Recensione: Quello che ti dirò di Albert Espinosa
Titolo: Quello che ti dirò
Autore: Albert Espinosa
Editore: Salani
Pagine: 228
Prezzo: 14,90
Descrizione:
Izan ha quarant’anni ed è sordo.
Sua madre, malata terminale di cancro, si è suicidata anni prima per porre fine
alle indicibili sofferenze provocate dalla malattia. Izan ha sempre avuto un
rapporto difficile con il padre, cha ha dedicato la sua vita alla ricerca di
bambini scomparsi trascurando il figlio per salvare quei giovani in difficoltà.
Ma ora il padre di Izan è anziano e malato e lui decide di accompagnarlo in
Italia, sul lago di Como, per aiutarlo ad affrontare il suo ultimo caso, quello
di Catherina, una tredicenne vittima di abusi. Una volta lì, però, i due
scoprono che le cose non sono quelle che sembrano: Catherina è ricoverata in un
ospedale psichiatrico e non ha affatto tredici anni.
La storia della ragazza non regge,
ma nessuno sa chi è veramente e da dove viene. Il loro viaggio li porterà a
confrontarsi con un passato doloroso in cui risiedono le radici delle
sofferenze del presente.
Albert Espinosa torna in libreria
con un nuovo romanzo dalla trama ricca di misteri e colpi di scena e personaggi
capaci di emozionare, senza dimenticare temi importanti come l’eutanasia. Un
libro che ci aiuta a combattere la paura di aver paura.
L'autore:
Albert Espinosa (Barcellona, 1973),
laureato in ingegneria chimica, è uno dei più noti scrittori, registi, autori
di teatro e televisione spagnoli. Il mondo giallo, pubblicato da Salani, è il
suo primo libro: in esso l’autore ha riversato l’esperienza intensissima dei
dieci anni della sua giovinezza segnati dal tumore. Espinosa ne ha poi tratto
una fortunatissima fiction, Pulseras rojas, da cui Rai e Palomar hanno
realizzato uno sceneggiato di grande successo dal titolo Braccialetti rossi.
Negli Stati Uniti, i diritti sono stati acquistati da Steven Spielberg, che ha
realizzato la serie tv The Red Band Society, in onda su Fox. Per Salani ha
pubblicato anche: Tutto quello che avremmo potuto essere io e te se non fossimo
stati io e te (2011); Se mi chiami mollo tutto… però chiamami (2012);
Braccialetti azzurri (2015); La notte in cui ci siamo ascoltati (2016); Il libro
dei segreti rossi (2016).
La recensione di Miriam:
Un investigatore specializzato
nella ricerca di bambini scomparsi.
La lettera di una ragazzina che implora
di essere ritrovata.
Le lancette dell’orologio che scandiscono
un conto alla rovescia perché l’unico uomo in grado di ritrovarla ha le ore
contate.
Sembrano gli ingredienti per un thriller
perfetto e, per molti versi, questo libro lo è. Di sicuro ruota intorno al
giallo di una sparizione e di una misteriosa richiesta di aiuto, spingendo il
lettore a porsi tanti interrogativi e a sfogliare con frenesia le pagine, colto
dalla curiosità di sapere come e se il caso verrà risolto. In realtà, è molto
di più. Partendo da un intreccio dal sapore poliziesco, Espinosa si spinge
oltre – o sarebbe
più appropriato dire dentro –
finendo per raccontarci il rapporto conflittuale fra un padre e un figlio; il
turbinio dei sentimenti, dei rimpianti, dei sensi di colpa che si agitano in
loro nel momento in cui comprendono che si stanno perdendo definitivamente; ma
anche l’importanza di perdersi per ritrovarsi, non tanto nel mondo che ci
circonda quanto in noi stessi.
Quando riceve la misteriosa
richiesta di aiuto da Catherina (così si chiama la tredicenne che lo contatta),
l’investigatore è ormai anziano, è malato e sta morendo. In sostanza, non è in
grado di gestire la ricerca, ma non può ignorare l’appello lasciando una
creatura indifesa al suo destino. Decide perciò di accettare l’incarico facendosi
aiutare da qualcuno. Questo qualcuno è suo figlio Izan, e la scelta ha qualcosa
di paradossale perché in quarantasei anni non hanno mai avuto un vero rapporto.
Troppo impegnato a cercare i figli degli altri, l’uomo, in un certo senso, ha smarrito il suo. Inoltre Izan è sordo e suo
padre non ha mai usato la lingua dei segni per comunicare con lui, quasi
rifiutando il suo handicap.
L’improbabile collaborazione li
spingerà ad affrontare un viaggio verso Como, a trascorre del tempo insieme e a
fare squadra per raggiungere un obiettivo comune. In sintesi fornirà loro l’occasione
– l’ultima – per riscoprirsi.
Andando alla ricerca di una terza
persona, i due uomini finiranno per ritrovare se stessi.
Padre e figlio potranno avviare il
dialogo che si sono sempre negati, e riavvicinarsi prima dell’inevitabile
distacco definitivo. In questo spazio, intimo, s’incastra la storia di Catherina,
ma non si tratta di un’intrusione né di una divagazione, giacché la sua lunga
lettera densa di abusi subiti e di solitudine contiene dei segreti che nel
finale verranno alla luce e acquisiranno un senso nel complesso schema
relazionale approfondito dall’autore.
A prendere vita fra le pagine è
dunque un doppio processo investigativo, a quello ufficiale se ne affianca,
infatti, un secondo che si spinge nelle profondità dell’anima, alla ricerca dei
blocchi, dei fraintendimenti, delle paure che spesso ci impediscono di capire
noi sessi e gli altri, e di essere felici. Un processo doloroso, sicuramente
scomodo, ma necessario per poter assumere le redini della propria esistenza e
decidere in che direzione spingere la vita.
Scivolando con grazia e originalità dal thriller al romanzo
intimistico, Quello che ti dirò ci
regala una storia che tocca le corde più profonde dell’anima e ci fa riflettere
sull’importanza di cercare di meno e farsi ritrovare di più.
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