza del
romanzo, che pur ricalcando lo schema tipico del thriller, senza osare
innovazioni, riesce a stupirci con un delitto sopra le righe, all’apparenza
così assurdo da sfidare le leggi della razionalità. Personalmente l’ho apprezzato molto per
questo, tuttavia non è riuscito a conquistarmi, in parte per il ritmo lento che
privilegiando analisi ed elucubrazioni rispetto all’azione, spesso rallenta la
lettura, ma soprattutto per il suo particolarissimo protagonista che, proprio
in virtù delle sue peculiarità, può funzionare come un’arma a doppio taglio.
Bäckström non è un poliziotto convenzionale; pur rappresentando la legge, è tutt’altro
che integerrimo, è un corrotto, un bevitore, un consumatore di sesso a
pagamento, oltre a essere cinico, presuntuoso e assolutamente privo di
scrupoli. Insomma, ha tutte le caratteristiche che nella realtà definirebbero
una brutta persona. Ciò le rende un personaggio libero dai cliché, a suo modo
ribelle, e per molti lettori potrebbe costituire un elemento di fascino. Io,
purtroppo, l’ho trovato così odioso e sgradevole come uomo che non sono
riuscita a empatizzare con lui e doverci convivere nello spazio di un romanzo
lungo circa cinquecento pagine mi ha creato qualche problema. Di sicuro ha
condizionato negativamente – almeno in parte – la mia esperienza di
lettura, impedendomi di appassionarmi totalmente alla storia.
Se il caso è sorprendente,
altrettanto non può dirsi per la sua soluzione, una volta appurata l’identità
della vittima, quella dell’assassino viene svelata con facilità ed è abbastanza
scontata, ma ciò non toglie mordente all’investigazione perché occorre
raccogliere le prove della sua colpevolezza e riuscirci dopo tanti anni non è
per niente facile. Da questo punto di vista Bäckström e la sua squadra si
dimostreranno abili e coesi, sfoderando abilità investigative degne di nota.
Un thriller interessante nel
complesso sebbene non mi abbia entusiasmata.
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