venerdì 14 aprile 2017

Recensione: Nimbus

Titolo: Nimbus
Autore: Alessio Gallerani
Genere: Fantascienza / Medicina
Target: Young adult e adulti
Editore: Astro edizioni
Collana: Sci-fi
Pagine: 256
Prezzo: 12,90 euro

Descrizione:
Simone, detto Simon, ha spesso forti mal di testa. La TAC rivela che gli manca quasi tutto il cervello. Possiede solo il 10% della materia grigia che di solito occupa la scatola cranica di una persona.
Perciò Simon è solo un liceale di sedici anni con un “problema”? Il suo rapporto con Selene è soltanto una storia d’amore fra adolescenti? Jack è solo il suo arrogante fratello maggiore? Max e Gian, i suoi amici storici, sono solo due ragazzotti che pensano alle ragazze e ai videogiochi? Certo che no. Il senso comune scompare dentro Nimbus. Ciò che all'inizio appare come la routine quotidiana di un normale gruppo di ragazzi, si trasforma fino a diventare un incubo a occhi aperti. Un incubo intriso di sangue.

L'autore:
Alessio Gallerani, scrittore, ha pubblicato nel 2008 RootWorld, un weird-fantasy, per Domino edizioni, Game,Death,Match!, un thriller a sfondo tennistico e Alieni mannari, sci-fi “trash”.
Come self publisher ha prodotto anche un paranormal-storico, Litania, e uno sci-fi umoristico, Idiota universo.
Gallerani fa anche parte degli autori della serie Dream Force di Delos Digital, con cui pubblica racconti a tema erotico-thriller e spionistico.

La recensione di Miriam:
Simon è un sedicenne senza cervello, e non in senso figurato. Un bel giorno fa una TAC nella speranza di individuare la causa dei suoi frequenti mal di testa e scopre che il suo cranio è una scatola vuota. Che fine ha fatto la sua materia grigia, sempre ammesso che ne abbia mai posseduta una come tutti gli altri esseri umani? Come può essere vivo nonostante un simile deficit? Cosa sta succedendo al suo corpo?
Sono tutti interrogativi che lo travolgono come un treno lanciato a folle velocità, ma nessuno sembra avere le risposte, né tanto meno pare intenzionato ad aiutarlo a trovarle. Il medico consegna il referto, senza suggerire di fare ulteriori esami né fornire possibili spiegazioni, e i genitori, in maniera inspiegabile, non accennano a voler approfondire la questione, si limitano a prendere atto dell’evidenza e a cambiare atteggiamento nei confronti del figlio. Dal momento del devastante verdetto, infatti, iniziano a trattarlo quasi con disprezzo, come se la menomazione fosse colpa sua o comunque qualcosa che lo rende inferiore, meno degno degli altri. Non fa eccezione il fratello maggiore Jack che, appresa la notizia, inizia a canzonarlo in maniera insistente e cattiva.
Simon si ritrova così completamente solo a fare i conti con una verità sconcertante. La situazione si complica quando le emicranie di cui soffre si intensificano e in concomitanza con lo  scatenarsi del dolore inizia a verificarsi un fenomeno bizzarro: il ragazzo perde coscienza di quel che gli accade intorno e si ritrova in una sorta di dimensione parallela, in cui ritrova le persone che conosce nella realtà ma le vede cambiate. Nimbus, così si chiamerà il mondo alternativo,  sembra essere abitato solo da sedicenni che vagano come fossero zombie. Ma c’è di più, in Nimbus, Simon vede accadere cose terribili e, al suo ritorno, si accorge che hanno provocato effetti anche sulla realtà in cui vive abitualmente.
Che sia lì la chiave del mistero?
Lui se ne convince sempre più, al punto che decide di indagare in quella dimensione per capire cosa sta accadendo. Sua unica alleata nell’impresa sarà Selly, una coetanea per cui ha una cotta e con la quale scoprirà le gioie del primo amore proprio in questa fase così critica della sua vita.
L’idea che ispira la storia è fortissima, riesce subito a catturare l’attenzione e fa salire la curiosità alle stelle. Lo stile fluido, giovanile, frizzante fa sì che la lettura proceda spedita senza concedere mai spazio alla noia.
La voglia di risposte che attanaglia il protagonista è contagiosa, sicché ci si sente partecipi della sua avventura, scandita da numerosi colpi di scena, anche se le spiegazioni agognate giungono in maniera frammentaria e non riescono a soddisfare  in pieno le aspettative. Alla fine si scopre chi è l’artefice di tutto ma come tecnicamente sia riuscito nell’impresa rimane sostanzialmente un enigma, l’autore fa un vago riferimento a una possibile magia haitiana ma non entra nel merito. Allo stesso modo, non descrive in maniera esauriente la condizione del protagonista e le conseguenze che l’essere senza cervello comporta. Sappiamo che Simon ne è privo perché così sancisce la TAC ma, escludendo le emicranie e le temporanee perdite di coscienza, lo vediamo pensare, agire, muoversi come se tutto fosse nella norma. Penso che l’approfondimento di questi aspetti avrebbe potuto rendere il tutto più accattivante e inquietante, liberando la trama dalla nube fortemente fantastica che l’avvolge e conferendole più credibilità.
In compenso, ho apprezzato molto l’originalità e i numerosi spunti offerti dal romanzo che di fatto si presta a diverse chiavi di lettura. La condizione in cui versa Simon, per esempio,  può essere letta anche come metafora dell’omologazione e dell’appiattimento che spesso investe le nuove generazioni, oltre che un monito a prendere le distanze da certe sostanze, che promettono paradisi artificiali e in concreto bruciano il cervello. Il suo senso di ribellione a quanto sta accadendo e la sua personale battaglia possono simboleggiare la lotta di chi sceglie di non assecondare la corrente e difendere la propria unicità e libertà di pensiero.
Consiglio la lettura a chi ama le storie in grado di stupire e far riflettere allo stesso tempo.






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