lunedì 21 maggio 2018

Review Party: L'assassino del lago di Pietro Garanzini

Buongiorno cari follower,
apriamo la settimana con un Review Party dedicato a L'assassino del lago di Pietro Garanzini (Newton Compton), un romanzo che non mancherà di soddisfare gli appassionati di gialli.

Titolo: L'assassino del lago
Autore: Pietro Garanzini
Editore: Newton Compton
Pagine: 352
Prezzo ebook: 2,99
Prezzo cartaceo: 10,00

Descrizione:
L’ispettore di polizia Mario Ferrari si trova a indagare su tre misteriosi omicidi avvenuti in rapida successione. Apparentemente, le tre vittime hanno poco in comune a parte l’età: una aveva 29 anni e gli altri due 28. Eppure, tutti e tre i ragazzi sono stati prima storditi e poi uccisi con una pistola d’epoca, una rarissima Luger. Aiutato dal vice ispettore Matheoud e dalle preziose ricerche dell’agente Nanetti, Ferrari scaverà nel passato delle vittime per risolvere un caso capace di mettere a dura prova il suo fiuto raffinato, costringendolo a tornare più volte sui suoi passi. E la chiave di tutto potrebbe essere nascosta proprio nel luogo in cui, molto tempo prima, è iniziata la spirale di morte: uno specchio d’acqua dalla superficie cristallina, che nasconde terribili segreti.

La recensione di Miriam:
Un uomo giovanissimo viene ritrovato assassinato: ha mani e piedi legati, da alcuni segni sul corpo si evince che è stato colpito con un taser e poi freddato con un colpo di pistola alla testa. Tutto lascia pensare a un regolamento di conti, tanto più perché la vittima spacciava droga.
Tuttavia, c’è qualcosa che non torna: l’arma usata per sparare è una Luger risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Difficile credere che un assassino legato al mondo della criminalità organizzata si serva di un cimelio del genere per le sue esecuzioni.
I dubbi si moltiplicano quando, a distanza di breve tempo, vengono ritrovati altri due uomini uccisi nello stesso modo, ma estranei a qualsiasi attività illecita.
L’ispettore Mario Ferrari, incaricato delle indagini, è dunque costretto ad abbandonare l’unica pista plausibile e a ripartire proprio dall’unico indizio rappresentato dalla pistola d’epoca per poter far luce sulla vicenda.
Quello che inizialmente si presentava come un caso di facile soluzione si trasforma così in qualcosa di più complesso, un vero enigma in grado di mettere a dura prova anche il più abile investigatore.
Seguendo lo schema tipico del poliziesco, il romanzo si snoda fra interrogatori, referti autoptici, analisi della scena del crimine tesi a trovare un movente e un nesso fra più omicidi che sembrano non averne.
Man mano che si procede, piccoli nuovi indizi o informazioni ricavate parlando con chi conosceva le vittime cominciano a dare un senso agli accadimenti, o quanto meno a tracciare nuovi sentieri da esplorare alla ricerca della verità. Seguirli significa scavare nel passato delle persone coinvolte fino a tirare fuori vecchi scheletri dagli armadi, tanto che si giungerà alla riapertura di un cold case: la sparizione di una donna avvenuta ben nove anni prima e rimasta avvolta nel mistero.
La storia cattura subito l’interesse e coinvolge direttamente il lettore che, sfruttando i vari indizi disseminati fra le pagine, può sentirsi parte attiva del processo investigativo.
I fitti boschi montani, il lago Maggiore sullo sfondo, battuto da una pioggia furente che raramente concede tregua, incastonano la trama in una cornice lugubre, in perfetta sintonia con i delitti che si susseguono e con il senso di oscurità e oppressione che caratterizza le indagini, all’apparenza, senza via d’uscita. A controbilanciare questa cupezza, tuttavia, interviene la personalità dell’ispettore Ferrari che, cinico e con la battuta pronta anche nelle situazioni più drammatiche, riesce ad alleggerire spesso la tensione, strappandoci qualche sorriso. Sempre in impermeabile grigio e con un sigaretta, rollata rigorosamente a mano, pronta per essere fumata, ci offre un’immagine esteriore quasi stereotipata – un po’ alla tenente Colombo – salvo poi sorprenderci con i suoi modi abbastanza sopra le righe, le sue reazioni burbere, la sua tendenza a rifugiarsi in una tazza di caffè o nel buon cibo, come fossero elementi imprescindibili di un piccolo rituale che lo aiuta a riflettere e a trovare il bandolo della matassa, quando la situazione diviene troppo intricata.
A mettere in risalto la peculiarità del suo carattere è il viceispettore, nonché suo amico, Andrea Mathoud, che lo affianca sul campo e, con la sua indole per molti versi contrastante, gli fa quasi da spalla. Insofferente al fumo, alla guida spericolata del collega, alla musica che si ostina ad ascoltare durante i tragitti in macchina, alla sua capacità di mostrare un grande appetito anche quando le circostanze sono tali da chiudere lo stomaco, ha un approccio completamente diverso al suo lavoro, ma forse anche per questo la coppia si rivela vincente.
Pur non potendo dire di essere rimasta stupita dal finale – a un certo punto ho capito chi era il colpevole e non sono stata smentita – ho trovato appassionante l’iter che conduce alla sua scoperta e il modo in cui tutti i tasselli sparsi lungo il cammino si combinano componendo un puzzle dagli incastri perfetti.
Una lettura godibilissima se amate il giallo classico.





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