sabato 5 ottobre 2013

Recensione: Dopo la caduta

Titolo: Dopo la caduta 
Autrice: Nancy Kress 
Editore: Delos Books 
Collana: OdisseaFantascienza 
Pagine:144 
Prezzo: 12,80 
PREMIO NEBULA · PREMIO LOCUS
  
Descrizione:  
Nell’anno 2035 tutto ciò che è rimasto del genere umano vive nel Guscio. Nessun sa perché gli alieni nel 2014 abbiano devastato la Terra e distrutto l’umanità, né perché abbiano imprigionato ventisei sopravvissuti in un involucro sterilizzato. Il quindicenne Pete, uno dei sei bambini nati nel Guscio, è deciso a condurre la sua gente verso un nuovo inizio, mentre attorno a lui i sopravvissuti uno a uno si ammalano e muoiono. La Terra sembra sulla via di una lenta guarigione, ma gli abitanti del Guscio potrebbero non vivere abbastanza a lungo: l’unica possibilità è aumentare di numero attraverso il rapimento di bambini dal passato. Nell’anno 2013, una brillante consulente della CIA riconosce uno schema in una catena di rapimenti apparentemente scollegati. L’algoritmo predittivo di Julie Kahn rivela che il mondo è in imminente pericolo, ma le vite di Julie e Pete stanno per incrociarsi, e il loro incontro può essere l’unica speranza per la Terra.

L'autrice:
NANCY KRESS è nata nel 1948 a Buffalo (New York). Risiede a Seattle, nello stato di Washington, cercando di conciliare le sue molteplici attività: scrittrice di fantascienza, responsabile di corsi di letteratura e scrittura creativa. Ha cominciato a scrivere e pubblicare fantascienza e fantasy verso la metà degli anni ’70, e i suoi racconti, eleganti e incisivi, sono stati ospitati dalle  riviste Omni, Isaac Asimov’s SF Magazine e Fantasy & Science Fiction. Nel 2008/2009 è stata professore ospite di letteratura all’Università di Lipsia in Germania. Nella sua carriera ha vinto quattro Premi Nebula e due Premi Hugo oltre a numerosi altri riconoscimenti che l’hanno consacrata come una delle voci più significative della narrativa di fantascienza contemporanea. 

La recensione di Miriam:
 
Un Guscio e ventisei sopravvissuti. Nel 2035 questo è tutto ciò che rimane del nostro mondo, distrutto nel 2014 in seguito a un’invasione aliena... almeno questa è la versione ufficiale. La verità è che nessuno dei superstiti ha mai visto i Tesslie, le terribili creature arrivate dallo spazio per distruggere la Terra. Per certo sanno solo di essere stati risparmiati grazie alla reclusione in uno spazio ristretto ma incontaminato.
La loro sopravvivenza dovrebbe garantire la conservazione della specie umana, tuttavia qualcosa non ha funzionato secondo i piani. Gli umani rinchiusi nel Guscio non sembrano più in grado di riprodursi. Nonostante abbiano l’obbligo di provarci continuamente, nessuna gravidanza arriva mai a compimento. Il rischio della totale estinzione viene però scongiurato dall’intervento provvidenziale degli stessi Tesslie che forniscono agli umani un sofisticato macchinario in grado di trasportarli per brevi lassi di tempo sulla terra, nel periodo immediatamente precedente l’apocalisse. Obiettivo di questi viaggi autorizzati dall’alto è il rapimento di bambini che possano crescere sani nel rifugio approntato allo scopo e riprodursi garantendo il perpetrarsi dell’umanità.
In questo scenario post-apocalittico si collocano le vicende di Pete − quindicenne  addetto ai prelievi − e di Julie − giovane agente della CIA incaricata nel 2013 di investigare sulle misteriose sparizioni di alcuni bambini.
Due personaggi distanti nello spazio e nel tempo che, a dispetto della logica comunemente condivisa, finiranno comunque per incontrarsi e intrecciare i loro destini.
È così che Nancy Cress elabora la sua personale interpretazione di una tematica ricorrente nella sci-fi come la fine del mondo e l’esplorazione di un possibile futuro post-umanità. Da un lato costruisce il Guscio, microcosmo che protegge come fosse un artificiale grembo materno e contemporaneamente soffoca qualsiasi anelito di libertà; dall’altro mantiene un riflettore puntato sul vecchio mondo ripercorrendo le ultime tappe della sua agonia e tracciando una pista investigativa. La storia procede dunque snodandosi su un doppio binario che coniuga la componente puramente fantascientifica della trama, quella riconducibile alla microsocietà costituita dai superstiti ingabbiati, a una seconda metà dal taglio quasi poliziesco, quella dominata dalle indagini di Julie.
Il collante tra i due poli, ma anche tra libro è lettore, è il mistero che percorre l’intera narrazione.
Chi o cosa sono i Tesslie in realtà? Chi o cosa è davvero il nemico? È questa la domanda chiave che dovrebbero porsi i sopravvissuti del Guscio, quella che solo Pete sembra avere il coraggio di farsi davvero e per la quale esige una risposta.
La soluzione che l’autrice ci riserva nel finale sovverte tutte le apparenze, travolge noi quanto i protagonisti con la potenza di uno tzunami costringendoci a fare i conti con una verità che scotta: che uso stiamo facendo del nostro pianeta?
Siamo davvero minacciati da un nemico che ci guarda dallo spazio o piuttosto siamo noi stessi la fonte del pericolo?
Se Gaia è una creatura che vive, probabilmente non gradisce l’uso indiscriminato delle risorse, la desertificazione, l’inquinamento. Forse l’autoregolazione di cui è capace può prevedere l’annientamento di chi da millenni si comporta come fosse il padrone del mondo.
A partire da questi interrogativi il romanzo vira verso una riflessione di carattere ecologico stringendo l’obiettivo su tematiche di grandissima attualità.
Il testo fluido e accattivante mantiene un ritmo sostenuto dall’inizio alla fine, dosando in maniera ottimale passi dal registro scientifico e passi intrisi di pathos.
Tra disastri ambientali, minacce aliene, indagini e voglia di rivalsa, il peso delle relazioni umane e l’importanza dei sentimenti non mancano infatti di trovare una loro precisa collocazione.  La smania di riprodursi per preservare l’umanità nel Guscio rischia di soffocare la possibilità di mantenere un legame tra procreazione e coinvolgimento emotivo facendo sì che l’amore, non meno della specie umana, rischi l’estinzione.
Un bellissimo romanzo di morte e rinascita e nello stesso tempo un inno alla magnificenza della natura; un monito necessario che si traduce anche in speranza  per un futuro migliore.












2 commenti: