Recensione: Mister Suicidio
Titolo: Mister Suicidio
Autore: Nicole Cushing
Traduzione di Nicola Lombradi
Illustrazione di copertina di Gianpaolo Frizzi
Editore: Independet Legions Publishing
Pagine: 220
Formato: ebook e cartaceo
Data di pubblicazione: 7 luglio 2017
Prezzo ebook: 3,99
Prezzo cartaceo: 16,33
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Descrizione:
Un adolescente, disadattato e problematico, vive rapporti
conflittuali con la madre psicotica, il padre inetto, un fratello demente e i
coetanei, che al tempo stesso lo deridono e lo temono; e, naturalmente, con
Mister Suicidio, la ‘voce’ ambigua e provocatrice che gli parla nella testa e
che fa di tutto per convincerlo a togliersi la vita. Come trattenere i propri
impulsi, omicidi e autodistruttivi? Una rivista di pornografia estrema e un
locale per spettacoli perversi lo inizieranno al Triplice Sentiero, un cammino
iniziatico che dovrà concludersi con l’autoannullamento, la non-esistenza,
fagocitato dall’inconoscibile Grande Bocca Oscura. Un romanzo duro e
conturbante che si è aggiudicato il Premio Bram Stoker Award 2015 come Migliore
Opera Prima (Titolo originale: Mr. Suicide).
La recensione di Miriam:
La morte a molti fa paura, ma per qualcuno può essere anche
molto seducente. L’impulso di uccidere, gli psicanalisti insegnano, giace
represso nel nostro inconscio e non è un caso che l’omicidio sia proibito dalla
legge. Nondimeno il suicidio può rappresentare per taluni l’agognata via
d’uscita da un’esistenza dolorosa e triste.
Il protagonista di questo romanzo si lascia sedurre da
entrambe le prospettive, fino a che la seconda non si afferma con maggior
prepotenza nella sua testa, assumendo la concretezza di una voce amica –
l’unica su cui possa contare – che lo conforta, lo lusinga, lo sobilla.
Non conosciamo il nome del ragazzo: l’autrice sceglie una
particolarissima forma narrativa, adottando la seconda persona. In questo modo
ci suggerisce l’idea di un dialogo interiore, un racconto che il giovane fa a
se stesso, come nel tentativo di ricordare e rielaborare la sua esperienza, e
nello stesso tempo ci fornisce l’illusione di essere proprio noi i destinatari
di un lungo monologo, che ci coinvolge e ci riguarda direttamente – a riprova
del fatto che nessuno può dirsi davvero immune a certe tentazioni.
D’altra parte la condizione di “senza nome” rispecchia
benissimo l’anonimato e la solitudine in cui il personaggio si trascina.
Ingabbiato in una famiglia disfunzionale, in cui germoglia il seme ereditario
della follia, questo adolescente fatica a trovare il proprio posto nel mondo e
a dare un senso al proprio vivere. Vittima di una madre soffocante che gli
inculca la convinzione di essere un incapace; figlio di un padre assente e
circondato da fratelli inetti quanto lui, diviene un emarginato anche fuori
dalle mura domestiche. I compagni di scuola lo evitano, lo sbeffeggiano e per
alcuni versi lo temono, condannandolo a uno stato di totale isolamento.
Inizialmente crede di individuare proprio nella figura materna
la causa dei suoi mali: se uccidesse la mamma, eliminerebbe il problema alla
radice e potrebbe dare una svolta alla sua vita. Quando incontra Mister
Suicidio, tuttavia, comincia a cambiare idea e a convincersi che la giusta
soluzione sia un’altra. Mister suicidio è un amico (reale, immaginario?) che
sembra conoscere alla perfezione il suo stato d’animo e la natura del suo
problema. Certo, sua madre è una piaga ma il vero male è la vita stessa che
alle persone deboli e inadeguate come lui non può riservare niente di buono.
Darle un taglio sarebbe il solo modo per risparmiarsi ulteriore sofferenza.
Facile a dirsi. Porre in atto un simile proposito è
tutt’altra faccenda…
È dunque un tema forte, attualissimo, come quello del
suicidio adolescenziale, ad aprire le danze con la nascita di un bizzarro
quanto inquietante sodalizio, ma questo non è che l’inizio di un percorso ricco
di sorprese. Uno degli aspetti più ammalianti di questo romanzo consiste nelle
frequenti e brusche virate che ci riserva la trama. Si comincia a leggere, ci
si prefigura una certa evoluzione ma quando si è ormai quasi certi di aver
visto giusto, una sterzata scompagina tutto e ci costringe a ripartire da zero.
L’impressione che si ha è quella di viaggiare senza bussola in un universo privo
di veri punti di riferimento. Una sensazione destabilizzante, che ben
rispecchia la condizione psichica del protagonista e al contempo ci tiene in
equilibrio su un fil di lama. La Cushing, abile burattinaia, però sa benissimo
dove intende condurci, il disegno per noi imperscrutabile è ben chiaro nella
sua mente e quando, finalmente, ci concede di coglierlo riesce sul serio a
spiazzarci.
È un viaggio fisico, mentale, introspettivo – di formazione
anche – quello che, insieme al personaggio chiave, compiamo seguendo la voce di
Mister Suicidio. Un viaggio in cui risulta difficile comprendere dove finisce
la realtà e comincia l’allucinazione, dove si arresta la sanità mentale e
prende il volo la follia, ma le cui tappe si caricano di significati profondi.
Mister Suicidio, quasi un guru perverso, ci spinge alla
scoperta del Triplice Sentiero, Depravazione,
Derealizzazione, Non esistenza sono le tappe da scoprire e da percorrere per
conquistare l’oblio, garantito da una misteriosa divinità: La Grande Bocca
Oscura.
Il racconto è a tinte forti, si anima attraverso descrizioni
splatter che lasciano ben poco all’immaginazione, vi basti pensare che ad
aprire il varco sul cammino iniziatico è una rivista porno estrema le cui
immagini sono un vero pugno allo stomaco. Lo stile narrativo è diretto, privo
di filtri, tagliente. Chiaramente la violenza che impregna le pagine non è
gratuita ma ha un preciso senso e un ruolo ben definito nel contesto che, a un
certo punto, si configura come una lente deformante della stessa realtà che ci
circonda. Giunti al passo della Derealizzazione
ci ritroviamo infatti a indossare delle lenti immaginarie – quasi una
versione horror degli occhiali verdi ideati da Frank Baum per cogliere le
meraviglie della Città di Smeraldo – che ci aprono gli occhi su un mondo di
plastica, un mondo in cui siamo tutti simili a pupazzi, omologati,
standardizzati, pilotati dai dettami della moda e della società. Non vi suona familiare?
In modo crudo e originalissimo, Mister Suicidio ci descrive non solo la follia, ma l’alienazione
dalla realtà (che può facilmente essere alimentata dal nostro attuale modello
di vita). Ci mostra e ci fa toccare con mano il vuoto che, in alcuni casi, può
fagocitare la nostra esistenza ma nello stesso tempo ci spinge in una
direzione, che contro ogni aspettativa, non punta al nichilismo bensì sfocia in
un sorprendente inno alla vita.
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