Buongiorno cari follower,
apriamo la settimana con un Review Party dedicato a L'assassino del lago di Pietro Garanzini (Newton Compton), un romanzo che non mancherà di soddisfare gli appassionati di gialli.
Titolo: L'assassino del lago
Autore: Pietro Garanzini
Editore: Newton Compton
Pagine: 352
Prezzo ebook: 2,99
Prezzo cartaceo: 10,00
Descrizione:
L’ispettore di polizia Mario
Ferrari si trova a indagare su tre misteriosi omicidi avvenuti in rapida
successione. Apparentemente, le tre vittime hanno poco in comune a parte l’età:
una aveva 29 anni e gli altri due 28. Eppure, tutti e tre i ragazzi sono stati
prima storditi e poi uccisi con una pistola d’epoca, una rarissima Luger.
Aiutato dal vice ispettore Matheoud e dalle preziose ricerche dell’agente
Nanetti, Ferrari scaverà nel passato delle vittime per risolvere un caso capace
di mettere a dura prova il suo fiuto raffinato, costringendolo a tornare più
volte sui suoi passi. E la chiave di tutto potrebbe essere nascosta proprio nel
luogo in cui, molto tempo prima, è iniziata la spirale di morte: uno specchio
d’acqua dalla superficie cristallina, che nasconde terribili segreti.
La recensione di Miriam:
Un uomo giovanissimo viene
ritrovato assassinato: ha mani e piedi legati, da alcuni segni sul corpo si
evince che è stato colpito con un taser e poi freddato con un colpo di pistola
alla testa. Tutto lascia pensare a un regolamento di conti, tanto più perché la
vittima spacciava droga.
Tuttavia, c’è qualcosa che non
torna: l’arma usata per sparare è una Luger risalente alla Seconda Guerra
Mondiale. Difficile credere che un assassino legato al mondo della criminalità
organizzata si serva di un cimelio del genere per le sue esecuzioni.
I dubbi si moltiplicano quando, a
distanza di breve tempo, vengono ritrovati altri due uomini uccisi nello stesso
modo, ma estranei a qualsiasi attività illecita.
L’ispettore Mario Ferrari,
incaricato delle indagini, è dunque costretto ad abbandonare l’unica pista
plausibile e a ripartire proprio dall’unico indizio rappresentato dalla pistola
d’epoca per poter far luce sulla vicenda.
Quello che inizialmente si
presentava come un caso di facile soluzione si trasforma così in qualcosa di
più complesso, un vero enigma in grado di mettere a dura prova anche il più
abile investigatore.
Seguendo lo schema tipico del
poliziesco, il romanzo si snoda fra interrogatori, referti autoptici, analisi
della scena del crimine tesi a trovare un movente e un nesso fra più omicidi
che sembrano non averne.
Man mano che si procede, piccoli
nuovi indizi o informazioni ricavate parlando con chi conosceva le vittime
cominciano a dare un senso agli accadimenti, o quanto meno a tracciare nuovi sentieri
da esplorare alla ricerca della verità. Seguirli significa scavare nel passato
delle persone coinvolte fino a tirare fuori vecchi scheletri dagli armadi,
tanto che si giungerà alla riapertura di un cold case: la sparizione di una
donna avvenuta ben nove anni prima e rimasta avvolta nel mistero.
La storia cattura subito
l’interesse e coinvolge direttamente il lettore che, sfruttando i vari indizi disseminati
fra le pagine, può sentirsi parte attiva del processo investigativo.
I fitti boschi montani, il lago
Maggiore sullo sfondo, battuto da una pioggia furente che raramente concede
tregua, incastonano la trama in una cornice lugubre, in perfetta sintonia con i
delitti che si susseguono e con il senso di oscurità e oppressione che
caratterizza le indagini, all’apparenza, senza via d’uscita. A controbilanciare
questa cupezza, tuttavia, interviene la personalità dell’ispettore Ferrari che,
cinico e con la battuta pronta anche nelle situazioni più drammatiche, riesce
ad alleggerire spesso la tensione, strappandoci qualche sorriso. Sempre in
impermeabile grigio e con un sigaretta, rollata rigorosamente a mano, pronta
per essere fumata, ci offre un’immagine esteriore quasi stereotipata – un po’
alla tenente Colombo – salvo poi sorprenderci con i suoi modi abbastanza sopra
le righe, le sue reazioni burbere, la sua tendenza a rifugiarsi in una tazza di
caffè o nel buon cibo, come fossero elementi imprescindibili di un piccolo
rituale che lo aiuta a riflettere e a trovare il bandolo della matassa, quando
la situazione diviene troppo intricata.
A mettere in risalto la peculiarità
del suo carattere è il viceispettore, nonché suo amico, Andrea Mathoud, che lo
affianca sul campo e, con la sua indole per molti versi contrastante, gli fa
quasi da spalla. Insofferente al fumo, alla guida spericolata del collega, alla
musica che si ostina ad ascoltare durante i tragitti in macchina, alla sua
capacità di mostrare un grande appetito anche quando le circostanze sono tali
da chiudere lo stomaco, ha un approccio completamente diverso al suo lavoro, ma
forse anche per questo la coppia si rivela vincente.
Pur non potendo dire di essere
rimasta stupita dal finale – a un certo punto ho capito chi era il colpevole e
non sono stata smentita – ho trovato appassionante l’iter che conduce alla sua
scoperta e il modo in cui tutti i tasselli sparsi lungo il cammino si combinano
componendo un puzzle dagli incastri perfetti.
Una lettura godibilissima se amate
il giallo classico.
Nessun commento:
Posta un commento