mercoledì 23 dicembre 2015

Recensione: La legge dell'oblio

Titolo: La legge dell'oblio
Autore: Luca Simioni
Editore: Limana Umanita
Pagine: 348
Prezzo: 15 euro



Descrizione:
Gli uomini non conoscono più il deserto, per secoli gli occhi rossi degli wadi l'hanno sorvegliato per loro dall'alto delle torri. Oggi ne hanno paura, perché i predoni si sono fatti più temerari: qualcosa sta accadendo oltre le distese di sabbia bianca, ed è giunto il momento di scoprire cosa.
Chiamato alla missione, Mado saluta la propria comunità-torreper un viaggio dall'esito incerto insieme a compagni che non si è scelto, e i suoi occhi di wadi saranno testimoni dei terribili miracoli di una magia dimenticata e della sorte di rinnegati sanguinari.
Mentre macchine e armi straordinarie avanzano per combattere l'impero, Mado sarà impegnato a difendere la sua famiglia ela sua gente, ma l'attacco più grave è quello che ne sta minando le certezze, dopo quanto visto nel deserto: una blasfema minaccia per il dominio degli uomini, miracolosamente sfuggita alla legge dell'oblio.

L'autore:
Luca Simioni, si definisce scrittore interinale sulla sua pagina Facebook (ma non disdegna nemmeno il titolo di metal-scrittore, per metà operaio e per l’altra scrittore) lo abbiamo conosciuto con i racconti dal sapore epic fantasy inviati a “I mondi del fantasy”, selezionati per le antologie del draghetto. 

La recensione di Miriam:

I nemici dell’Impero debbono perdersi nella dimenticanza, come non fossero mai nati.
Così recita la legge dell’oblio, una legge che potrebbe applicarsi tranquillamente al nostro mondo adattandosi a svariati popoli e a diverse epoche storiche: cambiano gli imperi da difendere, cambiano i nemici a seconda della fazione cui si appartiene, ma il desiderio di prevaricazione è lo stesso, la sete di potere mai sazia, i conflitti sempre in agguato.  
Non fa eccezione il mondo immaginario in cui ci trasporta Luca Simioni. Per l’esattezza siamo nella Marca Occidentale dell’Impero, qui gli wadi – un popolo di guerrieri dagli occhi rossi – vivono nelle comunità- torre e scrutano il deserto allo scopo di prevenire possibili incursioni nemiche. Sorvegliare e proteggere, è questo il compito cui sono votati. Stando alle mappe imperiali, in realtà, nel deserto dovrebbero esserci  solo resti di civiltà scomparse e sparuti gruppi di predoni, per cui non dovrebbe rappresentare una grande minaccia, quando però gli avvistatori cominciano a scorgere strane macchine che avanzano, in loro si fa strada il sospetto che la distesa di sabbia bianca celi più di quanto abbiano sempre creduto.
Viene dunque organizzata una spedizione, capeggiata da Mado che si appresta a sostituire il vecchio Aga al comando, al fine di uscire in avanscoperta e capire quale minaccia incomba davvero sulla loro gente. 
Ad affiancare il protagonista nell’impresa ci saranno Farrall, rappresentante della sua stesa razza, Cavu, un cartografo umano e Brau, una senza sangue. 
La composizione del gruppo ci fornisce sin da subito un assaggio della varietà di razze presenti in questo territorio. A popolarlo, infatti, non sono solo gli umani – sebbene detengano il potere – ma ci sono appunto gli wadi, i senza sangue, i ganee, i mazar, i niharj, i pennacchi neri, solo per citarne alcuni. 
La prima parte del libro segue il viaggio di esplorazione, a partire dal punto di vista di Mado, consentendoci di scoprire con lui  la geografia dell’Impero, oltre che i segreti in esso custoditi. 
Il tempo indefinito in cui si colloca la trama ha tratti dagli echi medievaleggianti, tipici dell’epic fantasy, ma siamo in un’epoca in cui la magia è stata soppiantata dalla forza del vapore e che pertanto si arricchisce di sfumature speampunk. 
Come facilmente presagibile, il deserto si rivelerà tutt’altro che disabitato e per niente innocuo. Nel corso della sua missione, Mado apprenderà che vi sono luoghi non tracciati sulle mappe, gruppi organizzati di cui ignorava l’esistenza e i propositi, ma soprattutto scoprirà che a gravare sulle comunità- torre è la minaccia di  una vera e propria guerra di dimensioni epiche, orchestrata da un essere pericoloso e spinto da un’ideologia delirante. 
Nella seconda parte del romanzo, il pericolo si concretizzerà poiché assisteremo allo scoppio del conflitto e ne seguiremo  gli sviluppi fino all’epilogo. 
La storia, sorretta da un stile maturo e curato nei dettagli, si sviluppa in un crescendo che alimenta la curiosità e mantiene viva l’attenzione. Se per la prima metà l’autore ci avvince mostrandoci le meraviglie  e le insidie del ricchissimo universo forgiato dalla sua immaginazione, fra dune sabbiose sovrastate da aeronavi a vapore,  nella seconda ci fa entrare nel vivo della strategia bellica – materia che sembra  padroneggiare con grande disinvoltura – invitandoci a seguire il ritmo più incalzante dell’azione. 
Man mano che tutti i nodi vengono al pettine e il disegno di fondo prende forma, ci si rende conto poi di come l’opera si presti a diverse chiavi di lettura andando oltre il mero scopo di intrattenere, per la gioia del lettori più riflessivi. 
Il mito della razza pura di hitleriana memoria, il fanatismo religioso, l’odio razziale, sono alcune delle tematiche, peraltro attualissime, che emergono in corso di lettura insieme a una serie di interrogativi che pur prendendo forma in una dimensione fantastica ben si adattano alla nostra condizione reale. Le differenze rappresentano un pericolo, un ostacolo da abbattere oppure un valore aggiunto su cui far leva per costruire un futuro migliore? Il conflitto può essere davvero un mezzo attraverso cui perseguire i propri ideali o non può che decretarne la fine, qualunque sia il fronte su cui si combatte? Cosa è sacrificabile e cosa no? 
Interessante da questo punto di vista saranno anche i conflitti interiori fra cui dovrà destreggiarsi Mado, un eroe per niente super e molto umano che in più di un’occasione sarà chiamato a scegliere fra la fedeltà all’impero e gli affetti, giacché non sempre quel che impone il senso del dovere coincide con ciò che detta il cuore.




















 




Nessun commento:

Posta un commento