martedì 1 gennaio 2013

Recensione in anteprima: Strega

Titolo: Strega 
Autore: Remo Guerrini 
Editore: Time Crime 
Collana: Nero taliano 
Pagine: 320 
Prezzo: 9,90



In libreria dal 3 gennaio 2013


Descrizione:
Chi è Battistina? Una strega di appena dodici anni, capace di compiere prodigi e fatture e di convincere i rovi a fiorire, oppure una povera contadina ignorante, che conosce solo le virtù inebrianti delle erbe e delle piante di montagna? A chiederselo sono in tanti, in un remoto angolo dell’Italia del 1587. A inerpicarsi fino all’antichissima e oscura rocca di Triora, nell’entroterra ligure, sarà una spedizione organizzata dalla Repubblica di Genova, composta dal lucido
e crudele Giulio Scribani, Commissario straordinario incaricato di debellare la stirpe delle streghe; da Juan Ferdinando Centurione, storpio e coltissimo, che con la sua logica sfiderà i vicari dell’Inquisizione; e dal giovane Niccolò, segretario e scrivano, che finirà per legarsi alla giovane strega nella vita come nella morte...

L'autore: 
Remo Guerrini, nato a Genova nel 1948, è giornalista da quasi quarant’anni. È stato direttore di Epoca, Il Giorno, Focus, Primo Piano e dell’edizione italiana di Selezione dal Reader’s Digest. Attualmente dirige il mensile Meridiani. Nei primi anni Ottanta è stato, con Andrea Santini, il primo italiano a pubblicare spy-story nella collana Segretissimo di Mondadori. È autore di numerosi romanzi, racconti gialli, thriller e libri di fantascienza, diversi dei quali tradotti in Francia e Germania.

La recensione di Miriam:

Battistina chiacchiera coi grilli e le civette, caccia i calabroni, fruga nelle tane delle marmotte e dorme nei fienili. Conosce i segreti delle erbe, sa curare con acqua e sale le caviglie distorte, fare innamorare i ragazzi con un filtro di succo di verbena e perfino liberare i cavoli dai parassiti parlando con dolcezza alle piantine… Battistina ha solo dodici anni ed è una strega… o forse no?
Risolvere un simile rompicapo non è un gioco. La risposta a un interrogativo come questo può segnare la differenza tra la vita e la morte nell’Italia del 1587.
Siamo nell’entroterra ligure, nel borgo di Triora. Una maledizione sembra essersi abbattuta su questa piccola comunità. I raccolti sono scarsi, le mucche non danno abbastanza latte, i più deboli muoiono di stenti. Sono tempi di carestia ma la Chiesa è convinta che a scatenarla siano forze diaboliche. È risaputo che qui vivano alcune donne dedite a pratiche occulte, fattucchiere che preparano pozioni, pronunciano incantesimi e di notte volano per raggiungere i luoghi dei loro raduni segreti. La Santa Inquisizione non ha dubbi: sono loro le responsabili di tutti i mali che affliggono il borgo e per porvi fine è necessario eliminarle. Comincia così una spietata caccia alle streghe. Fino a che a essere messe alla corda, torturate, condannate a morte sono semplici contadinotte lo Stato non interviene, ma quando il numero delle perseguitate sale e nel mirino del tribunale ecclesiastico finiscono anche signore dell’alta società, la Repubblica di Genova organizza una vera e propria spedizione per far luce sulla vicenda.
Sarà così che il commissario straordinario Giulio Scribani, l’esperto in materia di stregoneria Don Juan Ferdinando Centurione e il giovane scrivano Niccolò raggiungeranno Triora. Il loro compito consisterà nello svolgere delle indagini per stabilire se le donne detenute abbiano davvero commesso dei reati che vadano al di là dell’eresia o se, piuttosto, non siano delle innocenti.
Il caso di Battistina, incarcerata e torturata come le altre nonostante la sua giovane età, desterà particolare interesse agli occhi di questa commissione proprio perché appare incredibile che una bambina possa essere rea consapevole di crimini tanto più grandi di lei.
Strutturato quasi come fosse una detective story, “Strega” ci propone in realtà una meticolosa ricostruzione storica, dal sapore tutto italiano, del periodo dell’Inquisizione, ricostruzione che inquadra il fenomeno a 360° gradi fornendoci un duplice punto di vista. I libro si compone infatti di capitoli che alternano la voce narrante di Niccolò a quella di Battistina. Se la prima ci consente di porci nella prospettiva di chi, dall’esterno, esamina gli avvenimenti e, nonostante tutto, dà man forte agli inquisitori, la seconda ci fa comprendere come le presunte streghe vivano la loro condizione, prima e dopo la persecuzione.
Da una parte abbiamo un nucleo compatto di persone di fede che ostentano certezze e costruiscono un castello di atrocità su basi razionalmente fragili. A prescindere da cosa possano aver fatto o meno con unguenti e pozioni, appare subito evidente che non esistono prove oggettive di reato a carico delle streghe. Confessioni estorte con la tortura, libere associazioni di idee, superstizioni, sospetti sono tutto quanto basta all’Inquisizione per dispensare violenza gratuita e pronunciare sentenze di morte.
Avvalendosi di descrizioni esplicite, crude e fitte di particolari, l’autore ci fa rivivere i tormenti vissuti dalle donne sotto accusa. Sono immagini forti che suscitano indignazione e ribrezzo tanto più perché appaiono ingiustificate. In questo contesto si inserisce l’indagine del gruppo composto da Scribani, Centurione e Niccolò. Sebbene orientato in un’unica direzione, il trio si connota per la sua eterogeneità, mettendo in luce ulteriori punti di vista. A dispetto della sua razionalità, il commissario straordinario rivelerà una crudeltà di fondo, inizialmente sospettoso nei riguardi degli inquisitori finirà per somigliare a loro; Centurione, tanto sgraziato nel fisico quanto raffinato nella mente, rappresenterà la prospettiva dell’uomo di scienza, toccherà a lui porsi e porci una serie di domande sinceramente tese alla scoperta della verità; Niccolò, invece, poco più che un ragazzino inviato sul posto solo per apprendere e documentare, si collocherà nel mezzo. In principio sembrerà essere quasi una figura marginale nell’evolversi degli eventi, nulla più che una semplice voce narrante appunto, ma andando avanti si scoprirà essere un personaggio chiave, colui che metterà in moto l’imprevedibile finale.
Dall’altra parte abbiamo una ragazzina povera e ignorante. Una contadinella che vive a contatto con la natura e, con orgoglio si definisce strega perché, per quel che ne sa, essere streghe non è una cosa brutta. Essere streghe per Battistina significa curare ferite, placare un mal di pancia, far scoccare il colpo di fulmine fra due persone. In definitiva vuol dire offrire dei servigi alla comunità senza arrecare danno ad alcuno. Certo, una sola volta nella vita le è capitato di partecipare a un “gioco” ed è convinta di essersi accoppiata con un demone in quella terribile notte, ma non le risulta che ciò abbia prodotto degli effetti negativi sugli altri. Quel che le risulta con assoluta certezza, invece, è che gli inquisitori hanno spazzato via la sua famiglia, le hanno distrutto la casa e le hanno ammazzato la vacca, l’hanno stirata sul cavalletto e hanno bruciato i piedi alla sua amica Nazarena costringendola a camminare sulle ginocchia per il resto della sua miserabile vita.
Dotata della stessa tempra di un animale selvatico, agile e forte nel fisico, Battistina ci appare fragile nell’animo, quasi un cucciolo smarrito che all’occorrenza può però saltare alla gola dell’avversario mossa da un disperato istinto di sopravvivenza.
Ci conquista e si fa amare questa piccola strega ma soprattutto ci tocca nel profondo perché se è vero che è un personaggio immaginario è altrettanto vero che di “Battistine” la storia è gravida. 
Attraverso un ordito di fantasia, tessuto con mani da maestro, Guerrini ci consegna infatti una storia vera. Una storia che appassiona e inquieta, insinua il dubbio e commuove, che ci avvolge nelle sue spire e non passa senza lasciare il segno.





 






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