martedì 10 settembre 2013

Recensione: È tempo sprecato uccidere i morti


Titolo: È tempo sprecato uccidere i morti
Autore: Diego Di Dio
Editore: Dunwich Edizioni
Dati: 2013, 172 p., brossura
Prezzo di copertina: 8, 90 euro
Prezzo e-book: 1, 99 euro
Descrzione:
Una donna spietata che regge le fila di un impero criminale, uno psicopatico convinto di vivere all'interno di un album di Fabrizio De André, un bambino che uccide entrambi i genitori per troppo amore, un uomo mascherato che vigila per le strade di Napoli... Dodici racconti, dodici storie che oscillano tra il thriller e il noir. Dodici tagli nella pelle della quotidianità, serpeggianti in quel limbo oscuro sospeso tra tensione e mistero, in quel nero barlume di vita che è una porta aperta sulla follia. 

L'autore: 
Diego Di Dio è nato nel 1985 e sta per laurearsi in Giurisprudenza con una tesi in editoria. Ha scritto e pubblicato racconto noir, horror, thriller e di fantascienza con numerosi editori (Delos Books, Edizioni Montag, Edizioni Scudo, Nero Press, ecc). In agost 2012, il suo racconto thriller “I dodici apostoli” è stato pubblicato in appendice a un classico del Giallo Mondadori.
Dopo essere arrivato tre volte consecutive finalista al Nero Premio, ha vinto il premio Mario Casacci (Orme Gialle) 2011 con il racconto “La signora”, un noir ambientato a Procida. Di recente, ha vinto il premio Writers Magazine Italia con il racconto “C’è ancora tempo”, una storia di amore e viaggi nel tempo.
Dopo aver collaborato con vari giornali locali, adesso scrive recensioni, articoli e saggi per riviste e periodici, come la Writers Magazine Italia, Fralerighe, Skan Magazine.
Gestisce un blog personale all’indirizzo: www.dieguitodidio.blogspot.it


La recensione di Sara: 
Generalmente le raccolte di racconti non mi entusiasmano mai troppo. Non posso dire lo stesso di È tempo sprecato uccidere i morti. 
Diego Di Dio sa come catturare il lettore, come inquietarlo e tenerlo incollato alle pagine sconvolgendolo e coinvolgendolo.
Storie di mafia, tradimenti, psicopatie e vendette si alternano in una danse macabre terribilmente realistica e agghiacciante.
Tanti sono i personaggi che si incontrano sulla strada, diversi tra loro, caratterizzati nei minimi dettagli al punto da sembrare veri.
L’autore non racconta e non fa parlare i personaggi, sono loro stessi a raccontarsi.
Il registro cambia continuamente, a seconda di chi si ha davanti. A dimostrarlo in pieno sono i racconti “Cose liquide” – in cui un ragazzino affetto da ritardo mentale narra, in una sorta di diario personale, i suoi esperimenti per creare pozioni che possano salvare sua madre da un perenne mal di testa – e “Il ragazzo che sconfisse i lupi” – confessione di una vittima del bullismo che da grande decide di vendicarsi con i suoi carnefici.
Commovente è “Ricordiamoci di questo giorno”, storia di un maresciallo che ha perso sua moglie durante una sparatoria e che deve combattere con mostri e fantasmi ben più vicini di quanto si possa immaginare.
L’originalità fluttua tra le pagine, rafforzata  da uno stile narrativo telegrafico e graffiante, quasi da sceneggiatura cinematografica, che colpisce come uno schiaffo in pieno viso. 
Unica pecca è forse la brevità di alcuni racconti che avrebbero meritato qualche pagina in più. È il caso di “Il delirio di un impiegato”, il diario di un uomo ossessionato da De Andrè al punto di convincersi di vivere nel suo album “Storia di un impiegato”. Un racconto originale, nuovo, straziante ma che, a mio parere, si risolve in troppo poco spazio.
Quelli di Diego Di Dio sono racconti noir, di cronaca vera che inquietano proprio per il riscontro che trovano nella quotidianità. Sono storie che sentiamo e leggiamo tutti i giorni sui quotidiani, l’autore le fa raccontare alle vittime e ai carnefici e il lettore non può che immedesimarsi.
“Il Coltellaio”, vincitore della cinquantunesima edizione del Nero Premio,è sicuramente il racconto che mi ha colpita di più, macabro e grottesco al punto giusto, riesce a spaventare e far inorridire allo stesso tempo. 
È tempo sprecato uccidere i morti è un libro che merita di essere letto, anche da chi non ama il genere, anche da chi non ama i racconti, intrattiene e lascia spunti interessanti su cui riflettere.
 

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