lunedì 30 settembre 2013

Recensione: Incantesimo tra le righe

Titolo: Incantesimo tra le righe
Autrici: Jodi Picoult Samantha van Leer 
Editore: Corbaccio
Pagine: 350
Prezzo: 16,40

 
Descrizione: 
  Cosa succede se « …e vissero felici e contenti» non si rivela affatto essere tale? Delilah è una ragazza piuttosto solitaria che preferisce passare i pomeriggi in biblioteca, persa nei libri. In uno in particolare: Incantesimo fra le righe che in teoria è un fantasy ma che sembra terribilmente reale, al punto che il principe Oliver, oltre a essere coraggioso, avventuroso e focoso, parla a Delilah. Cioè: le parla sul serio! E salta fuori che Oliver è ben più che un personaggio di carta: è un teenager che si sente intrappolato nella sua vita letteraria e che non sopporta l’idea che il suo destino sia segnato. Oliver è certo che il mondo là fuori possa offrirgli qualcosa di interessante e vede in Delilah la sua chiave di accesso alla libertà. I due si buttano a capofitto nell’impresa di tirare fuori Oliver dal libro, un compito difficile e che i spinge ad approfondire la loro percezione del destino, del mondo e del loro posto nel mondo. Contemporaneamente cresce l’attrazione reciproca, un sentimento forte e tutt’altro che letterario…

Le autrici:
 
 
Jodi Picoult vive ad Hanover, New Hampshire, con il marito, i tre figli e numerosi animali domestici. Autrice di 19 romanzi è tradotta in 23 lingue e ha venduto più di 12 milioni di copie dei suoi libri in tutto il mondo. Corbaccio ha pubblicato La custode di mia sorella, Il colore della neve, Senza lasciare traccia, Diciannove minuti, Un nuovo battito, La bambina di vetro, Le case degli altri, Un’altra famiglia e, con Samantha van Leer, Incantesimo tra le righe. Il suo sito internet è: www.jodipicoult.com 
 

Samantha van Leer è una giovanissima esordiente, ancora studentessa liceale, che ha molto in comune con le sue lettrici. Nel suo romanzo, descrivendo la storia e le emozioni dei protagonisti, riesce a comunicare perfettamente con il pubblico giovane e femminile.
 
La recensione di Miriam:
 
C’era una volta… Anzi no. C’era tante volte.
Forse non ci avete mai pensato ma è così che dovrebbero cominciare le favole perché ogni volta che un lettore apre un libro è come se alzasse un sipario dando il via all’ennesima replica di una messinscena che si ripete a oltranza. La storia è lì, a riposo tra le pagine, ma sempre pronta a essere raccontata. I personaggi non sono che attori costretti a ripetere, a comando, sempre lo stesso copione come in una commedia rappresentata per l’eternità.
Ma cosa accade quando il libro rimane chiuso e non c’è nessuno a leggerlo?
Se pensate che tutto si fermi vi sbagliate di grosso perché “tra le righe c’è un mondo che vive una storia a sé” ed è proprio quando il lettore si ferma che questo mondo si risveglia. È solo allora che i personaggi possono smettere di interpretare il ruolo scritto per loro ed essere finalmente se stessi.
Potendo spiarli dietro le quinte ne vedreste delle belle perché quasi nessuno è davvero così come appare, ma non è tutto. Ponendovi in ascolto potreste carpire segreti mai scritti o addirittura recepire la richiesta di aiuto di un protagonista stufo di fare il principe in una trama che non ha più sorprese e desideroso di fuggire via.
È quanto accade a Delia, un’adolescente solitaria e un po’ fuori dagli schemi. Assidua frequentatrice della biblioteca scolastica, un giorno si imbatte in un vecchio libro illustrato. Nonostante si tratti di una favola per i più piccoli, se ne sente fortemente attratta e lo prende in prestito. Leggendolo si appassiona al tal punto che non riesce più a separarsene. Delia scopre di avere molto in comune con il protagonista, forse perché come lei è cresciuto senza un padre; se fosse reale lui sì che potrebbe comprenderla, l’aiuterebbe a sentirsi meno diversa e meno sola. Giunta all’ultima pagina ricomincia a leggere, una volta e poi un’altra ancora… fino a che non accade l’impossibile.
Il principe Oliviero le parla e sostiene di avere bisogno proprio di lei.
È questo l’incipit di una favola nella favola, la formula che spigiona l’Incantesimo tra le righe plasmando una dolcissima storia senza età, di quelle che fanno sognare.
Tra le pieghe di una favola classica, che riecheggia le più famose Cenerentola o Raperonzolo, scopriremo la vera storia di un destriero che si sente grasso, di un cattivo che fuori dall’orario di servizio colleziona farfalle, di tre sirene femministe, di un drago con problemi ai denti, di un cane che in realtà non è un cane  ed è innamorato della principessa e soprattutto… di un principe che vuole essere salvato.
Seduti sulla spiaggia di Dallorainpoi  o comodamente accoccolati sul divano di casa, assisterete al dialogo tra due mondi, all’apparenza inconciliabili, ma che qui si tendono la mano fino a diventare pericolosamente vicini.
Temevo di imbattermi nel solito YA quando mi sono accostata alla lettura di questo libro, invece sono rimasta sorpresa perché mi sono imbattuta in un romanzo senza tempo, adatto agli adulti così come ai più piccini − e forse non è un caso che sia nato dall’incontro di due generazioni, una madre e una figlia che hanno unito le penne per dar vita a un sogno comune.
È magia quella che si respira dalla prima all’ultima pagina, la stessa magia di cui erano tessute le favole che amavo da bambina.
Sarà perché più volte ho sognato anch’io di poter tirare fuori un principe da una fiaba, sarà perché le bellissime illustrazioni disseminate tra le parole hanno il potere di alimentare la suggestione, fatto sta che leggendo mi sono immedesimata tantissimo in Delia e, dal principio alla fine, ho avuto la sensazione di poter vedere qualche personaggio materializzarsi nella stanza.
Di certo dopo aver letto Incantesimo tra le righe, nessun libro vi sembrerà più lo stesso. Facilmente vi ricoprirete a sbirciare tra le frasi alla ricerca di un suono o di un segno; chissà, da qualche parte potrebbe annidarsi un principe che attende proprio voi per essere salvato e, se così fosse, sarebbe un vero peccato lasciarselo scappare.

 
 


domenica 29 settembre 2013

Anteprima: Livello scarlatto di Antonio Tentori

Mezzotins Ebook continua il suo percorso nell'horror d'autore. Dopo la narrativa de L'Incubatrice, di Paolo D'Orazio, Black Tea di Samuel Marolla e Protocollo Stonehenge di Danilo Arona ed Edoardo Rosati, la casa editrice romana si sposta verso la saggistica e l'approfondimento con Livello Scarlatto - Cult Movies dell'Horror Italiano di Antonio Tentori.

Titolo: Livello Scarlatto - Cult Movies dell’Horror Italiano
Autore: Antonio Tentori
Editore: Mezzotints Ebook
Collana: Riflessi
Prefazione di Sergio Stivaletti
Introduzione di Danilo Arona
Illustrazione di copertina di Vincent Chong
Illustrazioni interne di Daniele Serra
Formato ebook (epub, mobi)
Pagine: 170
Prezzo di copertina: € 2,99
Disponibile nelle principali librerie online dal 30 settembre

Descrizione:
Un saggio/reference book dedicato al cinema horror italiano, una selezione di oltre 70 film. Singole schede per ogni opera con trama, commento e informazioni. Un suggestivo itinerario attraverso il cinema italiano dell'orrore in tutte le sue variazioni. Dalla personale scelta di Tentori, Livello Scarlatto presenta film divenuti di culto, emerge un mondo visionario e delirante, un genere importante che continua a
influenzare il cinema di altri Paesi.
L'opera segna l'esordio della collana Riflessi (dedicata a saggistica su cinema e letteratura), diretta da Danilo Arona.

Livello Scarlatto racconta il cinema italiano dell'orrore attraversandone visionarietà , terrori sovrannaturali, paure metafisiche, orrori lovecraftiani, splatter e atrocità , poesia crepuscolare, apologhi sociali, erotismo perverso, humour nero e comicità  demenziale. E poi i personaggi: streghe, vampiri, fantasmi, mad doctors, licantropi e lupe mannare, sadici carnefici, zombi e cannibali, indemoniate e anticristi, demoni e spettri. Accanto ai maestri riconosciuti del genere (Mario Bava, Freda, Margheriti, Argento, Fulci, Massaccesi, Lamberto Bava, Soavi) sono segnalate opere di autori solitamente non legati al genere (Avati, Cozzi, Dallamano, Landi, Majano), registi specializzati nei vari filoni del cinema italiano (De Martino, Mattei, Fragasso, Di Silvestro, Batzella, Garrone, Andrea Bianchi, Marino Girolami), e cineasti emergenti (Albanesi, Zuccon). Altri autori, invece, appartengono più strettamente al gotico (Ferroni, Pupillo, Polselli, Caiano, Mastrocinque, Heusch) o al cannibalico (Deodato).

Il libro, che contiene una prefazione di Sergio Stivaletti, l'introduzione di Danilo Arona, illustrazione di copertina di Vincent Chong e due illustrazioni interne di Daniele Serra, è disponibile dal 30 settembre in tutti gli estore e sul sito di Mezzotints Ebook al prezzo di € 2,99, e in prevendita fino al 29 settembre, sul solo store di Mezzotints, a € 2,49.

L'autore

Antonio Tentori. Ha scritto sceneggiature per Fulci, Argento, Massaccesi, Mattei, Stivaletti, Pastore, Tagliavini. Ha divulgato il cinema italiano di genere attraverso numerosi libri, scritti con l'amico Antonio Bruschini. Ha pubblicato racconti in antologie noir e horror (Stampa Alternativa, Mondadori, Bietti, Cut Up).

venerdì 27 settembre 2013

Anteprima: Falsi Dei di Francesco TRoccoli

In libreria dal 25 settembre 2013

Titolo: Falsi Dei
Autore: FRancesco Trocoli
Editore: Armando Curcio
Collana: Electi
Pagine: 320
Prezzo: 15,90 

Quando scoprirai l’Universo Insonne
nulla sara più come prima.

«Una grande avventura
di esplorazione che si rivela
un viaggio nelle profondità
dell’essere umano»

Lanfranco Fabriani, due volte vincitore del Premio Urania


Descrizione:
Lanciato da Armando Curcio Editore a maggio del 2012, Ferro Sette, il romanzo di Francesco Troccoli ambientato in un universo immaginario in cui il Sonno non esiste più, ha riscosso pari successo presso gli appassionati del genere fantascientifico e i lettori mainstream.
Molte recensioni positive su giornali, riviste e siti web hanno fatto di questo libro un vero caso, dimostrando come il genere possa conciliare fra loro evasione e impegno sociale. Per dirla con le parole di Roberto Arduini (giornalista de L’Unità), “L’Universo Insonne creato da Francesco
Troccoli ci regala prospettive appassionanti e verosimili sul futuro dell’Umanità del nostro tempo.”
Non è un caso, infatti, se la storia del cinico mercenario Tobruk Ramarren, con la sua paura di affrontare i segreti della storia umana nelle profondità della “miniera dei ribelli”, ha conquistato tanti lettori. Identificarsi con il protagonista, con la sua paura di dormire come metafora del timore di
affrontare le nostre paure più recondite, è forse il segreto del clamore suscitato dalla storia?
 
Ma le avventure e le rivelazioni non si esauriscono con Ferro Sette, perché un nuovo volume è in arrivo.

In Falsi Dei la lotta contro i Longevi continua. Sotto le insegne dello Stato Libero di Haddaiko, la nave spaziale Hebron è diretta verso un lontano sistema ai confini della Galassia. A bordo, a fianco del Presidente Hobbes, Tobruk Ramarren è a capo di un Corpo di Spedizione di “dormienti”, in stato di ibernazione, che avrà il compito di insegnare il sonno alla popolazione indigena. Ma un’inspiegabile
contaminazione e un attacco improvviso costringono la nave alla deriva, scagliandola in un pianeta ignoto e dimenticato. Sulla superficie del Nuovo Mondo, il Corpo si imbatterà in primitive popolazioni oppresse dal terrore per le divinità che lo dominano. Sarà dunque molto alto il prezzo che Tobruk
Ramarren dovrà pagare per scoprire la verità della storia umana.
Come ha affermato lo scrittore due volte Premio Urania Lanfranco Fabriani, Falsi Dei, il nuovo romanzo di Francesco Troccoli, è “una grande avventura di esplorazione che si rivela un viaggio nelle profondità dell’essere umano”.

L'autore:
Francesco Troccoli, è scrittore, traduttore e speaker. Nel bel mezzo di una invidiabile carriera in una multinazionale farmaceutica, cambia vita per  dedicarsi, in gran parte, alla scrittura. Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il Giulio Verne e il Nella Tela, pubblicato oltre trenta racconti su raccolte e riviste e ricevuto numerosi apprezzamenti della critica. Blogger tra i più attivi del settore in Italia, firma le pagine di «Fantascienza e dintorni» ed è membro del collettivo di autori «La Carboneria letteraria». Quest’anno un suo racconto concorre al Premio Italia per la categoria “racconto professionale”. Ferro Sette è il suo primo romanzo.

E per saperne di più...
 
Leggi la recensione di di Ferro Sette

martedì 24 settembre 2013

Recensione: High School Survival

Titolo: High School Survival 
Autrice: Tanja Steel 
Editore: Sogno 
Pagine: 120 
Prezzo cartaceo: 8,50 
Prezzo Ebook: 2,99

Descrizione:


È così che ha inizio l’incubo della Special School of Toho, una scuola per studenti speciali situata su un’isola al largo delle Filippine.
Un gruppo di uomini in nero fa irruzione durante l’ora di ginnastica e inizia a sparare contro tutto ciò che si muove.
Nessuno sa il motivo di quel delirio di violenza e morte. I minuti si dilatano e il tempo si moltiplica in un’istantanea fredda e distaccata, una finestra sull’abisso dell’orrore.Per Sophie, Sasha, Hideo e i loro compagni è iniziato l’inesorabile conto alla rovescia. Uno a uno, destinati a cadere, una fuga disperata seguendo l’odore del mare.
Quando la normalità vira verso il weird, non c’è modo di tornare indietro. Si può solo continuare a correre.
 

L'autrice:

Tanja Steel. Spirito inquieto che infesta il web. Ogni tanto racconta le sue storie. Alcune sono tranquille, altre vagamente inquietanti. Altre ancora sono violente. Come questa. Ha una pagina personale dove fa finta di essere una personcina calma e tranquilla, potete visitare la sua  Land of Ice. Fa anche parte di un gruppo di strana gente sfregiata dal marchio Rag Doll. Comunque non è pericolosa. Almeno, così dicono. Forse perché nessuno è ancora riuscito a farla arrabbiare abbastanza. Le piacciono le spade giapponesi, però.

La recensione di Miriam:

È una giornata come tante, la Special School of Toho sembra immersa nella solita routine fino a che una pallottola non fende l’aria durante l’ora di ginnastica. Il colpo va a segno, un fiore rosso sboccia sul petto di Rika della seconda A ed è l’inizio di un incubo.
La pallottola vagante non è che un assaggio di quel che sta per accadere. Un intero gruppo di mercenari vestiti di nero ha preso d’assalto l’istituto. Uno dopo l’altro, tutti gli studenti sono destinati a cadere come birilli, sono pedine di un macabro gioco o di un disegno perverso, chissà... 
Poche righe bastano per delineare uno scenario agghiacciante che, nell’immediato, provoca l’effetto di un dejà-vu. Il pensiero corre alla cronaca, alla strage di Beslan o al massacro della Columbine High School e, inevitabilmente, al discusso romanzo di Richard Bachman (alias Stephen King)  “Ossessione”, sospettato di averlo addirittura ispirato. 
Tanja Steel sembra seguire l’onda, proponendo una storia di ordinaria follia fitta di rimandi, tanto alla fiction quanto alla realtà. Andando avanti però, se ne discosta completando il quadro d’insieme con una serie di pennellate che ne decretano una certa originalità. 
Procedendo nella lettura si scopre infatti che la sua è una scuola speciale, destinata ad accogliere studenti accuratamente selezionati benché nessuno conosca i criteri di questa selezione. I ragazzi hanno nazionalità, caratteristiche psico-fisiche e attitudini diverse, al punto che diventa quasi impossibile, per un profano,  indovinare cosa possa accomunarli. 
È un mistero questo che attraversa tutto il racconto facendolo virare, gradualmente, verso la fantascienza. 
Se le singole sequenze, descritte peraltro con taglio cinematografico, hanno una connotazione decisamente horror, il disegno che sottende l’intera impalcatura chiama in causa tematiche care alla si-fi, quali le mutazioni genetiche e la sperimentazione scientifica  sugli esseri umani.  
Da questo punto di vista l’autrice dilata il senso di orrore poiché, alla realistica minaccia di un attacco terroristico (o dettato da pura follia omicida), aggiunge quella non meno plausibile, di una macchinazione orchestrata da chi detiene il potere. 
A guardarlo dall’esterno, High School Survival, suggerisce quasi l’idea di un macabro videogame i cui personaggi sono ragazzi in carne e ossa e la posta in gioco è la vita reale.
 Il ritmo narrativo è concitato, non ammette pause, fila dritto verso la fine regalandoci una carrellata di azioni intrise di adrenalina e sangue. 
In una scala da 1 a 10, assegnerei il punteggio massimo all’idea che sorregge la storia, alle capacità descrittive dell’autrice, allo stile impeccabile. Penso però che l’eccessiva brevità del testo ne sacrifichi, in parte, le enormi potenzialità. 
Racconto lungo più che romanzo, High School Survival si sviluppa in così poche pagine da doversi ridurre all’essenziale, eludendo aspetti che, se sviluppati adeguatamente, avrebbero potuto renderlo indimenticabile. Non c’è spazio, per esempio, per una vera e propria caratterizzazione dei personaggi. I ragazzi condannati a morte rimangono poco più che nomi, pedine schierate sul terreno di gioco delle quali non conosciamo abbastanza perché possiamo affezionarci a loro e patire per la triste sorte che li attende. Possiamo solo immaginare il loro stato d’animo, i pensieri che affollano le loro menti mentre guardano la morte negli occhi, i sogni perduti e le speranze che  scalciano per sopravvivere giacché a rimanere tagliata fuori è proprio la componente emotiva.
Nonostante abbia apprezzato molto il libro, penso che qualche pagina in più dedicata a un minimo di introspezione psicologica, avrebbe fatto la differenza, trasformando un volo radente in volo ad alta quota.


 

lunedì 23 settembre 2013

Recensione: In fuga. Le cronache de L'ultimo druido


Titolo: In fuga. Le cronache de L'ultimo druido
Autore: Kevin Hearne
Editore: Fanucci
Dati: 2013, 315 p., brossura
Prezzo di copertina: 10, 00 euro

Descrizione:
Atticus O'Sullivan, l'ultimo dei druidi, risponde "ventuno" quando gli chiedono l'età, ma non sono anni, sono secoli. A Tempe, in Arizona, nessuno ha motivo di approfondire: tutti credono al giovanotto irlandese con il braccio tatuato che gestisce tranquillamente la sua libreria dell'occulto. Nessuno sospetta che sia una copertura per un fuggitivo che ha rubato la leggendaria Fragarach, la spada in grado di trapassare qualunque armatura, a un dio celtico che non l'ha presa per niente bene e che gli dà la caccia, sempre più irritato e vendicativo ogni secolo che passa. Ma non si può rimanere nascosti a lungo nell'era di internet, e la divinità furiosa sta per piombare su di lui. Atticus avrà bisogno di tutti i suoi poteri e dell'aiuto della sua eterogenea schiera di amici: dalla seducente dea della morte al premuroso levriero irlandese con cui ha un dialogo costante, fino alla consulenza di uno studio legale di licantropi e vampiri islandesi, sbarcati in America ai tempi di Eric il Rosso...

L'autore:
Kevin Hearne è un nerd di mezza età che ama ancora i fumetti, l'heavy metal vecchia scuola, abbracciare gli alberi e dipingere soldatini. Ha ottenuto un grande successo con Le cronache dell'ultimo druido, una saga in sei volumi di cui In fuga è il primo capitolo. Vive con la moglie, la figlia e i cani in un piccolo cottage.

La recensione di Sara:

Atticus O’ Sullivan è un ragazzo di vent’anni, vive a Tempe, in Arizona e gestisce la Libreria Esoterica Terzo Occhio. A vederlo sembra avere origini irlandesi, qualcuno crede sia un metallaro, qualcun altro un motociclista. Nessuno sospetta la sua vera identità.
Atticus è in realtà Siodhachan Ó Suilebháin, l’ultimo druido in circolazione da più di duemila anni.
Il druido ha visto più epoche susseguirsi davanti ai suoi occhi mentre era intento a nascondersi dall’ira del Dio celta dell’amore Aenghus Óg.
Cancellate dal vostro immaginario il Cupido in pannolino, armato di arco e frecce, quello che conoscerete è spietato, crudele e per nulla propenso a regalare qualcosa agli altri.
Atticus nasconde Fragarach, una potentissima spada sottratta in battaglia alle mani di Aenghus che non è per nulla intenzionato a dimenticarla.
Tempe sembrava il posto perfetto per nascondersi, niente Faery o qualsiasi altra creatura al servizio dei Tuatha Dé Danann, solo qualche strega, vampiro o licantropo, nulla di troppo pericoloso. All’improvviso, qualcosa cambia però: una visita della Morrigan lo mette in guardia dal ritorno di Aenghus affiancato da creature molto più pericolose di quello che Atticus possa immaginare.
Comincia così il suo disperato tentativo di fuga tra incantesimi di protezione, alleanza con gli dei e corse in bicicletta.
Il druido dovrà far fronte anche alla legge umana che lo perseguita per un presunto omicidio commesso dal suo fedele cane Oberon.
Quello che la polizia non sa è che Oberon non è un semplice levriero irlandese ma un cane in grado di comunicare con il suo padrone e che, periodicamente si crede un personaggio storico tirato fuori dai racconti del druido.
Dèi, congreghe di streghe, vampiri e lupi mannari avvocati, cameriere con la doppia personalità, demoni infernali, queste sono solo alcune delle creature che incontrerete lungo il cammino.
Vi stupirete, vi divertirete e, vi assicuro, il paganesimo per voi non sarà mai più lo stesso.
Kevin Hearne lascia raccontare ad Atticus la sua storia, come se fosse davvero un ragazzo dei nostri tempi. Il druido si è saputo adattare alla modernità e ha imparato che andarsene in giro a parlare con le piante non è l’atteggiamento migliore per un fuggitivo.
La mitologia celtica prende vita attraverso le pagine e dà vita a un romanzo che altalena tra il fantasy e la saggistica di genere. 
In fuga non è semplicemente il primo volume di una saga è anche un manuale sul druidismo, un saggio per comprendere il paganesimo e una guida alle creature magiche che invadono le nostre città.
Forse non lo sapete ancora ma la vostra vicina di casa potrebbe essere una strega e sotto il suo bel viso liscio e curato potrebbe nascondere qualche secolo di troppo.
L’autore ci catapulta in un mondo che stringe la mano a quello di American Gods di Neil Gaiman e ricorda le atmosfere ai limiti dell’assurdo di Pan di Francesco Dimitri.
Uno dei migliori romanzi sull’argomento che mi sia capitato tra le mani, si lascia leggere in pochissimo tempo e si fa amare senza troppi indugi. 
In fuga vi farà venire voglia di approfondire la mitologia celtica, di osservare la gente intorno a voi e chiedervi se è realmente umana, di parlare con le vostre piante e prepararvi un thè per affrontare al meglio la giornata.
Non mi stupirei se, una volta chiuso il libro, vi ritrovaste a fare discorsi con il vostro cane e a osservare i corvi nella speranza che uno di loro sia Morrigan in forma animale, giunta sul vostro balcone per portarvi la sua previsione sul futuro.
Dimenticate la religione pagana, o monoteistica che sia, come l’avete sempre immaginata. Con questo romanzo imparerete che qualunque Dio esiste purchè siate abbastanza abili da farlo materializzare.

lunedì 16 settembre 2013

Anteprima: Incantesimo tra le righe di Samantha van Leer

In libreria dal 19 settembre 2013

Titolo: Incantesimo tra le righe
Autrice: Samantha van Leer 
Editore: Corbaccio
Pagine: 350
Prezzo: 16,40

Sulla scia del successo della trilogia di KERSTIN GIER Red, Blue e Green
arriva un nuovo romanzo divertente e romantico.

Un libro magico come LA STORIA INFINITA
che farà sognare e innamorare i lettori di tutte le età
con i suoi personaggi che prendono vita nella storia.


Descrizione:
Cosa succede se « …e vissero felici e contenti» non si rivela affatto essere tale? Delilah è una ragazza piuttosto solitaria che preferisce passare i pomeriggi in biblioteca, persa nei libri. In uno in particolare: Incantesimo fra le righe che in teoria è un fantasy ma che sembra terribilmente reale, al punto che il principe Oliver, oltre a essere coraggioso, avventuroso e focoso, parla a Delilah. Cioè: le parla sul serio! E salta fuori che Oliver è ben più che un personaggio di carta: è un teenager che si sente intrappolato nella sua vita letteraria e che non sopporta l’idea che il suo destino sia segnato. Oliver è certo che il mondo là fuori possa offrirgli qualcosa di interessante e vede in Delilah la sua chiave di accesso alla libertà. I due si buttano a capofitto nell’impresa di tirare fuori Oliver dal libro, un compito difficile e che i spinge ad approfondire la loro percezione del destino, del mondo e del loro posto nel mondo. Contemporaneamente cresce l’attrazione reciproca, un sentimento forte e tutt’altro che letterario…



L'autrice:


Samantha van Leer è una giovanissima esordiente, ancora studentessa liceale, che ha molto in comune con le sue lettrici. Nel suo romanzo, descrivendo la storia e le emozioni dei protagonisti, riesce a comunicare perfettamente con il pubblico giovane e femminile.
  


Hanno detto di questo libro:

«Incantesimo fra le righe è una storia romantica e divertente, ma ancor più è una splendida dichiarazione di amore fra un lettore e il suo libro preferito…» The Washington Post



«Un romanzo intelligente sul rapporto magico fra un’adolescente solitaria e il suo principe Azzurro, con ammiccamenti a Hunger Games e X-men e una buona dose di romanticismo.» Publishers Weekly



«Incantesimo tra le righe delizierà i lettori di tutte le età, capaci di superare con la loro immaginazione i confini fra ciò che è reale e ciò che si desidera che lo sia.» Los Angeles Times

domenica 15 settembre 2013

Recensione: Universi quasi paralleli

Titolo: Universi quasi paralleli
Autore: Antonio Caronia
Editore: Cut- Up
Collana: Strade perdute
Genere: saggistica
Pagine: 206
Prezzo: 13,00 euro


Descrizione:
Dalla prima metà degli anni Ottanta, la fantascienza si è innestata nelle pratiche più radicali dei movimenti di opposizione che hanno attraversato il corpo della società. Di questo fermento, la prima espressione italiana fu la rivista Un'ambigua utopia dell'omonimo collettivo, uscita tra il 1977 e il 1980. Poi, la diffusione dei computer e le prime forme di connessione telematica, la scoperta del web, la pervasività dei collegamenti wireless hanno scandito e accompagnato la ristrutturazione degli ultimi decenni. Muovendosi tra letteratura e analisi politica, tra espressione artistica e attiva partecipazione alla scena controculturale, Antonio Caronia ha seguito per oltre trent'anni il filo rosso dei cambiamenti in atto. In Universi quasi paralleli raccoglie una selezione degli scritti che meglio hanno saputo interpretare queste tendenze: dai maestri della fantascienza come P.K. Dick, Samuel Delany, Ursula Le Guin, alle beffe mediatiche di Luther Blissett, da un raffinato uso del falso all'analisi del cyberpunk e del concetto di virtualità.



L'autore:

Antonio Caronia. Docente di Comunicazione e Sociologia della cultura all’Accademia di Brera, di Estetica dei new media alla Naba, è stato studioso di scienze, tecnologia, letteratura e comunicazioni. Dal 1964 al 1977 ha svolto attività politica, e nel 1978 si unì all'attivissimo collettivo "Un'ambigua utopia", che riprendeva il sottotitolo del celebre romanzo di Ursula K. LeGuin "I reietti dell'altro pianeta". Dagli anni '80 ha collaborato con Linus, Corto Maltese, il Manifesto, Videomagazine, Virtual, Isaac Asimov's Science Fiction Magazine, Virus, l'Unità, Linea d'ombra, Pulp, Flesh Out. Attivista nei movimenti politici di base, ha diretto la collana "Postumani" per le edizioni Mimesis. L'autore è scomparso nel 2013.

La recensione di Miriam:


La letteratura fantascientifica, lungi dall’essere finalizzata al mero intrattenimento, si innesta nella società e agisce come una lente che, riflettendo il presente ci consente di volgere uno sguardo a possibili scenari futuri. La sci-fi incarna dunque un genere in continua evoluzione, le cui componenti mutano con il mutare della realtà che ci circonda, non solo in rapporto al progresso tecnologico tout court ma anche in relazione ai cambiamenti politici, a quelli socio-economici, culturali e contro-culturali .
Antonio Caronia, per oltre trent’anni, ha seguito attentamente questo processo evolutivo producendo numerosi scritti (articoli e saggi brevi pubblicati per la prima volta in un arco di tempo compreso tra il 1981 e il 2005 su svariate riviste o raccolte tematiche) tesi appunto ad approfondire e porre in evidenza il legame tra fantascienza e tessuto sociale. 
Universi quasi paralleli ce li ripropone oggi raccolti in un unico volume. Il risultato non è un semplice collage volto a tenere insieme e conservare testi precedentemente sparsi, ma qualcosa di più interessante che si fregia di un valore aggiunto. La sequenza, infatti, finisce per tracciare un percorso storico- critico unitario e di grandissimo interesse.
Si parte da una riflessione sulle creature artificiali che pone in luce il parallelismo tra i cambiamenti che subiscono in letteratura e nella realtà. Caronia ci mostra come dai robot di Asimov − esseri artificiali posti in un contesto naturale − si passa agli androidi di Dick e Delany nei quali il confine tra artificiale e naturale si assottiglia. L’androide è un ibrido in cui ciò che è umano convive con ciò che non lo è al punto che non si riesce più a mantenere una linea di demarcazione netta.
La riflessione sul “confine” si allarga poi al contesto. Nei saggi che seguono, incentrati soprattutto sull’opera di Dick e Delany, Caronia mette in evidenza le implicazioni prodotte dall’affermarsi di una dimensione virtuale (nella fiction come nella società reale).

Il tema della realtà (la risposta alla domanda: “ che cosa è reale e cosa non lo è?”) si intreccia infatti in Dick sin dall’inizio con il tema dell’autenticità sia per quanto riguarda l’uomo che il mondo.
I personaggi di Dick si chiedono costantemente: “il mondo in cui io vivo e opero è quello vero ? o non è il mascheramento di un’altra realtà nascosta, segreta?” (pag. 46)

L’era del virtuale è quella in cui diviene sempre più difficile distinguere la verità dalla finzione. Basta guardarsi intorno e pensare al ruolo sempre più preponderante dei social network nella definizione delle relazioni sociali per comprendere quanto il genere narrativo di cui si discorre sia vicino a ciò che sperimentiamo quotidianamente sulla nostra pelle.
Ciò diviene ancora più evidente con l’affermarsi del filone cyberpunk a partire dagli anni ’80. Nelle opere riconducibili a questa corrente non troviamo più società immaginarie e future ma la nostra stessa società, solo proiettata in una dimensione distorta e più grottesca. In questo particolare contenitore narrativo, popolato di personaggi al confine tra arte, tecnologia e microcriminalità,  la sci-fi sposa la cultura underground e il complesso sistema della high tech, caratterizzanti appunto il mondo contemporaneo circostante.
Ripercorrendo la storia del Cyberpunk e soffermandosi anche sul suo approdo in Italia, l’autore giunge infine a dilatare ulteriormente l’orizzonte della sua analisi evidenziando le connessioni tra questo movimento letterario, la scena contro-culturale e le avanguardie artistiche sviluppatesi nello stesso periodo di riferimento.
Dall’opera letteraria di Gibson e Sterling si passa così alle beffe mediatiche di Luther Blisset e alle provocazioni lanciate dall’arte concettuale (si veda per esempio Duchamp) fino a sviscerare in maniera più approfondita “l’uso del falso” attraverso la ricostruzione di casi di alcuni celebri Fake, quali l’artista Darko Maver − inneggiato, criticato, perseguito dalla giustizia ma mai realmente esistito − o i manoscritti di Salem − tutt’altro che autentici sebbene spacciati e accolti come tali.
Una raccolta di saggi tanto appassionante che si legge come fosse un romanzo, anche grazie allo stile scorrevole e scevro da tecnicismi. Un libro che consiglio sicuramente a chi ama la fantascienza ma soprattutto a chi nutre pregiudizi nei confronti di questo genere perché leggendo questo libro avrà modo di toccarne con mano la portata e le infinite potenzialità.










 

venerdì 13 settembre 2013

"Cadabra, un buco nell'underground"


I lettori de Il Flauto di Pan sono abituati a leggere articoli che riguardano la letteratura ma, oggi, vogliamo fare un’eccezione e dedicare un piccolo spazio alla magia della musica.
Gruppo dark rock/new wave, nostri compaesani, i Cadabra hanno segnato la scena underground italiana riportando un sound originale che richiama le sonorità della musica più cupa degli anni ’80.

Siamo liete di presentarvi Francesco Radicci, fondatore e batterista della band, autore del libro Cadabra, un buco nell’underground.


Il gruppo:

Nel gennaio 1998 Francesco Radicci fonda i Cadabra. La line-up è formata da Sebiano Cuscito (voce-chitarra), Francesco Radicci (batteria), Vincenzo Romano (basso).
Il genere proposto è sensibilmente influenzato da sonorità rock-wave ’80 ma il tutto viene rielaborato in chiave più attuale e personale.
La band ha all’attivo cinque dischi seguiti da altrettante tournée promozionali (circa 200 concerti in tutta Italia) e videoclip. Ottime recensioni, buon seguito di pubblico, numerosi premi e riconoscimenti fanno dei Cadabra uno dei gruppi più apprezzati della scena new wave underground italiana.
Nel 2009, per Fonoarte (etichetta indipendente abruzzese), esce “Wave/Action”, quarto disco in studio. Nel 2011, per Fonoarte/Revenge Records, “Past to Present”, album-raccolta. 

Discografia:
"Sound Moquette" (2001)
"Blood and Blades" (2003)
"Love Boulevard" (2006)
"Wave/Action" (2009)
"Past to Present" (2011)

L'intervista a Francesco Radicci:

È un piacere oggi poter ospitare il batterista dei Cadabra. Ciao Francesco, ti va di parlarci un po’ di te? 
Certo, anche se raccontarsi in poche righe non è facile. Magari qualcosa verrà fuori con l’intervista, molto di più – per chi ne avrà voglia – leggendo il mio libro.  

Oltre che batterista sei anche fondatore dei Cadabra, come nasce l’idea di questo gruppo? 
Nasce nella seconda metà degli anni Novanta. Ero poco più che ventenne, avevo da poco concluso un’esperienza di qualche anno con la mia prima band, i Liquid Heads, e sentivo l’esigenza di fondarne un’altra con cui realizzare le cose che avevo in mente. 

Avete pubblicato ben cinque album, ce n’è uno a cui siete particolarmente legati? 
I dischi sono come figli, impossibile avere preferenze. Ad ogni modo direi “Blood and Blades”, del 2003, forse perché è uscito nel nostro periodo migliore o forse perché è quello al quale chi ci segue da più tempo ci associa maggiormente. E poi direi “Past to Present”, del 2011, perché è una raccolta dei nostri migliori brani.

Dal 1998 a oggi vi siete esibiti in numerosissimi live. Qual è quello che ricordate con più piacere? 
  Anche in questo caso è difficile indicarne solo uno. Me ne vengono in mente almeno una decina decisamente sopra le righe. Penso a Genova, nel 2004, ospiti al Festival delle Periferie, Eboli, Macerata e Reggio Calabria del 2003, tra i più recenti quelli di Taranto e Cagliari. Però, dovendone scegliere uno solo, forse direi Grottaglie, 2003, quando suonammo per la prima volta insieme ai Diaframma.  

Ci sono dei gruppi a cui vi siete ispirati o che vi hanno influenzato in qualche modo? 
Sì, tanti, a cominciare dalla new wave britannica di fine anni Settanta, primi anni Ottanta (Joy Division, Bauhaus, The Mission, Sisters of Mercy, The Cure, primi Cult) passando per New Order, Depeche Mode, Death in Vegas, Black Rebel Motorcycle Club… Però, in generale, abbiamo sempre cercato di rielaborare quelle influenze, quel background, aggiungendo qualcosa di personale, cioè qualcosa che desse un senso alla nostra musica.

Se dovessi pensare alla scena musicale odierna, come la descriveresti? 
Chiaramente rispondo parlando della scena musicale underground italiana (sui grandi nomi c’è poco da dire). Qualitativamente la vedo in ottima salute, nel senso che le band di valore sono tante e davvero molto ispirate. Se invece penso ai reali sbocchi, artistici ed economici, la situazione è sinceramente molto deprimente e le cause sono numerose. La scena ormai è più che satura (forse le tante band di valore sono fin troppe), l’abbondanza è soffocante, i social network contribuiscono a confondere e appiattire tutto (quasi non si distingue più chi suona da trent’anni e chi da un giorno), il pubblico alla musica live preferisce dj-set e cover band, le nuove generazioni non comprano dischi. Peccato, perché di gruppi validi ce ne sarebbero molti. Probabilmente si stava meglio quando si stava peggio.

Sappiamo che hai pubblicato un libro sul gruppo, “Cadabra, un buco nell’underground”. 
Ti andrebbe di raccontarci qualcosa a proposito? 

Molto volentieri. Il libro nasce, appunto, come la biografia dei Cadabra e in senso stretto lo è. Però tutta la storia viene raccontata in prima persona (sin dalla mia infanzia) e abbraccia uno spazio temporale molto più ampio (dalla metà degli anni Ottanta ad oggi), perciò il risultato è una sorta di romanzo sull’underground italiano dell’ultimo trentennio (che va a intrecciarsi con la mia autobiografia e la biografia del mio gruppo) in cui descrivo fatti, luoghi, incontri, viaggi, concerti, alternando episodi divertenti (aneddoti, retroscena, curiosità, esperienze) e considerazioni più seriose (sulla musica, sull’underground, sulla vita stessa).  

Come nasce l’idea di scrivere un libro sul vostro gruppo? 
Come dicevo, le cose sono cambiate un po’ in corso d’opera. L’idea iniziale era quella di una semplice biografia del gruppo. Poi ho deciso di scriverla in prima persona e di farla cominciare dalla mia infanzia. Sullo sfondo, l’underground italiano, dapprima (nei primi capitoli) visto con gli occhi di un ragazzino che sin da bambino sogna di “bucarlo”, poi con quelli di un adulto che quell’underground lo vive e lo respira dall’interno.  
In un certo senso, ho voluto “de-musicalizzare” i contenuti affinché il libro potesse risultare interessante, o quantomeno piacevole, anche a chi non conosce i Cadabra.

Com’è stata la tua prima esperienza editoriale? 
Positiva. Come spesso accade, ho cominciato a scriverlo senza avere la certezza che sarebbe stato pubblicato. Poi sono entrato in contatto con la EKT Edikit, una casa editrice di Brescia che si è mostrata da subito molto interessata. Il libro è uscito a maggio, in tempo per essere presentato alla Fiera del Libro di Torino. Per il momento posso ritenermi soddisfatto delle vendite e soprattutto dei commenti ricevuti.  Ovviamente, trattandosi di una piccola produzione, non lo si trova ovunque, però chi è interessato può procurarselo facilmente richiedendolo alla casa editrice o ordinandolo presso qualsiasi libreria. Presto sarà disponibile anche nel catalogo di Fonoarte (la nostra etichetta discografica) e nel circuito ibs (webstores).

Se dovessi riassumere la vostra carriera musicale con una canzone, quale sarebbe? 
Altra domanda difficile perché, scegliendo un solo brano, ne tralascerei altri a cui sono comunque molto legato. Direi “Heart”, video-single 2010 (poi incluso su “Past to Present”). Probabilmente è il nostro pezzo più maturo, sicuramente uno dei più conosciuti e apprezzati.

Cosa c’è nel futuro dei Cadabra? E in quello di Francesco? 
Al momento nulla. Siamo fermi da un anno e mezzo e, considerata la particolare situazione della musica in Italia (vedi anche la mia risposta alla domanda n° 6), non so se e quando si ripresenterà l’occasione di fare un nuovo disco, un nuovo tour, ecc. Quindi, allo stato attuale delle cose, mi sto concentrando soprattutto sulla promozione del libro. A breve usciranno alcune recensioni, poi, nei prossimi mesi farò alcune presentazioni. Insomma, vedremo un po’… In ogni caso, grazie mille per quest’intervista e un saluto ai lettori de Il Flauto di Pan!


 Il libro:

  

Titolo: Cadabra, un buco nell'underground
Autore: Francesco Radicci
Editore: Ekt Edikit
Dati: 2013, 342 p., brossura
Prezzo di copertina: 16, 00 euro


Descrizione:
Il libro nasce come una biografia ma lo si può leggere come un romanzo. Scritto in prima persona dal batterista fondatore della band, ripercorre le vicende dei protagonisti dall’adolescenza, a Gioia del Colle (Bari), negli anni Ottanta, fino ai giorni nostri. Racconta di ragazzini, cresciuti con certi miti e certe idee, catapultati in corpi di adulti. È anche, per così dire, un libro di viaggi, incontri, luoghi, persone, fatti, musica, concerti e aneddoti, molti dei quali spassosi, accaduti in anni di intensa attività on the road, girando la penisola in lungo e in largo (da Genova a Reggio Calabria, da Cagliari a Pescara).
Per chi invece non conosce la band, il libro si presenta come un romanzo. La trama si svela poco alla volta e con essa i protagonisti. Il lettore impara a conoscerli, se ne affeziona e ne segue l’evoluzione da bambini ad adulti.



L'autore:

Francesco Radicci nasce a Gioia del Colle (BA) il 10 maggio 1975. Intorno ai dieci anni si avvicina alla musica, per lo più dark e new wave, e poco dopo comincia a suonare la batteria. Nei primi anni Novanta suona nei Liquid Heads. Poi, nel 1998, fonda i Cadabra, con i quali pubblica cinque dischi e scrive i testi dei primi due, Sound Moquette e Blood and Blades.

Per saperne di più: