Titolo:
Godbreaker
Autore: Luca
Tarenzi
Editore: Salani
Pagine: 476
Prezzo: euro
15,90
Descrizione:
Gli dei esistono. Camminano in
mezzo a noi, vivono dentro e fuori la realtà di tutti i giorni, hanno macchine,
uffici, soldi... Ma non tutti. Alcuni stanno morendo, travolti dalla perdita di
tutti i loro seguaci; altri combattono una lotta spietata per tenersi il proprio
posto nel mondo, usando tutti i loro poteri per conquistarsi l'agiatezza e agire
in incognito. Ma un giorno uno di loro, Liathàn, si ritrova coinvolto in una
sfida: un ragazzo, giovane e apparentemente potentissimo, è sulle sue tracce, e
non si fermerà finché non sarà riuscito ad annientarlo. Chi è questo giovane?
Edwin - questo è il nome del ragazzo - mostrerà di essere un nemico estremamente
pericoloso, in cerca di una vendetta i cui motivi Liàthan ignora del tutto. Un
anno esatto durerà la sfida, e se al termine Liàthan non sarà riuscito a fermare
il suo avversario morirà, inesorabilmente e senza che niente possa
impedirlo.
L'autore:
Luca Tarenzi vive ad Arona sul Lago Maggiore, e divide il suo tempo tra scrittura, traduzioni, telefilm, magia e imprescindibili pomeriggi del sabato a giocare di ruolo. Autore popolare e sofisticato a un tempo, ricco di riferimenti che uniscono storia, leggenda e tradiizone. Per Salani ha pubblicato Quando il diavolo ti accarezza, con un ottimo riscontro di pubblico e critica.
La recensione di Miriam:
Se mai vi venisse voglia di cercare gli dèi non è tra le
stelle che dovete guardare perché loro sono tra noi; parlano con noi, cenano
con noi, ci siedono accanto sulle panchine nei parchi; solo che in questa epoca
tendiamo a non notarli più.
Aguzzate la vista dunque e osservatevi intorno. Potrebbe
capitarvi di scorgere un gigante dalla chioma leonina che se ne va in giro
annusando per terra come fosse un segugio, affiancato da un giovane biondo
particolarmente avvenente − intabarrato in un trench anche in piena estate − e
da un tipo bruno con l’aria da nerd. Che ci crediate o no sono tre dèi
incarnati, Siaghal, Liàthan e Naire i loro nomi. Scorrazzano sulla terra ormai
da millenni, hanno condotto battaglie, distrutto intere città, seminato odio e
amore e adesso… la verità è che adesso sono stufi di tutto questo. Anche
l’immortalità ha il suo risvolto della medaglia e nel caso specifico ha il
colore della noia. Accantonate le imprese eroiche, le tre divinità hanno così
deciso di dedicarsi a tempo pieno alla vita mondana. Donne, alcol, droghe
(umane e non) sono i diversivi con cui riempiono la loro eternità e, almeno uno
di loro, ne subisce pure gli effetti collaterali.
Ormai avrete intuito che non parliamo di entità eteree e
virtuose. Gli dèi di Tarenzi sono meravigliosamente imperfetti, viziosi,
bizzosi, passionali; dotati di carne e sangue oltre che di poteri sovraumani,
somigliano più ai supereroi dei fumetti
che ai protagonisti della mitologia greca (parola di Molly) e, proprio
per questo, hanno tutte le carte in regola per farsi amare… non da tutti però.
L’incredibile avventura qui narrata affonda le sue radici nell’odio che Edwin, figlio
di Liàthan, ha maturato per suo padre.
Abbandonato in tenera età, il semidio ha visto sua madre
morire per mano dei nazisti, è stato a sua volta imprigionato e torturato e mai
a nulla sono valse le sue preghiere perché il dio- suo padre non si è mai
preoccupato di intervenire. “Forse era stanco, forse troppo occupato” come
quello di cui cantava De Andrè, certo è
che Edwin è cresciuto coltivando un insopprimibile desiderio di vendetta.
Tutto comincia in una notte di Capodanno, quando il giovane
si presenta al cospetto di un Liathàn tanto ubriaco da non reggersi in piedi,
armato di Sekhem (la spada degli angeli forgiata per uccidere gli dèi) e lo
sfida. Il dio non deve far altro che impugnare l’arma e tagliare la testa allo
sconosciuto, se allo scadere di un anno esatto egli sarà in grado di tornare,
dovrà però porgere il collo e lasciarsi decapitare a sua volta.
I termini del patto sembrano fare il verso a un poema
medievale ambientato alla Corte di re Artù e Liàthan non ha dubbi che si tratti
di uno scherzo. Ormai da tempo, ha seri problemi di memoria, a malapena ricorda
il suo nome, figurarsi se può riconoscere il figlio che non ha mai voluto. Per
lui il ragazzo è solo uno sbruffone che non ha ben compreso chi si trova
davanti, ma la sua insistenza è tale da mandarlo in bestia − non che ci voglia
tanto, considerata la sua indole irascibile e la sua spiccata propensione ad
alzare le mani. Una parola di troppo è sufficiente perché la testa di Edwin
cada. Di parole però non ne rimangono più quando lui la raccoglie e se ne va.
A quel punto è troppo tardi per tirarsi indietro. Per
sfuggire alla morte Liathàn è costretto a cercare il suo avversario e a
rubargli l’arma. Ovviamente non sarà solo nell’impresa perché i suoi amici di
sempre, Siaghal e Naire, questa volta come le altre, non rinunceranno ad
affiancarlo.
Folle come American
Gods di Gaiman, irriverente ed esilarante come le Tartarughe Divine di Pratchett, Godbreaker
ci trascina in un vortice di avventura e divertimento allo stato puro. Da
Londra ad Amsterdam, passando per Milano, l’autore segna le tappe di un viaggio
dai sapori metropolitani e gli effluvi divini dando corpo quasi a una mitologia
moderna.
La cifra ironica che contraddistingue la sua scrittura,
rende spassosissima la lettura e nello stesso tempo propone un ritratto
alternativo della divinità, dissacrante per alcuni aspetti, ma più che altro
vincente perché dissolve il confine tra cielo e terra. Umanizza gli dèi e
divinizza l’uomo accorciando le distanze tra gli uni e l’altro.
La narrazione si muove su due binari che corrispondono anche
a due registri dalle atmosfere diverse. Da un lato si snodano le disavventure
della cricca divina il cui ritmo è scandito dal rapido susseguirsi di
situazioni in bilico tra il comico e il grottesco. Vi basti pensare
all’incontro con Bran il Benedetto, la testa decapitata più famosa di Londra, a cui i secoli non hanno risparmiato l’onta
della decomposizione, o all’improbabile scazzottata tra Liàthan e un’orda di
Gargoyle offesi dal suo linguaggio colorito.
Dall’altro scorrono i ricordi di Edwin che rimandano alla
sua lunga prigionia e alla guerra e si mescolano con quelle del suo presente
occupato, in parte, da Molly, ragazza vetrina ad Amsterdam. Qui,il sorriso cede
più volte il passo alle lacrime e i toni si fanno più cupi, accogliendo anche
sfumature dal retrogusto horror.
Nel mezzo si collocano poi i “viaggi” allucinogeni nel regno
del Dio Fungo e le peripezie dell’uomo in verde, in grado di far vivere le
leggende metropolitane – e qui vi basti immaginare cosa potrebbe accadere se
gli alligatori nelle fogne, i tronchetti della felicità infestati di ragni
velenosi o gli spray antistupro che provocano sterilità avessero un fondamento
nella realtà.
A voler scavare tra le righe, moltissimi sono inoltre i
richiami e le citazioni celebri in cui ci si può imbattere. A dispetto
dell’apparente leggerezza, Godbreaker può infatti vantare un certo spessore, si
compone di molti strati tra le cui pieghe riecheggiano rimandi che vanno
dall’Eneide di Virgilio, al Sandman di Gaiman passando per i Funghi di Yuggoth
di Lovecraft senza dimenticare una strizzatina d’occhi all’Arioch dello stesso
Tarenzi.
Un urban fantasy divertentissimo e assolutamente fuori da
ogni schema ma anche un’inattesa parabola moderna sul perdono. Leggendolo
scoprirete, tra le altre cose, che perdonare può essere più eroico che
sconfiggere nemici in battaglia, così
come imparerete che se il mondo è un gioco, gli dèi sono le regole. E voi avete
coraggio a sufficienza per partecipare?
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