lunedì 14 aprile 2014

Recensione: La rivalsa delle scimmie

Titolo: La rivalsa delle scimmie 
Autore: Aldous Huxley 
Editore: Gargoyle 
Pagine: 175 
Prezzo: 16 euro


Descrizione:

PRIMA PARTE - Hollywood 1948: l’io narrante senza nome (Huxley stesso?) e lo sceneggiatore e regista Bob Briggs ritrovano casualmente il manoscritto La scimmia e l’essenza, un soggetto cinematografico accantonato da tempo, a firma di William Tallis. Sollecitati dalla trama suggestiva, si mettono sulle tracce dell’ignoto scrittore scoprendone la morte e apprendendone la storia.
SECONDA PARTE - Trascrizione de La scimmia e l’essenza, commentata dall’anonimo narratore: nell’anno 2108, a seguito del III conflitto mondiale combattuto con armi nucleari, gli esseri umani sono stati sterminati a eccezione delle popolazioni dell’Africa Equatoriale e della Nuova Zelanda. Mentre gli africani percorrono la linea del Mediterraneo, i neozelandesi organizzano una spedizione esplorativa alla volta dell’America, a cominciare dalle coste della California. Tra le macerie di Los Angeles, però, il gruppo subisce una drammatica battuta d’arresto: la loro guida, il botanico Alfred Poole, viene catturata da ciò che resta della preesistente umanità, un manipolo di creature rese mutanti dall’effetto delle radiazioni. Lo scienziato riesce a sfuggire una fine raccapricciante, impegnandosi a cooperare per la ripresa delle coltivazioni di quei suoli desolati. Così, suo malgrado, si accosta a una società rivoltante, retta sulla legittimazione sistematica del sopruso, sull’assoggettamento delle donne (utili solo per procreare e svolgere lavori pesanti), sullo spregio di ogni forma di sapere (i libri vengono dati alle fiamme per preparare il pane) e sull’adorazione perpetua del Maligno. Frattanto, in altre parti d’America, le scimmie – suddivise in babbuini, oranghi e gorilla (questi ultimi con il sommo grado di saggi) – dominano i neoumani sorti dalle radiazioni.  A dispetto dell’orrore del contesto, Alfred Poole si innamora di una giovane componente della comunità di cui è prigioniero. L’amore diventa occasione di ribellione e messa in discussione di un regime aberrante.

L'autore: 


Aldous Huxley (Goldaming, Regno Unito, 1894 - Hollywood, California, 1963), proveniente da un milieu dalle grandi tradizioni culturali – nipote del biologo Thomas Henry Huxley, figlio del fine biografo e intellettuale Leonard Huxley, pronipote da parte di madre del poeta Matthew Arnold –, dopo gli studi a Eton e a Oxford, comincia a pubblicare imponendosi ben presto comeuno degli scrittori e intellettuali inglesi più im­portanti della sua generazione. È autore dei romanzi Giallo Cromo (1921), Punto contro pun­­to (1928), Il mondo nuovo (1932), La rivalsa delle scimmie (1948, Gargoyle 2014) e I diavoli di Loudun (1952, Cavallo di ferro 2014). La pratica delle filosofie orientali (buddhismo e taoismo) e l’uso della mescalina gli ispirarono i saggi Le porte della percezione e Paradiso e inferno.


La recensione di Miriam: 


I manoscritti scartati non sempre sono di scarsa qualità. A volte, sono semplicemente opere capitate nelle mani sbagliate al momento sbagliato.
Il soggetto cinematografico La scimmia e l’essenza di William Tallis, probabilmente, ne è un esempio. Respinto qualche anno addietro, è in procinto di essere mandato al macero quando inavvertitamente cade dall’autocarro su cui è stipato e finisce nelle mani del regista Bob Briggs. La lettura delle prime righe basta per accendere l’entusiasmo di quest’ultimo che decide di salvare la sceneggiatura dall’oblio e cercarne l’autore al fine di concedergli una nuova chance. Si pone dunque sulle sue tracce insieme a un amico/collega (nonché io narrante) di cui non si conosce il nome.
Sembrerebbe l’incipit di una fiaba a lieto fine, almeno per l’autore ingiustamente bistrattato, ma nella realtà le cose non sempre vanno così come si vorrebbe. 
Per Tallis, infatti, è troppo tardi perché non è più di questo mondo, tutto ciò che resta di lui è appunto quel soggetto che non ha mai visto la luce.
E da qui Huxley riavvia il filo del suo romanzo che, al pari delle scatole cinesi, si rivela essere un contenitore in grado di celare una storia dentro la storia. Conclusasi la parte introduttiva, viene riproposta la sceneggiatura di Tallis nella sua versione originale. Siamo così trascinati nel 2018 all’indomani della terza guerra mondiale. Le radiazioni hanno distrutto tutto e quasi sterminato l’intera razza umana. Solo le popolazioni dell’Africa e della Nuova Zelanda sono sopravvissute e proprio da qui parte una spedizione, capeggiata dal botanico Alfred Poole, il cui scopo è quello di riscoprire l’America e cercare nuove risorse. La missione tuttavia subirà una battuta d’arresto prima ancora di cominciare, almeno per colui che la guida, poiché subito dopo lo sbarco sulle coste della California, Poole verrà fatto prigioniero da un gruppo di indigeni.  
Grande sarà la sua sorpresa quando scoprirà che, al di là di ogni previsione, quella terra non è disabitata, ancor più grande quando si renderà conto che a popolarla sono degli esseri umani che hanno subito mutazioni genetiche e un processo involutivo tale da renderli più simili a bestie che a uomini. 
Lo scienziato verrà risparmiato grazie alle sue competenze. Il capo della comunità locale, compresa la specializzazione di Poole, deciderà di tenerlo in vita affinché aiuti la sua gente, ridotta alla fame, a  sviluppare nuovi metodi di coltivazione. Sarà l’inizio di un lungo soggiorno durante il quale il botanico avrà occasione, suo malgrado, di approfondire la conoscenza di questa civiltà. Per il lettore, un tuffo in una distopia dai toni agghiaccianti e terribilmente profetici. 
Sfruttando l’espediente narrativo della sceneggiatura ritrovata, Huxley ci offre il suo scenario futuristico in una sequenza di immagini più che vivide, mostrandoci con crudezza e assoluto realismo quel che potrebbe essere. 
Le guerre e la fame abbrutiscono l’uomo. A partire da questo concetto elementare, l’autore ipotizza che il terzo conflitto mondiale abbia innescato un vero e proprio processo involutivo per coloro che sono sopravvissuti. Ecco allora che gli abitanti della “nuova” America, hanno fondato una civiltà in cui vige la legge del più forte, il sopruso è legittimo, le donne sono trattate alla stregua di esseri inferiori atti solo a procreare e, nel rispetto del vecchio adagio per cui un potere assoluto si nutre dell’ignoranza delle masse,  la cultura è completamente bandita. 
Mentre i libri vengono dati alle fiamme perché venga cotto il pane, le donne vengono “adornate” con toppe recanti la scritta “NO” apposte sui seni, sui genitali e sui glutei. I rapporti sessuali sono permessi solo in un periodo prestabilito dell’anno finalizzato alla procreazione, fatta eccezione per i pochi giorni concessi allo scopo, non sono ammessi contatti intimi tra  due sessi, pena la morte. 
La religione è un punto fermo e trae la sua forza soprattutto dalla superstizione. In questa gente si è infatti radicata la convinzione che il Maligno abbia vinto sul bene affermando la sua supremazia sull’umanità grazie all’ultimo conflitto. Non potendolo contrastare gli uomini non hanno altra scelta che venerarlo e cercare di ingraziarsi la sua “benevolenza”. 
Quasi ultimo baluardo di una civiltà ormai dimenticata, Poole si ritroverà più volte a scontrarsi con l’ignoranza e l’estremismo del gruppo che lo ha reso prigioniero non mancando però di notare come il culto del Maligno non differisca poi molto, nella sostanza, da quello cristiano quando sfocia nel fanatismo . Il suo approccio scientifico si contrapporrà alle credenze popolari suscitando l’indignazione generale. La sua discesa all’inferno − tale si rivelerà a conti fatti l’America riscoperta − coinciderà però anche con un incontro che gli cambierà la vita. Qui Poole conoscerà una donna che lo farà innamorare come non gli era mai successo prima. L’amore rappresenterà per entrambi la linfa da cui trarre coraggio per opporsi a un sistema aberrante e cominciare  a lottare per la riconquista della propria umanità. 
Terrificante e struggente allo spesso tempo, La rivalsa delle scimmie è uno di quei romanzi che bisogna assolutamente leggere. Sconvolge per la sua modernità e fornisce davvero parecchi spunti su cui riflettere a partire dall’osservazione della realtà che ci circonda. 
“È la paura, miei cari amici, è la paura la vera base e il fondamento della vita moderna. Paura della continuamente migliorata tecnologia che, mentre eleva il nostro livello di vita accresce le probabilità della nostra morte violenta”. Sono parole che Huxley, nel romanzo,  associa al 2018, un pensiero formulato quando questa data rappresentava ancora un punto lontano all’orizzonte eppure, oggi che quella stessa data si avvicina, suonano incredibilmente attuali, non vi pare?




  






 

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