mercoledì 4 dicembre 2013

Recensione: L'ostinato silenzio delle stelle

Titolo: L'ostinato silenzio delel stelle 
Autore: Massimiliano Malerba 
Editore: Wild Boar 
Pagine: 126 
Prezzo: 11,00 euro


Descrizione:
Dal 2011 l'associazione RiLL, Riflessi di Luce Lunare, in collaborazione con Wild Boar Edizioni, cura le antologie della collana Memorie dal Futuro. Si tratta di raccolte di racconti di un solo autore, scelto fra quelli che più si sono distinti nei concorsi letterari banditi da RiLL (in particolare, nell'ambito del Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico, uno dei maggiori e più longevi premi letterari italiani per racconti fantasy, horror e di fantascienza, e a cui partecipano oltre duecento testi all'anno). L'ostinato silenzio delle stelle
 è il più recente volume della collana, ed è interamente dedicato ai racconti fantastici e di fantascienza di Massimiliano Malerba. L'antologia propone nove racconti, sei dei quali inediti

L'autore:

Massimiliano Malerba, ingegnere aerospaziale, è nato nel 1971 ad Arpino (Frosinone), ma vive a Roma, dove lavora nel settore dell'Information Technology e del Project Management. Da sempre affascinato dalla letteratura fantastica e dalla fantascienza, da alcuni anni scrive racconti, con i quali è stato premiato in diversi concorsi letterari. In particolare, ha vinto il XVII Trofeo RiLL con il racconto Il Funzionario, mentre con Nella notte assetata è stato fra gli autori premiati di SFIDA 2011, altro concorso curato da RiLL. L'ostinato silenzio delle stelle è la sua prima antologia personale, e propone nove racconti, di cui sei inediti.

La recensione di Miriam:

Più volte recensendo racconti ho sottolineato quanto sia difficile gestire un contenitore narrativo di piccole dimensioni. I paletti spazio-temporali con cui l’autore deve misurarsi si rivelano spesso un limite che lo costringe a lasciar fuori qualcosa, magari sacrificando delle ottime idee. Leggendo l’antologia di Massimiliano Malerba tuttavia, ho avuto l’impressione di assistere a un gioco di prestigio perché nelle sue mani la forma del racconto breve sembra dilatarsi divenendo qualcosa di simile al cappello di un mago: è piccolo eppure riesce a contenere l’impossibile. Nei suoi racconti pare esserci spazio per tutto, per delle trame convincenti così come per dei personaggi credibili, per l’introspezione psicologica, per le emozioni, per le speculazioni di carattere filosofico; c’è spazio persino per il lettore che viene letteralmente catapultato nelle storie e messo in condizione di calarsi nei panni dei protagonisti condividendone sentimenti e sensazioni.
Un incantesimo letterario, dunque, reso possibile dal raggiungimento di un perfetto equilibrio tra le varie componenti narrative. L’azione che, in altri casi, fagocita l’intera lunghezza del racconto, qui si comprime per far sì che anche emozioni e riflessioni trovino una collocazione nel testo. In questo modo i personaggi riescono a farsi percepire come persone vive delle quali osserviamo l’aspetto esteriore ma anche, e soprattutto, l’interiorità.
La fantascienza di Malerba in effetti è una fantascienza “introspettiva”, volge lo sguardo al macrocosmo ma, a partire da quella prospettiva si sofferma a osservare l’innerself, cosicché lo stupore per le meraviglie dell’universo si unisce a quello suscitato dai misteri che si agitano dentro ciascuno di noi. Emblematico  a tal proposito è Le stelle d’inverno, in cui i due anziani protagonisti assistono all’atterraggio sulla spiaggia di cadaveri provenienti da un’altra galassia e, mentre l’uno si interroga sulla loro provenienza, l’altro non può fare  a meno di ripensare alla moglie morta e di chiedersi se anche lei si sia decomposta come quei corpi alieni.
Sono storie molto diverse tra loro quelle che compongono questa raccolta, scaturiscono da suggestioni disparate e passano attraverso registri linguistici variegati facendo leva su emozioni che spaziano dal terrore allo stupore, passando per una comicità grottesca (si veda lo spassosissimo racconto Il colloquio di lavoro), tutte però  appaiono attraversate da un sottile fil rouge che corrisponde a una continua riflessione sul senso della vita e, nondimeno, sul senso del nostro essere nell’universo.
Sull’argomento si interroga, per esempio,  il protagonista de Il funzionario, condannato a una fine orribile non per colpe commesse ma semplicemente perché è un anello di una catena alimentare che non ha più l’uomo alla sua estremità. Ancor di più si interroga Gustav/Saburo ne L’ostinato silenzio delle stelle la cui condizione lo costringe a chiedersi − avvitandosi in un loop di berkeleyana memoria − cosa sia reale e cosa distingua i sogni dalla realtà.
Dai viaggi interstellari a quelli nel tempo, dall’incontro con altre forme di vita al passaggio tra dimensioni parallele, molte sono le tematiche, care alla fantascienza classica e non, ricorrenti in queste pagine e contenenti,  in alcuni tratti,  piacevoli richiami ai maestri del genere, ma a emergere con prepotenza dagli interstizi tra le righe è soprattutto una certa visione del mondo − visione che personalmente sento di condividere.
L’ostinato silenzio delle stelle richiamato nel titolo è una costante presente quasi in tutti i racconti; è il silenzio di un universo che è un meccanismo di precisione, paradossalmente governato dal caso/caos. Non c’è alcun dio buono intento a scrivere i destini degli uomini, a premiare o punire, non ci sono padri celesti né consolazione, l’essere umano è solo un puntino nello spazio infinito e gira secondo leggi di natura che − per dirla con Nietzsche − sono al di là del bene e del male.
Una visione che passa attraverso il disincanto, forse, ma che non sminuisce il valore dell’umanità e dell’umano agire, anzi lo nobilita. Quel che colpisce dei personaggi di Malerba è proprio il fatto che, pur essendo consapevoli della loro piccolezza e dell’indifferenza che li sovrasta, non perdono la capacità di sognare e di amare.
Così, mentre le stelle tacciono gli esseri umani parlano ed è bello ascoltarli quando, come in questo caso, hanno storie interessanti da raccontare.

  


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