Recensione: La via di fuga
Titolo: La via di Fuga
Autore: James Dashner
Editore: Fanucci
Collana: Tif Extra
Dati: 2012, 349 p., rilegato
Prezzo di copertina: 9, 90 €
Descrizione:
Quando l'uomo vestito di bianco e dalla faccia
da ratto finì di parlare, Thomas capì che per lui e gli altri Radurai
l'ora delle prove non era ancora terminata... Il Labirinto e i viscidi
Dolenti sono ben poca cosa se paragonati alla lunga marcia che la
Cattivo ha stavolta pianificato per loro attraverso la Zona Bruciata,
una landa squallida inaridita da un sole accecante e sferzata dalle
tempeste di fulmini, popolata da esseri umani che l'Eruzione, il
temibile morbo che rende folli, ha ridotto a zombie assetati di sangue.
Nelle due settimane in cui dovranno percorrere i centocinquanta
chilometri che li separano dal porto sicuro, la loro meta, tra cunicoli
sotterranei infestati da sfere metalliche affamate di teste umane e
creature senza volto dagli artigli letali, i Radurai dovranno dar prova
del loro coraggio e dar voce al loro istinto di sopravvivenza. In questo
scenario da desolazione postnucleare, superando le insidie di città
fatiscenti e foreste morte, il viaggio verso il luogo misterioso in cui
potranno ottenere la cura che salverà loro stessi e il mondo diventerà
per Thomas, Brenda, Minho e gli altri un percorso di scoperta del
proprio mondo interiore, del limite oltre il quale è possibile spingere
le proprie paure.
L'autore:
James Dashner
è nato e cresciuto in Georgia, e ora vive nello Utah con la moglie e i
quattro figli. Dopo diversi anni di lavoro nella finanza, ora è uno
scrittore a tempo pieno. Oltre a Il Labirinto, romanzo d’apertura di una
trilogia di successo, ha scritto la Saga di Jimmy Fincher e la trilogia
The 13th Reality.
La recensione di Sara:
Secondo volume della trilogia The Maze Runner di James Dashner, La via di fuga rappresenta ll lato
oscuro della scienza.
Thomas, Newt, Frypan e Minho sono i sopravvissuti al
Labirinto, i ragazzi che l’autore ha deciso di tenere in vita per questo nuovo
capitolo dell’agghiacciante avventura.
Ancora sconvolti per ciò che hanno dovuto subire in
precedenza, si ritrovano in una specie di prigione dove nulla è quello che
sembra. Non c’è nessuno a cui poter chiedere informazioni e una sola cosa è
certa: non si può uscire.
L’unica evasione per Thomas è comunicare telepaticamente con
Teresa, la sola ragazza sopravvissuta alla strage del Labirinto. La loro
comunicazione però si interrompe all’improvviso, quando Teresa non riconosce
più la voce di Thomas e gli intima di sparire dalla sua testa.
Eventi inquietanti si susseguono, un ragazzo compare
all’improvviso in una stanza senza ricordare nulla di quello che è successo
in precedenza, strani tatuaggi si insinuano sul collo dei ragazzi segregati.
Ognuno di loro è ora marcato sulla pelle da un simbolo che corisponde a un ruolo ben preciso, quasi fossero
protagonisti di un gioco. Qualcuno è il Leader, qualcun altro il Traditore.
Tutti però sanno di appartenere alla CATTIVO, ce l’hanno scritto sulla pelle e
l’inchiostro, si sa, non mente.
Pian piano i ragazzi scopriranno di essere stati selezionati
per un esperimento crudele. Il mondo è minacciato da una malattia chiamata
Eruzione.
Per istigare i giovani alla violenza e studiarne i
comportamenti la CATTIVO ha inoculato in loro il germe. L’unico modo
che hanno per salvarsi è camminare 100 miglia nella Zona Bruciata, terreno
completamente privo di riparo, minacciato dal sole, popolato dagli infetti,
essere umani tutt’altro che amichevoli. Solo chi arriva alla fine merita un
premio: la cura per la malattia.
È questa la terrificante avventura che i nostri protagonisti dovranno affrontare, tra mille crudeltà, la fame, la sete e la perdita
dei compagni di viaggio.
James Dashner si concentra soprattutto sull’aspetto
psicologico dei personaggi, analizzandone i comportamenti e le reazioni. Una
della figure più interessanti è sicuramente quella di Minho, apparentemente
sicuro di sé, un duro che non guarda mai in faccia l’altro. Su di lui compare il
tatuaggio che lo nomina Leader, marcatura che influenza irreversibilmente il
suo carattere. Minho si convince fermamente di essere il capo del gruppo e
non considera nemmeno per un secondo l’ipotesi dell’errore. Se ne convince a
tal punto da assumersi la responsabilità delle scelte da prendere, delle strade
da percorrere e anche della morte dei suoi compagni.
Minho appare sempre imperturbabile ma è evidente che la sua
sia una corazza, non vuole uscire dal guscio per paura di farsi male e attacca
per non essere attaccato.
Thomas invece sembra sempre in una sorta di trance, un
ragazzo che vive in un mondo semi-ovattato in cui arriva solo una minima
vibrazione del rumore che c’è fuori. La sua premura è quella di arrivare alla
fine per trovare Teresa e, anche gli avvenimenti cruenti di cui spesso diventa,
suo malgrado, protagonista sembrano toccarlo solo al momento. Thomas sembra non serbare memoria di quello che avviene, è come se la sua mente avesse deciso di
chiudere le porte ai brutti ricordi, agli avvenimenti tristi. L’unica
componente del suo arredamento cerebrale è Teresa.
La trama sicuramente non è delle più originali, in più di
un’occasione alcuni passaggi mi hanno ricordato molto La lunga marcia di
Stephen King, sia per ambientazioni sia per avvenimenti e caratterizzazioni dei
personaggi. Nonostante ciò ho apprezzato notevolmente lo stile dell’autore,
semplice e scorrevole e la sua abilità nel saper dosare romanticismo e sadismo.
Ottima la capacità narrativa e la bravura nel creare
suspense.
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