Recensione: Damnation
Titolo: Damnation
Autori: Luigi De Meo Eleonora Rossetti
Editore: Nero Press
Pagine: 483
Prezzo: 17 euro
Disponibile qui
Descrizione:
Approda finalmente su
carta, in un unico corposo volume, la saga di Damnation nata
dalle cupi menti di Eleonora Rossetti e Luigi De Meo.
Tasryne è un Redentore. L’unico scopo della sua vita è
sempre stato sgominare l’insidia dell’Inferno sulla terra, individuare i
fanatici, impedire che venisse aperto un Varco tra questo mondo e quello in cui
dimorano i Diavoli. Fa parte di un’élite che si estende a macchia d’olio,
epurando città e villaggi dal tocco della Perdizione. Questo finché, a causa di
un’insubordinazione volta a fermare un massacro ingiustificato, non viene
scacciato dal proprio Ordine, tramutandosi da cacciatore a preda. Tuttavia, la
sua crociata contro l’Inferno non si arresta, neanche quando la minaccia da
affrontare – l’ascesa del Primogenito, il Diavolo devoto alla Perdizione della
Follia – si farà ancora più concreta. Ma il suo destino scivolerà sempre più
verso la dannazione, perché l’unica arma che avrà a disposizione per
contrastare l’Inferno è proprio un Diavolo…
La recensione di Miriam:
Il
confine fra bene è male è sottilissimo, al punto che spesso è solo la
convinzione di essere schierati dalla parte giusta a fare la differenza. D’altra
parte la storia insegna: le guerre sante sono tra le più sanguinose; allo stesso
modo, le persecuzioni più orribili sono quelle che si consumano in difesa di
nobili ideali o, ancor più sovente in nome di qualche dio.
Santa
Inquisizione: è questa l’idea che salta subito alla mente leggendo Damnation. Siamo in un luogo
immaginario, in un tempo non meglio precisato – anche se dai forti tratti
medievali – e la religione imperante è quella dei Sacri Artefici. Il nemico da
stanare e distruggere è rappresentato dai Diavoli che, rigurgitati in terra
direttamente dall’Inferno, stanno contaminando le anime pie. Cambiano le
fattezze del nemico, le sembianze scelte dal Male, ma il clima che si respira è
da caccia alle streghe. Sommi emissari del Bene sono i Redentori che, esattamente
come i padri inquisitori torturano, condannano, uccidono i nemici della Fede.
Tasryne
è un Maestro Redentore, abilissimo e ligio al suo dovere, ma quando si accorge
che il numero degli accusati di contaminazione sta salendo a dismisura, quando comincia
ad assistere alla distruzione indiscriminata di interi villaggi ritenuti infetti, le sue certezze iniziano a
vacillare.
D’improvviso
la distinzione fra “buoni” e “cattivi” non gli appare più così evidente, poiché
la leggerezza e la ferocia con cui i Redentori esercitano la pratica della tortura
e recidono vite non è dissimile da quella che caratterizza i demoni. Ma a
metterlo in crisi è soprattutto il dubbio che molti dei condannati non siano
nemmeno colpevoli. Come può un bambino aver sposato la causa dell’inferno? Come
può essere attendibile una confessione estorta con la violenza?
Tasryne
non è più sicuro di essere dalla parte giusta e di star combattendo per una
causa nobile. Il bisogno di verità diviene per lui impellente al punto di
spingerlo a una scelta drastica quanto pericolosa: l’uomo diserta il suo ordine
per indagare autonomamente e scoprire quello che sta realmente accadendo e che,
probabilmente, le autorità cercano di nascondere. Per riuscire nell’impresa decide
di allearsi proprio con il nemico. L’ex Redentore evoca un Diavolo Carnefice,
Agmal, diventando così il suo Vincolante.
Quella
che può sembrare una scelta assurda, in realtà, ha un suo valido fondamento: un
diavolo vincolato a un umano, infatti, ha l’obbligo di dire sempre la verità;
inoltre un Carnefice ha il potere di fiutare la contaminazione senza
possibilità di errore. Chi meglio di Agmal può dunque rivelare a Tasryne se le
persone condannate dai Redentori sono davvero colpevoli o innocenti?
Ha
inizio così una lunga storia che si snoda per quasi cinquecento pagine e che ha
il potere di tenerci imbrigliati nella sua trama dall’inizio alla fine, senza
mai farci abbassare la guardia.
Un
lungo viaggio, di villaggio in villaggio, di segreta in segreta, fino a
giungere nella bocca stessa dell’inferno. Un viaggio avventuroso e scandito da
orrori inenarrabili, che coinciderà anche con un percorso di riflessione sulla
differenza fra bene e male, sul significato di giustizia, su quelli che possono
essere i veri valori della vita.
Un
romanzo dal sapore gotico e le atmosfere cupe, costellato di scene splatter che
non fanno sconti al lettore – basti pensare alla minuziosa descrizione delle
torture messe in atto dai Redentori e dagli stessi demoni –; una riuscitissima rivisitazione dell’eterna
lotta fra bene e male nella quale si innesta anche una insolita quanto forte
storia di amicizia.
Il
legame che si instaura fra Tasryne e Agmal è tutt’altro che scontato, sorprende
e, dal mio punto di vista, rappresenta
uno dei maggiori unti di forza dell’intera opera giacché ci suggerisce un’interpretazione
nuova del classico patto col diavolo.
Il
vincolante cede la sua anima alla creatura evocata in cambio dei suoi servigi
in terra, così come vuole la tradizione, ma il vero premio cui il diavolo
ambisce non è tanto quello finale quanto la libertà dall’inferno, di cui può
godere fintanto che il suo umano è vivo. In nome di questa libertà, Agmal
protegge Tasryne con ogni mezzo, desiderando ritardare quanto più possibile il
momento del suo trapasso. Chiaramente non c’è sentimento fra i due, non si può
parlare di affetto o di amicizia nel senso più comune del termine, entrambi si
usano e si sono scelti per il proprio tornaconto personale e sono alleati per
fini utilitaristici. Tuttavia Agmal si dimostra capace di una lealtà che gli
umani sembrano aver perso. Pur essendo crudele e nutrendosi del dolore degli
esseri umani – la tortura ha su di lui un effetto inebriante –, è in grado di
distinguere con precisione rei e innocenti e di risparmiare questi ultimi, non
degnandoli nemmeno di attenzione.
Insomma,
per quanto rimanga un essere abietto e temibile, in diverse occasioni ci appare
migliore di chi si elegge a sommo difensore del bene e, inevitabilmente, ci si
riscopre a fare il tifo per lui.
Ambigui
e molto sfaccettati si rivelano pure gli altri personaggi che attorniano i due protagonisti:
i Redentori Arkas e Elyon, lo scriba Karl che si unirà alla missione di
Tasryne, il Giullare – un diavolo di specie diversa rispetto ad Agmal, dotato
di un aspetto e di poteri davvero inquietanti.
Un
plauso particolare va, infine, agli autori non solo per aver saputo orchestrare
un horror originale e avvincente ma per aver trovato una perfetta sintonia,
producendo uno scritto a quattro mani in cui non si avverte alcuna
discontinuità di stile.
Bellissimo
anche l’epilogo in cui tutti i fili si annodano lasciando tuttavia uno spiraglio
aperto che, lungi dal lasciare qualcosa di incompiuto, sta lì a ricordarci che il male
non può avere fine finché esiste il bene, giacché sono entrambi facce di una
stessa medaglia.
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