Recensione: Black Ice
Titolo: Black ice
Autrice: Becca Fitzpatrick
Editore: Piemme freeway
Pagine: 360
Prezzo: 16,90
Descrizione:
Britt
si è preparata per più di un anno a un trekking sul Teton Range. Quello
a cui non era preparata, però, è scoprire che Calvin, il suo ex ragazzo
e unico grande amore, si unirà a lei. Prima che Britt abbia tempo di
esplorare i propri sentimenti, si scatena una terribile tormenta che la
obbliga a rifugiarsi in una baita sperduta. Peccato che gli occupanti,
entrambi giovani e molto affascinanti, siano anche due fuggitivi decisi a
prenderla in ostaggio. Britt sa che la conoscenza dei sentieri e
l’attrezzatura da trekking che ha con sé rappresentano la sua
assicurazione sulla vita, e che deve solo resistere abbastanza a lungo
perché Calvin la raggiunga, eppure…
In
una disperata corsa contro il tempo e il freddo, Britt scoprirà che
sotto la neve si nascondono moltissimi segreti e che forse il suo
rapitore, la cui gentilezza è decisamente seducente, non è quello che
sembra.
L'autrice:
Becca Fitzpatrick ha una laurea in medicina che ha
subito abbandonato per dedicarsi alla narrativa. Quando non è impegnata a
scrivere, fa jogging oppure guarda telefilm polizieschi in Tv. Vive in
Colorado. Per Freeway ha già pubblicato Il bacio dell'angelo caduto, Angeli nell'ombra e Sulle ali di un angelo.
La recensione di Miriam:
Mentre
si appresta a partire per i Monti Teton, Britt sente di stringere in pugno la
sua grande occasione. Quella per cui si è allenata a lungo, in realtà, non
rappresenta una semplice vacanza: finalmente potrà dimostrare al padre e al
fratello, entrambi iperprotettivi, che è in grado di cavarsela da sola e potrà
tentare di riconquistare Calvin, il suo ex che non ha più visto dal giorno in
cui è partito per il college. Il ragazzo che, è anche il fratello della sua
migliore amica, Korbie, infatti, farà
parte della compagnia, giacché la baita in cui soggiorneranno è di proprietà
della sua famiglia. Britt potrà dunque mostrargli quando sia maturata in sua
assenza, risvegliando l’antica fiamma.
Un
programmino niente male, destinato a trasformarsi in un incubo.
La
meta è ancora lontana quando un’imprevista tormenta di neve sorprende l’auto su
cui viaggiano le due ragazze. In breve smarriscono la rotta e si ritrovano
bloccate, con i cellulari che non danno più segni di vita. Tutto sembra essere
perduto quando una lucina in lontananza, degna della miglior tradizione
fiabesca, riaccende anche la speranza. È
una casetta quella che hanno avvistato, ma sarà davvero la loro salvezza?
Nelle
favole, di solito, a celarsi dietro la porta è una strega, oppure l’orco
cattivo. In questo caso si tratterà di due
ragazzi, peraltro molto avvenenti, le loro intenzioni però si
riveleranno ben presto tutt’altro che amichevoli.
Britt
e Korbie finiranno in trappola e, a peggiorare la situazione, in loro si farà
strada il terribile sospetto che i due rapitori siano gli stessi che, negli
anni precedenti, hanno ucciso altre ragazze nella zona, senza mai essere
identificati.
Come
potrete già intuire, le premesse per un thriller adrenalinico ci sono tutte e,
per la prima metà, questo romanzo lo è. Ho letto le prime pagine rimanendo
inchiodata alla sedia, terribilmente incuriosita da quel che avrebbe potuto
succedere andando avanti e inebriata dalle atmosfere lugubri, quasi
horror, che la Fitzpatrick riesce a
dipingere con grandissima efficacia. Benché un po’ stereotipata, la casetta tra
i monti battuti dalla tormenta mette davvero i brividi e i due personaggi
ambigui che si palesano oltre l’uscio, non sono da meno. Shaun e Mason, questi
sono i loro nomi, appaiono sin da subito sfuggenti. Risulta impossibile
inquadrarli, comprendere se sono entrambi davvero temibili e, quando affiora il
sospetto che uno dei due possa essere più malleabile (più buono?) dell’altro,
non è per niente facile stabilire chi sia. Si rimane a lungo in bilico, mentre
il freddo penetra nelle ossa. Leggendo si percepisce con chiarezza il senso di
isolamento, il disagio, l’ostilità del clima, ci si sente letteralmente
catapultati nel romanzo. Questo senso di verosimiglianza, tuttavia, non regge
fino alla fine. Giunti a un certo punto si assiste a una svolta tesa a
introdurre la componente romance che, purtroppo, finisce per togliere
credibilità alla storia, mitigando ogni entusiasmo. La mia impressione è quella
di un connubio tra generi non del tutto riuscito perché si slitta dall’uno
all’altro in un modo poco naturale e abbastanza forzato. L’idea di fondo sembra
essere quella di una sindrome di Stoccolma che colpisce Britt ma tanti, forse
troppi, sono i dettagli che non tornano. Non torna la rapidità con cui Britt,
in principio perdutamene innamorata di Calvin e determinata a riconquistarlo,
si invaghisce di un altro; non torna l’assenza di un vero e proprio conflitto
interiore, la leggerezza con cui l’attrazione per il suo aguzzino si
sostituisce all’avversione che dovrebbe nutrire nei suoi confronti. Non torna,
infine, l’epilogo, sicuramente degno di un romance, ma assai poco credibile.
Nel
complesso mi è sembrato di leggere due romanzi distinti: il primo ha suscitato
il mio entusiasmo, il secondo, pur regalandomi una piacevole parentesi di
intrattenimento, non mi ha convinta del
tutto.
Probabilmente
una maggiore cura nella caratterizzazione psicologica dei personaggi e un ritmo
meno rapido, avrebbero permesso all’autrice di esprimere al meglio le
potenzialità della trama che non mancano e si intuiscono perfettamente, ma
finiscono per essere sacrificate in nome di una virata rosa che sembra essere
sfuggita al suo pieno controllo.
Putroppo, l'ho trovato brutto proprio. :/
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