Titolo: L'abbazia dei cento inganni
Autore: Marcello Simoni
Editore: Newton Compton
Collana: Nuova Narrativa Newton
Pagine: 352
Prezzo: 9,90
Autore: Marcello Simoni
Editore: Newton Compton
Collana: Nuova Narrativa Newton
Pagine: 352
Prezzo: 9,90
Descrizione:
Autore di bestseller internazionali, ai primi posti delle classifiche italiane, Marcello Simoni torna con un romanzo denso di mistero e avventura, scritto con la consueta, straordinaria maestria.
Ferrara, inverno 1349. Un’inquietante processione di gente incappucciata si aggira nelle selve vicino alla città, terrorizzando chiunque abbia la sfortuna d’imbattervisi. E mentre si diffondono voci su riti satanici e segni dell’apocalisse, c’è chi scorge in quelle apparizioni un astuto complotto. Tra loro anche l’impavido cavaliere Maynard de Rocheblanche che, con l’appoggio della Santa Inquisizione, intraprende un’indagine per cercare di far luce sulla verità. L’impresa si rivelerà tuttavia più difficile del previsto, perché sono molti i prelati più interessati ai suoi segreti che a risolvere il caso. Maynard è infatti l’unico custode del mistero più grande della cristianità, la leggendaria reliquia attribuita a Gesù, il Lapis exilii. E questa volta, privato dell’appoggio dell’abate di Pomposa, potrà fare affidamento solo sulla sorella, la monaca Eudeline, per difendere se stesso e i propri amici e cercare di svelare l’intrigo che lo coinvolge…
L'autore:
Marcello Simoni. È nato a Comacchio nel 1975. Ex archeologo e bibliotecario, laureato in Lettere, ha pubblicato diversi saggi storici; con Il mercante di libri maledetti, romanzo d’esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella. I diritti di traduzione sono stati acquistati in diciotto Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato La biblioteca perduta dell’alchimista, Il labirinto ai confini del mondo, secondo e terzo capitolo della trilogia del famoso mercante; L’isola dei monaci senza nome, con il quale ha vinto il Premio Lizza d’Oro 2013, e La cattedrale dei morti. Nel 2014 è uscito L’abbazia dei cento peccati, primo capitolo di una nuova trilogia, a cui seguono L’abbazia dei cento delitti e L'abbazia dei cento inganni.
La recensione di Miriam:
Una strana processione si
aggira di notte per i boschi di Ferrara: in testa una donna dai capelli di
fuoco che cavalca una bestia immonda. Contemporaneamente cadaveri di rane
vengono rinvenuti in alcuni punti della città insieme a una pergamena recante
sempre la stessa scritta: Pro bono malum
(male in cambio di bene).
L’inquietudine serpeggia fra la gente. Siamo nel 1349, il ricordo della terribile epidemia di peste che ha decimato la popolazione è ancora vivo, sebbene il pericolo sembri ormai scampato. Che questi segni sinistri siano il presagio di una nuova apocalisse incombente?
Che gli accadimenti abbiano origine soprannaturale o meno, per la Chiesa è tempo di una nuova caccia alle streghe. È così che il vescovo di Ferrara Guido di Baisio decide di affiancare al noto inquisitore Lamberto da Cingoli il cavaliere Maynard de Rocheblanche, affinché indaghino sul mistero.
Ma è davvero solo di questo che si tratta? Il coinvolgimento di Maynard è da attribuirsi unicamente alle sue doti e alla sua prodezza oppure c’è dell’altro? Di certo, il fatto che egli sia il detentore di un segreto che fa gola alle alte sfere ecclesiastiche non sembra del tutto casuale.
Rocheblanche, infatti, sa dove si trova il Lapis Exilii, la famosa reliquia di Cristo che, se riunita alle altre due già in possesso del Cardinale di Avignone Bertrand du Pouget, potrebbe condurlo al soglio pontificio.
Il sospetto di essere vittima di un complotto ordito per carpirgli la preziosa informazione, non gli pare del tutto infondato, Maynard accetta dunque l’incarico ripromettendosi di non abbassare la guardia e di scoprire se davvero qualcuno sta tramando alle sue spalle. Se così fosse non solo lui sarebbe in pericolo ma anche le persone che gli sono care: la sorella Eudeline, la sua protetta Isabeau e il giovane pittore Gualtiero de’ Bruni.
Di fatto, saranno proprio questi ultimi, insieme all’abate Andrea di Pomposa, a fornirgli l’aiuto necessario per affrontare la situazione e venire a capo della verità.
Trascinandoci indietro nel tempo, in uno dei periodi più affascinanti della storia, Marcello Simoni tesse una trama, intricata come la tela di un ragno, al cui centro convergono mistero, avventura, intrighi, fede e superstizione… elementi che connotano un’epoca oscura in cui il potere spirituale e quello temporale, più che mai, risultano inscindibili come facce di una stessa medaglia.
Ci attira nelle spire di un giallo mozzafiato – che per atmosfere e tematiche, rievoca romanzi come Il nome delle rosa o Baudolino di Umberto Eco – e contemporaneamente ci regala una ricostruzione storica credibile quanto intrisa di modernità. Moderno appare il registro narrativo che, pur rimanendo fedele al periodo di riferimento nei suoi tratti essenziali, non risulta mai ostico né distante; così come moderno è lo spettro di sentimenti su cui si pone l’attenzione. Fra segreti, tradimenti e corse al potere, trovano spazio l’odio, l’avidità, il cinismo ma pure l’amicizia, l’amore, la lealtà e il coraggio di un uomo come Maynard, per esempio, che da vero cavaliere difende strenuamente gli ideali in cui crede, anche a costo della sua stessa vita. Fra un colpo di scena e l’altro striscia la paura dell’orrore realmente vissuto e non dimenticato, quello delle peste nera, dell’Inquisizione che, si sa, condanna gli eretici quanto gli innocenti, del demonio e del fanatismo religioso; eppure, in maniera silenziosa, si fa largo anche la speranza di un domani più luminoso.
Particolarmente affascinanti sono i personaggi femminili, Eudeline e Isabeau, che si affermano per la forza d’animo e l’astuzia. Lungi dall’essere relegate sullo sfondo, come forse ci si aspetterebbe visto il contesto, le donne giocano un ruolo da vere protagoniste in questa avventura, fornendo un contributo più che prezioso alla riuscita dell’impresa, e arricchendola di un pizzico di romanticismo.
Eudeline è una leonessa, scaltra e impavida. Non accetterà di restare a guardare mentre gli uomini agiscono e non esiterà a prendere iniziative rischiose pur di aiutare il fratello.
Dal suo canto, Isabeau, a dispetto della giovane età e del fisico gracile, sarà pronta ad accettare una missione ad altissimo tasso di pericolo… nel suo caso sarà l’amore per Gualtiero a fornirle la spinta necessaria.
Nel complesso tutti i personaggi sono ben caratterizzati, non li vediamo semplicemente agire ma di ciascuno emerge anche l’aspetto interiore.
Pur trattandosi del capitolo conclusivo della saga Codice Millenarius, il romanzo si può leggere autonomamente senza grandi difficoltà, grazie agli opportuni riferimenti ai fatti pregressi, inseriti nel testo.
Un thriller storico che cattura; grazie ai numerosi colpi di scena e ai cliffhanger con cui si chiudono i capitoli dal ritmo sincopato, ci fa proseguire nella lettura quasi senza sosta, spingendoci di volata verso un finale che appaga e commuove nello stesso tempo.
L’inquietudine serpeggia fra la gente. Siamo nel 1349, il ricordo della terribile epidemia di peste che ha decimato la popolazione è ancora vivo, sebbene il pericolo sembri ormai scampato. Che questi segni sinistri siano il presagio di una nuova apocalisse incombente?
Che gli accadimenti abbiano origine soprannaturale o meno, per la Chiesa è tempo di una nuova caccia alle streghe. È così che il vescovo di Ferrara Guido di Baisio decide di affiancare al noto inquisitore Lamberto da Cingoli il cavaliere Maynard de Rocheblanche, affinché indaghino sul mistero.
Ma è davvero solo di questo che si tratta? Il coinvolgimento di Maynard è da attribuirsi unicamente alle sue doti e alla sua prodezza oppure c’è dell’altro? Di certo, il fatto che egli sia il detentore di un segreto che fa gola alle alte sfere ecclesiastiche non sembra del tutto casuale.
Rocheblanche, infatti, sa dove si trova il Lapis Exilii, la famosa reliquia di Cristo che, se riunita alle altre due già in possesso del Cardinale di Avignone Bertrand du Pouget, potrebbe condurlo al soglio pontificio.
Il sospetto di essere vittima di un complotto ordito per carpirgli la preziosa informazione, non gli pare del tutto infondato, Maynard accetta dunque l’incarico ripromettendosi di non abbassare la guardia e di scoprire se davvero qualcuno sta tramando alle sue spalle. Se così fosse non solo lui sarebbe in pericolo ma anche le persone che gli sono care: la sorella Eudeline, la sua protetta Isabeau e il giovane pittore Gualtiero de’ Bruni.
Di fatto, saranno proprio questi ultimi, insieme all’abate Andrea di Pomposa, a fornirgli l’aiuto necessario per affrontare la situazione e venire a capo della verità.
Trascinandoci indietro nel tempo, in uno dei periodi più affascinanti della storia, Marcello Simoni tesse una trama, intricata come la tela di un ragno, al cui centro convergono mistero, avventura, intrighi, fede e superstizione… elementi che connotano un’epoca oscura in cui il potere spirituale e quello temporale, più che mai, risultano inscindibili come facce di una stessa medaglia.
Ci attira nelle spire di un giallo mozzafiato – che per atmosfere e tematiche, rievoca romanzi come Il nome delle rosa o Baudolino di Umberto Eco – e contemporaneamente ci regala una ricostruzione storica credibile quanto intrisa di modernità. Moderno appare il registro narrativo che, pur rimanendo fedele al periodo di riferimento nei suoi tratti essenziali, non risulta mai ostico né distante; così come moderno è lo spettro di sentimenti su cui si pone l’attenzione. Fra segreti, tradimenti e corse al potere, trovano spazio l’odio, l’avidità, il cinismo ma pure l’amicizia, l’amore, la lealtà e il coraggio di un uomo come Maynard, per esempio, che da vero cavaliere difende strenuamente gli ideali in cui crede, anche a costo della sua stessa vita. Fra un colpo di scena e l’altro striscia la paura dell’orrore realmente vissuto e non dimenticato, quello delle peste nera, dell’Inquisizione che, si sa, condanna gli eretici quanto gli innocenti, del demonio e del fanatismo religioso; eppure, in maniera silenziosa, si fa largo anche la speranza di un domani più luminoso.
Particolarmente affascinanti sono i personaggi femminili, Eudeline e Isabeau, che si affermano per la forza d’animo e l’astuzia. Lungi dall’essere relegate sullo sfondo, come forse ci si aspetterebbe visto il contesto, le donne giocano un ruolo da vere protagoniste in questa avventura, fornendo un contributo più che prezioso alla riuscita dell’impresa, e arricchendola di un pizzico di romanticismo.
Eudeline è una leonessa, scaltra e impavida. Non accetterà di restare a guardare mentre gli uomini agiscono e non esiterà a prendere iniziative rischiose pur di aiutare il fratello.
Dal suo canto, Isabeau, a dispetto della giovane età e del fisico gracile, sarà pronta ad accettare una missione ad altissimo tasso di pericolo… nel suo caso sarà l’amore per Gualtiero a fornirle la spinta necessaria.
Nel complesso tutti i personaggi sono ben caratterizzati, non li vediamo semplicemente agire ma di ciascuno emerge anche l’aspetto interiore.
Pur trattandosi del capitolo conclusivo della saga Codice Millenarius, il romanzo si può leggere autonomamente senza grandi difficoltà, grazie agli opportuni riferimenti ai fatti pregressi, inseriti nel testo.
Un thriller storico che cattura; grazie ai numerosi colpi di scena e ai cliffhanger con cui si chiudono i capitoli dal ritmo sincopato, ci fa proseguire nella lettura quasi senza sosta, spingendoci di volata verso un finale che appaga e commuove nello stesso tempo.
Nessun commento:
Posta un commento