venerdì 11 maggio 2018

Recensione: Cadavere squisito

Titolo: Cadavere squisito
Titolo originale: Exquisite Corpse (1996)
Autrice: Poppy Z. Brite
Traduzione: Francesca Noto
Revisione: Alessandro Manzetti
Proofreading: Miriam Mastrovito
Illustrazione di copertina: Giampaolo Frizzi
Editore: Independent Legions Publishing
Formato Cartaceo ed eBook
Pagine: 270 (edizione cartacea)
Lingua: Italiano
Pubblicazione: Maggio 2018
Prezzo di copertina edizione cartacea: € 15,00
Prezzo di copertina edizione eBook: € 4,99
Disponibile su Amazon



Sinossi:
Evaso dalla prigione di Painswick, nel Regno Unito, il serial killer Andrew Compton parte alla ricerca di un nuovo posto in cui vivere e poter appagare la sua sete di sangue, che non si è mai placata. Il suo viaggio lo conduce a New Orleans, fra le braccia di Jay Byrne, un fotografo dal fascino oscuro che risveglia il suo istinto omicida, ma si rivela tutt’altro che una vittima sacrificale. È l’incontro fra due anime oscure, che ben presto finirà per coinvolgere Tran, ragazzo vietnamita,
ripudiato dalla famiglia a causa della sua omosessualità e in fuga da un amante psicotico. Sullo sfondo del decadente Quartiere Francese, sferzato dalle invettive della radio illegale WHIV, ha inizio così una macabra danza d’amore e morte, di necrofilia, cannibalismo e solitudine. Un’autopsia spirituale che affonda il bisturi nella carne viva per darci in pasto il lato più buio dell’anima.

L’Autrice:
Poppy Z. Brite (Melissa Ann Brite, ora Billy Martin). New Orleans, 1967.
Tre volte finalista al Bram Stoker Awards e vincitrice di diversi premi internazionali, ha pubblicato romanzi, racconti e raccolte. Tra le sue opere: Lost Souls (1992, tradotto in Italiano da Bompiani nel 1996 col titolo di Anime Perse), Drawing Blood (1993, tradotto da Independent Legions nel 2017 col titolo di Disegni di Sangue), Wormwood (1993), Exquisite Corpse (1996, tradotto in Italiano da Frassinelli, nel 1997, col titolo di Cadavere Squisito e riproposto in questa edizione
con nuova traduzione), Are You Loathsome Tonight? (1998), Wrong Things (2001, con Caitlin R. Kiernan), The Value of X (2002), The Devil You Know (2003), Liquor (2004), Prime (2005), Soul Kitchen (2006).
Dell’autrice Independent Legions Publishing ha pubblicato, in lingua italiana, la raccolta di racconti Il Cimitero dei Vivi (2016) e il romanzo Disegni di Sangue (2017) e in lingua inglese le raccolte di racconti: Selected Stories (2016), Used Stories (2016) The Horror Show (2016), Dr. Brite – Coroner in New Orleans (2016) e la novella The Crystal Empire (2016), e inoltre ha già acquisito i diritti di pubblicazione, in lingua Italiana, del romanzo Lost Souls (1992), in uscita nel 2019.
Sito web dell’autrice: www.poppyzbrite.com

La recensione di Miriam:
La morte non è sempre la fine di qualcosa; può essere un inizio, un culto, una forma d’arte, una via di fuga… Di certo è tutto questo, e anche di più, per Andrew Compton, che della morte ha fatto il suo stile di vita. Serial killer, ha collezionato ben ventitré vittime prima di finire nella prigione di Painswick. Privato della misericordia di un’esecuzione capitale, e condannato all’ergastolo, è diventato Ospite Eterno nel carcere di Sua Maestà, ma non si è mai rassegnato alla sua condizione, per cui ha speso anni a studiare un piano di evasione. Ed è sempre la morte a fornirgli infine la giusta via di fuga. Fingendosi cadavere, riesce a raggiungere l’obitorio e da lì la libertà.
È l’inizio di un viaggio alla ricerca di un nuovo posto nel mondo, che dal Regno Unito lo conduce a New Orleans, dove incontra Jay Byrne, fotografo dal fascino oscuro. Andrew ne è attratto sin da subito, non perché in lui vede una vittima ideale, ma perché, in qualche modo, si rispecchia nel suo sguardo folle, riconosce nell’uomo un suo simile. E non si sbaglia.
Questo incontro di due anime perverse rappresenta il punto di snodo del romanzo, in cui convergono anche altri personaggi, altre vicende d’amore e morte, intrecciando una trama morbosa e maledetta. Un ordito di sangue in cui si inseriscono Tran, giovane di origini vietnamite, cacciato di casa nel momento in cui i genitori hanno scoperto la sua omosessualità, e reduce da una relazione con un uomo violento, e lo speaker radiofonico Lush Rimbaud che dall’emittente illegale WHIV, lancia le sue invettive contro gli sforna-figli, che mettono al bando i gay, ma non sono affatto senza peccato
Accompagnandoci nel cuore pulsante del Quartiere Francese di New Orleans, nido accogliente e decadente al tempo stesso per la comunità omosessuale, Poppy Z. Brite ci travolge con una  storia che non si limita a descrivere, con una dovizia di particolari che può mettere alla prova gli stomaci più deboli, le orride performance di due feroci killer seriali, ma ci trafigge il cuore narrandoci di solitudine, emarginazione, fame d’amore (intesa anche in senso letterale), e affonda la lama nei primi anni Novanta, funestati dallo spettro dell’AIDS che, per dirla con le sue  parole, “aveva aperto delle voragini in mezzo alla popolazione gay, imponendo un tragico dazio sui bagordi del decennio precedente.
Cadavere squisito ci sbatte in faccia, senza filtri, l’orrore della necrofilia e del cannibalismo, ma nondimeno l’atrocità di una malattia a lungo, e da molti, considerata quasi la giusta punizione per uno stile di vita dissoluto e amorale, una sorta di stella di David atta a identificare i viziosi, i diversi.
Nelle pieghe dell’extreme horror dunque si cela – ma non troppo – la denuncia sociale, la riflessione seria e sentita, su una tematica reale e attuale.
Mai come in questo caso parlare di narrativa di genere è riduttivo perché i corpi torturati e smembrati, la fauci colme di carne umana, i menti e le mani imbrattati di sangue non sono che la superficie di una storia che scava in profondità, mettendo a nudo l’anima, non solo la metà oscura che alberga in ciascuno di noi, ma il dolore che si annida negli anfratti più reconditi.
Amore e morte attraversano l’opera come un binomio indissolubile, declinato in molteplici modi.
L’amore viene sperimentato dai due protagonisti, Arthur e Jay, come qualcosa di assoluto, anche se ciascuno dei due lo interpreta in maniera differente. Per Jay amare significa fondersi con l’altro, accoglierlo dentro di sé, in senso fisico. Lui si nutre concretamente dei suoi amanti perché solo così sente di possederli e di poter scongiurare la paura dell’abbandono.
Arthur ha un approccio quasi opposto, lui non insegue l’amore umano attraverso la morte, ma ama la morte stessa, la considera una forma d’arte, un modo per raggiungere le più alte vette del piacere, ma anche un limite con cui giocare, forse per dimostrate a se stesso, superandolo, di avere tutto sotto controllo, di essere padrone del proprio destino.
Sebbene in modi diversi, entrambi amano la morte e muoiono d’amore, inseguono l’una e l’altro e, quando infine si incontrano finiscono per sperimentarli in un’unica tremenda soluzione.
La crudezza dei contenuti si sposa con uno stile poetico, a tratti soave, dando vita a un contrasto che nel contempo enfatizza la brutalità e la bellezza di ciò che ci viene offerto; un canto di tenebra che ci tenta con sapori proibiti e ci attanaglia le viscere in una morsa che non concede respiro.















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