Titolo: Un Antico Peccato. Alba infuocata
Autrice: Giulia Marengo
Editore: Reverdito
Pagine: 254
Prezzo: 12,52
Descrizione:
"Alba infuocata"
riannoda i fili delle storie tratteggiate in "Un antico peccato",
fornendo le risposte agli interrogativi lasciati in sospeso.
Jayce Reel è sopravvissuta ai
pericoli del viaggio che è già costato la vita a uno dei suoi compagni di
viaggio. Al suo fianco restano i fratelli Andre e Rayne Morgan, ancora più
uniti ora che il tradimento perpetrato dal misterioso Geth larmod li ha
consegnati nelle mani della bellissima e diabolica Verenith.
Verenith sta perdendo il
controllo del potere malvagio che ha evocato e desidera, più di ogni altra
cosa, riuscire a mantenere una presa salda sulla sua città e sul trono che
tanto ha faticato per conquistare. Sa che da sola non può riuscirci ed è
convinta che nello sparuto gruppo di sopravvissuti ci sia proprio ciò che sta
cercando.Quando Jayce e i compagni
giungono al suo cospetto, vengono separati: Jayce e Rayne vengono condotti in
stanze sontuose per essere istruiti nelle vie del Potere. Mentre le giornate
dei due ragazzi trascorrono vaghe e sonnolente, Andrei è gettato senza tante
cerimonie nelle segrete della Rocca. Nell'ombra, però, si stanno intessendo
piani per liberare i prigionieri e svegliare Jayce dal torpore che sembra
ottunderle la mente e confonderle i sensi.
Una corsa contro il tempo, per
dipanare i fili annodati di tanti misteri che hanno come bandolo due sole
domande: chi è davvero Jayce Reel, e cosa vuole Verenith da lei?
L'autrice:
Giulia Marengo è ha esordito nel
2011 con “Un antico peccato. Il risveglio del potere”, edito da Reverdito, di
cui è appena uscito il seguito, “Un antico peccato. Alba infuocata”.
Ha visto pubblicata inoltre una
raccolta di racconti (Trentadue frammenti dell'anima, IBUC) e un romanzo urban
fantasy (Alexandra: La Voce del Dominio, GDS).Collabora con il blog letterario
collettivo Diario di Pensieri Persi e con la rivista Speechless.
La recensione di Miriam
Circa
tre anni fa, prima ancora che Il Flauto di Pan aprisse i battenti, ho avuto il piacere di leggere e recensire Il risveglio del Potere, primo volume
della saga Un Antico Peccato. Ho
amato il romanzo per il felice connubio tra fantasy e fantascienza abilmente
orchestrato dall’autrice, per le atmosfere che, a tratti, mi richiamavano alla
mente il ciclo di Darkover, per il sense of wonder misto a spirito di avventura
che ho provato leggendo. Quando, dopo una lunga attesa, ho potuto stringere fra
le mani il sequel, mi sono perciò fiondata fra le sue pagine con grande
entusiasmo e, vi dirò subito, che è rimasto vivo fino alla fine perché Alba Infuocata ha soddisfatto in pieno
le mie aspettative.
I
fili narrativi riprendono a intrecciarsi dal punto in cui erano stati lasciati
in sospeso. Ritroviamo così il gruppo di prigionieri dirottato su
Micondar, in seguito a un incidente
sospetto, al termine del capitolo precedente, ora ospite della Somma Signora,
Verenith Aurennan. Il nuovo episodio si apre con una rivelazione che sembra
spiegare l’interesse nutrito dalla Custode per la giovane Jayce. Verenith
l’accoglie infatti a corte come sua amatissima nipote. La sua accoglienza,
tuttavia, ha qualcosa di sospetto, non solo perché la ragazza, benché
alloggiata in stanze sontuose e trattata come una principessa, non gode in
pieno della sua libertà, ma perché viene separata dagli altri compagni di
viaggio senza che le venga fornita una spiegazione plausibile. L’unica persona
a cui viene concesso di rimanere al suo fianco è Rayne, mentre Andrel e gli
altri membri dell’equipaggio vengono condotti altrove.
A
partire da questo incipit denso di mistero, la storia si sviluppa su due
distinti binari che, chiaramente, saranno poi destinati a convergere in un
unico punto di arrivo (o di nuova partenza).
Da
una parte seguiamo le vicende che vedono protagonisti Jayce e Rayne, affidati
alle cure di Maestro Baneal perché li istruisca nelle vie del Potere; dall’altra
osserviamo le tristi vicissitudini che coinvolgono Andrel e i suoi compagni,
gettati nelle segrete del palazzo, note anche come Incubo di Brentoner, tanto è
agghiacciante la realtà che attende i prigionieri nei loro meandri.
Appare
subito chiaro che Verenith è la regista di un complesso disegno di cui Jayce e
il suo seguito non sono che pedine. Scoprire quali siano i suoi scopi e i ruoli
designati per ciascuno, sarà tutt’altro che semplice, sarà l’enigma che
accompagnerà l’intero romanzo, peraltro scandito da numerosi colpi di scena,
complotti e snodi avventurosi.
Duplice
è anche lo sfondo su cui si susseguono gli accadimenti. La città di Aelthin e il
palazzo di Verenith, rappresentano lo scenario sui cui si muovono Jayce e Rayne, mentre
le prigioni costituiscono la lugubre ambientazione in cui Andrel e compagni vivranno
il loro incubo a occhi aperti. L’alternanza crea una sorta di gioco costante
tra luci e ombre, giacché dalle atmosfere quasi fiabesche che caratterizzano la
città Alta si passa a quelle da girone
infernale che serpeggia nei sotterranei.
Ancora
una volta si rimane affascinati dal paesaggio ibrido sapientemente dipinto da
Giulia Marengo: per alcuni versi si ha la sensazione di muoversi in un contesto
quasi medievaleggiante tipico del fantasy tradizionale – basti pensare
all’arredamento del palazzo reale, al suggestivo Viale della Notte che taglia
in due la capitale, i cui quartieri richiamano il potere degli elementi (Alba,
Luce, Vento…), alla polverosa biblioteca zeppa di volumi che trattano di storia
e magia elementale; per altri versi ci si sente, invece, proiettati in una
dimensione marcatamente fantascientifica, in cui ci si sposta utilizzando
astronavi, l’illuminazione è affidata a modernissimi lumiglobi e nel cielo
spiccano ben due lune.
Quello
in cui l’autrice ci proietta è un futuro tecnologico in cui però la magia
sopravvive, e non solo, perché rappresenta la “metà del reale” con cui confrontarsi e
da cui attingere per recuperare un equilibrio perduto. La sua è una storia di guerre che si protraggono,
intrighi di corte e giochi di potere, la storia di una galassia che rischia di
soccombere sotto il peso di un progresso spinto agli eccessi, ma è anche storia
della ricerca di un equilibrio, di un recupero dell’armonia perduta e che
ancora si può ristabilire ricucendo il filo che lega l’uomo alla natura.
Trattandosi
di un capitolo di transizione, se molte risposte ci vengono fornite, altrettante
domande prendono forma in dirittura d’arrivo, preparando il terreno per un
finale apertissimo che ci regala, tra l’altro, un nuovo suggestivo scenario. Personalmente
non vedo l’ora di esplorarlo, spero solo che questa volta, l’attesa sia più
breve.
E per saperne di più...
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