Recensione: Hybrid
Titolo: Hybrid
Autrice: Kat Zhang
Editore: Giunti
Collana: Y
Pagine: 416
Prezzo: 12,33 euro
Descrizione:
In un mondo alternativo, ogni persona nasce con due diverse personalità,
due anime. Con il passare del tempo, in modo naturale, l’anima
dominante prende il sopravvento e quella recessiva viene dimenticata,
scompare come un amico immaginario che ci ha tenuto compagnia solo
nell’infanzia. Il sopravvivere delle due anime dopo la pubertà è
illegale e visto dalla società come un’aberrazione da correggere.
Ma in Addie, nonostante i suoi sedici anni, è ancora presente Eva, la sua seconda anima. Rannicchiata nella mente di Addie, Eva interagisce con l’altra parte di sé: come due vere sorelle si amano, si proteggono, ma possono diventare anche gelose l’una dell’altra.
Nonostante tutti i tentativi per difendere e nascondere l’esistenza della debole Eva, il segreto di Addie viene scoperto.
Ma in Addie, nonostante i suoi sedici anni, è ancora presente Eva, la sua seconda anima. Rannicchiata nella mente di Addie, Eva interagisce con l’altra parte di sé: come due vere sorelle si amano, si proteggono, ma possono diventare anche gelose l’una dell’altra.
Nonostante tutti i tentativi per difendere e nascondere l’esistenza della debole Eva, il segreto di Addie viene scoperto.
L'autrice:
Kat Zhang è poco più che ventenne, è nata in Texas, studia medicina ed è
sino-americana. Questo è il suo esordio che si svilupperà in una
trilogia.
La recensione di Miriam:
Quello del doppio è un tema ricorrente in letteratura, da
Louis Stevenson a Stephen King, passando per Oscar Wilde, molti sono gli autori
che ne hanno tratto ispirazione, dando vita peraltro a opere indimenticabili.
La giovanissima Kat Zhang allunga la lista cimentandosi con lo stesso argomento
ma riesce a ritagliarsi una nicchia di originalità proponendone un’interessante
rivisitazione in chiave distopica. L’autrice immagina un ipotetico futuro
caratterizzato da un sovraffollamento di anime. Forse a causa di una mutazione
genetica, le cui origini risultano ancora ignote, gli esseri umani nascono con
un solo corpo ma con una doppia anima. Solitamente accade che nei primi anni di
vita la personalità si stabilizzi. In sostanza, l’anima più forte prevale sull’altra
fino a farla svanire e a prendere definitivamente il sopravvento. Un po’ come
l’acne giovanile, la doppiezza è un
difetto che passa. Però non è così per tutti. Alcuni hanno difficoltà a
stabilizzarsi; contrariamente alle comuni aspettative, superata una certa età,
l’anima recessiva non muore facendo sì che il soggetto rimanga ibrido.
Essere ibridi in questa società immaginaria, significa essere considerati malati, sbagliati, diversi e di conseguenza perseguiti dalla legge. È opinione diffusa che gli ibridi siano soggetti instabili, aggressivi, pericolosi. A loro infatti viene attribuita la paternità di svariati atti criminali o terroristici. Che ciò sia vero o meno è tutto da dimostrare, il sospetto che la comunità abbia eletto un nuovo capro espiatorio con cui giustificare i suoi mali è più che legittimo ma ciò non basta a evitare che i doppi vengano internati in cliniche psichiatriche e sottoposti a misteriosi esperimenti tesi a scovare una cura per questo male.
In questo contesto si sviluppa la personale odissea di Addie nel cui corpo vive anche Eva. Per diversi anni la ragazzina riesce a convivere con il suo doppio facendo sì che nessuno si accorga della sua sopravvivenza ma giunge un giorno in cui l’inganno viene scoperto e, a quel punto niente può risparmiarle la reclusione alla Nornand.
Quale sarà il suo destino? Quali orribili segreti si celano nella clinica psichiatrica? A quali esperimenti sono sottoposti gli ibridi?
Addie/Eva lo scoprirà a sue spese rinchiusa in una struttura che ha tutta l’aria di un lager; tra quelle mura troverà tutte le risposte ma anche il coraggio di ribellarsi al suo destino.
Tutta la storia è inquadrata a partire da un POV particolarissimo, quello duplice della protagonista. La voce narrante è quella di Eva, l’anima recessiva, ma gli occhi che vedono, le orecchie che sentono, il corpo che si muove nello spazio è pilotato da Addie. La prospettiva dell’io narrante è dunque costantemente duplice, un po’ spiazzante all’inizio, ma efficacissima al fine di farci immedesimare nel personaggio e fornirci una chiara idea di cosa possa significare essere in due in un solo corpo. È una prospettiva inquietante e che si apre su un ventaglio di infinite possibilità destinate a fornire numerosi spunti di riflessione al lettore.
A differenza degli altri romanzi incentrati sulla stessa tematica, Hybrid non ci propone un doppio che incarna il lato oscuro dell’animo umano contrapponendosi alla metà buona. L’anima recessiva non è cattiva, è semplicemente più debole e condannata a soccombere. Non ha colpe se non quella di essere di troppo. Il rapporto tra le due personalità ingabbiate nello stesso fisico è sì conflittuale ma il conflitto in questione non è dettato dal rifiuto, è piuttosto il conflitto che si annida in un sentimento di amore/odio. Addie ed Eva sono nemiche per definizione, in quanto la sopravvivenza dell’una implica la morte dell’altra, si odiano e si temono per questo ma allo stesso tempo si amano, sentono di avere bisogno l’una dell’altra, di completarsi a vicenda e di non volersi perdere.
Essere ibridi in questa società immaginaria, significa essere considerati malati, sbagliati, diversi e di conseguenza perseguiti dalla legge. È opinione diffusa che gli ibridi siano soggetti instabili, aggressivi, pericolosi. A loro infatti viene attribuita la paternità di svariati atti criminali o terroristici. Che ciò sia vero o meno è tutto da dimostrare, il sospetto che la comunità abbia eletto un nuovo capro espiatorio con cui giustificare i suoi mali è più che legittimo ma ciò non basta a evitare che i doppi vengano internati in cliniche psichiatriche e sottoposti a misteriosi esperimenti tesi a scovare una cura per questo male.
In questo contesto si sviluppa la personale odissea di Addie nel cui corpo vive anche Eva. Per diversi anni la ragazzina riesce a convivere con il suo doppio facendo sì che nessuno si accorga della sua sopravvivenza ma giunge un giorno in cui l’inganno viene scoperto e, a quel punto niente può risparmiarle la reclusione alla Nornand.
Quale sarà il suo destino? Quali orribili segreti si celano nella clinica psichiatrica? A quali esperimenti sono sottoposti gli ibridi?
Addie/Eva lo scoprirà a sue spese rinchiusa in una struttura che ha tutta l’aria di un lager; tra quelle mura troverà tutte le risposte ma anche il coraggio di ribellarsi al suo destino.
Tutta la storia è inquadrata a partire da un POV particolarissimo, quello duplice della protagonista. La voce narrante è quella di Eva, l’anima recessiva, ma gli occhi che vedono, le orecchie che sentono, il corpo che si muove nello spazio è pilotato da Addie. La prospettiva dell’io narrante è dunque costantemente duplice, un po’ spiazzante all’inizio, ma efficacissima al fine di farci immedesimare nel personaggio e fornirci una chiara idea di cosa possa significare essere in due in un solo corpo. È una prospettiva inquietante e che si apre su un ventaglio di infinite possibilità destinate a fornire numerosi spunti di riflessione al lettore.
A differenza degli altri romanzi incentrati sulla stessa tematica, Hybrid non ci propone un doppio che incarna il lato oscuro dell’animo umano contrapponendosi alla metà buona. L’anima recessiva non è cattiva, è semplicemente più debole e condannata a soccombere. Non ha colpe se non quella di essere di troppo. Il rapporto tra le due personalità ingabbiate nello stesso fisico è sì conflittuale ma il conflitto in questione non è dettato dal rifiuto, è piuttosto il conflitto che si annida in un sentimento di amore/odio. Addie ed Eva sono nemiche per definizione, in quanto la sopravvivenza dell’una implica la morte dell’altra, si odiano e si temono per questo ma allo stesso tempo si amano, sentono di avere bisogno l’una dell’altra, di completarsi a vicenda e di non volersi perdere.
Mi ha sorpresa piacevolmente questo romanzo perché, pur
mantenendo un taglio YA, si discosta dal panorama generale − ultimamente
tendente ad appiattirsi sui soliti stereotipi. È un libro che si legge con
curiosità e leggerezza ma allo stesso tempo si contraddistingue per una
profondità di contenuti; insieme a quello del doppio affronta il tema del
razzismo, della diversità e dei limiti che l’etica sociale deve o meno imporre
alla scienza, riservandosi anche una piccola riflessione sull’amore che va ben
oltre i binari delle tempeste ormonali tipiche dell’adolescenza. Non c’è spazio
per le parentesi romance tra le sue spire che preferiscono avvitarsi su perni
più crudi, eppure l’amore vi si insinua sotto forma di meta irraggiungibile. Di
sicuro c’è spazio per un sentimento del genere nel cuore di un ibrido, ma non
vi è possibilità di una relazione concreta nella sua vita perché l’anima che si
innamora deve fare i conti con un terzo incomodo impossibile da tagliare fuori.
In bilico tra fantascienza e introspezione psicologica, intrattenimento e riflessione, non meno dei suoi protagonisti, Hybrid rivela una doppia anima inserita però in un spazio immaginifico che non ha confini e nel quale, se lo vorrete, c’è posto a sufficienza anche per voi. Io vi consiglio di approfittarne.
In bilico tra fantascienza e introspezione psicologica, intrattenimento e riflessione, non meno dei suoi protagonisti, Hybrid rivela una doppia anima inserita però in un spazio immaginifico che non ha confini e nel quale, se lo vorrete, c’è posto a sufficienza anche per voi. Io vi consiglio di approfittarne.
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