venerdì 6 luglio 2012

Recensione: Ancora un respiro

Titolo: Ancora un respiro
Autrice: Kimberly Derting
Editore: Mondadori
Collana: Chrysalide
Pagine: 324
Prezzo: 17 euro

Descrizione: 
Violet continua a sentirsi chiamare dalle creature che si sono viste strappare la vita. Se va bene, sono animali braccati nel bosco. Ma a volte è un bambino. E lei fa sempre più fatica a gestire questo “dono” mantenendo una normale facciata da liceale. Ora le basta avvicinarsi a un container, nel porto di Seattle, per avvertire le note di un’arpa che non c’è, e tra le foglie sente picchiettare delicate gocce sovrannaturali. Poi iniziano ad arrivarle dei biglietti sinistri. E macabri regali. Ma chi può sapere di lei? E perché due insoliti agenti dell’FBI la tempestano di telefonate? Quando in passato ha coinvolto l’amato Jay nelle sue ricerche segrete, lui si è ritrovato un proiettile a un soffio dal cuore. Adesso Violet è costretta a nascondergli il vortice di percezioni extrasensoriali che la trascina a sé, sempre più ossessivo. E gli nasconde anche il fatto che, mentre lei viene aggredita dai potenti echi della morte in una baita isolata, qualcuno ha tutto l’interesse a far tacere per sempre la sua voce.
 

L'autrice:
È nata e cresciuta a Seattle, vive con il marito e i tre figli sul Pacifico settentrionale, dove il clima è perfetto per scrivere storie dark come il romanzo che ha dato il via a questa serie, La collezionista di voci.  
 
La recensione di Miriam
Il suono di un’arpa che non c’è potrebbe far pensare alla colonna sonora di un sogno ma per Violet è il triste annuncio di un’esperienza dolorosa. Le note che solo lei riesce a percepire sono un richiamo proveniente dall’aldilà. A produrle sono creature a cui è stata strappata la vita, spesso si tratta di animali uccisi dai cacciatori nel bosco ma, a volte, provengono da esseri umani, vittime di efferati omicidi, che reclamano una degna sepoltura per ritrovare la pace.
Un dono e allo stesso tempo una maledizione che Vi ha ereditato da sua nonna e con cui si sforza di convivere. L’impresa non è facile, soprattutto perché non sono solo i morti a comunicare con lei. La giovane sensitiva può percepire anche le impronte che accompagnano gli assassini riuscendo così a identificarli.
Ne La collezionista di voci – primo capitolo della saga – l’autrice ci ha fatto conoscere questo personaggio  raccontandoci delle sue difficoltà nell’accettare e gestire il suo dono.
In Ancora un respiro, ritroviamo Violet sopraffatta dal potere extasensoriale che sempre più minaccia di complicarle la vita. Il flebile richiamo proveniente da un container nel porto di Seattle la pone di fronte a un nuovo terribile omicidio, intanto Sara Priest, collaboratrice dell’FBI, le sta alle costole. Se ciò non bastasse, Vi comincia a ricevere inquietanti bigliettini e macabri regali.
Ancora una volta può contare solo sul suo ragazzo per condividere pene e preoccupazioni ma negli ultimi tempi anche lui sembra essersi un po’ allontanato. Da quando Mike, un nuovo studente, si è iscritto alla White River High School, Jay appare infatti molto coinvolto dalla neonata amicizia.
Di carne al fuoco ce n’è quanto basta per accendere la nostra curiosità. A chi appartiene il cadavere occultato al porto? Perché l’FBI è interessata a Violet? E soprattutto chi è l’autore dei misteriosi regali e cosa vuole da lei?
Il desiderio di risolvere i numerosi enigmi disseminati tra le pagine, unitamente a un stile narrativo semplice e diretto,  fanno sì che la lettura scorra velocemente. Benché l’idea di fondo non sia originalissima, il taglio marcatamente YA conferisce un tocco di novità al romanzo senza tuttavia farlo cadere negli stereotipi e in certe banalizzazioni tipiche del target. Violet è credibilissima nei suoi quasi diciassette anni, pur trascinandosi un fardello non indifferente sulle spalle, agisce, parla  e pensa così come ci si aspetterebbe da un’adolescente. La sua relazione con Jay, che ha un peso consistente nell’economia della storia, ci regala una gradevole parentesi romance in grado di convincerci e coinvolgerci in virtù del suo realismo. La relazione efficacemente tratteggiata dall’autrice rinuncia a qualsiasi sensazionalismo, il sentimento che lega i due protagonisti non è il risultato di un colpo di fulmine  scatenato da una tempesta ormonale ma la naturale evoluzione di un rapporto di amicizia nato nell’infanzia e gradualmente trasformatosi in qualcosa di più profondo.
Nonostante i diversi punti di forza, fin qui evidenziati, non mancano tuttavia dei punti di debolezza e sono proprio questi ultimi ad aver impedito che questo romanzo mi conquistasse in pieno.
Se Violet e Jay appaiono ben caratterizzati, purtroppo non si può dire altrettanto per  altri personaggi che rimangono figure evanescenti sullo sfondo pur rivestendo ruoli importanti.
Appena abbozzati sono i genitori di Vi, le uniche persone che condividono il suo segreto a eccezione del ragazzo. Li incontriamo in rare occasioni e, sebbene ci vengano presentati come assenti giustificati perché completamente assorbiti dal lavoro, non convince del tutto il loro scarso coinvolgimento nel particolare problema che assilla la figlia.
Ma ancora di più si fa notare l’assenza di Mike. È un personaggio enigmatico che sin dall’incipit attira l’attenzione su di sé e ci lascia intendere di essere molto più che una semplice comparsa. In effetti così è,  ma la sua caratterizzazione sembra suggerire il contrario. Spesso è presente sulla scena, ma se non ce lo ricordasse la voce narrante, passerebbe inosservato. Le frasi pronunciate direttamente dalla sua bocca si contano quasi sulle dita di una mano. Frequenta assiduamente Violet e Jay ma, di fatto, nessuno lo conosce davvero. Quel poco che sapremo sul suo conto, lo scopriremo per interposta persona. Peccato, perché si tratta di  personaggi dalle ottime potenzialità e svilupparle avrebbe contribuito  a una migliore contestualizzazione delle vicende narrate che così come sono lasciano un senso di incompletezza.
L’atmosfera intrisa di mistero e i numerosi interrogativi sollevati dalla trama, di sicuro rendono intrigante la lettura ma le risposte non si dimostrano  all’altezza delle aspettative. La matassa si dipana in maniera abbastanza prevedibile consegnandoci un finale un tantino fiacco, di certo non sorprendente come avremmo sperato.
Una lettura consigliata se siete alla ricerca di un libro leggero con cui intrattenervi piacevolmente, magari sotto l’ombrellone, ma non tale da suscitare grandissime emozioni o da lasciare il segno. 

  








 

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