Recensione: Naraka. L'Inferno delle Scimmie Bianche
Titolo: NARAKA – L’Inferno delle Scimmie Bianche
Autore: Caleb Battiago
Prefazione di Alan D. Altieri
Illustrazione di copertina di Ben Baldwin
Illustrazioni interne di Daniele Serra
Editore: Mezzotints Ebook
Collana: Outseries
Formato ebook (epub, mobi)
Pagine: 250
Prezzo di copertina: € 3,49
Autore: Caleb Battiago
Prefazione di Alan D. Altieri
Illustrazione di copertina di Ben Baldwin
Illustrazioni interne di Daniele Serra
Editore: Mezzotints Ebook
Collana: Outseries
Formato ebook (epub, mobi)
Pagine: 250
Prezzo di copertina: € 3,49
Descrizione:
Il Naraka diventa il primo allevamento di carne umana moderno e organizzato. Una reminiscenza di Naraka ben più antichi, che la storia ci ha presentato in tante culture. Neri protagonisti, come la sensuale killer Kiki Léger, vivranno sulla propria pelle l’evoluzione di questo delirio umano che è dietro l’angolo. Ambientato in un penitenziario dotato delle più avanzate tecnologie e in una Parigi marcia e distopica, il romanzo intreccia varie storie e vissuti estremi, suggerendo, tra le righe, riflessioni antropologiche, ecologiche, esistenziali.
La sonda del lettore viene calata in un alveare senza fondo e continuerà il proprio viaggio nel vuoto, senza riuscire mai a toccare il fondo.
L'autore:
Caleb Battiago (Milano, 1966) è un autore italiano. Naraka - L’Inferno delle Scimmie Bianche è il suo primo romanzo pubblicato sotto questo pseudonimo.
La recensione di Miriam:
Nel ventre della luna si annida un carcere di massima
sicurezza. È il Naraka, l’Inferno delle Scimmie Bianche, discarica di tutta la
feccia dell’umanità. Architettato per fagocitare serial killer e criminali
della peggior specie, è un luogo di dolore e perdizione da cui non si torna a riveder le stelle.
Un progetto astuto teso a ripulire il nostro mondo e a renderlo un posto migliore? Se state pensando qualcosa del genere, siete degli ingenui o, forse, vi sfuggono le implicazioni del rumore di lame affilate che aleggia in questo luogo dannato.
Ci fu un tempo in cui l’aberrazione umana passava per il camino; nel futuro dipinto da Caleb Battiago passa per l’Affettatrice e finisce in scatola.
La verità è che dietro la facciata di questa prigione esemplare si cela il primo allevamento spaziale di carne umana.
Gli spettri della sovrappopolazione globale e delle vacche radioattive hanno acquisito consistenza al punto che la Terra è ridotta alla fame. Gli allevamenti animali non riescono più a soddisfare il fabbisogno umano cosicché il cannibalismo è diventato la nuova frontiera a cui votarsi prima di arrendersi alla fine.
Chiaramente, quando passano per le mani dei potenti, anche le perversioni subiscono le restrizioni della regola − una regola che ignora il principio di uguaglianza. Non tutte le carni sono di pari qualità e quelle di prima scelta sono destinate solo alle tavole della gente che conta.
Così può succedere che alcuni assassini vengano assegnati ai banchetti d’élite, che altri dalla pelle più dura e la fibra più stopposa, finiscano inscatolati e venduti nei comuni supermercati, mentre i soggetti più scadenti vanno ad alimentare i robot necrofagi di ultima generazione.
È un’idea malata, shockante, raccapricciante quella da cui sgorga il fiume infetto di parole che dà vita a questo romanzo − probabilmente uno dei più disturbanti che abbia mai letto ma anche uno dei più innovativi e travolgenti da un punto di vista emotivo. Naturalmente le emozioni di cui parlo sono quelle che giacciono sul fondo dell’inconscio, quelle che si legano agli istinti primordiali e alle pulsioni represse, quelle che raccontano il lato più oscuro dell’animo umano. Quello dell’antropofagia è uno dei principali tabù riconosciuti dalla nostra specie e, come ci spiega ampiamente Freud nel celebre saggio “Totem e tabù” la società pone veti su ciò che l’uomo intimante desidera o comunque farebbe per istinto se non temesse ritorsioni. Un sistema sociale allo sbando che a fatica si tiene ancora in piedi in un mondo depauperato di risorse e spazi vitali, in cui si è costretti a lottare per sopravvivere, non può che risvegliare gli istinti più atavici e ricondurre l’uomo al rango di bestia.
Il Naraka, in fondo, è questo: è umanità che si è autocondannata al patibolo e che si piega su stessa per sopravvivere, è il territorio dell’homo homini lupus in cui vince il più forte e non c’è più alcuna distinzione tra buoni e cattivi. È un pozzo nero in cui non c’è più etica e la fede in una futura liberazione è solo una bugia che si spaccia nell’intimità di una Grotta rossa affinché la linfa vitale rimanga in circolo a preservare la qualità della carne.
Nonostante tutto, non ci sono vere vittime e veri carnefici in questo romanzo, sembrano tutti carnefici di tutti. L’Inferno delle Scimmie Bianche ospita personaggi letali, mercenari che collezionano vite recise (outworld) come fossero bonus di un videogame. Sentirli urlare o vederli finire a fette, di sicuro, fa orrore ma la loro “dipartita” suscita più facilmente un senso di sollievo che di autentica perdita. Coloro che tengono le fila del gioco non ispirano sentimenti diversi
Eppure può capitare di ritrovarsi a fare il tifo per qualcuno, per la sensuale quanto letale Kiki, per esempio, che non esiterà a tentare la fuga per porre in atto il suo piano di vendetta nei confronti di chi l’ha venduta alle autorità.
Se il Naraka vi sembra un luogo terrificante, un rapido tour tra le stanze dello Sphinx tatoué basterà a farvelo sembrare quasi un paese delle meraviglie.
Uno sguardo a un tavolo di degustazione vi restituirà l’immagine di ricchi annoiati che inseguono il piacere sessuale piluccando loro simili ancora caldi di vita.
Caleb Battiago non ci concede sconti, ci sbatte in faccia il suo universo di aberrazioni indugiando in descrizioni esplicite dal forte taglio pulp e rinunciando a qualsiasi forma di censura. Al suo lettore chiede nervi saldi e stomaco forte, vi garantisco però che vale la pena tener duro perché così come mette a nudo e viviseziona i corpi, l’autore riesce a denudare l’anima del genere umano proponendoci un superbo esempio di quella che, a buon diritto, Alan D. Altieri, definisce nella sua prefazione “narrativa di anticipazione”.
Siete pronti a concedervi un assaggio di quel che potrebbe riservarci il domani? Se sì, avventuratevi senza indugio tra le pieghe del Naraka, in caso contrario… occhio al cibo in scatola perché il futuro potrebbe essere già arrivato!
Un progetto astuto teso a ripulire il nostro mondo e a renderlo un posto migliore? Se state pensando qualcosa del genere, siete degli ingenui o, forse, vi sfuggono le implicazioni del rumore di lame affilate che aleggia in questo luogo dannato.
Ci fu un tempo in cui l’aberrazione umana passava per il camino; nel futuro dipinto da Caleb Battiago passa per l’Affettatrice e finisce in scatola.
La verità è che dietro la facciata di questa prigione esemplare si cela il primo allevamento spaziale di carne umana.
Gli spettri della sovrappopolazione globale e delle vacche radioattive hanno acquisito consistenza al punto che la Terra è ridotta alla fame. Gli allevamenti animali non riescono più a soddisfare il fabbisogno umano cosicché il cannibalismo è diventato la nuova frontiera a cui votarsi prima di arrendersi alla fine.
Chiaramente, quando passano per le mani dei potenti, anche le perversioni subiscono le restrizioni della regola − una regola che ignora il principio di uguaglianza. Non tutte le carni sono di pari qualità e quelle di prima scelta sono destinate solo alle tavole della gente che conta.
Così può succedere che alcuni assassini vengano assegnati ai banchetti d’élite, che altri dalla pelle più dura e la fibra più stopposa, finiscano inscatolati e venduti nei comuni supermercati, mentre i soggetti più scadenti vanno ad alimentare i robot necrofagi di ultima generazione.
È un’idea malata, shockante, raccapricciante quella da cui sgorga il fiume infetto di parole che dà vita a questo romanzo − probabilmente uno dei più disturbanti che abbia mai letto ma anche uno dei più innovativi e travolgenti da un punto di vista emotivo. Naturalmente le emozioni di cui parlo sono quelle che giacciono sul fondo dell’inconscio, quelle che si legano agli istinti primordiali e alle pulsioni represse, quelle che raccontano il lato più oscuro dell’animo umano. Quello dell’antropofagia è uno dei principali tabù riconosciuti dalla nostra specie e, come ci spiega ampiamente Freud nel celebre saggio “Totem e tabù” la società pone veti su ciò che l’uomo intimante desidera o comunque farebbe per istinto se non temesse ritorsioni. Un sistema sociale allo sbando che a fatica si tiene ancora in piedi in un mondo depauperato di risorse e spazi vitali, in cui si è costretti a lottare per sopravvivere, non può che risvegliare gli istinti più atavici e ricondurre l’uomo al rango di bestia.
Il Naraka, in fondo, è questo: è umanità che si è autocondannata al patibolo e che si piega su stessa per sopravvivere, è il territorio dell’homo homini lupus in cui vince il più forte e non c’è più alcuna distinzione tra buoni e cattivi. È un pozzo nero in cui non c’è più etica e la fede in una futura liberazione è solo una bugia che si spaccia nell’intimità di una Grotta rossa affinché la linfa vitale rimanga in circolo a preservare la qualità della carne.
Nonostante tutto, non ci sono vere vittime e veri carnefici in questo romanzo, sembrano tutti carnefici di tutti. L’Inferno delle Scimmie Bianche ospita personaggi letali, mercenari che collezionano vite recise (outworld) come fossero bonus di un videogame. Sentirli urlare o vederli finire a fette, di sicuro, fa orrore ma la loro “dipartita” suscita più facilmente un senso di sollievo che di autentica perdita. Coloro che tengono le fila del gioco non ispirano sentimenti diversi
Eppure può capitare di ritrovarsi a fare il tifo per qualcuno, per la sensuale quanto letale Kiki, per esempio, che non esiterà a tentare la fuga per porre in atto il suo piano di vendetta nei confronti di chi l’ha venduta alle autorità.
Se il Naraka vi sembra un luogo terrificante, un rapido tour tra le stanze dello Sphinx tatoué basterà a farvelo sembrare quasi un paese delle meraviglie.
Uno sguardo a un tavolo di degustazione vi restituirà l’immagine di ricchi annoiati che inseguono il piacere sessuale piluccando loro simili ancora caldi di vita.
Caleb Battiago non ci concede sconti, ci sbatte in faccia il suo universo di aberrazioni indugiando in descrizioni esplicite dal forte taglio pulp e rinunciando a qualsiasi forma di censura. Al suo lettore chiede nervi saldi e stomaco forte, vi garantisco però che vale la pena tener duro perché così come mette a nudo e viviseziona i corpi, l’autore riesce a denudare l’anima del genere umano proponendoci un superbo esempio di quella che, a buon diritto, Alan D. Altieri, definisce nella sua prefazione “narrativa di anticipazione”.
Siete pronti a concedervi un assaggio di quel che potrebbe riservarci il domani? Se sì, avventuratevi senza indugio tra le pieghe del Naraka, in caso contrario… occhio al cibo in scatola perché il futuro potrebbe essere già arrivato!
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