Recensione: Zero History
Titolo: Zero History
Autore: William Gibson
Editore: Fanucci
Dati: 2012, 548 p., rilegato
Prezzo di copertina: 12,90
Descrizione:
Hollis Henry, ex cantante rock diventata
giornalista, ha accettato con molta riluttanza di lavorare nuovamente al
soldo di Hubertus Bigend, magnate del marketing globale, per scoprire
l'identità segreta del progettista di un marchio di abbigliamento che
Bigend spera di arruolare per la fabbricazione delle uniformi
dell'esercito statunitense. Il traduttore ed esperto di crittologia
Milgrim, ossessionato dai dettagli, è totalmente nelle mani di Bigend,
soprattutto da quando il magnate lo ha salvato dalla dipendenza
pagandogli una costosa cura in una clinica svizzera. Garreth, invece, ha
una passione per gli sport estremi. Di recente è saltato dall'edificio
più alto del mondo, aprendo il paracadute solo all'ultimo momento, e per
dimostrarlo ha un femore tutto nuovo fatto con un materiale
sperimentale. Garreth ha gli amici giusti per i favori di cui un uomo
come Bigend potrebbe avere bisogno, in particolare quando le cose vanno
improvvisamente storte. Cosa potrebbe succedere, ad esempio, se un
contratto per le uniformi siglato dal dipartimento della Difesa
diventasse il viatico per un traffico d'armi, e se anche Bigend si
ritrovasse a essere manipolato e alla deriva in un mondo pericoloso e
pieno di insidie?
L'autore:
William Gibson, americano di nascita, vive a Vancouver. Ha debuttato assai presto nel
mondo della fantascienza con La notte che bruciammo Chrome. Il suo
romanzo Neuromante è considerato il manifesto del movimento cyberpunk. A
lui si deve la coniazione del termine "cyberspazio" e il grande
merito di aver saputo immaginare Internet e la realtà virtuale prima che
esistessero. Zero History è il primo titolo di Gibson pubblicato dalla
Fanucci.
La recensione di Sara:
Terzo capitolo del ciclo di Bigend , Zero History
inaugura la nuova collana Chrono, di
Fanucci Editore, dedicata alla fantascienza.
William Gibson, esponente esemplare del filone cyberpunk
attuale, propone nel suo romanzo uno scenario distopico in cui le tecnologie
hanno preso il sopravvento mutando radicalmente la vita umana in tutti i suoi
aspetti.
Protagonisti della storia sono Hollis ex cantante di un
gruppo black metal e Milgrim ex tossicodipendente ancora alle prese con i danni
recatigli dalle benzodiazepine e dalle sue nevrosi. I due vengono assoldati da
Bigend, esperto di marketing globale che vuole a tutti i costi scoprire chi si
cela dietro il noto marchio d’abbigliamento Gabriel Hounds. La casa di moda
prende nome da un gruppo musicale o da un libro, scegliete quello che più vi
piace, come quasi tutto nel mondo di Zero History. È per questo che i nomi che
siano di cd, libri, gruppi musicali, non hanno più alcuna rilevanza.
Bigend ha interesse ad arruolare il responsabile della
Gabriel Hounds per un progetto illegale: ideare uniformi per l’esercito
statunitense in Inghilterra e rivenderle in America.
Ad affiancare Hollis e Milgrim ci sarà anche Heidi,
batterista dei Curfew, dall’aspetto darkeggiante e dal dente avvelenato per
colpa del suo ultimo uomo.
Se da un lato ci sono loro, dall’altro non possono che
esserci i cattivi, o meglio, i più cattivi che tenteranno di manipolare Bigend
coinvolgendolo in un traffico d’armi dall’aria più losca che mai.
L’odore che si respira tra le pagine di questo bellissimo
romanzo sa di cattiveria e delusione, di amarezza e marcio, di quanto peggiore
possa esserci sulla faccia della terra. Niente va per il verso giusto, nessuno
vuole il bene di qualcun altro, solo interessi personali, affari e finzione.
In un mondo dove la tecnologia imperversa e compromette i
rapporti umani nulla è quello che appare, tutti indossano una maschera e quello
che c’è sotto non è sempre piacevole da scoprire.
Hubertus Bigend è un uomo meschino che tiene i suoi in
pugno. Milgrim non ha modo di scappare, Bigend gli ha permesso di
disintossicarsi dagli psicofarmaci in una costosa clinica svizzera e ora lui
deve ripagarlo. Ma c’è davvero qualcosa da dare in cambio? Bigend l’ha davvero
aiutato a guarire o il crittografo si sta solo illudendo di essere diventato
normale?
Milgrim continua ad avere le sue nevrosi, le sue manie, le psicosi
sono parte di lui e probabilmente non lo abbandoneranno mai, strane pillole
senza nome gli si infilano giù per la gola senza presentarsi e senza chiedere
permesso.
Milgrim non si sente adatto ma si sente in debito nei
confronti di una società che, finora gli ha solo sputato in faccia.
Hollis e Heidi non sono da meno, hanno abbandonato la loro
passione per la musica sperando in qualcosa di più serio e costruttivo ma,
tutto quello che sono riuscite a raccogliere, è stato un bagaglio di delusioni
e tanta amarezza.
Hollis è forse il personaggio più carismatico e meno
disadattato rispetto agli altri, Heidi invece è la ragazza che si nasconde
dietro un velo d’acciaio per non rischiare di farsi male più di quanto non se
ne sia già fatta. Periodicamente si rifugia sul fondo di una bottiglia di
whiskey cercando di dimenticare le sue sconfitte.
Le ambientazioni e i dialoghi ricordano spesso classici cinematografici
come Matrix o Blade Runner senza però diventarne caricatura o peggio
imitazione, la somiglianza rimane solo un tributo che non può che far piacere
agli amanti del genere.
Zero History è sicuramente uno dei migliori libri di
fantascienza pubblicati negli ultimi anni, degno di nota per stile narrativo,
originalità della trama e impegno sociale.
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