domenica 7 agosto 2016

Recensione: L'Alchimista Innominato

Titolo: L'Alchimista Innominato 
Autrice: Anonima Strega 
Editore: self publishing 
Genere: romance/storico 
Pagine: 217 
Prezzo: 1,99 
Disponibile su Amazon
Descrizione:

Firenze, 1348. La filatrice Lucia è promessa al lanaiolo Lorenzo de’ Tramaglini, ma il notaio ser Roderico ha scommesso che la sposerà. Nonostante il vantaggioso cambio di programma, Lucia oppone resistenza al progetto del notaio, che minaccia di screditarla agli occhi della legge a causa delle sue idee politiche. Per rinviare le nozze, Roderico organizza il rapimento della ragazza e chiede aiuto all’Innominato, un nobile despota che si nasconde nelle campagne di Fiesole grazie alla sua protezione, per la quale riceve in cambio favori di natura criminale. Nel frattempo, però, la vita isolata e gli studi stanno portando l’Innominato su un’altra strada. La crisi di coscienza e il conflitto con la prigioniera gli offrono spunto sulla ‘conversione’ del metallo in oro letta alla luce di una tradizione arrivata dalla via della seta: l’unione con la compagna predestinata per compiere insieme la Grande Opera, la trasformazione dell’energia sessuale nel corpo dell’adepto, per risalire all’armonia perduta. Ma questo non rientra nei piani di Roderico...



L'autrice:

ANONIMA STREGA si occupa da sempre di tematiche legate all’occulto. Preferendo tutto quanto concerne l’universo femminile neopagano, è di conseguenza al contempo molto romantica, anche se l’oggetto dei suoi desideri esce spesso dalle righe, così come i personaggi delle sue storie: i romanzi “Spettabile Demone” e “Il Diavolo e la Strega”, la trilogia “Le spose della notte”, e racconti disseminati per vari blog. In una vita precedente ha già avuto a che fare con i libri, ma i vaghi ricordi sono perlopiù negativi, e per libertà di movimento si dichiara disinteressata a qualsiasi proposta editoriale. Il suo antro è situato in un luogo nascosto, custodito da una gatta nera d’angora e una coppia di anziani troll norvegesi. Da lì dispensa consigli magici attraverso anonimastrega.blogspot.it

La recensione di Miriam: 

E se i promessi sposi fossero nati in un altro spazio-tempo?
Anonima Strega prende spunto da questa suggestione per rivisitare la famosa opera manzoniana e proporci una sua versione alternativa, in grado di stupire sotto diversi punti di vista. Compiamo un salto all'indietro di alcuni secoli e ci ritroviamo in Toscana, nel medioevo. Lucia, giovane filatrice, è promessa a Renzo de’ Tramaglini, umile lanaiolo, ma il ricchissimo e potente notaio di Firenze, Ser Roderico, si oppone alle nozze per capriccio. Ha scommesso con il cugino che la ragazza sarà sua e perdere le scommesse, per lui, non è un’opzione accettabile. È così che alla vigilia del matrimonio che non s’ha da fare, non avendo altri mezzi per impedirlo, decide di rapire Lucia allo scopo di prender tempo. Per attuare il piano, Ser Roderico si rivolge all’Alchimista Innominato, ex criminale ora dedito soprattutto a pratiche occulte, affinché “ospiti” la fanciulla nel suo palazzo.
Come si evince da questi accenni, non assistiamo ad alcuno stravolgimento di trama. L’autrice, almeno in fase iniziale, rimane fedele all’originale, ne ripercorre le linee essenziali senza particolari deviazioni, limitandosi a trasferire i personaggi in un altro contesto. Eppure le differenze emergono e, sebbene in principio appaiono quasi minime, non sono da sottovalutare, perché finiranno per tracciare i contorni di  una storia completamente nuova.
Il primo aspetto che stupisce, e che probabilmente rimane uno dei maggiori punti di forza, è che pur slittando a ritroso, in un’epoca precedente, il romanzo acquisisce una modernità che sorprende.
Lucia stessa è una sorpresa poiché, lungi dall’essere la ragazza remissiva conosciuta ne I promessi Sposi, timorata di Dio e ligia alle regole, qui mostra un’indole ribelle. Come le sue coetanee ha ricevuto un’educazione rigida, le hanno inculcato la differenza fra giusto e sbagliato e sa benissimo come conviene che si comporti una giovane in età da marito; tuttavia è sveglia, legge tanto, osserva e riflette e non accetta passivamente il sistema di regole, nonché di ingiustizie, che la circonda. Le ore trascorse con la sua maestra/amica Gertrude – ex suora dalle idee libertine – di sicuro contribuiscono ad allargare i suoi orizzonti.
Lucia si rende conto, per esempio, che le condizioni di lavoro delle filatrici, come lei, non sono ottimali; pensa che la sottomissione della donna all’uomo non sia una cosa naturale né giusta, giacché si tratta di esseri umani dotati di pari dignità; sente che i matrimoni combinati hanno qualcosa di sbagliato, giacché ci si dovrebbe sposare per amore. Lei che nutre una forte passione per i romanzi cavallereschi non può fare a meno di sognare un suo Lancillotto e di sospirare triste all’idea di non poter avere nulla di simile nella propria vita. Sì, perché, a dirla tutta, Renzo non è esattamente il suo uomo ideale. Le nozze con lui sono state decise dalle rispettive famiglie, così come si usa, ma lei non ne è innamorata. Certo, la prospettiva di sposare il de’ Tramaglini è cento volte più rosea che quella di finire nelle grinfie del pingue e viscido Ser Roderico, ma in fondo al suo cuore Lucia sa che si tratta solo del male minore. I sogni… i sogni sono un’altra cosa.
E sarà proprio nella sua prigione che la ragazza, in modo inatteso, quei sogni finirà per sfiorarli davvero e chissà… forse rischierà anche di realizzarli.
È dall’arrivo di Lucia nella dimora dell’Innominato che il plot comincia a discostarsi davvero da quello che tutti conosciamo, offrendoci  una svolta inattesa. Il romanzo, in realtà, si focalizza quasi per intero sulla convivenza forzata e sul rapporto che si instaura fra Lucia e il suo carceriere.
Se ne I promessi Sposi l’Innominato è una delle figure più misteriose e conflittuali, qui si ammanta ancor più di mistero perché non è più un semplice uomo dai trascorsi discutibili ma un alchimista, uno studioso dedito alle scienze occulte e animato da una grande ambizione: portare a compimento le nozze alchemiche.
In effetti, quando Ser Roderico gli imporrà di prendere Lucia in custodia, egli accetterà non tanto per evitare ritorsioni quanto perché la ragazza sembrerà piovuta magicamente nella sua casa proprio nel momento in cui aveva bisogno di una presenza femminile per portare a termine un certo esperimento.
Si tratta di una componente importante e intrigante del libro nella quale, peraltro, si riconosce il marchio inconfondibile di Anonima Strega. Sebbene, questa volta, si discosti dal paranormal cimentandosi in un genere molto diverso, non rinuncia all’elemento magico, non taglia fuori quell’universo e quel bagaglio di conoscenze che puntualmente impregnano i suoi lavori. Nessun volo di fantasia, nessun effetto speciale a dissacrare un classico storico, non aspettatevi questo, ma solo un assaggio ponderato e ancorato a solide basi, di una delle arti più enigmatiche e affascinanti che ci siano: l’alchimia appunto.
Pur percorrendo un sentiero diverso dal solito, leggendo si riconoscono le tematiche ricorrenti anche nelle altre opere della stessa autrice. La magia dell’amore e del sesso, il potere spirituale e terreno della femminilità trovano spazio e un loro peculiare sbocco anche ne L’Alchimista Innominato.
Durante la prigionia, infatti, Lucia vivrà esperienze che mai avrebbe immaginato e scoprirà la sua femminilità. L’Innominato, a sua volta, farà grandi scoperte vivendo a stretto contatto con Lucia. Entrambi pedine sulla scacchiera di un prepotente, diventeranno protagonisti di un disegno che nessuno aveva previsto, ponendo le basi per un epilogo che scompaginerà in maniera definitiva gli schemi.
Un retelling ardito, piccante e innovativo che, pur nel rispetto di un grande classico, riesce a spiazzarci e a proporci spunti di riflessione di sorprendente attualità.


Nessun commento:

Posta un commento