lunedì 29 settembre 2014

Anteprima: La morte dell'erba di John Christopher

A settant'anni dalla prima edizione, torna in italiano il capolavoro che ha ispirato James Ballard e il regista Danny Boyle, Premio Oscar per The Millionaire.

 Titolo: La morte dell'erba
Autore: John Christopher
Traduzione dall’inglese di Mario Galli e Dario Rivarossa
Editore: Beat
Pagine: 208
Prezzo: 13,90
Edizione originale SuperBeat 

Descrizione:
Pubblicato per la prima volta nel 1956, La morte dell’erba è diventato da allora un classico imperdibile della narrativa, superando di gran lunga i ristretti confini del genere e della fantascienza. Il libro muove dalla descrizione dell’agiata esistenza londinese di John Custance e famiglia. Ingegnere, John predilige i comfort della grande città, e tuttavia non disdegna di trascorrere lunghi soggiorni nella valle del Westmorland, dove suo fratello David sovrintende con cura alla sua fattoria. La campagna è, del resto, il luogo d’origine dei Custance, oltre che il mondo per eccellenza della «Englishness »: un universo flemmatico, rispettabile, idilliaco, fatto di «campi fertili, cittadine tranquille e borghesi pasciuti, di cassette delle lettere, birre, partite di cricket, tè del pomeriggio e correttezza». Un mondo che non batte ciglio dinanzi alle prime allarmanti notizie che giungono dall’Estremo Oriente. Un virus del riso altamente contagioso – chiamato Chung-Li – si sta diffondendo a macchia d’olio nella Cina comunista, distruggendo coltivazioni, causando carestia e tumulti e mettendo a repentaglio la vita di milioni di persone. La flemma e la correttezza inglesi si sciolgono, tuttavia, come neve al sole quando, alla quinta mutazione, il Chung-Li si mostra in grado di danneggiare ogni tipo di pianta appartenente lla famiglia delle graminacee, compresi grano, orzo, avena e segale, e dilaga ovunque in Europa, fino ad attraversare l’Atlantico e giungere in America. A seguito della carestia, in Gran Bretagna il bestiame muore per la mancanza di foraggio, la popolazione aviaria e la fauna ittica si estinguono, e i campi diventano spogli e aridi. John decide allora di lasciare Londra e di dirigersi nel Westmorland insieme alla famiglia, nella fattoria nei cui campi David ha deciso con avvedutezza di piantare patate, resistenti al virus. L’Inghilterra meridionale, però, è preda di bande e saccheggiatori, e le città e i paesini sono divenuti roccaforti... Nel 1999, sulla base di una ricerca condotta in Africa, è stato scoperto un fungo devastante, denominato Ug99, che uccide il grano bloccandone il nutrimento. A partire dal 2007 si è diffuso in Yemen e in Pakistan, e secondo l’Osservatorio di Ricerca Agricola degli Stati Uniti, rappresenta oggi «una minaccia globale senza precedenti al frumento e all’orzo». Come sovente accade, la letteratura, quando è intrisa di spirito del tempo, anticipa la realtà.
L'autore:
John Christopher è uno dei numerosi pseudonimi usati da Christopher Samuel Youd, uno dei più grandi scrittori di science fiction inglesi, nato nel 1922 nel Lancashire. Tra i suoi romanzi figurano Inverno senza fine (The World in Winter, 1962) e la trilogia dei Tripods. Da La morte dell'erba venne tratto nel 1970 un film, diretto da Cornel Wide, dal titolo 2000: La fine dell'uomo (No blade of grass).

Hanno detto:

«La morte dell'erba distrugge la terra che conosciamo. John Christopher ha costruito un'opera drammatica ed emozionante».
Daily Mail

«Avvincente! Di tutto il filone di fantascienza apocalittica, questo è il romanzo più inquietante».
Financial Times


sabato 27 settembre 2014

Recensione: I Giorni della Gallina Nera. L'Apocalisse a Roma

Titolo: I Giorni della Gallina Nera - L’Apocalisse a Roma
Autore: Caleb Battiago
Naraka World Serie #4
Illustrazione di copertina di George Cotronis
Formato ebook
Pagine: 35
Prezzo di copertina: € 1,49
Produzione indipendente
Disponibile su Amazon

Descrizione:
L’elezione di una Papessa transgender al soglio pontificio materializza l’Apocalisse di Roma. La cupola di San Pietro viene sovrastata da una grande Gallina Nera di latta, simbolo eretico del nuovo potere, che cova la croce. La città vive il dipanarsi, lento ma inesorabile, dell’Apocalisse. La vita sociale e religiosa viene rivoluzionata, la Papessa e il suo codazzo di cardinali armati di machete disintegrano con violenza le antiche tradizioni, col supporto di nuovi plotoni di efferate guardie svizzere e vicerè transgender che dominano i settori dello Scheletro di Metallo, una nuova città di hangar sventrati che ha preso il posto del vecchio aeroporto Leonardo da Vinci, dove sono imprigionate schiere di nuovi schiavi. Tornano in auge i sanguinari giochi del Colosseo, le antiche Naumachie, durante le quali chiatte guidate da oscuri rais ed efferati equipaggi si occupano della mattanza di post-sirene, donne che si sono ribellate al nuovo potere, assemblate con code di tonno, pescate e fatte a pezzi. Proprio come nel Medioevo, sono le donne le vittime privilegiate del regno eretico della Papessa. Quelle che rifiutano di farsi estirpare il Male dal corpo, l’utero riproduttivo, segregate nei “lebbrosari” delle Catacombe, dove attendono di vedersi purificare l’“immondo” ventre, prima di essere dissanguate e giustiziate.
Gli squarci, i ritratti della Roma della Papessa passano dal cortile del Quirinale, dove si è schiantato un meteorite, primo segno dell’avvento dell’Apocalisse, e dove sono organizzati eretici Sabba, a Ponte Milvio, nuova portaerei del sesso, fino a S. Maria in Trastevere, dove gruppi di preghiera di sanguinarie vecchie dame celebrano diabolici rosari borderline, affondando i sensi dentro viscere umane, e Via Prenestina, desertica periferia dominata da ratti, con coda e senza, che offre ai cittadini schiere di scatole di cemento armato e una morte imminente. I sogni, le speranze, la meraviglia sopravvivono nella grandi fogne, galleggiando tra scarti di scarti. La Roma della Papessa suona le sue mille campane ecolimbiche per chiamare a raccolta delitti e stupri, mentre le pattuglie papali, armate di lanciafiamme e mazze da baseball ferrate, controllano il rispetto del coprifuoco. Nella Terme di Caracalla, sottoterra, arcani culti mitraici pre-cristiani vengono rianimati, grazie a sanguisughe biomeccaniche in grado di riempire la grande cisterna della fossa sanguinis. Dai bastioni di Castel S. Angelo rimbombano le fucilate della Papessa, i colpi che schiantano piattelli umani, ribelli lanciati nel vuoto, con ali posticce incollate alla schiena, da catapulte elettroniche. Ai resti penseranno le orde dei gabbiani cloacali che hanno invaso la città. I Giorni della Gallina Nera raccontano, per la prima volta, la grande Apocalisse della città eterna. Una satira, violenta e grottesca, che affonda le gambe, fino alle ginocchia, nella sorgenti della storia, nel malato passato, nell’inquietante e mimetico presente, per mostrare il futuro, le estreme conseguenze, senza veli.
 
La recensione di Miriam:
 
Un nuovo girone si aggiunge all’inferno narakiano. Dopo aver esplorato Parigi e Berlino, esserci concessi deviazioni spazio-temporali in Terra Santa e in Messico, passando per la sacrilega Shanti, giungiamo a Roma, cuore pulsante di un mondo in degrado. 
La città eterna che si offre ai nostri occhi, non è rimasta immune al declino etico, al diffondersi dell’antropofagia, alla sete di sangue e sesso che ha travolto le altre capitali, piuttosto sembra aver assecondato l’onda con una naturalezza senza uguali. D’altra parte Roma, un po’ puttana lo è sempre stata e, di certi spettacoli si nutriva in abbondanza già in tempi non sospetti. L’idea è quasi quella di una logica evoluzione giunta al capolinea, o portata agli estremi fino a raggiungere il punto di rottura. Siamo nei giorni della Gallina Nera, quelli in cui si prepara l’Apocalisse, annunciata dallo schianto di un meteorite sul Quirinale e dall’elezione di una Papessa transgender. 
Rivoluzionaria, lei, nella sua doppia natura, rimane reazionaria nel suo ruolo e nell’anima, impugnando ora come nei tempi andati lo scettro dell’intolleranza. L’epilogo ha dunque inizio con una guerra intestina tesa a spazzare via le antiche tradizioni, una caccia alle streghe dal sapore medievale, sebbene condotta con mezzi avanguardistici. Non c’è spazio per i tribunali, la Santa Inquisizione ha fretta. Uno stuolo di criminali armati di machete è quanto basta per estirpare il male saltando i convenevoli. 
Ecco allora il Colosseo tornare al suo antico splendore per ospitare le Dagonachie, una rivisitazione della antiche Naumachie. A combattere non sono più i vecchi gladiatori. ma post-sirene − ovvero donne ribelli preventivamente sottoposte a un intervento chirurgico che le ha private delle gambe e le ha munite di code di pesce . Mentre la mattanza si consuma, gli arti tranciati girano tra gli spettatori estasiati sotto forma di polpette. Intanto, sul Ponte Molle (ex Ponte Milvio), prostitute assemblate ad arte con l’ausilio delle nuove tecnologie garantiscono un piacere sessuale privo di effetti collaterali. 
La riproduzione, infatti, è divenuta qualcosa di sconveniente nell’era della Galina Nera, un reato per cui c’è chi sconta la sua pena nei lebbrosari delle catacombe.  
Visionario, grottesco, blasfemo, questo nuovo concentrato narrativo firmato da Caleb Battiago, affonda le radici nel passato, nei suoi mali, nelle sue contraddizioni, mostrandoci i contorni labili del nostro presente e di un possibile futuro, attraverso la lente deformante di una satira graffiante che non concede sconti a niente e nessuno. 
Lo sguardo tagliente, ma che sa essere anche compassionevole e amoroso all’occorrenza, si posa questa volta soprattutto sulle donne, vittime privilegiate della Papessa non meno delle streghe nel medioevo. Se all’epoca erano perseguitate per atti che presumibilmente avevano commesso, adesso sono condannate semplicemente per ciò che sono: esseri umani dotati di utero e dunque della capacità riproduttiva. Si tratta di un “peccato” che non consente redenzione e che assimila lo sterminio posto in essere dalla Papessa alla pulizia etnica fomentata dal delirio hitleriano.
Umiliate, bistrattate, usate, chirurgicamente modificate per asservire le perversioni e i bisogni più disparati, le donne rappresentano tuttavia anche una minaccia per gli organi di potere poiché a loro, insieme ai tormenti, è riservato il sacro fuoco della ribellione. Non a caso toccherà proprio a una post-sirena, nel racconto di apertura ‒ che suona quasi come un ribaltamento in salsa splatter della fiaba di Andersen‒ , “prestarsi” a un uomo per testimoniare l’amore; un amore zoppo, malato, non scevro dell’orrore del sacrificio estremo ma pur sempre tale da produrre piccole crepe nel sistema e insinuarvi il seme del dubbio.
Lo stile narrativo crudo e dissacrante che sempre contraddistingue le opere di Battiago, in questo caso si somma a contenuti più forti del solito – se possibile – poiché le immagini esplicite, pregne di eros e violenza, non solo si spingono al parossismo, ma sconfinano nella sfera dell’ideologia religiosa, il che, per qualcuno, potrebbe risultare disturbante, forse, più della stessa antropofagia. Personalmente penso si tratti di un valore aggiunto, un tassello scomodo ma necessario per completare il puzzle di lucida follia iniziato con Naraka.


E per saperne di più...
Visita il sito web dell''autore





 

lunedì 22 settembre 2014

Giveaway: Il suono Sacro di Arjiam

Ciao a tutti! Come alcuni di voi sapranno, questi sono per noi giorni speciali perché ricorre Mabon (la seconda festa del Raccolto) che coincide con l'Equinozio d'Autunno. La data ufficiale della festività è il 21 settembre, ma quest'anno l'equinozio cadrà in data odierna: 23 settembre, ragion per cui i festeggiamenti si sono protratti.
Quale occasione migliore per organizzare un nuovo Giveaway?
Il romanzo che vi proponiamo è un fantasy molto particolare, incentrato, sulla magia della musica:
Il suono sacro di Ajiam di Daniela Lojarro
Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2009  nella sola edizione cartacea, ma di recente è stata realizzata anche la versione ebook (suddivisa in tre parti: «Il Dono», «Il risveglio di Fahryon», «Il Cristallo del Tempo.)
Partecipando al Giveaway, avrete la possibilità di vincere una copia cartacea e una copia digitale 
(tutti e tre i volumi).

Prima di passare alle regole, vi presentiamo l'opera.

 Titolo: Il suono sacro di Ajiam
Autrice: Daniela Lojarro
Editore: Edigiò
Collana: Le Giraffe
Edizione digitale a cura di Le Case Books
Pagine: 704
Prezzo cartaceo: 25 euro
Prezzo Ebook: 2,99 (per il singolo volume)

Descrizione:
Nel fantastico regno di Arjiam, Fahryon, neofita dell’Ordine sapienziale dell’Uroburo, e Uszrany, cavaliere dell’Ordine del Grifo, si trovano all’improvviso catapultati in un coinvolgente avvicendarsi di lotte tra gli adepti dell’Armonia e della Malia. Armonia e Malia sono le due correnti della magia che si contendono il dominio sulla vibrazione del Suono Sacro e quindi sull’universo da questo creato. I due giovani all’inizio sono così confusi, pieni di dubbi e incertezze, che esitano ad affrontare quel compito che sembra troppo al di sopra delle loro capacità. Poi, però, proprio le difficoltà con cui saranno messi a confronto, li aiuteranno a crescere e a diventare consapevoli del loro ruolo e delle loro responsabilità in questa trama di intrighi per il potere sul mondo e sugli uomini. 

L'autrice:
Daniela Lojarro è nata a Torino. Inizia da giovanissima inizia gli studi musicali (pianoforte e poi canto con il celebre M° Carlo Bergonzi). Dopo aver vinto alcuni concorsi internazionali, si è esibita sui più importanti e prestigiosi palcoscenici in Italia, in Europa, negli U.S.A., in Sud Corea, in Sud Africa. Alcuni brani che ha inciso sono entrati nelle colonne sonore di diversi film, fra i quali «The Departed» di M. Scorsese, «Il giovane Toscanini» di F. Zeffirelli e «I shot Andy Wharol» di M. Harron.
Affianca da alcuni all’attività teatrale e concertistica, quella di terapista del metodo Tomatis, una rieducazione della voce e dell’ascolto rivolta a persone con difficoltà nello sviluppo della lingua, oppure ad attori, cantanti, commentatori televisivi, insegnanti, manager che, lavorando con la voce, possono attraversare periodi di stress vocale.

Il commento di Miriam:

Pur inserendosi nel filone del fantasy tradizionale, quest’opera brilla per la sua originalità. Daniela Lojarro, ci conduce in un mondo fantastico il cui equilibrio è garantito dal Suono Sacro. La musica, in questo universo immaginario, è simbolo di armonia e benessere ma è anche un dono che, se esercitato con saggezza, può rivelarsi potente quanto  la magia. I magh, sacerdoti dell’ordine dell’Uroburo, utilizzano il canto, infatti, allo scopo di sanare ferite e di rinvigorire lo spirito.
A minacciare la pace nel regno di Arijam è il perfido quanto affascinante Mazdraan, Primo cavaliere del re, il quale ambisce a ottenere il controllo assoluto sul Suono Sacro sfruttando il potere della Malia. Toccherà a Fahryon, neofita dell’Ordine, contrastare i suoi piani.
Armonia e Malia, sono appunto le due forze che si contrappongono in questa nuova interpretazione della lotta tra bene e male.
A rendere particolarmente interessante questo romanzo è il fatto che si presti a diverse chiavi di lettura. La storia si basa su una trama avvincente ricca di colpi di scena e avventura ma tra le sue pieghe si annidano riflessioni profonde e piccole perle di saggezza. I principi ai quali si ispira l’ordine dell’Uroburo riecheggiano, a tratti, i fondamenti di alcune filosofie orientali.
Il lungo viaggio in cui è coinvolta Fahryon può essere inteso anche come viaggio interiore, come percorso iniziatico teso al raggiungimento di una profonda consapevolezza di sé, giacchè la possibilità di ascoltare il Suono Sacro e di esercitarne la magia dipende dall’armonia che ogni persona riesce a raggiungere con se stessa facendo entrare in sintonia, anima, cuore e mente.
Lo stesso “male”, non viene presentato come semplice principio in opposizione al “bene”, come elemento da combattere e annientare, ma come componente necessaria nell’armonia dell’universo. Il male è un’ombra da cui prendere le distanze ma dalla cui esistenza non si può prescindere per affermare e comprendere il concetto di “bene”.
L’autrice riesce a coinvolgere il lettore anche in virtù dello stile scorrevole e di una “musicalità” che permea l’intera struttura dell’opera caratterizzata da una ben calibrata alternanza di azione e riflessione. Nonostante la sua mole di 700 pagine, Il Suono Sacro di Arjiam si lascia leggere tutto d’un fiato, stupisce, diverte e a me ha trasmesso anche un piacevole senso di serenità.

E veniamo al Giveaway!

Create your own banner at mybannermaker.com!

 

Partecipare è semplicissimo, basta lasciare un commento a questo post seguendo queste regole:
1- Essere follower del nostro blog 
2- Mettere "Mi piace" alla pagina Facebook dedicata al libro qui
3- Iscriversi al gruppo Facebook dedicato al libro qui
4- Lasciare un commento a questo post in cui confermate la vostra partecipazione al GA inserendo un indirizzo email a cui essere contattai in caso di vittoria.

N.B. Per essere ammessi all'estrazione è indispensabile seguire le regole, è necessario commentare con lo stesso nome con cui siete iscritti al blog.

Non è obbligatorio, ma ci farà molto piacere se vorrete inserire il banner sui vostri blog e/o condividere l'evento sui social network.

Il GA comincia oggi 23 settembre e termina a mezzanotte dell'8 ottobre 2014

Nei giorni successivi alla scadenza, verranno estratti due vincitori con il sistema random. org
Il primo classificato vince una copia cartacea de Il suono sacro di Arjiam
Il secondo classificato vince una copia digitale (tutti e tre i volumi) dello stesso libro.

Vi aspettiamo numerosi. :)
Blessed be!