Recensione in anteprima: Il messaggio nella bottiglia
Titolo: Il messaggio nella bottiglia
Autore: Jussi Adler-Olsen
Editore: Marsilio
Pagine: 560
In libreria dal 18 settembre 2013
Descrizione:
Dopo aver galleggiato sulle acque del
mare per chissà quanto tempo, una bottiglia che racchiude un vecchio
messaggio finisce sulla scrivania dell’ispettore Carl Mørck. Un grido di
aiuto scritto con il sangue: due fratelli imprigionati chiedono di
essere liberati. Chi sono i due ragazzi, e perché nessuno ne ha
denunciato la scomparsa? Potrebbero essere ancora vivi? Carl Mørck e il
suo assistente siriano Assad dovranno usare tutte le risorse disponibili
per svelare la spaventosa verità che le onde del mare hanno trascinato
alla deriva troppo a lungo.
L'autore:
Jussi Adler-Olsen
(Copenaghen, 1950) è l’autore danese più venduto nel mondo. Dopo aver
studiato. medicina, sociologia, scienze politiche e comunicazione, ha
svolto i lavori più vari: redattore di riviste e fumetti, coordinatore
del movimento per la pace danese, caporedattore di settimanali e
trasmissioni televisive. Ora è scrittore a tempo pieno e i suoi libri
hanno conseguito importanti riconoscimenti internazionali. Con Marsilio
ha pubblicato i primi due romanzi della fortunatissima serie della
Sezione Q, La donna in gabbia – da cui è stato tratto un film
prodotto dalla casa di produzione Zentropa di Lars Von Trier, il cui
lancio internazionale è previsto per ottobre 2013 - e Battuta di caccia.
La recensione di Miriam:
C’era una volta una bottiglia contente un messaggio vergato
con il sangue. Un ragazzino la infilò in una fessura della sua prigione e da
lì, per vie misteriose, giunse al mare. Viaggiò a lungo trasportata dalle onde
fino a che, arrivata in prossimità delle isole Orcadi, non si impigliò nella rete di un pescatore
che la consegnò alla gendarmeria. L’uomo che la prese in consegna però la
dimenticò su un davanzale e dopo poco morì. Ci vollero anni perché qualcuno la
ritrovasse.
Solo allora lo strano reperto finì su una scrivania della Sezione Q, il vetro in frantumi e il foglietto finalmente dispiegato per essere letto. Ma a quel punto, purtroppo, le lettere erano quasi tutte sbiadite e il messaggio non era più comprensibile…
Sembrerebbe l’incipit di una favola horror, invece non è che l’inizio dello strepitoso thriller targato Marsilio che potrete trovare in libreria a partire dal prossimo 18 settembre.
Dopo il grande successo di autori quali Stieg Larssonn, Henning Mankell, Camilla Läckberg, la casa editrice torna a puntare su uno scrittore nordico: si tratta del danese Jussi Adler-Olsen, già pubblicato in moltissimi paesi, dagli Stati Uniti all’Oriente, suscitando l’entusiasmo di critica e lettori − entusiasmo che, a lettura finita, sento di condividere anch’io.
Una richiesta d’aiuto che viene dal passato ha in sé qualcosa di inquietante. Inquieta l’idea che un appello disperato, tanto da essere stato tracciato con il sangue, possa aver sfidato il tempo e lo spazio e inquieta ancor di più, il timore che sia troppo tardi per poter fare qualcosa di utile.
Solo allora lo strano reperto finì su una scrivania della Sezione Q, il vetro in frantumi e il foglietto finalmente dispiegato per essere letto. Ma a quel punto, purtroppo, le lettere erano quasi tutte sbiadite e il messaggio non era più comprensibile…
Sembrerebbe l’incipit di una favola horror, invece non è che l’inizio dello strepitoso thriller targato Marsilio che potrete trovare in libreria a partire dal prossimo 18 settembre.
Dopo il grande successo di autori quali Stieg Larssonn, Henning Mankell, Camilla Läckberg, la casa editrice torna a puntare su uno scrittore nordico: si tratta del danese Jussi Adler-Olsen, già pubblicato in moltissimi paesi, dagli Stati Uniti all’Oriente, suscitando l’entusiasmo di critica e lettori − entusiasmo che, a lettura finita, sento di condividere anch’io.
Una richiesta d’aiuto che viene dal passato ha in sé qualcosa di inquietante. Inquieta l’idea che un appello disperato, tanto da essere stato tracciato con il sangue, possa aver sfidato il tempo e lo spazio e inquieta ancor di più, il timore che sia troppo tardi per poter fare qualcosa di utile.
Certo, potrebbe trattarsi di uno scherzo di cattivo gusto,
ma nel dubbio è davvero difficile distogliere lo sguardo. L’ispettore Carl Mørk
sa benissimo che impelagarsi nella soluzione di un mistero del genere è un’impresa quasi persa in
partenza, sa che ci sono casi più
urgenti di cui occuparsi ma non riesce ad archiviare l'accaduto con leggerezza,
tanto più perché le poche parole del biglietto ancora leggibili fanno presagire
che a scriverle non sia stato un adulto. Dopo un’attenta analisi e diversi
tentativi di ricostruzione del testo, si fa strada l’ipotesi che dietro quel
messaggio nella bottiglia si celi un rapimento ai danni di due fratellini.
Ma è possibile che due minorenni siano scomparsi nel nulla senza che nessuno ne abbia mai denunciato la scomparsa? Chi possono essere e, soprattutto sono ancora vivi?
Simili interrogativi non possono essere messi a tacere e l’ispettore capo della Sezione Q è determinato a trovare tutte le risposte. Il lettore, al contrario, le conosce in partenza, per lui non si tratta di scoprire chi ma perché e come. Thriller puro più che romanzo giallo, Il messaggio nella bottiglia non ci sfida a scoprire il colpevole ma a comprenderne le ragioni, oltre che a scandagliare il metodo investigativo fino a capire come si possa, a partire da poverissimi indizi, risalire all’autore di un crimine che si rivelerà essere la punta di un iceberg giacché quello veicolato dalla bottiglia è solo uno di una lunga serie.
L’autore ci fa entrare così nella mente di un serial killer, ci fa toccare l’abisso in cui il suo disegno malato ha preso forma mostrandoci non la faccia ma il cuore del male.
Si assottiglia la linea di demarcazione che divide i buoni dai cattivi man mano che il quadro d’insieme assume contorni definiti e una torbida realtà sale a galla dando un senso alla follia omicida.
Il terreno su cui germoglia questa storia di sangue è quello in cui il fanatismo religioso affonda le sue radici. Le indagini ci condurranno infatti nel sottobosco delle sette perché sarà proprio questa realtà a fornire un comun denominatore per i rapimenti venuti alla luce. Che siano Testimoni di Geova, seguaci della Chiesa Madre o di Scientology, i ragazzini rapiti provengono tutti da comunità chiuse e bigotte, piccoli buchi neri in cui la collera di Dio è più forte della misericordia e le persone possono scomparire senza lasciar traccia perché i “panni sporchi si lavano in casa”, perché i segreti che riguardano il gruppo non trapelano mai all’esterno.
Una dimensione ottusa, asfittica, agghiacciante descritta con grandissimo realismo e che conferisce al romanzo un interessante tocco di novità ponendo l’accento su una tematica attuale.
Se la trama ben congegnata sorretta da uno stile accattivante fa sì che oltre cinquecento pagine scorrano con la leggerezza di una piuma, la particolarissima squadra investigativa messa su da Adler- Olsen ci fa affezionare alla sezione Q che, di fatto, può essere considerata l’ennesimo tocco da maestro per un thriller perfetto. Disilluso e reduce da una bruttissima esperienza che gli è quasi costata la vita, Carl Mørk si caratterizza per il suo disincanto misto a un profondo senso di umanità. Divide il suo appartamento con due amici, uno dei quali è un collega rimasto paralizzato dal collo in giù nel corso di una sparatoria, e l’ufficio con due assistenti a, dir poco, sopra le righe: la stravagante Rose che soffre di personalità multipla e il simpaticissimo Assad, un siriano dal passato misterioso e un modo di esprimersi assai spassoso.
Pur reggendosi autonomamente ed essendo autoconclusivo, Il messaggio nella bottiglia è il secondo libro della serie dedicata alla Sezione Q, inaugurata con Battuta di Caccia (Marsilio, 2012).
Intanto in America è già in lavorazione una serie televisiva basata sull’opera mentre in autunno approderà sul grande schermo il film ispirato al primo libro.
Se amate il thriller non vi resta che far partire il conto alla rovescia e fiondarvi i libreria!
Ma è possibile che due minorenni siano scomparsi nel nulla senza che nessuno ne abbia mai denunciato la scomparsa? Chi possono essere e, soprattutto sono ancora vivi?
Simili interrogativi non possono essere messi a tacere e l’ispettore capo della Sezione Q è determinato a trovare tutte le risposte. Il lettore, al contrario, le conosce in partenza, per lui non si tratta di scoprire chi ma perché e come. Thriller puro più che romanzo giallo, Il messaggio nella bottiglia non ci sfida a scoprire il colpevole ma a comprenderne le ragioni, oltre che a scandagliare il metodo investigativo fino a capire come si possa, a partire da poverissimi indizi, risalire all’autore di un crimine che si rivelerà essere la punta di un iceberg giacché quello veicolato dalla bottiglia è solo uno di una lunga serie.
L’autore ci fa entrare così nella mente di un serial killer, ci fa toccare l’abisso in cui il suo disegno malato ha preso forma mostrandoci non la faccia ma il cuore del male.
Si assottiglia la linea di demarcazione che divide i buoni dai cattivi man mano che il quadro d’insieme assume contorni definiti e una torbida realtà sale a galla dando un senso alla follia omicida.
Il terreno su cui germoglia questa storia di sangue è quello in cui il fanatismo religioso affonda le sue radici. Le indagini ci condurranno infatti nel sottobosco delle sette perché sarà proprio questa realtà a fornire un comun denominatore per i rapimenti venuti alla luce. Che siano Testimoni di Geova, seguaci della Chiesa Madre o di Scientology, i ragazzini rapiti provengono tutti da comunità chiuse e bigotte, piccoli buchi neri in cui la collera di Dio è più forte della misericordia e le persone possono scomparire senza lasciar traccia perché i “panni sporchi si lavano in casa”, perché i segreti che riguardano il gruppo non trapelano mai all’esterno.
Una dimensione ottusa, asfittica, agghiacciante descritta con grandissimo realismo e che conferisce al romanzo un interessante tocco di novità ponendo l’accento su una tematica attuale.
Se la trama ben congegnata sorretta da uno stile accattivante fa sì che oltre cinquecento pagine scorrano con la leggerezza di una piuma, la particolarissima squadra investigativa messa su da Adler- Olsen ci fa affezionare alla sezione Q che, di fatto, può essere considerata l’ennesimo tocco da maestro per un thriller perfetto. Disilluso e reduce da una bruttissima esperienza che gli è quasi costata la vita, Carl Mørk si caratterizza per il suo disincanto misto a un profondo senso di umanità. Divide il suo appartamento con due amici, uno dei quali è un collega rimasto paralizzato dal collo in giù nel corso di una sparatoria, e l’ufficio con due assistenti a, dir poco, sopra le righe: la stravagante Rose che soffre di personalità multipla e il simpaticissimo Assad, un siriano dal passato misterioso e un modo di esprimersi assai spassoso.
Pur reggendosi autonomamente ed essendo autoconclusivo, Il messaggio nella bottiglia è il secondo libro della serie dedicata alla Sezione Q, inaugurata con Battuta di Caccia (Marsilio, 2012).
Intanto in America è già in lavorazione una serie televisiva basata sull’opera mentre in autunno approderà sul grande schermo il film ispirato al primo libro.
Se amate il thriller non vi resta che far partire il conto alla rovescia e fiondarvi i libreria!
Bellissima recensione. Voglio leggerlo, voglio leggerlo, voglio leggerlo! Con la Marsilio è stato amore da Larsson in poi :)
RispondiEliminaPenso che non si tratti solo di un luogo comune, gli autori nordici ci regalano thriller davvero degni di nota. Questo romanzo mi ha proprio conquistata! :)
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