giovedì 31 gennaio 2013

Anteprima: Stone. Un amore fuori dal tempo

In libreria dal 5 febbraio 2013

Titolo: Stay. Un amore fuori dal tempo
Autrice: Tamara Ireland Stone
Editore: Mondadori Collana: Chrysalide
Pagine: 336
Prezzo: 16,00 euro

Descrizione:
Quando l'amore non può aspettare: un appassionante viaggio nel tempo per cambiare il proprio destino.
Anna e Bennett non avrebbero mai potuto incontrarsi: lei vive nel 1995 a Chicago, lui nel 2012 a San Francisco. Ma Bennett si ritrova nel 1995 perché può viaggiare nel tempo, pur con il divieto di cambiare il corso degli eventi, per cercare sua sorella che si è perduta in una dimensione temporale sbagliata. Ma se un battito di farfalla può provocare un uragano all'altro capo del mondo, cosa potrà provocare un sentimento potente come l'amore che nasce con diciassette anni di anticipo?
Anna e Bennett si perdono e si ritrovano incrociando i loro destini paralleli, ma dovranno trovare il modo di fermare la corsa dell'orologio che ticchetta nelle loro esistenze. Quanto sono pronti a perdere? Quali conseguenze saranno disposti a sopportare alterando gli eventi che li circondano? 

L'autrice:


Tamara Ireland Stone vive con suo marito e due figli poco lontano da San Francisco, in California. Lavora nel marketing di un'impresa di software e sta già lavorando al suo prossimo romanzo.
 

mercoledì 30 gennaio 2013

Recensione: Vite da assassino

Titolo: Vite da assassino
Autore: Domenico Mortellaro
Prefazione: FrancescoBarresi
Editore: Iris 4
Collana: Intelligentia
Dati: 2005, 96 p., brossura
Prezzo di copertina:12, 50 euro

Descrizione:
Nove vite esemplari in efferatezza ed in brutalità ma anche in normalità e piattume. Sangue, sudore, sperma. Brandelli di carne, vestiti strappati, camere ridotte a mausolei e cimiteri visitati come bordelli. Scene del delitto passate al microscopio e case perquisite anche sotto il pavimento o nell’intercapedine del soffitto. Cannibali moderni, assassini seriali, stupratori solitari, vampiri mediocri… Un campionario, insomma, di vite normali all’apparenza e criminali nella realtà raccontate come favole crudeli.
Autore:
Domenico Mortellaro è nato a Bari nel 1979 ma vive da sempre a Giovinazzo. Laureato in giurisprudenza con una tesi in criminologia all’università di Bari, ha conseguito il Master in Scienze Forensi a La Sapienza di Roma.
Con pseudonimo pubblica racconti in vari siti internet.

La recensione di Sara: 
 
Le televisioni, le radio,  i giornali, i libri ce ne raccontano le storie continuamente, turbandoci e affascinandoci, i serial killer sono ovunque.
Chiunque avrà sentito parlare almeno una volta al giorno di Mostri e Bestie, appostati agli angoli delle strade pronti a uccidere violentemente vittime innocenti.
Ogni nazione ne ha a bizzeffe da annoverare tra le sbarre delle carceri, spesso e volentieri da sbandierare come macabro simbolo del proprio Paese. 
Vite da assassino raccoglie le storie di nove criminali, alcuni famosi, altri un po’ meno conosciuti, che si sono fatti strada nell’immaginario collettivo ispirando romanzi e pellicole di successo.
Domenico Mortellaro raccoglie informazioni su questi inquietanti personaggi, presentando una scheda completa per ognuno di loro. Biografie, patologie, traumi infantili e adolescenziali e metodi di uccisione. Ogni assassino ha il suo rituale e delle vittime predilette, bracca la preda come il più abile dei cacciatori e con maniacalità segue la prassi, cimentandosi in una danse macabre sempre più cruenta.
Ce ne sono di tutti i tipi dai più classici ai più “particolari”. Necrofili che conservano meticolosamente teste e pezzi di corpi, realizzando accessori con la pelle delle malcapitate prede da conservare con cura nel grottesco tempio che è la propria casa, uomini che si improvvisano vampiri dissanguando a morsi donne innocenti, porno-sadici che conservano i cadaveri martoriati sotto le assi del pavimento della propria casa, cannibali e stupratori e la lista potrebbe non fermarsi qui.
Qualcosa però accomuna tutti i criminali scelti dall’autore: l’inaudita violenza, la voglia di sangue e un passato difficile.
L’analisi psicologica proposta nel saggio ci fa comprendere come, sebbene le vittime non abbiano alcuna colpa, vengano scelte secondo criteri ben precisi che rimandano a traumi e violenze subite dai carnefici durante l’infanzia e l’adolescenza.
Quasi sempre persone insospettabili che si distinguono, anzi, per la loro smodata gentilezza e cordialità nei confronti di chi li conosce che improvvisamente si trasforma in un’insaziabile sete di sangue.
I killer proposti in Vite da assassino sono tutti  uomini, non c’è spazio per il gentil sesso che, quasi mai, cede al macabro come i suddetti. Gli uomini sono quelli che si abbandonano allo splatter, quasi che  i corpi martoriati e la tendenza a conservarne reliquie, come promemoria di dubbio gusto, siano un invito a fare di più.
Un libro interessante e sconvolgente. Bisogna avere uno stomaco forte e una psiche poco impressionabile per poter conoscere questi Mostri che, senz’altro, faticherete a dimenticare una volta richiuso il volume.
Breve e intenso, lascia un segno che mette sottosopra il benessere psico-fisico del lettore ma che invita alla riflessione. Sarete spinti a interrogarvi sulle vite di questi uomini e per quanto crudeli, proverete forse un moto di labile tenerezza e comprensione nei confronti dei loro passati travagliati. Tutto sommato anche loro hanno subito violenze che nessuno potrà cancellare, nemmeno il sangue delle loro vittime. È forse questo un modo per illudersi di cancellare il dolore dagli anfratti della memoria? A voi la risposta.
Non sempre tutto è come sembra, comincerete a guardare con sospetto i vostri vicini di casa e diffiderete dello sconosciuto seduto accanto a voi sull’autobus.
Spesso anche il più gentile dei vecchietti può rivelarsi il più temibile assassino.

martedì 29 gennaio 2013

Recensione: L'autunno di Montebuio

Titolo: L'autunno di Montebuio 
Autori: Danilo Arona e Micol Des Gouges 
Editore: Nero Press 
Pagine: 267
Prezzo: 15,00


Descrizione:

Tornano i misteri di Montebuio. Sullo sfondo, gli anni in cui Cuba minacciava il mondo coi suoi missili. La storia di tre bambini che si trovano ad affrontare l’incubo della guerra attraverso le paure – anzi no, il terrore – negli  occhi degli adulti.
“Perché la paura, al suo picco, è in grado di materializzare i terrori del mondo. E i missili voleranno in direzione di Montebuio. E con loro altre cose che nessuno mai dovrebbe vedere” (cit. D. Arona)
Perciò siate pronti. L’Autunno sta arrivando.



Gli autori:
Danilo Arona:




Danilo Arona, scrittore e critico cinematografico. Dal 1978 a oggi ha firmato oltre venti titoli tra saggi di cinema, inchieste sul lato oscuro del sociale e romanzi horror. Nella sua produzione più recente spiccano L'ombra del dio alato, La stazione del Dio del Suono, Palo Mayombe, Cronache di Bassavilla, Black Magic Woman, Finis Terrae, Melissa Parker e l'incendio perfetto, Santanta, Pazuzu e La croce sulle labbra. Suona la chitarra con il gruppo rock dei Western Comfort.

Micol Des Gouges, nasce il 26 gennaio 1994 ad Alessandria dove frequenta il liceo classico.Da sempre affascinata dai libri, dalle storie, dalle biblioteche, dal mondo della parola scritta, comincia a scrivere racconti finchè non le viene proposto di collaborare con Danilo Arona.  L'autunno di Montebuio è il suo esordio come scrittrice

La recensione di Miriam:
 
È arrivato l’autunno, i villeggianti sono andati via e Montebuio è tornato a essere una piccola comunità di sole trentadue anime. Lisa, Ettore e Santino sono rimasti soli − unici bambini in un paesino di adulti. L’estate ha portato via i compagni delle vacanze con il ticchettio della macchina da scrivere su cui Morgan batteva con insistenza, ma sono rimasti i ricordi. Ancora vivide sono le immagini di un agosto terrificante e misterioso, di una grandinata rosso sangue, di funghi marciti all’improvviso, di Elma che rigurgitava in chiesa un orribile liquido color della notte e della vecchia colonia che vomitava sale nero. Il grigiore ottobrino saprà inghiottirle fino a farle svanire?
I tre amici lo sperano ma, si sa, le cose non vanno sempre come vorremmo e la paura non  passa con le stagioni, non in un posto come Montebuio.
L’ottobre del ’62 trascorre mite e sonnacchioso fino a che strani episodi non cominciano ad accadere.
C’è una fessura nel muro della chiesa. Si vocifera che se ci guardi attraverso puoi scorgere la salma di Santa Margherita. Lisa, Ettore e Santino non resistono alla tentazione di spiare, anzi vi cedono più di una volta, ed è proprio così facendo che si accorgono della sparizione della salma.
Un’allucinazione o qualcuno ha davvero trafugato la Santa?
Non è la sola domanda a reclamare una risposta perché le stranezze non finiscono qui. C’è un gatto parlante che ha fatto incursione durante la messa di Don Guido, ci sono luci uncinate che vagano su alla vecchia colonia e c’è il telegiornale che, a partire dal 20 del mese, trasmette senza sosta notizie inquietanti. Si parla di ordigni piazzati in un posto che si chiama Cuba, di Russi e Americani che vogliono farsi la guerra, di missili che potrebbero distruggere tutto in un soffio. 
Gli adulti non sembrano disposti a collaborare, eludono le domande dei piccoli con altre domande, hanno l’aria di sapere tante cose eppure negano. Tutte le sere si riuniscono attorno all’unico televisore presente in paese, quello in casa di Lisa, ascoltano con volti tesi però ai bambini dicono che non c’è pericolo perché la guerra non si farà e se anche fosse sarà lontana… ma sarà poi vero che i missili non possono arrivare a Montebuio? 
Il solo adulto propenso a parlare è Pinetto, il custode della colonia, quello che vede le luci e che potrebbe essere un po’ tocco. I suoi racconti tuttavia non sono per niente rassicuranti. 
Il tutto si complica quando la colonia comincia a “trasmettere”. Incubi o reali anticipazioni del futuro? 
Impossibile stabilirlo, tanto più perché i soli a essere “sintonizzati” sono il custode e i tre piccoli amici. 
È su queste basi che Danilo Arona e Micol Des Gouges edificano il loro romanzo, un romanzo horror, senza ombra di dubbio, ma che si lega a filo doppio con una indimenticabile pagina di Storia. L’autunno di Montebuio ci narra infatti di strani sogni, misteri, fenomeni paranormali ma ci parla anche, e soprattutto, di Guerra Fredda facendoci rivivere un incubo assolutamente reale che ha segnato un’intera generazione e, nel contempo, ha gettato i semi di una Paura che, ancor oggi, non può considerarsi estinta. 
Particolarissima è la prospettiva adottata dai due autori. Voce narrante è Lisetta, il capo del trio. Più coraggiosa e più determinata dei maschietti, è lei a dettare le regole del gioco. L’intera vicenda viene dunque inquadrata con gli occhi dell’infanzia. Operazione difficilissima giacché implica la capacità di spogliarsi di una serie di sovrastrutture per recuperare un registro linguistico e una forma di pensiero che facilmente si “dimenticano” con il trascorrere del tempo. Nel caso specifico, si tratta di un’impresa resa ancor più ardua dalla scelta di una scrittura a quattro mani. Sorprende, in quest’ottica, è il risultato raggiunto non solo in termini di credibilità dei personaggi ma anche in relazione all’omogeneità che caratterizza il testo rendendo impercettibili i passaggi di mano. 
Tra queste pagine ritroviamo dunque un Danilo Arona, superlativo come sempre, ma in veste decisamente inedita e scopriamo un’autrice esordiente che, a dispetto della giovanissima età, riesce a tenere il passo e a farsi notare. 
Danilo  e Micol sembrano davvero tornare bambini e, nel farlo, riportano indietro anche noi risvegliando paure ancestrali. 
“Io ho dieci anni, dieci anni. Cosa c’entro io con la guerra che si fanno due nazioni come l’America e la Russia, Paesi che conosco solo per nome, e che sono lontanissimi da noi (evidentemente non abbastanza lontani…)? […] Perché dobbiamo finire in mezzo alla loro stupida guerra, che è proprio insensata come tutte le altre guerre?” 
È Lisetta a porsi questo interrogativo ma chissà quante volte ci saremo posti noi stessi una domanda simile e chissà quante volte se la pongono i nostri figli, a maggior ragione oggi che i notiziari rigurgitano continuamente orrori che vanno oltre qualsiasi capacità di immaginazione. Gli anni passano, le nazioni che si contrappongono cambiano, le armi divengono più sofisticate, ma la paura è sempre la stessa e l’assurdità di fondo resta… così come resta un senso di inquietudine a lettura finita, persistente quasi come il  fruscio prodotto da un vecchio mangiadischi azionato in un’estate che, alla fine, no, non si dimentica…



Se siete curiosi di scoprire quale 45 giri frusciava nel succitato mangiadischi...

E per saperne di più...
Leggete anche la recensione de L'estate di Montebuio in coda a questo post


lunedì 28 gennaio 2013

Intervista a Crystal Rain


Ciao Crystal, benvenuta nel nostro blog. Ti va di raccontarci un po’ di te?
Ciao a tutti! Grazie per avermi invitata qui. Il mio nome all’anagrafe è Sara Antoniazzi, Crystal Rain è il mio pseudonimo, nato con il blog. Ho 36 anni, bilancia ascendente bilancia, sono sposata e ho due figlie. E due gatti. Vivo in un paesino in provincia di Vicenza, circondato dai boschi, dove tra l’altro sono anche nata. Figlie della Terra è il mio primo libro, ma in cantiere ne ho altri due. Tempo permettendo, perché tra il lavoro e la famiglia mi resta poco. Amo leggere saggi e romanzi, camminare nei boschi, raccogliere le erbe che conosco e coccolare le mie figlie e i gatti.

Sappiamo che lavori nell’ambito delle analisi chimiche ma, contemporaneamente, coltivi la passione per la letteratura, l’erboristeria, lo sciamanesimo. Come si coniugano queste tue passioni con il percorso di studi da te intrapreso?
In effetti il mio titolo di studio è poco umanistico essendo diplomata chimico biologico, ma amavo molto di più la letteratura della chimica! Ho sempre letto molto, ogni momento libero lo passavo sui libri, che rileggevo anche più volte quando non potevo permettermi di acquistarne altri.  
La passione per le erbe ce l’ho da qualche anno, preferisco curarmi naturalmente e con prodotti locali, per esempio la malva la raccolgo qui nei prati, la faccio seccare e poi ne faccio tisane per ammorbidire la gola e per la tosse… Lo sciamanesimo mi incuriosisce molto, leggo quello che trovo, ma non ne sono un’esperta. Diciamo che è uno dei percorsi a cui vorrei dedicarmi. 
Coniugare lavoro e passioni è difficile. Al momento lavoro nel campo dell’Argenteria, non più chimica, che trovo così lontana dalla mia visione del “tutto naturale”, ma è comunque difficile mantenere i ritmi della Natura quando devi rispettare dei tempi lavorativi. Il mio sogno sarebbe di vivere di Arte e Natura… ma è dura pagare i conti.

Come e quando ti sei avvicinata a questa realtà “magica”?
Diventare mamma ha stravolto la mia vita. Dal mondo “occulto” sono sempre stata attratta, fin da bambina, sempre in cerca della mia via spirituale e ancora cerco, ma le cure naturali, il legame con madre Natura e il ciclo della Luna sono arrivati con la maternità. Quando ci riscopriamo madri, ci sentiamo parte della Natura! E l’esigenza di curare e allevare al meglio i propri figli è la spinta in più. Ho scoperto il piacere di lavorare con le mani nella terra, di coltivare quello che mangio, di veder crescere quello che ho seminato.  
E facendo questo ho realizzato che  la “Divinità” è qui, nella terra, in quello che ci nutre e ci forma. Fa parte di noi, non devo andare in chiesa o chissà dove. Il divino è tutto intorno a noi.
     
Le figlie della Terra è il tuo primo romanzo, ti andrebbe di raccontare ai nostri lettori come nasce la storia che racconti?
Certo! Figlie della Terra nasce con un piccolo fatto, la scoperta di una radura nascosta nel bosco, con una antica fontana, accaduto a me, realmente, anni fa… l’ho scritto non so neanche perché, l’ho un po’ modificato, forse, abbellito, e poi è diventato magicamente il primo capitolo del mio libro. Non credo al caso, tutto accade per un motivo e nel momento giusto. Sta a noi capire il perché!  
Comunque il libro ha come protagoniste delle donne, madri e figlie, e un’anziana “strega” che vive sola nel bosco. Si parla del libero popolo celta e dei suoi usi e religiosità. Del loro rapporto con le donne e la Natura. E’ un breve romanzo, che a detta dei lettori si “divora” in poco tempo!

Com’è stato il tuo primo approccio con il mondo editoriale?
Beh, a dire il vero credevo fosse più facile! Credevo ingenuamente che bastasse contattare più case editrici e attendere una risposta. Che poi si occupassero di tutto loro. Che arrivassero i soldi, non per essere ricca, ma per poterci vivere. Non è così. Mi sono rigirata tra casa editrici che non mi consideravano proprio e altre che mi chiedevano belle cifre per pubblicare! Alla fine ho scelto Anguana Edizioni perché è stata l’unica a porsi in maniera umana e a leggere davvero il mio libro. Ma è difficile comunque farsi strada tra i numerosissimi libri che vengono pubblicati. Ma non importa davvero. Mi importa più di tutto avercela fatta a pubblicare un mio lavoro, che contiene me stessa. Anche se ora a volte mi sembra di girare nuda in piazza, sapendo che la gente ha letto i miei pensieri!

Nel tuo romanzo Dana si avvicina, di capitolo in capitolo, a Madre Natura fino a fondersi completamente con lei. Com’è, invece, il tuo rapporto personale?
Dana è il mio alter ego, forse un po’ meno impetuosa ed istintiva, ma mi somiglia molto. Come dubbi ed incertezze siamo uguali! La vita che fa lei, ad occuparsi della figlia e passeggiare nel bosco, ad imparare antichi rimedi, è la vita che vorrei fare io. Madre Natura per me è la Madre, di tutto e tutti e cerco di onorarla come posso. Con un contatto diretto e sincero.

Il tuo lavoro è pregno di riferimenti alla cultura druidica. Qual è il tuo pensiero a riguardo? È stato difficile documentarti?
No. I libri giusti si trovano ovunque ormai e il fascino per i druidi è sempre più sentito. Sarebbe un percorso duro ma molto importante da fare. Penso che anche il senso ecologista che sempre più si fa sentire sia un motivo di riscoperta di questa spiritualità, molto attenta a non nuocere od offendere la Natura ed i suoi Dei.  
Certo che ho ancora molto da imparare!

Brigida è uno dei personaggi più particolari e affascinanti della tua storia. Ci parleresti un po’ di lei?
Un mio vicino di casa che ha letto il mio libro mi ha detto “Impossibile che te la sei inventata!” Eppure è così. Nella mia mente è una persona che vorrei moltissimo incontrare, che aspirerei ad imitare, ma non la conosco, almeno non in questa vita.  
Brigida è una signora molto particolare, che vive sola nel bosco, non va in paese, non va in Chiesa(!) e si attira così i commenti maligni della gente del piccolo paese, fino ad essere etichettata come “strega” quindi persona maligna e da evitare. Diciamo che l’argomento “diversità” mi attira molto. Mi sento una diversa anche io a volte! E fiera di esserlo. Ma poi ci saranno sviluppi interessanti che coinvolgeranno Dana, la protagonista, che la conoscerà per caso nel corso di una passeggiata nel bosco.

Tra i protagonisti del tuo romanzo, c’è qualcuno a cui sei particolarmente legata? Perchè?
Come dicevo prima, mi sento molto vicina a Dana. Molte cose che le accadono e che sente, succedono a me. O le provo io. Non siamo uguali, ma molto simili.

Se dovessi scegliere un libro che ti rappresenti quale sarebbe?  
Difficile domanda! Anche perché ogni giorno forse ti darei una risposta diversa…  
Oggi forse sarei indecisa tra “La signora delle erbe” di Laura Rangoni e “Chocolat” di Joanne  Harris. Libri che ho “consumato”. Anche “Cime tempestose” mi tocca molto, la natura selvaggia, gli animi e le passioni violente… Mi fermo qui.

Se guardi nelle foglie sul fondo della tua tisana, cosa dicono a proposito del tuo futuro? Le nostre strade si incroceranno ancora?
Le foglie sul fondo mi mostrano un vulcano che erutta! Sono piena di progetti e non mi bastano le ore del giorno! Ho davvero molte cose in mente, oltre a libri da scrivere altre cose in cantiere con mio marito, per cambiare un po’ la nostra vita, per stare più a contatto con la Natura. Ma non dico niente per scaramanzia. 
Sicuro che ci incontreremo di nuovo, magari di persona, chissà! 
Ora vi lascio, facendovi i complimenti per il vostro blog. 
Grazie per la chiacchierata e buon lavoro a voi!

E per saperne di più...
Leggi la recensione di Figlie della terra 

domenica 27 gennaio 2013

Recensione: Il veleno è donna

Titolo: IL VELENO è DONNA. Ventotto esperte della pozione
Autrice: Noa Bonetti
Prefazione: Ruben De Luca
Collana: Intelligentia a cura di F. Barresi
Editore: IRIS 4 EDIZIONI
Pagine:144
Prezzo: € 14,50


Descrizione:
Raccontare il femminile attraverso il veleno, ecco un modo diverso di parlare di donne. Passando dall’aceto dei pidocchi alla stricnina, dalla belladonna alla cicuta, dallo stramonio al ricino... ingenue fanciulle e perverse vecchiette, vedove gentili e innocenti ragazze in cerca di marito, seminano morte e terrore nei secoli. Si va infatti dal Seicento ai giorni
nostri. E ancora, cibi prelibati e amori clandestini, eredità
e sogni, miseria e ricchezza sfrenata, sete pregiate e pulciose gonne, per seguire il destino di rivolta e
d’abbandono della donna. Sempre in punta di piedi e di
penna con ritmo secco e serrato.

L'autrice:
Noa Bonetti è milanese ma vive a Roma. A Londra ha lavorato per il Commonwealth poi alle Ricerche Atomiche Nucleari di Frascati, infine è passata al giornalismo. Oltre a regie teatrali, ha realizzato servizi per le tre reti RAI-TV (rubriche: Ore Tredici, Ore Venti, Il Mercato del Sabato, Giovani e Lavoro, Scampoli di Ricordi...). Collaboratrice di vari quotidiani e rotocalchi: Il Messaggero, La Repubblica, Il Venerdì, Oggi, Leader, Bella, Penthouse... Nel 1980 con Donne al Governo ha vinto il Premio Internazionale Città di Anghiari per un Libro Politico-Storico. Nel 1988 il Fotogramma d’Oro del Premio Cronaca ‘87 per il Giornalismo nelle Immagini. Libri pubblicati: Volti Pettegoli
(1985), Veleno al Femminile (1986), Spuntino di Mezzanotte (1989), Angeli in Polvere (1990), Un’Amica di Nome Moana (1995), Io, Donna Kamikaze (2005), Nell’Arca di Noa (2006), Giù la Maschera (2007), Il Veleno è donna (2008).

La recensione di Miriam:


Nell’immaginario collettivo la figura del serial killer è associata al sesso maschile per diverse ragioni. Quando si pensa a un omicida seriale la prima rappresentazione che balza alla mente è quella di un soggetto che uccide in maniera brutale, infierendo sui corpi, un soggetto molto spesso spinto da perversioni sessuali e che colpisce persone sconosciute con le quali intrattiene, al massimo, dei rapporti occasionali. È un identikit che mal si adatta al ritratto femminile giacché la donna è comunemente percepita come una creatura delicata e fragile, sicuramente più adatta a incarnare il ruolo della vittima.
Un simile idea è alimentata dai più noti casi di cronaca di cui siamo a conoscenza e trova un riscontro oggettivo nelle statistiche che, in effetti, registrano una netta prevalenza di uomini serial killer.
Ma è proprio vero che le donne non sono capaci di simili crimini?  
Noa Bonetti sfata questo mito proponendoci ben ventotto casi, abbondantemente documentati, di predatrici seriali. Donne vissute in epoche diverse – che vanno dal 1600 ai giorni nostri – e appartenenti ai più disparati ceti sociali; dame, presunte fattucchiere, madri di famiglia o ragazze in età da marito che hanno seminato morte sul loro cammino. Diversi sono i loro vissuti e le motivazioni che le hanno indotte  a trasformarsi in spietate assassine ma una sola è l’arma scelta per i delitti: il veleno.
Solo una stranissima casualità o c’è dell’altro?
Sulla base di una interessantissima analisi di carattere storico- sociologico l’autrice ci spiega come il veneficio si adatti particolarmente alla psicologia femminile. La donna, per secoli relegata al ruolo di angelo del focolare, ha quasi sempre vissuto ai margini della società − o sarebbe più opportuno dire, dietro le quinte. Anche quelle che hanno avuto un peso storico non indifferente hanno agito all’ombra delle figure maschili su cui erano puntate le luci della ribalta. Questa abitudine all’invisibilità, all’operare di nascosto, dettata da fattori culturali, sembra reiterarsi nel suo modus operandi da assassina. La donna non uccide in maniera plateale, non colleziona macabri trofei, rifugge la vista del sangue. Colpisce in modo pulito e silenzioso servendosi di un mezzo che, appunto la rappresenta.
Il veleno è donna, come dichiara il titolo del saggio, perché annienta in modo discreto e, molto spesso, senza lasciare traccia − dettaglio questo che mette in luce anche la furbizia di colei che vi fa ricorso poiché in molti casi è proprio ciò che le consente di seguitare a mietere vittime per un lunghissimo arco di tempo senza essere mai smascherata. Basti pensare che, fino alla metà del ventesimo secolo, tantissime erano le sostanze tossiche letali in grado di sfuggire anche ai più rigorosi esami autoptici.
Ed è proprio il veleno l’elemento scelto dalla Bonetti per contrassegnare le tappe di un avvincente quanto shockante viaggio alla scoperta delle più scaltre serial killer della storia.
Ciascun capitolo dell’opera reca il nome di una particolare sostanza tossica seguendo un ordine alfabetico. Dall’aceto per i pidocchi, all’arsenico passando per il cianuro, l’insulina, la morfina, la stricnina… fino ad arrivare al tallio. Di ogni sostanza presa in esame ci viene fornita una sorta di scheda tecnica che ne descrive le proprietà, i dosaggi necessari per provocare la morte, gli effetti prodotti sull’organismo oltre a indicare antidoti e possibili interventi tesi a contrastarne l’azione. Si tratta di dettagliate descrizioni di carattere scientifico che introducono i racconti a seguire. Per ciascun veleno vengono dunque annoverate delle storie vere aventi per protagoniste assassine seriali, vissute in epoche e zone geografiche diverse, che ne hanno fatto uso.
Il registro narrativo adottato è quello del racconto, cosicché ogni caso viene proposto in veste avvincente tanto da fornirci l’impressione di avere per le mani un’eccellente raccolta di novelle noir. Sono i puntuali riferimenti storici e gli stralci degli atti processuali  a ricordarci che nulla di quanto narrato è ascrivibile alla finzione, aspetto questo che fa davvero correre i brividi lungo la schiena.
Sebbene non si assista a spargimenti di sangue o mutilazioni, appare evidente che, in fatto di perfidia, le donne sanno tenere testa ai “colleghi” uomini. La morte per avvelenamento non è infatti indolore e in molti casi non è nemmeno rapida. Tra queste pagine vedremo vittime innocenti spegnersi tra atroci sofferenze e incontreremo assassine capaci di trarre piacere dal loro operato come la rumena Vera Renzci che la sera amava sedere tra le bare delle sue vittime.
Conosceremo fattucchiere come la Bonanno , trasformatasi in una commerciante di veleni per attuare la sua singolare vendetta contro una società (siamo nel ‘600) che l’ha ridotta all’accattonaggio; donne avide che non esitano a uccidere per intascare eredità come la Locusta del nord (autrice di oltre cento delitti); ma anche infermiere premurose come l’Angelo della morte che con iniezioni di insulina “libera” anziani e bambini malati dalle loro sofferenze, o assassine più fantasiose come Christiana Edmunds che, ricorrendo a un estroso espediente, riesce a far arrivare sullo scaffale di vendita di una nota pasticceria un intero vassoio di cioccolatini al veleno .
La casistica è vasta, i moventi sono i più disparati e a volte ignoti. Da questo punto di vista si può dire che le donne non facciano eccezione rispetto all’universo criminoso maschile, colpisce però l’abilità con cui riescono a sfuggire alla condanna o a provocare profonde spaccature nell’opinione pubblica. Molte tra le protagoniste di queste storie, rivelano una capacità di mimetismo davvero impareggiabile.
A dispetto della sua brevità e della facilità con cui si legge, Il veleno è donna è un saggio ricchissimo di spunti e informazioni, consigliabile tanto agli addetti ai lavori quanto a chi desideri esplorare il lato oscuro dell’animo femminile o, semplicemente approfondire la conoscenza dei veleni
Scorrendo le pagine di questo libro vi renderete conto che sono tanti e sono molto più accessibili di quanto si pensi, probabilmente ne avete qualcuno in casa senza saperlo!





  











  

venerdì 25 gennaio 2013

Intervista a Sarah Bernini






Ciao Sarah, Il Flauto di Pan ti da il benvenuto! Cominciamo con un classicone: chi è Sarah Bernini?


Ciao agli amici de Il Flauto di Pan e grazie per questa intervista! J 
Per presentarmi posso dire che sono nata nel Settembre 1981 (quindi inizio ad essere stagionatina...) sotto il segno della Bilancia, che amo scrivere e dedicarmi a pittura, fotografia e artigianato di varia natura, di stampo esoterico e spirituale.
La mia via spirituale neopagana, piuttosto animista e molto personale, ovviamente influenza tutto ciò che realizzo, sia dal punto di vista delle pubblicazioni sia dal punto di vista artistico, nel senso che mi occupo di questi argomenti perché fanno parte della mia vita quotidiana e mi affascinano ogni giorno di più, per cui mi viene naturale affrontare queste tematiche sotto diversi aspetti.
Oltre a questo, appena posso cerco di attivarmi per i diritti umani e per i diritti degli animali, essendo animalista e vegetariana (quasi vegana) da una vita, oltre che per l’ambiente.
Ecco, direi che questa sono io in poche righe.


Voci Pagane, un progetto che nasce qualche anno fa per far luce sul panorama pagano italiano. Ti andrebbe di spiegare ai nostri lettori di cosa si tratta?
 

Certamente, grazie per la domanda. “Voci Pagane” è un progetto editoriale partito nel 2009 e tuttora in corso che nel suo piccolo vorrebbe aiutare a comprendere meglio il movimento neopagano e pagano contemporaneo che si sta sviluppando in Italia ormai da diversi anni.
In origine è nato per unire due esigenze. La prima esigenza era quella di riunire in un unico volume più interviste che avevo raccolto dal 2004 in poi sulla mia rivista, “Labrys” (www.rivistalabrys.it) e riguardanti persone attive nel paganesimo/neopaganesimo italiano. Ma mi resi conto che il materiale non sarebbe stato poi molto e non avrebbe rappresentato abbastanza ampiamente questa realtà. Così, poi, nel 2009, in occasione del progetto “Sphera” lanciato dall’associazione “Quercia Bianca” che voleva dare inizio ad un network di collaborazioni tra varie associazioni neopagane italiane, siccome Labrys ne faceva parte proposi di realizzare sulla rivista diverse interviste alle associazioni del network che fossero interessate a collaborare. Ma ancora il materiale mi sembrava poco, così pensai di ampliare ulteriormente il progetto anche alle associazioni che non facevano parte del network. Oggi “Sphera” non è più attivo, ma dalle sue ceneri è nato il portale “Paganitaliani.net” (di cui fanno parte sia associazioni che erano dentro a Sphera sia altre che non ne facevano parte), ed ho esteso le interviste anche a chi non facesse parte di quel portale. Essendo un “work in progress” ovviamente il libro può variare rispetto alle interviste programmate all’inizio, perché nel tempo nascono e muoiono associazioni, a distanza di tempo c’è chi è ancora interessato e chi no al progetto di “Voci Pagane” ecc. per cui è sempre un terno al lotto vedere poi cosa uscirà alla fine di tutto il lavoro svolto. C’è chi ha aderito subito e poi si è tirato indietro, chi mi ha rilasciato l’intervista ma poi ha cambiato idea, o magari nel frattempo sono successe cose per cui quella realtà specifica non ritiene più utile partecipare ecc., per cui spesso anche parte del mio lavoro (i questionari e le presentazioni della varie realtà) va “cestinato” per questi motivi. Ma è un po’ il rischio di questo progetto.
Al momento sono stati pubblicati i primi due volumi del libro. Inizialmente, il primo volume è stato dato alle stampe con il sistema dell’auto-pubblicazione (Agosto 2010) grazie alla mia associazione, Artès (www.artesassociazione.org), attraverso il sito Ilmiolibro.it e a Dicembre 2011 è stato ristampato grazie ad Anguana Edizioni (Sossano).
Il secondo volume è stato stampato a Novembre 2012 sempre grazie ad Anguana Edizioni ed è stato presentato in anteprima durante la rassegna della Microeditoria italiana di Chiari (BS) il giorno 10 Novembre 2012.
Il terzo volume è attualmente in fase elaborazione. Comunque, per restare aggiornati sul progetto e sugli eventi ad esso collegato, lascio volentieri il sito di riferimento, nel caso qualcuno fosse interessato a saperne di più: http://vocipagane.wordpress.com
 

Grazie a questo progetto hai potuto avvicinare i maggiori esponenti del paganesimo italiano. Hai incontrato difficoltà nell’approcciarti con loro?


Le difficoltà sono state giusto quelle a cui accennavo poc’anzi, ovvero semplicemente alcuni casi di persone che mi hanno magari detto sì, che avrebbero collaborato, per cui ho inviato il materiale (il questionario specifico per quella realtà) per cui ho dovuto lavorare, ovviamente, per informarmi su quali domande porre, e che poi magari non mi hanno mai inviato le risposte, oppure le hanno inviate, ma poi per qualche motivo hanno preferito non partecipare più, oppure mi hanno detto subito sì poi hanno cambiato poco tempo dopo idea e così via.
Alcuni hanno proprio detto di no fin dall’inizio perché non interessati, ma è anche giusto così, ognuno giustamente sceglie liberamente a quali progetti aderire o meno.
Ecco, diciamo cose di questo tipo. Ci sono stati anche dei casi di persone che mi hanno rilasciato l’intervista ma poi, siccome per qualche motivo si sono rotti i rapporti, non ne ho inserito il materiale per evitare eventuali problemi (non si sa mai e giustamente le persone devono dare il loro consenso per la pubblicazione).
Un altro discorso, magari, è il post-pubblicazione. Ovviamente so di persone che non sono state contente che nel libro apparisse l’intervista di qualche altro esponente neopagano (magari di cui non condividono il pensiero) ma credo sia normale. Ognuno di noi ha un modo di pensare diverso e le mie scelte editoriali (legate alla mia etica personale) possono piacere o non piacere, è più che giusto che sia così…lo comprendo benissimo.


Diverse sono le correnti che si affacciano su questo vastissimo panorama, tu dove ti collocheresti?


A livello spirituale senz’altro la mia pratica è stata ed è tutt’ora molto influenzata dalla Wicca (vissuta soprattutto da praticante solitaria ed eclettica, per quanto abbia anche praticato più volte in gruppo) e dallo sciamanesimo, poiché pratico meditazioni che molto ricordano il viaggio sciamanico. Per il resto, sono da sempre profondamente animista (fin da quando ero piccola, ma solo da adulta ho compreso che questo modo di sentire si definisse così). Mi definisco eclettica in quanto nelle mie meditazioni appaiono spesso figure provenienti da diversi pantheon (senza che io le cerchi), non da uno solo specifico, comunque si tratta soprattutto di divinità del mondo egizio, greco, nordico e celtico (ma non solo). Ho un forte legame con alcune divinità nello specifico, una di queste è Atena. Non saprei come definirmi, essendo il mio percorso neopagano molto personale e non collocabile all’interno di un’unica tradizione. Nel mio viaggio in questa realtà ho anche potuto vivere sulla mia pelle altre esperienze spirituali, ma direi che la mia pratica costante è quella soprattutto legata alle meditazioni sciamaniche. Oltre a questo, senz’altro per me hanno una grande importanza i Sogni e il mondo degli Spiriti (gli Antenati), per diverse esperienze che vivo fin da quando ero bambina. E l’arte mi aiuta a rappresentare, talvolta, le mie meditazioni e i miei sogni. Un altro punto è l’etica. Non farei mai del male agli altri (per lo meno non volontariamente!), per cui questo è uno dei cardini della mia via: non potrei mai praticare qualcosa che possa fare del male volutamente ad altri esseri viventi.


Voci Pagane ha riscontrato grande successo soprattutto tra i pagani, non è mancato però chi ha voluto strumentalizzare il tuo bellissimo lavoro per gettare fango su questa incompresa filosofia di vita. Ti andrebbe di approfittarne per spendere qualche parola in proposito?


Le strumentalizzazioni si rischiano sempre, tutto sta nell’occhio di chi guarda, soprattutto la malizia. Ci saranno sempre persone che vogliono vedere il marcio dove non c’è. All’inizio ci sono stata male, ma ora comprendo che queste cose possano avvenire in qualsiasi ambito. Esistono persone che hanno un tale ego e una tale insicurezza che hanno bisogno di gettare fango sugli altri per sentirsi grandi e forti, tutto qui. Io non posso impedire che ciò avvenga, posso giusto cercare di fare il più possibile informazione sul progetto in questione e sulle associazioni che ne fanno parte, posso cercare di far capire alle persone che il neopaganesimo non è qualcosa di cui aver paura, ma un mondo da esplorare e conoscere.
Ovviamente, come in tutti gli ambiti umani, vi saranno persone corrette e persone meno corrette, persone di cui fidarsi e persone di cui non fidarsi, ma è normale.
Posso solo dire che “Voci Pagane” può essere un modo ulteriore – né l’unico, né il migliore, ma uno dei tanti modi  - per conoscere meglio il pensiero di chi porta avanti associazioni, riviste ecc. nel mondo pagano/neopagano italiano. Tutto qui. Spero che in questo possa avere una sua utilità. Al lettore starà giudicare se e cosa di questo progetto gli possa piacere, interessare o meno. Io metto semplicemente a disposizione del pubblico le informazioni che ho raccolto e le testimonianze che gentilmente le persone mi hanno concesso, cosa per cui sono molto grata (perché so che hanno dovuto impiegare il proprio tempo e la propria attenzione per farlo).


Il paganesimo in Italia non è sempre visto di buon occhio, a cosa credi sia dovuta questa cattiva reputazione?


Credo che il motivo sia la disinformazione e la voglia, spesso, da parte dei mass media, di fare “scoop” là dove non ce ne sono per attirare l’attenzione della gente, la sua morbosità, per vendere più giornali grazie ai titoloni e alle foto con simboli che per le persone che non se ne intendono ovviamente appaiono come qualcosa di pauroso e oscuro.
Quanto attira un bel titolone del tipo “Satanisti ammazzano il tal dei tali” con un bel pentacolone al centro, con un pendolino, cristalli, robe che non c’entrano nulla con il satanismo e magari con un bel Kernunnos (povero..) con le sue belle corna in vista che tanto ricorda al praticante di
Cristianesimo il suo Diavolo? Eh, questo sì che fa vendere…
E quanto attira la morbosità della gente fare un video per la tv in cui si parla di Neopaganesimo con delle donnine nude che girano un bel pentolone invocando il nome di Satana (anche se non c’entra un bel nulla!) nel buio della notte? Insomma, parliamone...
Credo ovviamente che ci sia di mezzo anche il fattore legato alla cultura e alla religione cosiddetta dominante (che poi, la sarà ancora davvero…?) che ovviamente ha timore di vedersi portare via i fedeli da nuove forme di religione e di spiritualità e che quindi deve demonizzare tutto ciò che non fa parte del proprio ambito di azione.
E’ politica. Ed è marketing. Io getto fango su di te così mi faccio bello alla faccia tua e la gente viene da me… è sempre stato così, fa parte della storia dell’uomo demonizzare una cosa scomoda per ottenere potere attraverso la paura instillata nelle persone.  


Oltre a essere autrice di questi due volumi sei anche co-autrice del libro “Upui. L’Arte della strega”. Cosa puoi dirci a riguardo?


“Upui. L’Arte della strega” (2009) è un progetto che ho amato tanto e tutt’ora amo moltissimo, poiché tratta dell’arte esoterica e stregonesca di Nicolò Mulè, ovvero la Strega Upui. E’ un libro che mi ha fatta dannare e ammazzare di lavoro (così come ha fatto impazzire di lavoro anche l’editore), che ha avuto tante strane vicende e traversie che hanno quasi del paranormale, legato anche a dei sogni che ho fatto e nato grazie ad un lavoro di collaborazione con Andrea Armati, l’altro co-curatore (fondatore della casa editrice Eleusi di Perugia) e Nicolò stesso.
Si tratta di un libro piuttosto originale dal punto di vista editoriale, in quanto Andrea – che ha curato anche gli aspetti grafici – ha pensato di ispirarsi agli antichi grimori rinascimentali decorando, quindi, ogni pagina, con disegni estrapolati dagli schemi di pratica della strega Upui.
Un’impostazione che ovviamente ha fatto storcere il naso a qualche esoterista tradizionale, abituato a certi libri sobri e non molto curati graficamente, essendo invece questo un libro ridondante di immagini (un po’ barocco, forse), e che proprio per questo motivo è senz’altro una pubblicazione molto originale se non unica nel suo genere.
Il libro parte presentando la biografia dell’autore, a cura di Andrea Armati, poi si dipana tra le pagine che riassumono alcuni ricordi sulla vita di Gualina Stabiosa (che sarebbe poi la Strega Upui) nel ‘500 (si tratta, fondamentalmente, di ricordi di una vita precedente di Nicolò come donna, per quanto lui non abbia mai preteso di essere creduto) che ho curato basandomi su alcuni scritti di Nicolò; poi si passa ai capitoli in cui ho elencato personalmente i simboli ricorrenti delle opere di Upui esaminando tantissime sue opere e portandone diversi esempi al lettore, per poi finire con una ricca appendice di sogni e visioni di Nicolò che hanno dato origine ai suoi schemi.
Schemi che trovo meravigliosi, a metà via tra la magia cerimoniale, ricchi di alfabeti diversi (isiaco, tebano, alfabeti personali ecc.) e il fumetto (e non lo dico in senso negativo, anzi!), ricchi di immagini di streghe sinuose, Dee misteriose e simpatici spiritelli artisti. Insomma, a mio parere è una chicca per gli appassionati di arte esoterica, ben 300 pagine tutte illustrate dalla mano della magica strega Upui.  


La tua formazione è prettamente artistica, sappiamo che ti cimenti non solo con la scrittura ma anche con la scultura, la pittura e l’hand-made. Come nasce questa tua passione? Di cosa ti occupi più nel dettaglio?


Tutte queste passioni sono nate quando ero bambina, sia per quanto riguarda la scrittura che la pittura e il resto.
Da piccola, ad esempio, scrivevo tanti racconti (ho iniziato con i gialli e con il fantasy), poi ho provato anche con un romanzo, che però non ho mai completato, perché lo sentivo immaturo e quindi è rimasto per sempre in un cassetto. Scrivevo anche molte poesie da ragazzina, ma all’epoca avevo una tendenza molto decadente, amavo i poeti maledetti ed ero una persona molto chiusa e solitaria…insomma, quelle che scrivevo io erano robe un po’ da adolescenti che vivono in un loro mondo, sentendosi incompresi. Però poi crescendo ho optato per una scrittura più di cronaca, se vogliamo, più legato alla realtà e al mondo che mi circonda. Amo la figura del cronista, di colui che rende possibile, nel futuro, andare a rileggere cosa è accaduto nel passato. Non so perché, ma è così.
Mi piace scrivere dei cambiamenti che vive il mondo circostante, ecco perché mi occupo di nuove spiritualità e di artisti esoterici contemporanei. Mi piace lasciare traccia delle evoluzioni antropologiche e sociologiche che vedo attorno a me, ovviamente nel mio piccolo e con tutti i miei limiti.
Per quanto riguarda la pittura, anche quella mi accompagna da quando ero piccola. Passavo pomeriggi interi a disegnare e dipingere, ho ancora delle foto di me bambina con il viso un po’ sporco di colore (mi piace molto sporcarmi col colore, lo trovo liberatorio). Inoltre, ammetto di aver avuto nella prima infanzia, accanto a me, un amico molto speciale a cui ero molto legata che disegnava davvero tanto bene, così tanto che ora è un bravissimo artista. Avrei voluto essere come lui, ma purtroppo geni si nasce, non si diventa!
Quando sono andata all’istituto d’arte mi sono resa conto di essere bravina, sì, ma non di certo un genio della tecnica artistica. Così per un certo periodo della mia vita mi sono autocensurata, ho evitato di dipingere perché temevo di non esserne all’altezza. Poi ad un certo punto sono esplosa e ho capito che non mi doveva importare il risultato, quanto il piacere di dipingere, perché mi piace proprio fisicamente, sono felice davvero solo quando dipingo. E così faccio ora. Dipingo per me, per stare bene con me stessa, fondamentalmente applico il concetto di arte terapia. In questo mi ha aiutata molto anche l’esperienza diretta, anche se breve, con Aviva Gold (autrice del libro “Dipingere con la Sorgente”) e un’altra breve esperienza di Gestalt e arte terapia. Non conta il risultato, ma conta il cosa riesco a tirare fuori e a vivere nel momento in cui dipingo.
La fotografia è un altro aspetto ancora. Faccio foto fin da quando ero bambina grazie a mio padre che è sempre stato appassionato di questa disciplina, per cui fin da piccola ho potuto usare Reflex e attrezzi del genere. Non sono una fotografa disciplinata, amo andare ad intuito ed uso la fotografia, spesso, per realizzare still-life di stampo magico-esoterico (ne ho fatti diversi per Labrys) o per fotografare luoghi che mi trasmettano qualcosa di importante. Da alcune di queste foto di luoghi ricchi di simboli, ad esempio, è nato un libricino di Eleusi Edizioni sulla Scarzuola, scritto sempre da Andrea Armati, in cui appaiono diverse mie immagini, sebbene in quella pubblicazione non vi siano le foto rielaborate artisticamente, ma quelle più “normali”. Solitamente mi piace scontornare gli oggetti, progettare delle serie a tema, in cui faccio dialogare le forme con le parole (inni orfici, citazioni esoteriche ecc.).
Per la scultura, lavoro ogni tanto con la creta, anche se mi piacerebbe farlo più spesso (mi piacerebbe anche realizzare, prima o poi, degli assemblaggi di materiali diversi); lavoro anche con il pirografo e anche con altre tecniche; di recente, ad esempio, avevo ricominciato a fare incisioni su linoleum e spero di completare qualcuno anche di questi lavori.
Le tematiche sono sempre quelle di cui ho parlato all’inizio: immagini di divinità, archetipi, simboli, immagini tratte da libri antichi di alchimia e cose di questo genere.
Per chi volesse dare un’occhiata a ciò che realizzo, lascio il mio sito che aggiorno periodicamente: www.sarahdeglispiriti.com; la pagina Facebook collegata è questa: https://www.facebook.com/pages/Sarah-Degli-Spiriti/271053849667970?fref=ts


Scrittrice, pittrice, scultrice e redattrice di diverse riviste on-line dedicate alla spiritualità, alle divinità e alle antiche arti magiche. Spiegheresti meglio ai nostri lettori di cosa si tratta?


Semplicemente, nel 2004 ho sentito l’esigenza di raccogliere alcuni articoli che all’epoca avevo scritto su alcuni simboli ed alcuni temi legati al paganesimo e dare vita ad una piccola rivista, Labrys (www.rivistalabrys.it), nata prima come quaderno amatoriale e poi registrata nel 2006 presso il tribunale di Reggio Emilia. Gli argomenti trattati sono sempre stati esoterismo, neopaganesimo e paganesimo, simbologia, antropologia, archeologia, nuove e antiche spiritualità e argomenti correlati.
All’inizio, la rivista usciva per ogni Sabba, poi ho dovuto rallentare per motivi di tempo. Ora Labrys  - che è diventata la rivista della nostra associazione, Artès - esce molto raramente, ma perché davvero tra Artès, i libri da scrivere e la mia vita privata, ho sempre meno tempo per seguirla con costanza. Non penso comunque di abbandonarla, solo penso di evolverla in modo diverso in futuro. Oltre a questo, ci sarebbe anche il sito La Legge di Maat (www.laleggedimaat.net) – dedicato alla spiritualità egizia ma anche al Paganesimo e all’esoterismo - a cui sto lavorando, anche se lentamente, per migliorarlo dal punto di vista della gestione, perché così com’è ora è scomodissimo, essendo tutto in html. Così ora lo sto sistemando con il sistema di Joomla per rendere più semplice l’inserimento degli articoli. Ma anche questo sito richiede tempo, cosa che ora scarseggia sempre più. Pian piano lo riprenderò in mano e spero di poterlo sviluppare come vorrei. Per integrare entrambi, ho poi dato vita al canale You Tube “Atlantis” (http://www.youtube.com/figliadiAtlante) che si prefigge di presentare on-line brevi documentari, interviste, recensioni e notizie riguardanti mitologia, antropologia, archeologia, simbologia, esoterismo, antiche e nuove spiritualità ed argomenti correlati.
Per il resto, ho avuto modo di collaborare anche con altri siti e riviste, negli anni, sia di cultura che legati proprio al neopaganesimo e all’esoterismo e trovo che siano tutte belle esperienze da ricordare.



Sei anche presidente dell’associazione culturale Artès. Ci racconteresti qualcosa in più a proposito?



Artès (acronimo di Arte, esoterismo e spiritualità) nasce nel Febbraio 2009 grazie alla sottoscritta, che ne è presidente, grazie a Liliana Zampella (vicepresidente) e Gianluca Bernini (segretario – tesoriere).
Ti lascio alcune righe che ne descrivono gli scopi, tratte dal sito dell’associazione: 
“E’un’associazione di promozione sociale senza fini di lucro, fondata in provincia di Reggio Emilia […] che si propone di organizzare eventi e attività che pongano al centro di tutto la spiritualità ed il mondo interiore dell’artista e, più in generale, dell’uomo. Artès vorrebbe offrire all’arte legata al mondo dell’invisibile un’opportunità in più per farsi conoscere. Ecco quindi una predilezione per tutto ciò che riprende il mondo dei simboli, della mitologia, dell’esoterismo ma anche richiami all’antropologia e quindi alle culture antiche fino a spaziare alle forme artistiche contemporanee che si ispirano al mondo dello Spirito e dell’Anima in tutte le sue molteplici forme.
In questo senso, ogni forma di espressione è ben accetta: che siano arti visive e arti plastiche (pittura, scultura, fotografia, grafica, installazioni ecc.), scrittura (saggistica, narrativa, poesia), teatro e tutto ciò che ci porti ad esternare ciò che abbiamo dentro. Questo anche attraverso laboratori, seminari e incontri che ci possano aiutare a crescere insieme, a stare meglio con noi stessi e con gli altri.” 
Artès è nata soprattutto dalla mia intenzione di far rivivere un po’ l’idea di Joséphin Péladan, esoterista rosacrociano di fine ‘800, che diede vita negli anni ’90 di quel secolo ai “Salon de la Rose+Croix”, mostre che diedero un forte impulso all’arte simbolista francese, ricca di riferimenti all’esoterismo (e a cui mi sono ispirata per dare il nome delle mostre collettive di Artès, ovvero i “Salon de la Chouette”, i “Saloni della Civetta”).   
Dal 2009 ad oggi abbiamo realizzato alcune cose, ovvero:

-presentazioni di libri, anche in collaborazione con altre realtà (presentazioni di “Upui. L’arte della Strega”, dei libri di Liliana Zampella ovvero “L’Archiatra” e “Il Canto del Bisonte Bianco”, “Voci Pagane” di Sarah Bernini, “Eschilo, Sofocle, Euripide. Tutte le Tragedie” a cura di Angelo Tonelli);

-Conferenze (“In herbis Salus - Nelle erbe la salute”, conferenza sull’erboristeria tenuta dalla Dott.ssa Pipitone);

-Stage teorici – pratici (“L’aromaterapia e gli olii essenziali” a cura della Dott.ssa Pipitone);

-Mostre personali e collettive (mostra fotografica di Gianluca Bernini “Del colore, della forma e di altre visioni”, mostra di Sarah e Gianluca Bernini, “Panta Rei. Tutto scorre”, prima e seconda edizione del “I° Salon de la Choutte” e “II° Salon de la Chouette”, mostra di Andrea Armati e di Arthea “Ermetika”, mostra di Sarah e Gianluca Bernini “Echolalia”, mostra personale di Donadella Casolari “Sono quantica”, mostra fotografica di Sarah Bernini “Onirika – La Scarzuola”);

-Abbiamo preso parte ad eventi esterni (“Estarte 2009”, “Esoterika 2010 e 2011”, “Fuochi di Beltane 2010”, “B-Days” 2009, 2010, 2012);

-Celebrazioni (Commemorazione del Giorno Pagano Europeo della Memoria 2011 a Milano organizzato con Sator ws, Giorno Pagano Europeo della Memoria 2012 a Bologna organizzato con Pimalaya, Pagan Reading di Torino, La Corte delle Fate);

-Raccolte di mail-art esoterica e di stampo pagano (Esomail I^, II^ e III^ edizione, Pagan Mail 2012 dedicata al GPEM);

-Concorsi (concorso di cortometraggi “Gli Dèi e la modernità” realizzato con Pimalaya, purtroppo non andato a buon fine per mancanza di partecipazione);

-Visite guidate (Progetto “Memorie Storiche” realizzato con l’associazione Italus di Roma, ovvero visita guidata ad Ostia Antica, Visita guidata a Villa Adriana a Tivoli, visita al museo nazionale delle arti e tradizioni popolari di Roma e Pagan Land 2012);

-Manifestazioni: rivista Labrys e Artès hanno partecipato alla manifestazione a Roma (16 Giugno 2012) contro Green Hill e contro la vivisezione.

-Pubblicazioni: abbiamo realizzato, oltre alla prima edizione di “Voci Pagane I” (ristampato da Anguana Edizioni), i seguenti libri: “L’Archiatra” vol. IV di Liliana Zampella (ne distribuiamo e stampiamo anche il II° e III° volume, comunque, anche se nati prima di Artès, mentre il primo volume è stato pubblicato con una casa editrice di Firenze ma ne abbiamo da parte un po’ di copie), “Il Canto del Bisonte Bianco”, “La Legge di Maat” e “La Porta del Sole” sempre di Liliana Zampella. Oltre a questo, ho curato personalmente per l’associazione il catalogo della I^ e II^ edizione di “Esomail”, la mail-art esoterica, che si può scaricare gratuitamente dal sito di Artès.

Oltre a questo, l’associazione ha partecipato anche ad altre iniziative come il Questionario neopagano e la Petizione neopagana (entrambi realizzati con Pimalaya e associazione Italus), ha aderito al gemellaggio tra le riviste Pimalaya, Artemisia, Labrys e appoggia idealmente diversi progetti dell’associazione Italus di Roma.

Per il 2013 sono già previsti sia presentazioni di libri sia altri eventi collegati al progetto “Memorie Storiche”, poi il calendario si arricchirà durante l’anno. Per restare informati sull’associazione: www.artesassociazione.org


Cosa prevede il futuro per Sarah?


E’ una bella domanda, non saprei dire. Credo che continuerò a portare avanti i miei progetti editoriali ed artistici perché è ciò che mi piace fare. A breve dovrebbe uscire presso Anguana Edizioni un libro di Andrea Romanazzi sullo sciamanesimo afro-amerindio in cui appariranno anche delle mie illustrazioni, per la precisione dei sigilli che ho disegnato appositamente; poi sto scrivendo un mini saggio sempre per Anguana e dovrò finire il terzo volume di Voci Pagane. Finiti questi progetti, mi metterò a lavorare ad altro, ho diverse idee in testa, ma preferisco focalizzarmi su una cosa per volta, per cui poi si vedrà... 
Grazie ancora per questa chiacchierata, ve ne sono molto grata!
Vi auguro con tutto il cuore il meglio per Il Flauto di Pan!

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