Recensione: Le navi dei Vichinghi

Titolo: Le navi dei Vichinghi 
Autore: Frans Gunnar Bengtsson 
Editore: Beat 
Edizione originale SUPERBEAT 
Introduzione di Michael Chabo
Traduzione dallo svedese di Kirsten Montanari
Guldbrandse
Pagine: 528
Prezzo: 13,90
Descrizione:

Le navi dei Vichinghi, il romanzo epico di Frans Gunnar Bengtsson che dagli anni Quaranta è uno dei libri della narrativa svedese più venduti e letti del pianeta, riporta in vita il fantastico mondo del X secolo dopo Cristo, quando un popolo avvolto nella leggenda – il popolo dei Vichinghi – imperversava con le sue scorribande dalle fortezze della Scandinavia giù fino ai porti più remoti del Mediterraneo. L’eroe di Bengtsson, Orm il Rosso – coraggioso, astuto e, soprattutto, baciato dalla fortuna – è solo un ragazzo quando viene strappato al suo villaggio nativo danese dai Vichinghi e messo ai remi di una delle loro grandi navi con le teste di drago che ornavano la prua.
Nel corso di mirabolanti avventure tra i mari e i porti pericolosi dell’epoca, il vichingo Orm viene catturato dai Mori in Spagna, dove è iniziato ai piaceri dei sensi e dove combatte per il califfo di Cordova. Scappato dai Mori, approda in Irlanda dove, con suo grande stupore, si imbatte nelle prime, eteree figure di monaci cristiani. Dall’Irlanda parte poi per avere un ruolo di primo piano negli intrighi orditi dai vari re vichinghi per ritornare poi nella sua terra natia, dove lo attendono nuove avventure e cimenti.



L'autore:




Frans Gunnar Bengtsson (4 ottobre 1894 – 19 dicembre 1954) è stato uno dei maggiori poeti e scrittori svedesi. Saggista, si occupò di François Villon, Walter Scott e Joseph Conrad e scrisse una imponente biografia di Carlo XII, il re svedese. Il libro che gli diede la fama fu però Le navi dei Vichinghi (titolo originale Röde Orm) pubblicato in due parti nel 1941 e nel 1945.  


La recensione di Miriam:

Edito per la prima volta negli anni ’40, Le navi dei Vichinghi può essere considerato a tutti gli effetti un classico della narrativa svedese. Romanzo epico e avventuroso, ci trasporta nel X secolo dopo Cristo regalandoci uno straordinario ritratto degli uomini del nord, in grado di combinare con assoluta maestria finzione e realtà.
Le vicende narrate hanno per protagonista Orm Il Rosso, un personaggio immaginario – quasi un Ulisse nordico−  di cui vengono ripercorse le gesta a partire dalla sua infanzia.  Figlio di un contadino, il piccolo Orm nasce in Scania lì dove trascorre i primi anni di vita fino a che non viene strappato alla sua famiglia e messo ai remi di una nave vichinga.
Diviso in due parti, il libro propone la cronaca di due differenti viaggi che corrispondono quasi a un’intera vita.  Passando di nave in nave, catturato dai Mori prima e successivamente assoldato dal Califfo di Cordova, fino a fuggire verso l’Irlanda, alla corte del mitico Re Harald Dente Azzurro, da bambino Orm diviene uomo. Partito alla stregua di un cucciolo smarrito, ritorna alla sua terra da capo vichingo, temuto e rispettato da tutti per poi salpare  di nuovo alla riconquista  dell’unico bene prezioso che non è riuscito a  condurre in patria con sé al termine del suo primo viaggio.
Mirabolanti, epiche, intrise di leggenda, le imprese che lo vedono protagonista scaturiscono dalla fervida fantasia dell’autore ma si inseriscono in un contesto storico, geografico e culturale assolutamente realistico. Leggendo si viene così trascinati per mare e per terra, tra guerre, scorrerie, intrighi e tradimenti nella maglie di una trama che trasuda fantastico a tutto tondo e, nel contempo, ci si ritrova immersi nella storia, alla scoperta degli usi e delle tradizioni di un popolo straordinario. La puntuale ricostruzione storica  realizzata da Bengtsson ha il pregio, non solo di farci riviere l’epopea vichinga fornendoci l’illusione di esserne noi stessi protagonisti, ma ci fa immedesimare nella mentalità e nel modo di rapportarsi al mondo di questa civiltà. Grande attenzione è infatti dedicata alla religione, tema centrale nell’intero romanzo, sviscerato anche grazie  al continuo confronto tra pagani, musulmani e cristiani. Confronto che, contrariamente a quanto ci si aspetti, non conduce sempre allo scontro, anzi, si risolve spesso in un dialogo o nella scoperta di un punto d’incontro, quando non sfocia nella conversione.
D’altra parte non è un caso se tra i protagonisti ritroveremo un giudeo, Solimano, e un prete cristiano, padre Vilibaldo, entrambi destinati a svolgere un ruolo cruciale nel percorso evolutivo di Orm.
Non meno sorprendente è l’attenzione che l’autore rivolge alle figure femminili che, lungi dal farsi relegare ai margini in un contesto in cui spadroneggiano gli uomini guerrieri, riescono a ritagliarsi una posizione di spicco – basti pensare alla bella principessa Ylva che, oltre a conquistare il cuore di Orm, riuscirà a tenere in scacco diversi uomini di potere piegandoli ai suoi capricci.
Lo stile fortemente descrittivo, ma fluido e caratterizzato da un linguaggio che stupisce per la sua modernità, rende particolarmente vividi i paesaggi e le scene di vita reale, mentre le azioni e le riflessioni  che coinvolgono i molteplici personaggi ci consentono di familiarizzare con loro fino a percepirli come veri e propri compagni di un viaggio indimenticabile.
Una lettura appassionante, altamente consigliata tanto a chi ama i romanzi di avventura quanto a chi voglia accostarsi alla storia, concedendosi uno sguardo inedito, arguto, a tratti ironico, su un popolo che reca con sé il fascino della leggenda.













  

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