giovedì 16 marzo 2017

Recensione: Non dirmi bugie

Titolo: Non dirmi bugie
Autore: Rena Olsen
Editore: Newton Compton
Collana: Nuona Narrativa Newton
Pagine: 336
Prezzo eBook: 2,99
Prezzo cartaceo: 9,90

Descrizione:
Clara sta spazzolando i capelli a una delle figlie, quando alcuni uomini armati fanno irruzione in casa e arrestano Glen, suo marito. L’ultima cosa che lui le urla, prima di essere portato via, è di non dire niente, e lei ubbidisce. Del resto, la rigida educazione che ha ricevuto da ragazzina, e che l’ha resa poi una giovane donna dalle maniere perfette, l’ha abituata a fare ciò che va fatto. Sempre. Ma la situazione precipita rapidamente e lei si ritrova rinchiusa, interrogata da uomini e donne che la chiamano con un altro nome, Diana, e che accusano il marito di aver commesso crimini atroci. Clara ripercorre così il suo passato, cercando la chiave per comprendere ciò che le sta succedendo. E a poco a poco il passato inizia a stridere con il presente e Clara è costretta a mettere in dubbio la realtà che ha sempre dato per scontata: dovrà ricorrere a tutte le sue forze per aprire gli occhi sul presente e affrontare il futuro, se per lei un futuro c’è ancora…

L'autrice:
Rena Olsen. Vive in Iowa, è una scrittrice, terapeuta, insegnante, cantante a tempo perso e soprattutto un’incrollabile ottimista. Di giorno cerca di salvare il mondo come psicologa scolastica, mentre di notte costruisce nuovi mondi sulla carta. Non dirmi bugie è il suo primo romanzo. Il suo sito internet è renaolsen.com.

La recensione di Miriam: 
Qualsiasi tipo di violenza è aberrante, tuttavia quella psicologica è la più subdola poiché è difficile riconoscerla, persino per chi ne è vittima.
Clara, per esempio, è pronta a giurare di aver condotto un’esistenza normale, di non aver mai subito soprusi o privazioni, fino al giorno in cui degli sconosciuti non hanno fatto irruzione in casa sua strappandola a tutto ciò che le era familiare. Certo, dalle mura di quella casa bellissima non è mai uscita, se non in rarissime occasioni, sotto la stretta sorveglianza di qualcuno; è stata picchiata tante volte ma sempre per aver trasgredito a qualche regola, dunque perché lo meritava. È anche vero che molte delle figlie portate alla villa perché venissero addestrate, all’inizio piangevano e dicevano di voler tornare dai loro genitori, però questi ultimi non le volevano più, le avevano cedute a Mami Mae e Papi G affinché le trasformassero in signorine perfette e le cedessero a uomini ricchi, pronti a garantire loro un futuro migliore. Per lei è stato lo stesso, anche se aveva appena sei anni quando tutto è successo e non ricorda più nulla della sua vita prima.
Mami e Papi non sono i cattivi della storia, loro sono i buoni, e lo è anche Glen, il loro figlio, l’uomo che Clara ha sposato per amore, ottenendo il privilegio di non essere venduta.
Cattivi sono coloro che l’hanno portata via, che l’hanno rinchiusa in una stanza, dicendole che suo marito è un criminale e facendole un mucchio di domande affinché lei li aiuti a incastrarlo. Ma Clara è fedele ed è stata educata in maniera impeccabile, le hanno spiegato bene cosa è giusto e cosa è sbagliato sicché, qualsiasi cosa accada, la sua bocca resterà cucita…
Il punto è che la verità spesso è opinabile, quantomeno basta cambiare punto di vista perché le cose assumano un significato diverso agli occhi di chi le guarda. Chi subisce una violenza psicologica viene posto in una prospettiva da cui tutto sembra regolare e l’abuso non è percepito nemmeno come tale. Diventa doppiamente fragile proprio perché, oltre a  non possedere i mezzi, non ha la volontà di difendersi, non riconoscendo il nemico.
“È sempre stato così, perciò come può essere sbagliato?” si ripete Clara, che non avendo mai avuto un modello di vita diverso da quello vissuto con cui confrontarsi, non sospetta minimamente di essere vittima di qualcosa di orribile, insieme a tante altre ragazzine che hanno subito la sua stessa sorte.
Non dirmi bugie è un thriller narrato dal punto di vista della vittima, questa è la sua peculiarità e anche il suo grande punto di forza, l’elemento che lo allontana dal tipico schema poliziesco, concentrandosi sulla psicologia di una donna violentata nel fisico ma soprattutto nell’anima.
La sfida sviscerata da Rena Olsen non consiste nella ricerca dei colpevoli – loro sono già lì, sono stati stanati – ma nel convincere Clara a testimoniare contro di loro, a collaborare affinché la polizia possa raccogliere le prove definitive, indispensabili per incastrarli e impedire che continuino a fare del male. La vera sfida è riuscire a smontare il castello di bugie che mami Mae, Papi G e Glen hanno costruito per Clara, in modo da farle vedere un’altra verità, quella che apre una finestra sulla vita che avrebbe potuto vivere se i mostri che lei adesso reputa la sua famiglia non le avessero fatto del male.
Il romanzo si articola in due tempi: i capitoli dedicati al presente, che raccontano della detenzione di Clara, degli interrogatori e della sua resistenza, si alternano ai capitoli che ci trascinano indietro nel tempo, raccontandoci gli anni trascorsi all’interno della casa in cui la giovane donna è stata segregata e formata come schiava del sesso.
Si rimane profondamente toccati dal racconto, reso peraltro con uno stile diretto e coinvolgente, per l’agghiacciante realismo delle  tematiche affrontate – la violenza sulle donne e la tratta di esseri umani purtroppo non sono frutto di fantasia – ma nondimeno per le dinamiche psicologiche che scattano in Clara e che la sorreggono lungo il cammino. Più ancora che le botte, le privazioni, le umiliazioni cui viene sottoposta, fa inorridire l’efficacia con cui la sua mente viene manipolata al punto che nel suo schema di pensiero i comuni concetti di giusto e sbagliato risultano completamente invertiti. Sembra quasi paradossale che per lunghi anni lei non abbia mai lottato contro chi stava davvero abusando di lei in tutti i sensi, mentre adesso lotta con le unghie e con i denti contro chi vorrebbe salvarla.
Consiglio fortemente la lettura di questo libro, non solo perché si tratta di un thriller mozzafiato, ma soprattutto perché fa comprendere benissimo quel che significa e quel che comporta la violenza psicologica, mentre viene subita ma anche dopo, giacché liberarsene e rinascere comporta un grande lavoro di decostruzione e ricostruzione di sé. Un percorso non meno doloroso e difficile che attraversa l’intero romanzo, andando a riequilibrare l’orrore dei crimini descritti con la speranza della rinascita.  







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