venerdì 16 giugno 2017

Recensione: Trauma

Titolo: Trauma
Autore: Nate Southard
Traduzione di Francesca Noto
Illustrazione di copertina di Giampaolo Frizzi
Editore: Gook Kill
Pagine: 234
Formato: eBook e cartaceo
Prezzo eBoook: 3,99
Prezzo cartaceo: 14,99
Disponibile su Amazon

Descrizione:
A Folk County, nell'Indiana, una donna viene trovata morta, nuda, sulle rive del fiume Ohio. Il brutale omicidio scuote gli animi della piccola città, portando alla luce i segreti di alcuni abitanti, tra i quali lo sceriffo Hal Kendrick, che tenterà di risolvere il delitto, lottando nello stesso tempo contro l'Alzheimer che gli sta divorando la mente, e il reduce ex marine Corey Hunt che combatte tutti i giorni con i traumi che si porta dietro dalla guerra in Iraq e Afghanistan. Il romanzo (titolo originale Pale Horses), che dipinge un vivido ritratto della moderna America rurale, tratteggia le zone grigie dell'animo umano, rivelando come spesso anche le migliori intenzioni possono portare a inaspettate, terribili conseguenze. 

La recensione di Miriam: 
Rendere la sua contea un posto migliore. Questa è sempre stata l’ambizione dello sceriffo Hal Kendrick e, giunto quasi al termine della sua carriera, si era illuso di esserci riuscito, almeno in parte. Quando la giovane Colleen Lothridge viene ritrovata con il cranio fracassato da un martello, tuttavia, le sue certezze iniziano a vacillare. In tanti anni di servizio, non si era mai verificato un delitto così efferato a Folk County. Di certo Hal non può andare in congedo lasciando un simile crimine impunito, così facendo verrebbe meno ai suoi obiettivi, sicché s’impone di risolvere il caso prima di lasciare il suo posto. Un ragionamento sensato se non gli avessero diagnosticato l’Alzheimer, se i sintomi di questa terribile malattia non avessero cominciato a manifestarsi.
Nelle sue condizioni, la cosa saggia da fare sarebbe mettersi da parte. Pensare di svolgere delle indagini per omicidio quando si fa fatica a ricordare persino il nome della propria moglie e il GPS è un alleato indispensabile per ritrovare la via di casa è pura follia. Kendrick però non è disposto a mollare, dopotutto i suoi vuoti di memoria non sono ancora così frequenti e può contare su una dose sufficiente di lucidità, in fin dei conti, si tratta solo di sfidare il tempo, di stanare l’assassino prima che la malattia lo metta definitivamente fuori gioco… e di tenere nascosta la sua condizione, nel frattempo, giacché se si venisse a sapere l’ipotesi di continuare a lavorare non sarebbe più praticabile.
È un thriller decisamente insolito a segnare il debutto ufficiale di Good Kill Edizioni, un romanzo in bilico fra crime e introspezione, in grado di tenerci sulla corda e nello stesso tempo di incidere in profondità, ponendoci a confronto con gli aspetti più oscuri e inquietanti della mente umana.
Il delitto fa da fil rouge ma in ballo non è solo l’esigenza di dare un nome a un assassino, c’è molto di più e quel di più fa riflettere.
Come da copione, i primi sospetti ricadono sul marito della vittima, Bobby Lothridge: quello che tutti definirebbero un bravo ragazzo, un bonaccione che però potrebbe aver perso la testa per gelosia, giacché Colleen, al suo contrario, era una libertina. Ma si tratta di una pista che non convince nessuno. Lascia perplesso Hal quanto il detective Ed Brown, che lo affianca nelle indagini.
Per risolvere il mistero occorre guardarsi intorno, scavare nei segreti della comunità, affrontare i suoi lati più nascosti. E, in effetti, è proprio questa la verità destabilizzante con cui lo sceriffo si ritrova a fare i conti. L’omicidio della Lothridge finisce per scoperchiare un vaso di Pandora, per cui scopre che la sua contea non è il posto tranquillo che credeva ma è un luogo in cui si annidano gli spettri del vizio, della corruzione, dei traffici illeciti. Un luogo che sembra sul punto di andare in malora proprio come il suo cervello.
Nate Southard si rivela abilissimo nel creare tensione, nell’intrecciare i fili di una trama misteriosa che incuriosisce e invoglia a voltare pagina per scoprire quello che accadrà, ma soprattutto si dimostra un fine psicologo. A fare la differenza, a rendere Trauma coinvolgente e destabilizzante è la caratterizzazione psicologica dei personaggi chiave che sono tutti sopra le righe.
Nel caso di Hal descrive con un realismo agghiacciante l’incedere della malattia, dai primi buchi di memoria all’insorgere di pensieri paranoidi. Riesce a mostrarci con grande vividezza la sua condizione esteriore e contemporaneamente a farci percepire il dramma di un uomo che sa di essere condannato a perdere tutto, dai ricordi alla propria identità, e che nonostante tutto si oppone al suo destino inesorabile.
La rosa dei sospetti pian piano si allargherà fino a comprendere Korey Hunt, un veterano che soffre di disturbo postraumatico da stress; un uomo bellicoso, aggressivo, totalmente instabile.
Mentre a marcarlo stretto, troveremo Danny Cole, un agente all’apparenza irreprensibile ma che in realtà nasconde un mucchio di segreti, quasi una sorta di doppia personalità.
L’autore ci intrappola in un labirinto mentale in cui è davvero difficile distinguere i giusti dai criminali, le persone affidabili da quelle fuori di testa. Nella sua storia il delitto posto sotto i riflettori non è che la punta di un iceberg, un pretesto per addentrarsi in quei meandri oscuri della psiche umana in cui albergano gli istinti più feroci, nei quali può annidarsi il germe di una malattia bastarda come l’Alzheimer o della follia.
Un giallo che, come da prassi, giunge all’identificazione di un responsabile ma che in senso più ampio non ammette soluzioni. Per nulla scontato e struggente è il finale che lascia un groppo in gola e un vago senso di malinconia.









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