venerdì 15 marzo 2013

Intervista a Cristina Lattaro

Cristina Lattaro nasce e vive a Rieti. Esercita la professione di ingegnere elettronico presso il reparto di Ricerca&Sviluppo di una multinazionale statunitense.
Titolare di cinque brevetti USA e presente in due articoli scientifici, ha pubblicato nel dicembre 2011 “La saggezza dei posteri”, nell’aprile 2012 “Lusores - Calciatori”, nel novembre 2012 “Il volo di carta” in due ebook, nel gennaio 2013 “Milites - Soldati”.  Dal 30 agosto 2012 è ospite fisso in un ciclo di trasmissioni dedicate ai libri e all’editoria presso l’emittente televisiva Rieti Lazio TV (RLTV, canale 677 digitale terrestre).



Benvenuta nel nostro salottino magico. Immancabile domanda di rito per cominciare: chi è e perché scrive Cristina Lattaro? 
Ciao Miriam e grazie per la tua ospitalità che gradisco molto, trovandoti oltre che una blogger preparata e dinamica, anche una lettrice attenta e sensibile. Scrivo perché a un certo punto ho aperto un portale allinterno della mia testa. Sapevo che cera, lho sempre saputo, ho vagato a lungo alla ricerca del suo ingresso finché lho trovato. Da allora, oltre ai casi miei, ho iniziato a pensare anche a quelli dei vari personaggi che entravano da questo tunnel, a seguirne le vicende e a curiosare su di loro. Se non fosse diverte lo troverei persino stancante perché vogliono essere sistemati e si affollano creando una gran confusione.  A oggi scrivo per diminuire laffollamento sulla banchina che galleggia nella mia mente, per smistare e allocare gli spunti e alleggerire il caos.


Da ingegnere elettronico a scrittrice, come si coniugano questi due mondi così diversi tra loro? 
Questa è una domanda a cui ho trovato una risposta (seppure di comodo) da poco, da quando una mia amica mi ha chiesto in che giorno ero nata e ha commentato la risposta dicendo che ero una cuspide. Una cuspide Acquario - Pesci, ossia una delle tre più contraddittorie dal punto di vista astrologico. Pur non credendo nell’oroscopo, mi sono affezionata a questa defini zione che rispecchia i due lati preminenti del mio carattere, ossia la necessità di essere razionale e metodica con l’impulso onnipresente a cedere all’istinto e all’intuito. Per coniugare i due mondi ho fatto una scelta a priori, decidendo che ove possibile avrei fatto sempre e comunque prevalere l’Acquario e la sua razionalità perché  come diceva la mia nonna sabina: meglio un uovo oggi che la gallina domani!


Strix Julia è un paranormal romance piuttosto insolito. Com’è nata l’idea? 
Strix Julia è nata mettendo insieme vari elementi di vita vera che si sono fusi con uno scenario stregonesco che da un po’ avevo in mente. Da una parte, quindi, avevo presenti una serie di rapporti infranti improvvisamente, senza una ragione apparente, a discapito di coppie che sembravano solide e felici. Così come ho spesso riflettuto sui luoghi comuni legati al periodo  legato all’attesa di un figlio, dove tutto sembra che debba essere perfetto e la vita di coppia debba necessariamente toccare un punto eccelso.   Dall’altro c’era una prospettiva diversa nella concezione della strega vista non come una deviazione dell’essere femmineo ma come una sua evoluzione. Fosco Scionni, che si innamora della strga, la strix Julia, viene proiettato in due dimensioni parallele all’Adesso, ossia a quella che condivide con sua moglie Daria. Nei due scenari che si alternano alla vita vera, egli conduce un’esistenza diversa, frammentata, con alti e bassi di umore, sulla scia di una donna che è l’altra, a indicare le alternative che a volte si affacciano nell’esistenza quotidiana e con cui bisogna fare i conti. alternative che spesso vincono sul consolidato.  


La storia è narrata a partire dal punto di vista di Fosco. È stato difficile calarsi nei panni e nella psicologia di un personaggio maschile? Se sì, quali sono state le maggiori difficoltà incontrate? 
A prescindere dal fatto che la mia interpretazione sia stata più o meno azzeccata, non ho avuto timore nell’indossare i panni di Fosco Scionni. Uomini sono mio padre, mio marito e i miei figli. Uomini sono la maggior parte dei miei amici universitari e quasi tutti i miei colleghi di lavoro. Cercare di interpretare il punto di vista di un uomo è per me naturale, sempre a prescindere dalla bontà dell’operazione. Trovo l’universo maschile molto interessante. Ogni persona è una persona, innanzi tutto, dunque un caso a sé. Ma il pragmatismo di fondo, l’utilitarismo nelle scelte, l’essenzialità nel quotidiano sono molto tipiche, a mio avviso, della sfera maschile. Ritengo che i comportamenti tipici abbiano una profonda ragione d’essere insita nel nostro essere animali, alle necessità di una specie di esistere e persistere. Dunque adoro la psicologia maschile soprattutto nelle sue componenti più semplici e genuine, frutto di anni di evoluzione e di darvinismo.     


Il tema della caccia alla streghe attraversa l’intero romanzo. Come nasce il tuo interesse per questo argomento e come ti rapporti all’universo della stregoneria?

Le streghe sono le protagoniste d’eccellenza delle favole a tinte noir che vengono lette ai bambini e dunque rappresentano un elemento di primaria importanza nell’immaginario infantile. Crescendo si incappa nell’inquisizione spagnola, nelle torture e nei roghi, altri elementi questi che alimentano la fantasia. Senza dimenticare che ogni aspetto del quotidiano, secondo me, è influenzato da una costante caccia alle streghe sebbene in astratto sia possibile parlare di caccia al  diverso, al pericoloso, all’innaturale. I miei rapporti con l’universo della stregoneria si limitano a questo percorso, che è probabilmente quello di molti. Facendo un discorso più glamour, ritengo che alcune donne abbiano un fascino sottile che definirei molto stregonesco, questo sì.     


Altro tema in primo piano è quello della paternità affrontato e scandagliato in quest’opera in maniera davvero originale. Ti va di parlarcene? 
Certo Miriam. Ritengo che il rapporto tra padre e figlio non possa e non debba essere comparato con quello che intercorre tra madre e figlio nel periodo che va dal concepimento ai primi mesi di vita del bambino. Fare questa distinzione non significa degradare un sentimento, vuol dire solo prendere atto di una differenza che esiste e che è naturale. Significa rispettare una relazione che si sviluppa in modi e in tempi suoi, secondo regole altre rispetto a quanto stabilito dalla natura che debba accadere tra madre e figlio. Alla lunga, le due relazioni arrivano a un punto di equilibrio laddove  manterranno peculiarità intrinseche che resteranno proprie. Il rapporto paterno è qualcosa che va costruito. Soprattutto innanzi al primo figlio, quando l’esperienza dell’attesa è nuova, è probabile che i comportamenti del padre abbiano quindi una forte componente di automatismo e siano in buona percentuale legati a quanto tramandato dalla tradizione e dal buon senso oltre che dettati dall’amore verso il nascituro.


Sei un’autrice piuttosto prolifica ed eclettica. Hai diverse pubblicazioni all’attivo che spaziano tra differenti generi letterari. Qual è il genere che più ti rappresenta o che preferisci scrivere? Tra i romanzi pubblicati finora, ce n’è  uno a cui ti senti particolarmente legata? 
Penso che a influenzarmi sia prima di tutto essere una lettrice onnivora. Trovo che un libro possa essere bello e interessante a prescindere dal genere e di fatti non ho pregiudizi quando devo acquistare un romanzo. Mi riesce difficile dire qual è il genere che più mi rappresenta, invece, perché a stimolarmi è la magia che sento in una storia e non potrei scrivere senza credere che parte di questa magia possa trapelare in essa. In particolare, anche nei libri che trattano storie d’amore, mi è piaciuto trasfondere nelle vicende un pizzico di soprannaturale, di imprevisto, consapevole del rischio corso. Sono molto legata al primo libro che ho scritto, Il volo di carta.  È stato Il volo di carta ad aprire il portale di cui ho parlato prima. Ho impiegato due anni per la sua stesura, ha un linguaggio molto più ricco di quello che mi permetto oggi, si compone di un numero di cartelle spropositato e non riesco a capire dove ho trovato la forza e la caparbietà per portarlo a termine. È pur vero che dopo averlo scritto ho compreso che usarlo come libro d’esordio sarebbe stato un vero suicidio, per cui mentre lo terminavo, ho iniziato un altro romanzo, La saggezza dei posteri, che ha rappresentato la mia prima pubblicazione.


Com’è stato il tuo approccio al mondo editoriale? Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate dal momento in cui hai deciso di pubblicare? 
Sono stata fortunata. Ho trovato in breve tempo un editore NOEAP per La saggezza dei posteri. Più che difficoltà ho accumlato parecchio stress perché avevo ricevuto una prima lettera dell’editore nel febbraio 2011 e la pubblicazione è avvenuta nel dicembre 2011.


Dal 2012 sei ospite fisso in una trasmissione televisiva  dedicata ai libri che va in onda su Rieti Lazio TV. Il tuo feedback su questa esperienza? 
È un’esperienza bellissima, perché mi permette di parlare di libri della piccola editoria che pur essendo belli e interessanti, non ricevono la luce dei riflettori come sarebbe giusto. È stata una scelta fatta con lo staff intelligente e proattivo dell’emittente reatina che trasmette su digitale terrestre in diretta nel lazio e in streaming su web. Le puntate sono caricate poi sul canale youtube, “cristina lattaro”. Sarebbe stato poco gratificante e inutile discutere del best seller di turno come fanno abbondantemente e con ridondanza i network di portata nazionale. Ma il momento più magico è rappresentato dall’intervento skype degli autori, degli editor, degli editori e di chiunque abbia qualcosa da dire. Fantastico!


Tra le tue pubblicazioni figurano libri in formato cartaceo ma anche titoli disponibili esclusivamente in formato eBook. Come ti rapporti, da scrittrice e da lettrice, all’editoria elettronica? 
L’ebook mi ha dato la possibilità di pubblicare Il volo di carta con le sue centinaia di cartelle. Ma avere questa opportunità di per sé non mi avrebbe convinta a pubblicare. Ho valutato altri due elementi. Il primo: che l’editore in questione fosse selettivo e curasse il catalogo sotto tutti i punti di vista. Il secondo: che il prezzo dell’ebook fosse tale da permettermi di veicolare il nome. Insomma, sia come lettrice che come lettrice ritengo che l’editoria digitale debba essere di qualità perché solo allora rappresenta una grande opportunità. Non solo, l’editore de il volo di carta mi ha lasciato i diritti sul cartaceo (altra caratteristica vincente) che ho usato per l’autoproduzione del libro (sarà in vendita su youcanprint dalla prossima settimana). Le altre mie uscite in ebook sono state o saranno seguite in breve dal cartaceo. Al momento, la doppia strada è forse quella più flessibile ma, ripeto, l’editoria digitale di qualità rappresenta un’opportunità eccellente. 


Sogni e progetti per il prossimo futuro? 
Al momento ho in cartellone la partecipazione al San Giorgio di Mantova books come autrice. Tra poco sarà pubblicato il secondo volume della trilogia erotica Biglia di vetro, filone che  ha rappresentato per me una grande sfida. Ho due romanzi nel cassetto. Uno l’ho mandato in giro, l’altro è in sedimentazione.  Ho due romanzi scritti a metà che spero di finire prima dell’estate.  Sogno sempre di allocare tutto… però penso che i progetti più belli io debba ancora formularli, almeno in questo faccio affiorare i Pesci.



 E per saperne di più...















 

Nessun commento:

Posta un commento