Titolo: Debbi (la strana) e le avventure oltranziste nel ventre della balena Ginger
Autore: Paolo Di Orazio
Editore: Cut-Up
Pagine: 300
Prezzo: 16,66
Descrizione:
Una scala a chiocciola nella
violenza pura e nella ricerca delle proprie origini, il viaggio che sta
compiendo Debbi, giovane mercenaria del sesso a pagamento di Roma che vive
nelle viscere letali della società. Mentre paga dolorosamente l'aver ucciso un
capoclan della malavita capitolina, l'ex maresciallo Alfredo Vanacura,
consulente esterno specializzato nel sovrannaturale per il RIS, è sulle tracce
del misterioso Dottor Sottoterra, uno spietato assassino di bambini. Il rebus è
fitto e costellato di minacciosi segnali demoniaci che sembrano inquinare la
città, al di là del semplice volto del crimine.
La recensione di Miriam:
Un’ipnotista viene barbaramente
assassinata da una sua paziente, Debbi; mentre un serial killer di bambini sta
mietendo vittime nella città. Si tratta di due casi all’apparenza slegati tra
loro, ma l’ex maresciallo Alfred Vanacura nota subito qualcosa che li collega:
la vittima aveva in cura entrambi gli assassini. Le registrazioni delle sedute
di Debbi, rinvenute sul luogo del delitto, forse potranno fornirgli indizi
utili per mettere a segno una duplice cattura.
È così che due oscuri fili paralleli si intersecano a
formare un unico intreccio, che gradualmente ci trascina in un universo, in cui
violenza e follia si fondono con elementi grotteschi e immagini dal retrogusto
quasi fiabesco in uno strano carosello di atmosfere oniriche.
L’impressione è quella di
precipitare nella tana del Bianconiglio per ritrovarsi in una sorta di Paese delle Meraviglie in chiave splatter –, e forse non è un caso che
a far capolino fra le righe guidandoci nei
meandri dell’incubo sia proprio Ribes, un coniglio bianco, munito però
di un’anima nera e per nulla intenzionato a metterci fretta. Per comprendere la
storia e i suoi diabolici incastri, infatti, occorre partire dall’inizio,
andare avanti, riservarsi però la facoltà di guardare indietro, per osservare e
capire. Nondimeno è necessario calarsi nelle menti dei due killer, non solo per
conoscerli e comprendere le loro azioni, ma perché la dimensione psichica, in
qualche modo, li unisce e li mantiene in contatto producendo
un’allucinazione – o semplicemente una visione, o un ricordo – comune.
L’intreccio formato dai due casi da risolvere si infittisce con una
narrazione che segue tre binari: da un lato osserviamo Vanacura – vecchia conoscenza per
chi ha letto altri libri dello stesso
autore – che
sfruttando le sue doti da sensitivo e assecondando i capricci della sua ghiandola
pineale, svolge le indagini; dall’altro il Dottor Sottoterra, giocattolaio
perverso che stupra e uccide bambini; e contemporaneamente accompagniamo Debbi
in un cammino a ritroso nel tempo atto a ricostruire la sua vicenda personale.
Una vita fatta di rifiuto, abbandono, violenza, che ci narra di una bambina
indesiderata e costretta a vivere in un inferno che ha alimentato in lei un
forte desiderio di vendetta.
Quella che ci racconta Paolo Di
Orazio, nella sua essenza, è una storia ancorata alla realtà, un brutto sogno a
occhi aperti, popolato di mostri reali –
madri tossiche che rifiutano i figli, uomini perversi, stupratori, sadici – che facilmente
incontriamo nei casi di cronaca. La sua penna, tuttavia, li dota di una
bizzarra aura magica, li deforma, li traveste, li rende surreali e grotteschi,
inserendoli in una trama, che sempre più assume i contorni di una fiaba dark,
creando un contrasto, una certa dissonanza che disturba e ammalia insieme.
La realtà si trasforma in
allucinazione e l’allucinazione assume la concretezza della realtà provocando
una tempesta in cui si viene rimbalzati dal tragicamente “normale” al
“paranormale”, senza più riuscire a distinguere fra l’uno e l’altro.
Al pari di un illusionista
diabolico, l’autore ci attira in una trappola in cui vorticano i colori, gli
odori, le suggestioni rassicuranti dell’infanzia, salvo poi strappare il velo e
mostrarci che i coniglietti hanno denti e artigli, le principesse sono orchi
travestiti, e dall’orrore non c’è via di fuga giacché la cattiveria umana è un
veleno capace di infettare anche i sogni più innocenti.
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