Recensione: Confessions
Titolo: Confessions
Autore: Kanae Minato
Editore: Giano
Collana: I libri della civetta
Dati: 2013, 270 p., brossura
Descrizione:
La rivelazione è di quelle agghiaccianti,
soprattutto se a farla è una giovane professoressa che ha da poco perso
la sua bambina e ad ascoltarla sono i suoi alunni, la classe alla quale
Moriguchi Yuko rivolge un discorso di addio: "La mia Manami non è morta
accidentalmente; è stata uccisa da qualcuno di voi". La figlia
dell'insegnante di scienze aveva quattro anni quando, un mese prima
della fine dell'anno scolastico alla scuola media, in una cittadina del
Giappone, è stata trovata morta nella piscina dell'istituto. A causa di
quello che tutti hanno ritenuto un incidente, la madre ha deciso di
abbandonare per sempre il suo lavoro. Freddamente, quasi
scientificamente definendoli A e B, la professoressa rende
identificabili ai compagni i due ragazzi e rivela la sua scoperta di
come essi abbiano premeditato e compiuto l'omicidio di una bambina
indifesa. Inoltre, con altrettanta freddezza, l'insegnante comunica la
sua decisione: non ha intenzione di denunciare i due assassini alla
polizia. Ha invece già messo in atto una personale vendetta, atroce e
immediata ma escogitata in modo che le devastanti conseguenze si
manifestino lentamente, affinché i giovani criminali abbiano il tempo di
pentirsi e trascorrere il resto dei loro giorni sopportando il fardello
della colpa di cui si sono macchiati. Nelle settimane successive,
attraverso un diario, un blog, una lettera, appare in tutta la sua
spaventosa portata il perché del gesto compiuto da Nao e Shuya.
L'autrice:
Kanae Minato nasce nel 1973 in una piccola isola della prefettura di Hiroshima. Esordisce nel 2007 con il racconto La sacerdotessa
(che poi diventerà il primo capitolo di Confessioni), con il quale
vince il Premio per scrittori esordienti mistery. Nel 2008 arriva il
grande successo con La Confessione (da cui sono stati tratti un
film e un manga), che vende oltre un milione di copie e si aggiudica il
prestigioso Premio dei librai (2009). Il suo secondo romanzo è
intitolato Shōjoakō («Ragazze»). Di recente è apparsa in Giappone la sua nuova opera: Ykanransha («La ruota panoramica notturna»).La recensione di Sara:
La professoressa Moriguchi è al suo ultimo giorno di scuola,
dal prossimo anno non insegnerà più. Non resta che salutare la sua classe,
lasciare i suoi ragazzi con un discorso che colpisca e non faccia dimenticare
di lei. La professoressa vuole che gli alunni sappiano perché sta andando via.
L’anno scolastico non è stato semplice per Yukio Moriguchi.
Manami, la sua bambina, è morta proprio in quella scuola ma, quello che più la
affligge è sapere che non è stato un incidente.
Il corpo della piccola è stato rinvenuto in piscina ma, c’è
di più, lei sa che c’è qualcuno dietro. Manami non è caduta, è stata buttata in
acqua.
Quello che segue nel discorso della professoressa è ancor
più agghiacciante, sa chi sono gli assassini, sa che si nascondono
tra i banchi che ha di fronte e niente può fermarla dal rivelare i loro nomi
alla classe.
“A” e “B” così li chiama fino alla fine, prima di svelare le
loro identità, prima di abbandonare l'aula spiegando la vendetta che ha
escogitato per i due giovani killer.
Quella della Moriguchi è giustizia privata insaporita da un
pizzico di sadismo.
La storia prosegue illustrando, con gli occhi di un’alunna,
gli effetti del racconto della professoressa sulla classe e l’evoluzione dei
rapporti sociali tra gli studenti all’arrivo di un nuovo ignaro insegnante.
Terada, o Werther come ama farsi chiamare, è all’oscuro di
tutto e, con il suo ottimismo sfrenato, non fa altro che peggiorare la
situazione. Werther cercherà in tutti i modi di reintegrare A e B,
non sapendo che i segreti che si celano dietro quegli occhi sbarrati sono ben
più inquietanti di quello che lui stesso possa immaginare.
La penna di Kanae Minato è letale come veleno, non ha peli
sulla lingua, non ha paura di sconvolgere. La storia si lancia sul
lettore fredda e cruda, spiazzandolo sin dalle prime pagine e inchiodandolo al
divano.
Sono brividi quelli che corrono lungo la schiena ma non si
può fare a meno di andare avanti, di sapere cosa succederà oltre quella riga.
Confessions è un
romanzo ricco di colpi di scena, di violenza e di amara tenerezza.
Lo stile, originalissimo e coinvolgente, lascia parlare i
protagonisti in prima persona, senza interruzioni, senza alcun tipo di dialogo.
Monologhi esternati al mondo che non può far altro che restare in silenzio ad
ascoltare.
C’è silenzio quando la Moriguchi parla alla classe, c’è
silenzio quando l’alunna racconta. È un silenzio pesante, di quelli che ti si
avvinghiano al petto e non ti lasciano respirare, è uno di quei silenzi che te
li porti dietro, non puoi dimenticarlo.
La tensione, la rabbia, la paura, il rancore cavalcano la
storia, la guidano in ogni direzione decidendo da che parte deve andare.
Il dolore è denso, è ovunque ed è così presente da potersi
quasi tagliare a fette.
Ancora una volta la letteratura giapponese si intrufola
nella mia libreria, ricavandosi un posticino anche nel mio cuore.
Confessions è un
thriller psicologico che non lascia interrogativi, racconta tutto sin
dall’inizio, non ci sono gialli da risolvere, c’è solo un posto in prima fila
per assistere con sadismo agli effetti devastanti che una storia del genere può
produrre.
Non vi resta che sedervi e cominciare a guardare…
Bellissima recensione. Ho visto il film qualche annetto fa con i sottotitoli e l'avevo trovato agghiacciante, ma bellissimo. Ho il libro a casa, quindi penso che, finiti gli esami, mi ci butterò :) Già c'è Joyland di Stephen King che ci pensa, a distrarmi!!
RispondiEliminaTi ringrazio! :) Il film non l'ho ancora visto ma credo che nei prossimi giorni mi ci butterò a capofitto. Mi incuriosisce un sacco e, dai commenti di chi l'ha visto, sembra promettere bene!
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