Recensione: Vento bastardo
Titolo: Vento bastardo
Autore: Danilo Arona
Editore: Iris 4 Edizioni
Collana: Deima
Pagine: 200
Prezzo: 15,50 euro
Descrizione:
“ …Soffia il vento. Soffia forte e porta urla di anime dannate, vittime
senza nome e degna sepoltura, corpi straziati e dilaniati dalle armi. E
si fa portavoce di ingiustizie, lamenta dolore e rabbia, vomita organi,
sangue, teste mozzate. VENTO BASTARDO non è un eufemismo, è la natura
che si ribella, fa sentire la propria forza distruttrice stanca di
soprusi, violenza, per ricchezza e potere. Decise a farsi giustizia ecco
le forze soprannaturali scagliarsi contro l’uomo, obbligarlo ad
ascoltare il richiamo del maligno, lottare in un compito arduo e
pericoloso. Attenzione! L’ira dei venti non si abbatte solo sui
colpevoli.
L'autore:
Danilo Arona, scrittore e critico cinematografico. Dal 1978 a oggi ha firmato oltre venti titoli tra saggi di
cinema, inchieste sul lato oscuro del sociale e romanzi horror. Nella sua
produzione più recente spiccano L'ombra del dio alato, La stazione
del Dio del Suono, Palo Mayombe, Cronache di Bassavilla,
Black Magic Woman, Finis Terrae, Melissa Parker e
l'incendio perfetto, Santanta, Pazuzu e La croce
sulle labbra. Suona la chitarra con il gruppo rock dei Western Comfort.La recesione di Miriam:
Ci sospinge, ci spintona, ci sferza, a volte ci accarezza.
Che si chiami Tufanaltorab, Meltemi, Santa Ana, Föhn, il vento è sempre lo
stesso ma quel che forse non sappiamo è che uccide molto più spesso di quanto
pensiamo. Eh sì, perché il vento è bastardo, può seminare morte in maniera eclatante
mostrandosi sotto forma di tempesta ma può colpire anche in maniera più
subdola, insufflando nei nostri polmoni scorie letali.
Un’entità maligna? Non più dell’Umanità, giacché i veleni trasportati dal vento sono prodotti dagli uomini. Le stesse tempeste di sabbia che da anni ormai devastano diverse zone del pianeta non sono che una conseguenza dell’inquinamento globale.
Un’entità maligna? Non più dell’Umanità, giacché i veleni trasportati dal vento sono prodotti dagli uomini. Le stesse tempeste di sabbia che da anni ormai devastano diverse zone del pianeta non sono che una conseguenza dell’inquinamento globale.
Il vento allora non è che il portavoce di una natura martoriata che si ribella, il veicolo di
una forza distruttrice che viene a reclamare il conto per i disastri prodotti a
danno dell’ambiente.
Partendo da queste riflessioni Danilo Arona traccia un
percorso che si snoda su un sottilissimo fil di lama sospeso tra realtà e
fantasia. Immagina che la natura, decisa a farsi giustizia, scagli una
maledizione sul genere umano servendosi appunto del vento per mettere in atto
il suo proposito. Ci propone così una raccolta di racconti che, spaziando in
vari luoghi della terra e in diversi periodi storici, ci narrano di protagonisti impegnati in
questa lotta impari. Spostandoci dall’Iraq al deserto del Mojave, dalle
Cicladi all’immancabile Bassavilla, assistiamo allo scatenarsi della furia dei
venti.
La vediamo in azione nel giorno della bestia, nel deserto
battuto dalla “coperta di Allah”, nella missione spagnola di El Alamo nel
lontano 1863.
Si tratta di storie molto diverse tra loro che attingono a
piene mani dagli orrori della guerra, dalla cronaca ma anche da miti e leggende
che ci narrano di fantasmi, animali totemici, di una bruja che va in giro di
notte a caccia di ragazzini cattivi, di oscuri riti connessi al Palo Mayombe…
A inframmezzare questi incubi resi con uno stile
inconfondibile vi è poi una storia più lunga, divisa in tre parti, che
attraversa l’intero volume facendo quasi da filo conduttore. Gli aficionados di
Danilo Arona non esiteranno a riconoscere in queste pagine l’indimenticabile
Morgan Perdinka. Lo ritroviamo qui alle prese con un problema dalla P
maiuscola: uno strano blocco della mano sinistra che gli impedisce di suonare.
Una bella rogna per un chitarrista che vive della sua musica! Per venirne a
capo dovrà ricorrere al consulto di un’iridologa che scorgerà un ponte
sciamanico nel suo occhio, ma questa è solo la punta di un iceberg giacché Morgan attraversa un periodo denso di
stranezze. C’è un gatto albino che muore e torna sempre, ci sono misteriosi
incontri sul Ponte del Diavolo e c’è uno strano vento che non smette più di
soffiare.
Tra puntate a Gli Orsi, esibizioni sofferte e qualche
bicchiere di bianco condiviso con l’enigmatica Valevabene diventeremo partecipi
di un nuovo capitolo della vita della Mano sinistra del diavolo scandito da una
ventosa soundtrack tutta da scoprire.
È un racconto questo che per chi, come me, ama l’autore può
avere un po’ il sapore di un “ritorno a casa”. Pur regalandoci suggestioni
nuove, arricchisce un ritratto familiare e ci riporta ad atmosfere già
assaporate ma delle quali non si può mai essere sazi.
Ancora una volta Danilo Arona si conferma vero maestro del
terrore fine dando vita a racconti che trasmettono orrore e senso di disagio in
chi legge non tanto per le immagini splatter o le descrizioni esplicite, che
pur non mancano nel suo tessuto narrativo, ma perché rimane impossibile scorgere una vera linea
di demarcazione tra quanto è reale e quanto è frutto di fervida immaginazione.
Al pari del vento, la sua scrittura insinua il dubbio nelle pieghe della nostra
mente e ci fa vacillare.
In maniera, forse, più esplicita che in altre opere in
“Vento bastardo” emerge inoltre il tentativo − assolutamente riuscito − di
veicolare attraverso la letteratura fantastica un messaggio dal forte impatto
sociale. Dopo aver letto questo libro
diventa impossibile ascoltare la voce del vento senza provare un senso di allarme
al pensiero dei guasti che lo sfruttamento indiscriminato del pianeta sta
producendo.
Dopotutto, l’aver superato indenni la data del 21 dicembre
2012 non significa che la minaccia dell’Apocalisse sia da considerarsi definitivamente
archiviata…
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