Recensione: In lontananza un battito d'ali nere

Titolo: In Lontananza, un Battito di Ali Nere
Autore: Usman T. Malik
Editore: Independent Legions Publishing
Illustrazione di copertina di Giampaolo Frizzi
Formato eBook
Data di pubblicazione: 14 Aprile, 2016
Pagine: 56 - Lingua: Italiano
Prezzo di copertina: € 1,99
Disponibile qui

Descrizione:
Dal premio Bram Stoker Award® Usman T. Malik, tradotto per la prima volta in lingua Italiana, due racconti che interpretano i generi horror e fantascienza con originalità e forti legami con la sofferente e affascinante terra d’origine dell’autore, il Pakistan, e che offrono al lettore scenari peculiari di grande attualità e forza visionaria.
Il racconto ‘Ishq’ è una storia d’amore, di morte e di fantasmi ambientata in una città in cui dicono ci sia il vicolo più stretto di tutto il Pakistan. Una vecchia storia che viene cantata per le strade; un venditore ambulante di patate dolci e la sua amata, morta, venerata come una dea; una alluvione che miete le sue vittime e lascia emergere strane, improvvise crepe verso altri mondi. Una estensione affascinante, intensa, del concetto di racconto dark e horror.
Il racconto ‘L'Entalpia di Vaporizzazione di una Peculiare Famiglia Pakistana’, opera vincitrice del Bram Stoker Award®, e finalista al Nebula Award®, scorre sul bordo della fantascienza più visionaria, una storia di grande attualità che vede protagonisti due fratelli che condividono una genia di sangue di stelle, di Annunaki, sullo sfondo di un Pakistan scosso da attacchi terroristici suicidi. Un toccante e magico omaggio dell’autore alle vittime dell’attacco terroristico di Peshawar del Di-cembre 2014. Illustrazione di copertina di Giampaolo Frizzi.

L’Autore:
Usman T. Malik è un autore pakistano di narrativa horror e di fantascienza, vincitore del Bram Stoker Award® e due volte finalista al Nebula Award®. I suoi racconti sono stati pubblicati in vari magazines e antologie, tra le quali: The Apex Book of World SF, Qualia Nous, Chiral Mad, Midnight in Karachi, Nightmare Magazine, Strange Horizons, Black Static, The Year's Best Dark Fantasy and Horror, The Best Science Fiction and Fantasy of the Year, The Year’s Best Weird Fiction.
Tra le sue opere, i racconti e le novelle: Blood Women (2013) Pinned and Wriggling on the Wall (2013), Resurrection Points (2014), Podcast (2014), The Vaporization Enthalpy of a Peculiar Pakistani Family (2014), Ishq (2014), The Pauper Prince and the Eucalyptus Jinn (2015), The Last Manuscript (2015). È stato il primo autore pakistano a vincere il Bram Stoker Award® (2014), nella ca-tegoria short fiction, col racconto The Vaporization Enthalpy of a Peculiar Pakistani Family.
In Lontananza, un Battito di Ali Nere (Independent Legions Publishing, 2016) è la sua prima pubblicazione in lingua italiana. Sito web: www.usmanmalik.org
 
La recensione di Miriam:
Il vero orrore, spesso, è nella realtà che ci circonda, quella in cui viviamo quotidianamente e dalla quale difficilmente possiamo fuggire. È proprio a questo genere di incubi che Usman T. Malik volge lo sguardo. Intingendo la penna nelle paure, nelle atrocità radicate nella sua terra, tesse dei racconti in cui il potere visionario della fiction si fonde con la verità dei fatti storici.
Il Pakistan permea le pagine con intensità, quasi fosse un protagonista fra i protagonisti, lo si sente palpitare al pari di una creatura viva. I paesaggi, gli odori, i colori, le tradizioni di questo paese ci avvolgono sin dalle prime righe, al punto di fornirci la sensazione di essere trasportati nello spazio e nel tempo in cui si inseriscono le trame. Nonostante questa connotazione geografica e culturale così marcata, tuttavia, gli orrori con cui ben presto siamo chiamati a confrontarci ci sferzano per il loro carattere di universalità.
Disastri naturali e terrorismo sono gli spettri che si agitano nelle due storie che compongono la raccolta… batti d’ali nere, appunto, i cui effetti non riguardano solo il qui e ora.
Malik prende spunto da inondazioni che hanno colpito la sua terra e, nel secondo racconto, rievoca un preciso attacco terroristico, quello del  Peshwar avvenuto nel dicembre 2014, ma le tematiche di cui ci parla non sono circoscritte in alcun modo e ci toccano tutti da vicino.
Probabilmente è questo il motivo principale per cui leggendo si avverte nell’immediato un profondo senso di partecipazione… e si trema.
In ISQH è la morte liquida a strisciare nelle pieghe di un racconto che ha il retrogusto di una favola, amputata del suo lieto fine. Una donna devastata dal cancro, la vecchia Ammi, in punto di morte ricorda, o cede agli inganni della confabulazione, rievocando cose mai accadute, se non nella sua testa. La sua voce, in un sussurro, narra al figlio di una zia, protagonista, in un passato remoto, di una struggente storia d’amore e morte.
La fiaba della bella Perveen, malata di poliomelite, e dell’affascinante Shasim, veditore di patate dolci, lentamente si snoda sullo sfondo di una Lahore colpita da una terribile inondazione.
La forza distruttrice della natura si intreccia con l’affondo mortale di una malattia che, al pari dell’acqua, spazza via la vita e i sentimenti.
ISQH è il termine intraducibile che identifica, appunto,  il senso di nostalgia per l’amore perduto e, nello stesso tempo, l’amore che sopravvive alla morte, scavando nell’anima una ferita destinata a rimanere aperta.
L’acqua ricorre anche nel secondo racconto,  L’entalpia di vaporizzazione di una peculiare famiglia pakistana, sia attraverso la presenza fisica pure qui assisteremo al potere devastante di un’inondazione sia attraverso la sua valenza simbolica.
La disgregazione dei legami, l’annientamento dell’amore e di conseguenza della propria identità è il fulcro intorno a cui ruota il testo. Al centro vi è appunto una famiglia Pakistana che, lentamente viene “vaporizzata”.  Tara è una giovane donna che in pochissimo tempo perde tutti i suoi affetti a causa degli attacchi terroristici che si susseguono nel posto in cui vive. Nell’intervallo fra un attentato e l’altro, assiste ancora a morte e distruzione a causa di un’inondazione.
Le immagini raccapriccianti dei kamikaze che si fanno esplodere, della terra che trema ad annunciare l’imminente attacco, che si bagna di sangue e poi d’acqua, che in maniera indiscriminata lava via ogni possibilità di sopravvivenza, si alternano alla descrizione scientifica degli stati della materia. Il contrasto fra il pathos che impregna i ricordi di Tara e la freddezza dei passi che rimandano alla fisica, acuisce il senso d’angoscia che si respira, la drammaticità di quello che la protagonista sta vivendo, poiché suggerisce l’idea di una cecità o indifferenza di dio, quasi che tutto il male sia inarrestabile perché risponde  una logica priva di sentimenti (il dilemma in sostanza è lo stesso che ci si pone  a partire dall’olocausto).
La descrizione del passaggio dallo stato solido della materia a quello liquido, per arrivare a quello gassoso, rispecchia in maniera “asettica” il cambiamento di stato della famiglia di Tara: inizialmente coesa e compatta (come un solido), vede indebolirsi i suoi legami nel momento in cui gli attacchi terroristici ne falciano i componenti. A quel punto Tara, rimasta sola, deve reinventarsi, adattarsi alla nuova situazione, proprio come un liquido che, non avendo forma propria, è obbligato ad assecondare quella del recipiente che lo contiene. Il reiterarsi della violenza, tuttavia, fa sì che il processo di disgregazione continui, fino a che non rimane più niente che possa tenere insieme i pezzi (gli atomi)  di una donna privata di tutto, se non di una rabbia cieca che non reclama vendetta, ma a gran voce chiede il perché del male che accade.
Quale il senso della vita, alla luce di tanto odio e distruzione?
Penso che la difficoltà nel rispondere a un simile interrogativo costituisca l’elemento più inquietante dell’intero racconto. Facendoci toccare con mano una paura con la quale conviviamo, oggi più che mai, l’autore ci spinge sull’orlo di un baratro esistenziale e ci costringe a guardare nel vuoto, in assenza di qualsiasi appiglio.
Due racconti profondi, toccanti, attuali che vanno decisamente oltre i confini di genere e hanno il potere di scuoterci dalle fondamenta.

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