Recensione: Caligola. Impero e follia
Titolo: CALIGOLA – Impero e
Follia
Autore: Franco Forte
Editore: Mondadori
Collana: Omnibus Mondadori
Pagine: 410
Prezzo: 22 euro
Disponibile su Amazon
Descrizione:
Ha appena cinque anni, Gaio Giulio Cesare, quando il padre
decide di portarlo con sé per una campagna militare nelle terre da cui ha preso
il suo nome: la Germania. Perché suo padre è Germanico, il più potente e
acclamato generale di Roma. L'uomo che molti vorrebbero incoronare imperatore,
al posto dell'odiato e temuto Tiberio. Il comandante che non ha paura di nulla,
tranne che di un essere umano: la moglie, Agrippina, nipote di Augusto, la
madre dei suoi figli.
Tra loro c'è Gaio, che non ama il suo nome e preferisce il
soprannome che gli hanno dato i suoi amici legionari, cui procura schiave e
divertimenti, ottenendo in cambio di essere accolto nel loro gruppo e ricevere
i loro duri insegnamenti. Quel soprannome che prende origine dalle calzature
militari troppo larghe che ha sempre ai piedi, le caligae. Quel soprannome che porterà con sé per tutta la vita:
Caligola.
E quando suo padre Germanico viene avvelenato ad Antiochia,
la terza città più grande del mondo, il piccolo Caligola giura che avrà la sua
vendetta. È in quel momento che capisce che essere amato non basta, che essere
un grande guerriero non è sufficiente, che il vero potere risiede nelle
informazioni. Per questo impara ad attraversare non visto i corridoi dei
palazzi imperiali, dove viene a conoscenza di trame, intrighi e congiure,
ordite da uomini assetati di potere e da donne crudeli e disinibite. Sotto il
sorriso maligno del vecchio Tiberio, che pare avere stretto un patto con gli dèi,
tanto si mantiene lucido, energico e spietato anche in vecchiaia. Così il
piccolo Caligola intraprende il percorso che lo porterà a sedere sul trono
dell'Urbe. Un percorso lungo, pieno di ostacoli, in cui la tentazione della
vendetta deve essere sempre temperata da prudenza e astuzia. Un percorso che
farà sì che sarà lui, non suo padre, non i suoi fratelli, il nuovo imperatore
di Roma.
Restituendo gli intrighi, le alleanze sempre pronte a
mutarsi in tradimento, la lussuria e l'avidità della Roma imperiale, che nelle
pagine di “Caligola - Impero e follia” non ha nulla da invidiare alle capitali
delle "Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" di George R.R. Martin,
Franco Forte scrive un romanzo straordinario, che reinventa, con taglio
originale e moderno, il mito dell'imperatore più odiato della storia. Dando
voce, per una volta, alla sua versione.
L’autore:
Franco Forte nasce a Milano nel 1962. Giornalista,
traduttore, sceneggiatore, editor delle collane edicola Mondadori (Il Giallo Mondadori, Urania e Segretissimo), ha pubblicato i romanzi Caligola – Impero e Follia, Ira
Domini, Il segno dell’untore, Roma in fiamme, I bastioni del coraggio,
Carthago, La Compagnia della Morte, Operazione Copernico, Il figlio del cielo,
L’orda d’oro – da cui ha tratto per Mediaset uno sceneggiato tv su Gengis
Khan –, tutti editi da Mondadori, e La
stretta del Pitone e China killer
(Mursia e Tropea). Per Mediaset ha scritto la sceneggiatura di un film tv su
Giulio Cesare e ha collaborato alle serie “RIS – Delitti imperfetti” e “Distretto
di polizia”. Direttore delle riviste Romance
Magazine (www.romancemagazine.it)
e Writers Magazine Italia
(www.writersmagazine.it), ha pubblicato con Delos Books Il prontuario dello scrittore, un manuale di scrittura creativa per
esordienti giunto alla settima edizione. Il suo sito è www.franco-forte.it.
La recensione di Miriam:
Ricordato
per la sua eccentricità e la presunta follia, Caligola è sicuramente uno degli
imperatori più controversi della storia di Roma.
Le
fonti ufficiali ci riferiscono poco a proposito del suo regno, e quel poco non
può nemmeno ritenersi completamente attendibile, giacché gli storici più
accreditati dell’epoca, appartenendo allo
stesso ceto sociale da lui combattuto, avevano interesse a screditarne il nome.
No
so voi, ma io ricordo benissimo che sul mio vecchio sussidiario delle
elementari Caligola era presentato essenzialmente come l’imperatore tanto pazzo
da aver nominato console il suo cavallo.
Una
stravaganza che risponde a verità, –
sebbene non sia esattamente riconducibile a un segno di squilibrio come si vuol
far credere –, ma che, almeno nel mio immaginario di bambina ha scalzato
qualsiasi sua altra impresa, al punto da farmelo ricordare negli anni
semplicemente come il re folle.
Lo
straordinario romanzo di Franco Forte ha il grande pregio di colmare le lacune,
sgomberare il campo dalle mistificazioni e restituire la giusta dimensione a
questo personaggio storico. Sebbene realtà e fantasia si fondano nella forma
narrativa prescelta, che è pur sempre quella della fiction, la solidità delle
basi documentali e il rigore storico con
cui si sviluppa la trama, ci consentono di conoscere più da vicino Caligola –
non solo l’imperatore ma anche l’uomo – e di ottenerne un ritratto,
probabilmente più veritiero di quello comunemente accettato.
Sorpresa.
È questo il sentimento che prevale in corso di lettura, perché la nuova
immagine di Caligola che se ne ricava si discosta parecchio da qualsiasi
pregiudizio o leggenda.
L’autore
ci propone quasi una sfida calandoci nei panni del protagonista e provando a
raccontarci il suo percorso a partire proprio dal suo punto di vista.
Ecco
allora che la storia di uno stravagante Cesare, perfido, depravato e soggetto a
violenti sbalzi d’umore, si trasforma pian piano nella storia di un bambino
innamorato di suo padre, tanto da volerlo emulare. Un bambino che già dall’età
di cinque anni, indossava imperterrito caligae
troppo grandi per i suoi piedi, sognando di diventare un valoroso condottiero,
che all’età di sette comincia ad assistere allo sterminio della sua famiglia
per loschi giochi di potere e che al trono giunge animato soprattutto da una
personale sete di vendetta.
Sadico
certo, perverso anche, di sicuro Caligola non era un puro, e Franco Forte non
esita a mostrarci senza filtri il suo lato più oscuro. Folle però sembra un
aggettivo inappropriato per la sua mente che, anzi, appare eccessivamente
lucida in diverse occasioni. Frugando dietro le apparenze ci si rende conto,
infatti, di come ogni gesto compiuto da quest’uomo, anche il più stravagante
come la nomina a console del suo cavallo, sia conseguenza di un ragionamento
tutt’altro che irrazionale e abbia un suo preciso significato.
In
effetti, più che squilibrato, qui, Caligola appare come un ribelle, un
provocatore il cui merito sta proprio nell’aver avuto il coraggio e la determinazione di smascherare la corruzione
del senato e dell’aristocrazia romana, orchestrando una sorta di mani pulite dei suoi tempi.
Da
questo punto di vista la sua figura appare incredibilmente attuale. Al di là
dei mezzi e dell’efferatezza che lo contraddistingue, ad animarlo, in fondo,
insieme al desiderio di vendicare i suoi cari, è un ideale di giustizia
facilmente condivisibile e, certamente, comprensibile, giacché il degrado della
politica con cui si ritrova a fare i conti somiglia parecchio a quello della
politica dei giorni nostri.
Se
il lato oscuro, ampiamente mostrato, affascina ma non sorprende, non si può non
rimanere colpiti dal lato umano di questo personaggio che nondimeno l’autore fa emergere con realismo e forza
sorprendenti.
Devo
ammettere che dopo aver letto questo libro il vecchio ritratto di Caligola che
avevo impresso nel mio immaginario dai tempi della scuola è stato soppiantato
da un ritratto del tutto nuovo. Non più re folle, ma genio ribelle che ha
umiliato Roma, come recita il sottotitolo… ma anche uomo che ha saputo amare, che
ha sofferto e che ha avuto l’onere di sperimentare la solitudine a cui spesso
sono condannati i grandi uomini votati al potere.
Un
imperatore di grande fascino che in quest’opera vibra di vita nuova, ritrovando
nella letteratura la dignità che la storiografia gli ha negato, quasi fosse una
seconda rivincita.
Commenti
Posta un commento