Recensione: Nimbus
Titolo: Nimbus
Autore: Alessio Gallerani
Genere: Fantascienza / Medicina
Target: Young adult e adulti
Editore: Astro edizioni
Collana: Sci-fi
Pagine: 256
Prezzo: 12,90 euro
Descrizione:
Simone, detto Simon, ha spesso
forti mal di testa. La TAC rivela che gli manca quasi tutto il cervello.
Possiede solo il 10% della materia grigia che di solito occupa la scatola
cranica di una persona.
Perciò Simon è solo un liceale di
sedici anni con un “problema”? Il suo rapporto con Selene è soltanto una storia
d’amore fra adolescenti? Jack è solo il suo arrogante fratello maggiore? Max e
Gian, i suoi amici storici, sono solo due ragazzotti che pensano alle ragazze e
ai videogiochi? Certo che no. Il senso comune scompare dentro Nimbus. Ciò che
all'inizio appare come la routine quotidiana di un normale gruppo di ragazzi,
si trasforma fino a diventare un incubo a occhi aperti. Un incubo intriso di
sangue.
L'autore:
Alessio Gallerani, scrittore, ha
pubblicato nel 2008 RootWorld, un weird-fantasy, per Domino edizioni,
Game,Death,Match!, un thriller a sfondo tennistico e Alieni mannari, sci-fi
“trash”.
Come self publisher ha prodotto
anche un paranormal-storico, Litania, e uno sci-fi umoristico, Idiota universo.
Gallerani fa anche parte degli
autori della serie Dream Force di Delos Digital, con cui pubblica racconti a
tema erotico-thriller e spionistico.
La recensione di Miriam:
Simon è un sedicenne senza cervello, e non in senso
figurato. Un bel giorno fa una TAC nella speranza di individuare la causa dei
suoi frequenti mal di testa e scopre che il suo cranio è una scatola vuota. Che
fine ha fatto la sua materia grigia, sempre ammesso che ne abbia mai posseduta
una come tutti gli altri esseri umani? Come può essere vivo nonostante un
simile deficit? Cosa sta succedendo al suo corpo?
Sono tutti interrogativi che lo travolgono come un treno
lanciato a folle velocità, ma nessuno sembra avere le risposte, né tanto meno
pare intenzionato ad aiutarlo a trovarle. Il medico consegna il referto, senza
suggerire di fare ulteriori esami né fornire possibili spiegazioni, e i
genitori, in maniera inspiegabile, non accennano a voler approfondire la
questione, si limitano a prendere atto dell’evidenza e a cambiare atteggiamento
nei confronti del figlio. Dal momento del devastante verdetto, infatti,
iniziano a trattarlo quasi con disprezzo, come se la menomazione fosse colpa
sua o comunque qualcosa che lo rende inferiore, meno degno degli altri. Non fa
eccezione il fratello maggiore Jack che, appresa la notizia, inizia a
canzonarlo in maniera insistente e cattiva.
Simon si ritrova così completamente solo a fare i conti con
una verità sconcertante. La situazione si complica quando le emicranie di cui
soffre si intensificano e in concomitanza con lo scatenarsi del dolore inizia a verificarsi un
fenomeno bizzarro: il ragazzo perde coscienza di quel che gli accade intorno e
si ritrova in una sorta di dimensione parallela, in cui ritrova le persone che
conosce nella realtà ma le vede cambiate. Nimbus,
così si chiamerà il mondo alternativo,
sembra essere abitato solo da sedicenni che vagano come fossero zombie.
Ma c’è di più, in Nimbus, Simon vede
accadere cose terribili e, al suo ritorno, si accorge che hanno provocato
effetti anche sulla realtà in cui vive abitualmente.
Che sia lì la chiave del mistero?
Lui se ne convince sempre più, al punto che decide di
indagare in quella dimensione per capire cosa sta accadendo. Sua unica alleata
nell’impresa sarà Selly, una coetanea per cui ha una cotta e con la quale
scoprirà le gioie del primo amore proprio in questa fase così critica della sua
vita.
L’idea che ispira la storia è fortissima, riesce subito a
catturare l’attenzione e fa salire la curiosità alle stelle. Lo stile fluido,
giovanile, frizzante fa sì che la lettura proceda spedita senza concedere mai
spazio alla noia.
La voglia di risposte che attanaglia il protagonista è
contagiosa, sicché ci si sente partecipi della sua avventura, scandita da
numerosi colpi di scena, anche se le spiegazioni agognate giungono in maniera
frammentaria e non riescono a soddisfare
in pieno le aspettative. Alla fine si scopre chi è l’artefice di tutto
ma come tecnicamente sia riuscito nell’impresa rimane sostanzialmente un enigma,
l’autore fa un vago riferimento a una possibile magia haitiana ma non entra nel
merito. Allo stesso modo, non descrive in maniera esauriente la condizione del
protagonista e le conseguenze che l’essere senza cervello comporta. Sappiamo
che Simon ne è privo perché così sancisce la TAC ma, escludendo le emicranie e
le temporanee perdite di coscienza, lo vediamo pensare, agire, muoversi come se
tutto fosse nella norma. Penso che l’approfondimento di questi aspetti avrebbe
potuto rendere il tutto più accattivante e inquietante, liberando la trama
dalla nube fortemente fantastica che l’avvolge e conferendole più credibilità.
In compenso, ho apprezzato molto l’originalità e i numerosi spunti
offerti dal romanzo che di fatto si presta a diverse chiavi di lettura. La
condizione in cui versa Simon, per esempio, può essere letta anche come metafora dell’omologazione
e dell’appiattimento che spesso investe le nuove generazioni, oltre che un
monito a prendere le distanze da certe sostanze, che promettono paradisi
artificiali e in concreto bruciano il cervello. Il suo senso di ribellione a
quanto sta accadendo e la sua personale battaglia possono simboleggiare la
lotta di chi sceglie di non assecondare la corrente e difendere la propria
unicità e libertà di pensiero.
Consiglio la lettura a chi ama le storie in grado di stupire
e far riflettere allo stesso tempo.
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