Titolo: I taccuini del Ginepro
Autore: Demetrio Battaglia
Editore: Effe 2
Prezzo: 35,00
Descrizione:
Quando il Fantasy Incontra il Giallo.
I Taccuini del Ginepro sono una collana di intricati racconti gialli nei quali la tradizione del Fantasy si unisce all’antica Scienza Erboristica.
Trame dense di tensione si dipanano nei luoghi fantastici di Arkhesya.
Incontrerete Syrus, vecchio e saggio erborista, e Novir, suo giovane e impetuoso allievo. I due protagonisti sono chiamati a risolvere misteriosi intrecci, a investigare su delitti efferati, veleni letali e simboli ancestrali.
Ogni avventura procede a ritmi incalzanti, trascinando il lettore in oscuri avvenimenti che si susseguono, giorno per giorno, nel Taccuino di Novir.
1° Taccuino – LA CARROZZA DI VELESTIA
2° Taccuino – L’OSCURA OMBRA DI DUREBOR
3° Taccuino – LO SPEZIALE
In
un mondo immaginario, dalle atmosfere medievaleggianti, chiamato Arkhesya, il
giovane Novir si appresta a compiere la maggiore età. Un traguardo
importantissimo per lui, non solo perché si accinge a varcare la soglia dell’età
adulta, ma perché gli conferirà il diritto di interrogare i genitori adottivi
circa le sue vere origini.
In
realtà le speranze del giovane in merito saranno disattese, giacché le risposte
agognate gli verranno negate. Tuttavia, mentre gusta la sua prima bevanda
alcolica in una locanda, all’indomani del fatidico compleanno, apprende per
caso da uno sconosciuto qualcosa che sembra porlo sulle tracce della verità.
Un
tatuaggio sul collo, che pare ricollegarlo a una nobile casta del Regno, e una
persona che forse sa più di quanto lasci intendere: sono gli unici indizi di
cui dispone Novir. Pochi per venire a capo dell’enigma, ma sufficienti per indurlo
a mettersi in viaggio.
Sarà
seguendo lo straniero che il ragazzo si imbatterà in uno stravagante
personaggio: Syrus, maestro erborista, e forse molto più di questo.
L’incontro,
in realtà, segna un punto di svolta nel racconto o, meglio, marca una vera e
propria virata, trascinandoci su un sentiero narrativo inatteso. Con la vaga
promessa di ricevere un aiuto per scoprire chi sono i veri genitori, Novir
rimarrà infatti al fianco del maestro che, tra le altre cose, si cimenta nei
panni di un investigatore provetto. Lo accompagnerà nella tenuta dei Purtrok,
dove è stato commesso un grave delitto e, quasi senza rendersene conto, si
ritroverà a fare da assistente a Syrus nel corso delle indagini.
La
storia, decollata come fosse un high fantasy, e all’apparenza incentrata sulla
ricerca del protagonista, si trasforma così in una detective story, dall’ambientazione
insolita e infarcita di magia, ma strutturata a tutti gli effetti come un giallo
classico.
Immaginate
Sherlock Holmes e Watson “trapiantati” in un ipotetico medioevo in cui i
delitti si compiono sfruttando anche il potere degli incantesimi e avrete un’idea
di quello che troverete nei Taccuini del
Ginepro.
L’opera
si sviluppa in un trittico: tre piccoli volumi che corrispondono ad altrettanti
diari tenuti da Novir, sui quali il giovane annota le esperienze vissute con il
maestro. Ogni taccuino contiene la descrizione di un caso diverso: nel primo
(La carrozza di Velestia) il mago erborista indaga sull’omicidio del nobile
Corbel; nel secondo (L’oscura ombra di Durebor) si cimenta con le misteriose
morti di alcune vestali del tempio dedicato alla dea Anilaur; nel terzo (Lo
speziale) tenta, invece di scagionare Herlon, un suo vecchio amico accusato di un assassinio che giura di non
aver commesso.
La
commistione di generi rappresenta il maggior punto di forza di questi racconti;
è l’elemento che conferisce loro un tocco di originalità, rendendoli appetibili
tanto per gli appassionati di fantasy che per quelli del giallo. I casi sono
costruiti con perizia e vanno a comporre un mosaico in cui ogni tassello si
incastra perfettamente al suo posto. Sebbene l’autore giochi con l’elemento
magico, chiamando in causa veri e propri incantesimi all’occorrenza, fonda le
indagini soprattutto sulla scienza erboristica. In tutti i casi l’arma del
delitto è un veleno (o un insieme di veleni) ricavati dalle piante, non a caso
Syrus, in quanto esperto in materia, è la persona più idonea a risolverli.
Il
punto debole di questa idea vincente, dal mio punto di vista, consiste, invece,
nell’esclusione del lettore dal processo investigativo. L’autore non dissemina
indizi nel testo che possano essere colti e sfruttati da chi legge, allo scopo
di partecipare idealmente alle indagini e provare ad anticipare il protagonista
nella risoluzione del caso. Le tracce, ovviamente, ci sono, ma possono essere notate solo dai personaggi perché di solito fanno riferimento a fatti o
particolari del mondo immaginario in cui ci troviamo di cui non siamo messi a
conoscenza. Per esempio, bisogna arrivare alla fine e del primo racconto per
scoprire che ad Arkhesya esiste la magia e ci sono persone in grado di compiere
particolari incantesimi, che nel caso specifico rappresenteranno la chiave per
la soluzione del giallo.
Avendo
appreso dal testo in quarta di copertina, che esiste un trittico precedente a questo, ambientato nello stesso universo
(I veggenti di Arkhesya), non escludo che quanti lo abbiamo letto possano
disporre di maggiori elementi per orientarsi, ma chi, come me, dovesse
cominciare da qui, potrebbe sentirsi spaesato.
Personalmente,
questa impossibilità di partecipare alle indagini ha limitato un po’ il mio
coinvolgimento.
Sono
rimasta leggermente delusa anche dal fatto che il mistero sulle origini di
Novir non viene svelato. Gli interrogativi che muovono il personaggio all’inizio,
e che hanno acceso anche la mia curiosità, di fatto rimangono al margine per
tutta la trilogia e alla fine non ottengono una piena risposta, poiché il tutto
viene rinviato, in previsione di un sequel.
Una
lettura interessante, scorrevole anche in virtù di uno stile accattivante –
nonostante il testo risenta un po’ della carenza di un buon editing. Una buona
prova nel complesso, ma ho la sensazione che l’autore possa fare molto di più.
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