venerdì 22 luglio 2016

Recensione: Verità sepolte

Titolo: Verità sepolte 
Autore: Allen Eskens 
Editore: Beat 
Edizione originale: Neri Pozza 
Pagine: 304 
Prezzo: 9,00


Descrizione:
Carl Iverson è un mostro, accusato di aver stuprato, ucciso e dato alle fiamme la quattordicenne Crystal Marie Hagen il 29 ottobre 1980. Tuttavia, quando giunge al suo cospetto per intervistarlo, e redigere una breve biografia per il suo corso di inglese all’università, lo studente Joe Talbert scorge un uomo che non soltanto non ha nulla del pazzo sadico e assassino, ma mostra una mente lucida, capace di fulminee e profonde osservazioni sulla vita e sugli esseri umani. Sicché quando Iverson decide di fornirgli una dichiarazione in articulo mortis - la confessione, cioè, di un uomo in fin di vita - e raccontargli tutto di sé, a partire dal Vietnam dove ha imparato a uccidere, fino a quel giorno del 1980, il ragazzo sa già che apprenderà una verità diversa sulla sorte di Crystal Marie Hagen e sui fatti di quel lontano ottobre. Una verità sepolta sotto i silenzi e il falso decoro dell’esistenza di molti. Con un ritmo vertiginoso e «un finale perfetto sotto ogni punto di vista» (Booklist), Verità sepolte segna «il debutto magistrale» (Publishers Weekly) di un nuovo talento della narrativa crime internazionale.

L'autore:
Allen Eskens è stato avvocato difensore per vent’anni. Ha affinato le sue abilità di scrittura creativa nella Minnesota State University, nel Iowa Writing Festival e nel Loft Literary Center di Minneapolis. Con Neri Pozza ha pubblicato anche Al posto di un altro.
La recensione di Miriam: 

Intervistare un anziano e scriverne la biografia. Quando a Joe Talbert viene assegnato questo compito per il suo corso d’inglese all’università, l’opportunità di ottenere un buon voto, per lui, sembra sfumare all’istante. Redigere un testo del genere non è complicato, nulla che non possa fare, il vero problema è rappresentato dalla materia prima. Joe è uno studente fuori sede, non conosce anziani nei paraggi, non ha nonni in vita. L’unica sua possibilità è rappresentata dall’Hillview Manor, una casa di riposo situata in loco, ma anche in questo caso l’impresa non è priva di difficoltà, giacché quasi tutti gli ospiti sono affetti da Alzheimer o da disturbi neurologici e dunque incapaci di fornire un resoconto coerente delle loro vite. In effetti, l’unico anziano in grado di raccontarsi è Carl Iverson, solo che la sua è una storia molto particolare, una storia che forse non tutti vorrebbero ascoltare.  
L’uomo è giunto nell’ospizio dopo aver scontato trent’anni in carcere perché accusato di aver stuprato e ucciso una ragazzina di quattordici anni, Crystal Hagen. Il suo trasferimento si deve solo al fatto che è malato di cancro ed è in fin di vita: un gesto di clemenza, insomma, concesso a un moribondo.
Joe non è sicuro che intervistarlo sia una buona idea, il pensiero di interagire con un mostro di certo non lo alletta, tuttavia non ha margine di scelta. Prendere o lasciare. Scrivere la biografia del killer oppure presentarsi all’esame impreparato.
Alla fine, il ragazzo opta per il male minore e decide di incontrare Carl.
È a partire da questo momento che gli accadimenti assumono una piega imprevista, a cominciare dal primo impatto con il presunto assassino. Sì perché Iverson non ha affatto l’aspetto né l’atteggiamento di un pericoloso criminale e non solo perché è consumato dalla malattia e costretto su una sedia a rotelle. L’uomo si mostra mite, brillante, lucido nella sua esposizione e soprattutto pronto ad affermare in articulo mortis di non aver ucciso e nemmeno violentato Crystal.
Ma allora perché non ha mai lottato per contestare le accuse? Perché non ha collaborato con il suo avvocato difensore e ha chiesto un rito abbreviato? Perché ha subito la condanna senza protestare e solo adesso che sta morendo professa la sua innocenza? 

Un bel dilemma per Joe, il cui interesse per la vicenda comincia ad andare oltre il mero compito per cui si trova al cospetto dell’anziano. Più lo ascolta più i suoi dubbi aumentano di pari passo con il suo coinvolgimento. Ben presto comprende di non voler semplicemente scrivere una biografia, ma scoprire la verità, fare chiarezza su un caso che forse non è mai stato davvero risolto. 
A motivarlo, in realtà, non è unicamente la curiosità. Senza volerlo né saperlo, Iverson ha riaperto una vecchia ferita di Joe, ha risvegliato un senso di colpa che si annida nel suo passato. Il ragazzo comprende che dimostrare la sua innocenza prima che muoia – sempre  che sia innocente davvero – può rappresentare la sua occasione di riscatto. 
È così che Allen Eskens ci trascina nel vortice di un romanzo mozzafiato che si rivela essere molto più di un thriller. Verità sepolte non è solo un giallo costruito ad arte, non è solo un intreccio da brivido, ma è anche una storia commovete che ci narra di diverse vite che si intrecciano, di sentimenti, di ingiustizia, e di voglia di rivalsa.
Man mano che le memorie di Iverson scorrono sulla carta, riportandoci a un’epoca ben precedente quella del delitto, fra gli orrori della guerra del Vietnam, emerge anche il vissuto personale di Joe, un ragazzo dal background familiare tutt’altro che roseo. Dietro la maschera di uno studente spensierato – almeno questa è l’impressione che provocatoriamente gli restituisce Iverson al loro primo incontro – si cela un percorso irto di difficoltà che parla di un padre mai conosciuto, una madre alcolizzata e totalmente fuori controllo, un fratello autistico di cui prendersi cura… un senso di responsabilità schiacciante, aggravato dai costanti problemi economici.
Mentre lo vedremo impegnato nelle particolari indagini che condurrà con ostinazione, sfidando persino le autorità, avremo modo di conoscerlo anche nella vita privata, di seguirne le drammatiche vicende familiari, nonché di assistere alla nascita di una tenera amicizia con Lila, l’affascinante vicina di casa che lo ha sempre ignorato, ma che proprio in virtù dell’insolita avventura in cui si è cacciato si avvicinerà a lui, finendo per affiancarlo nella ricerca della verità. 
Due biografie diversissime, in definitiva, quelle di Carl e Joe, che in qualche modo finiscono però per incrociarsi e trovare un punto in comune nella volontà di tendersi reciprocamente una mano. 
Due ritratti toccanti, in modi diversi, che finiscono per fare breccia anche nel nostro cuore.
 Un thriller profondo in grado di fondere la suspense con tematiche che invitano alla riflessione,  disseppellire la verità sull’omicidio di Crystal Hagen, infatti, non significa solo risolvere un cold case ma restituire dignità a una persona che forse ha scontato una pena lunga trent’anni per un crimine che non ha commesso. Una chance che, molto spesso, nella realtà non è data.





























 

Nessun commento:

Posta un commento