sabato 1 settembre 2018

Recensione: Miserere. Attentato in Vaticano

Titolo: Miserere. Attentato in Vaticano
Autore: Vito Bruschini
Editore: Newton Compton
Pagine: 384
Prezzo ebook: 5,99
Prezzo cartaceo: 9,90

Descrizione:

1983 Siamo sull’orlo di un olocausto nucleare, la Guerra Fredda spacca il mondo in due blocchi e lo spettro di un conflitto è incombente. Nessuno si sente al sicuro e l’incubo del “first strike” – l’attacco preventivo a sorpresa – raggela i rapporti diplomatici, tesissimi. In Polonia gli operai dei cantieri navali di Danzica oppongono un violento dissenso al governo filosovietico del generale Jaruzelsky, sostenuti dai finanziamenti di papa Giovanni Paolo II. Lo stesso papa che solo due anni prima aveva rischiato la vita in un attentato a opera del KGB. E la figura del papa, anche a distanza di anni, non ha smesso di essere scomoda. Tanto che la Sezione “Affari bagnati” del KGB decide di affidare a un pericolosissimo sicario il compito di togliere di mezzo il pontefice. Il nome in codice dell’assassino è Miserere, uno spettro di morte che non si fermerà davanti a nulla per portare a termine la sua missione.

La recensione di Miriam:

Molti di voi, sicuramente, ricorderanno l’attentato a Papa Wojtyla avvenuto nel 1981. Tuttavia, non è il solo subito da questo pontefice; a breve distanza  dal primo, ne fu compiuto un secondo, anch’esso fallito, passato sotto silenzio.
Nel suo romanzo, Vito Bruschini, tenta di ricostruire proprio questo secondo attentato di cui poco si sa e poco si è parlato. Lo fa avvalendosi del supporto della fiction che interviene a colmare le lacune laddove le informazioni mancano, elaborando in questo modo una trama a metà fra thriller e spy story che in buona parte è frutto della sua immaginazione, ma che non manca di poggiarsi su dati reali rimanendo plausibile. Il risultato è un’opera di fantasia, peraltro molto avvincente, in grado di sollevare interrogativi scottanti e di sottoporre alla nostra attenzione ipotesi per nulla campate in aria e che, anzi, potrebbero avere un buon fondo di verità. Ipotesi che, guardando a ritroso, forniscono anche un’interpretazione attendibile del primo attentato e del caso rimasto ufficialmente irrisolto legato alla sparizione, in Vaticano, della giovane Emanuela Orlandi.
Misere è appunto il nome in codice dell’uomo incaricato dagli affari bagnati del KGB di eliminare il papa scomodo, divenuto una minaccia per il Comunismo dopo aver apertamente assicurato il proprio sostegno a Solidarnosc.
Ex specnaz (soldato dei corpi d’élite russi), ha la giusta preparazione ed esperienza, nonché le qualità più idonee, per organizzare un attentato del genere, la cui difficoltà non risiede solo nel superare i sistemi di sicurezza e il cordone umano che costantemente protegge il Papa, ma nell’agire facendo in modo che il vero mandante dell’omicidio rimanga nell’ombra. Il mondo non deve sapere che dietro tutto questo si cela il KBG, la colpa dell’accaduto deve ricadere su altri per depistare chi indaga. Miserere dovrà appunto far sì che la responsabilità ricada sui narcotrafficanti turchi.
Il libro percorre tutte le tappe di questo piano diabolico seguendo il killer che lo organizza e lo esegue, un autentico trasformista, uno stratega, un personaggio dai mille volti e completamente privo di scrupoli, in grado di mettere in moto una vera e propria macchina infernale. Il plot elaborato è complesso e fitto di azione, ma nello stesso tempo concede ampio spazio all’approfondimento psicologico del protagonista che, tra le altre cose, andrà incontro a un processo di evoluzione personale che ci riserverà diverse sorprese. Non ci limitiamo a conoscere Misere sul campo, nei panni dello spietato attentatore ma, attraverso piccole finestre che si aprono sulla sua vita privata e sul suo passato, impariamo a conoscere l’uomo. La sua vicenda, inoltre, si andrà a intrecciare con quella del nipote Lyosha, anch’egli diventato specnaz per vendicare la morte del padre, a sua volta membro dei corpi speciali, ucciso durante una missione in Afghanistan da un narcotrafficante conosciuto con il soprannome di macellaio di Zabor. Si delinea in questo modo quasi una sottotrama che, non solo aggiunge suspense e senso di avventura alla storia, ma ci offre uno sguardo su una realtà agghiacciante.
Pur seguendo un personaggio e una trama di fantasia, esploriamo un mondo reale, sebbene nascosto, fatto di traffici illeciti, violenza, uccisioni, torture e addestramenti ai limiti del disumano, ma anche di connivenza e alleanze insospettabili. Leggendo scopriamo cosa significa e cosa comporta essere uno specnaz, tocchiamo con mano il cinismo e la pericolosità del KGB, l’orrore del narcotraffico internazionale, ma nondimeno la corruzione della Chiesa e il coinvolgimento della banca vaticana in affari che di etico non hanno proprio nulla.
Un romanzo che intriga e nello stesso tempo fa riflettere ponendo sotto i riflettori verità inquietanti.





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