Recensione: Widow's Point: il faro maledetto
Titolo: Widow's Point: Il faro maledetto
Autori: Richard Chizmar e Billy Chizmar
Illustrazione di copertina di Wendy Saber Core
Editore: Independent Legions Publishing
Pagine: 146
Prezzo ebbok: 3,99
Prezzo cartaceo: 16,03
Disponibile su Amazon
Descrizione:
Sulle coste spazzate dal vento di
Harper’s Cove, all’estremo nord della Nuova Scozia, si erge il Faro di Widow’s
Point. Dal giorno in cui è stato edificato, ha causato parecchie morti
misteriose, conquistandosi la fama di luogo maledetto. Sono trascorsi circa
trent’anni dalla sua chiusura quando Thomas Livingston, scrittore di libri sul
paranormale, decide di sfidarlo: vi resterà segregato, da solo, per tre giorni
e tre notti, al fine di svelarne il mistero e scrivere un nuovo bestseller.
Dopotutto, 268 gradini da scalare e un breve periodo di reclusione sono un
prezzo ragionevole per scoprire la verità, ma sarà davvero il solo tributo da
pagare? Per scoprirlo non vi resta che prendere fiato e cominciare a salire.
La recensione di Miriam:
I luoghi infestati sono spesso fonte
di ispirazione per gli autori horror. In Widow’s
Point, a ispirare Richard e Billy Chizmar è un faro abbandonato, ritenuto
maledetto perché dal lontano giorno in cui è stato edificato è stato scenario
di numerose e cruente morti.
Una costruzione che per sua natura
dovrebbe essere simbolo di salvezza si è trasformata dunque in un teatro degli
orrori.
A distanza di trent’anni dalla sua
chiusura, lo scrittore Thomas Livingston, esperto di paranormale, decide di
indagare sul suo mistero allo scopo di trarne un bestseller. Per tre giorni e
tre notti resterà segregato al suo interno, munito di videocamera, per
documentare la sua esperienza.
Il racconto coincide con la cronaca
dettagliata di questo esperimento – a volte supportata dalle immagini, altre
basata solo sull’audio a causa di inspiegabili blackout delle riprese –,
intervallata dalla ricostruzione dei diversi fatti di sangue che nel corso
degli anni si sono avvicendati sul posto.
Widow’s Point sarà davvero
infestato come molti sostengono o quelle che si raccontano sul suo conto sono
solo leggende?
La formula di fondo non è
originalissima e lo stesso può dirsi del modo in cui l’idea viene sviluppata. Gli
autori scelgono di percorrere una strada già spianata reinterpretando, senza grossi
scossoni né sorprese, un tema abbondantemente sfruttato, tanto in letteratura
quanto sul grande schermo, sebbene intriso di un fascino intramontabile. Nonostante
ciò riescono ugualmente a far presa sul lettore grazie alle loro capacità di
affabulazione.
L’ambientazione di per sé
rappresenta un grandissimo punto di forza, disponendo di tutti gli elementi giusti
per catapultarci in una situazione da incubo: l’isolamento, il buio, il silenzio,
la vicinanza di un mare tutt’altro che rassicurante, le strane presenze (reali
o immaginarie?) che aleggiano nel faro. A fare il resto è il senso di
incertezza, la percezione di un pericolo imminente, l’atmosfera cupa che ci
coglie nel momento in cui varchiamo la soglia per non lasciarci più.
Caratterizzato da un ritmo incalzante
e uno stile quasi da sceneggiatura (forse non del tutto casuale, visto che
dalla novella sarà tratto anche un film), Widow’s
Point ci fornisce l’impressione di essere davvero reclusi con il
protagonista e di condividere con lui le emozioni scatenate da questa avventura.
Suspense e misero sono gli ingredienti
principiali di questa storia che, sfruttando al meglio le suggestioni tipiche
dell’horror classico, riesce a tenerci con il fiato sospeso dall’inizio alla
fine.
Facendo leva sul perturbante, la
trama corre sul filo sottile che separa realtà e allucinazione sospingendoci
verso un finale che, lungi dal risolvere in maniera inequivocabile l’enigma,
assume una connotazione psicologica che alimenta il dubbio, lasciandoci addosso
un certo senso di inquietudine.
Lettura ideale per concedersi una piacevole
pausa di relax all’insegna del brivido.
Commenti
Posta un commento